venerdì 12 febbraio 2010

Dal diritto allo studio al sostegno dell'istruzione privata: lo stravolgimento della Costituzione

Comitato "per la scuola della repubblica"
Via La Marmora, 26 - 50121 FIRENZE
Dal diritto allo studio al sostegno dell'istruzione privata: lo stravolgimento della Costituzione
Fino a qualche anno addietro l'intervento regionale in materia di diritto allo studio era correttamente inteso come sostegno al diritto all'istruzione e si realizzava attraverso l'erogazione di servizi (mense, trasporti, ecc.) e borse di studio per le famiglie meno abbienti; da qualche regione si riteneva persino di dover limitare le provvidenze per il diritto allo studio alle scuole pubbliche, con esclusione delle famiglie che sceglievano le scuole private.
Con la sentenza n. 454 del 1994 la Corte Costituzionale ha affermato il diritto degli alunni delle scuole private allo stesso trattamento per quanto concerne la fornitura gratuita dei libri (lo stesso principio vale per la mensa ed i trasporti) prevista per gli alunni delle scuole pubbliche.
Attorno agli anni '90 talune Regioni però hanno "utilizzato" la competenza in materia di diritto alleo studio per aggirare il divieto costituzionale del finanziamento delle scuole private; in particolare per quanto concerne le scuole materne; si cominciò (Calabria L.R. n. 8/91- Marche n. 42/92, Val d'Aosta n. 68/93 ecc.) ad erogare sussidi alle scuole materne private che in talune realtà locali, in mancanza delle scuole pubbliche, svolgevano una funzione di supplenza; lo stesso tipo di intervento svolgeva lo Stato però aveva l'obbligo costituzionale dell'istituzione di scuole pubbliche per tutti.
Cominciò in tal modo ad introdursi, a livello di scuola materna, un'integrazione tra pubblico e privato; tale forma di integrazione, necessitata dalla carenza di scuole pubbliche, è diventata però una scelta tendente a prefigurare il riconoscimento di una funzione pubblica per le scuole private, successivamente affermato con la legge statale sulla parità (L. n. 62/2000).
Già in precedenza la Regione Emilia Romagna (e molti comuni della medesima Regione) si era subito proposta come promotrice di tale svolta e con la L.R. n. 52/95, stravolgendo i principi costituzionali, aveva introdotto il concetto di sistema integrato tra istruzione pubblica e istruzione privata attraverso l'uso delle convenzioni.
Tale L.R. fu impugnata dal Comitato Scuola e Costituzione di Bologna davanti al TAR che a sua volta l'ha rimessa alla Corte Costituzionale; la Corte Costituzionale, per motivi procedurali, ha però dichiarato inammissibile la questione, rimettendola nuovamente al TAR; la questione è ancora pendente.
Nel frattempo la stessa Regione Emilia Romagna ha adottato una nuova legge, introducendo una nuova concezione del diritto allo studio non come sostegno per lo studio, ma come sostegno al diritto di scelta tra istruzione pubblica ed istruzione privata; secondo tale concezione per garantire tale diritto di scelta il sussidio deve tener conto anche delle eventuali spese aggiuntive sostenute per la scelta della scuola privata; si è introdotto così, in modo surrettizio, sotto forma di diritto allo studio il buono scuola.
La legislazione dell'Emilia Romagna non soltanto ha anticipato le altre leggi regionali (Piemonte, Veneto, Lombardia che si differenziano per taluni aspetti quantitativi), ma ha prefigurato la legge statale sulla parità (L. n. 62/2000) che, in palese violazione dei principi costituzionali, ha istituito un sistema pubblico di istruzione, comprensivo di scuole statali, degli enti locali e privati con conseguente ulteriore incremento dei contributi diretti alle scuole private e borse di studio a sostegno delle spese sostenute e quindi anche a copertura delle spese per le rette per le scuole private.
Ovviamente affermato con una legge statale il principio della funzione pubblica delle scuole private e quindi del finanziamento, anche diretto, alle scuole private, era inevitabile che le Regioni (ma anche gli Enti locali) facessero a gara nel finanziamento diretto o indiretto delle scuole statali; una alla volta tutte le regioni sono intervenute in modi diversi, ma tutte nella sostanza con interventi a sostegno, diretto o indiretto, dell'istruzione privata.
Il quadro normativo attuale della legislazione regionale e` molto articolato e intrecciato; in questa singolare gara nel finanziamento pubblico delle scuole private le Regioni hanno difatti cercato di "utilizzare" tutti i possibili mezzi a loro disposizione; dall'insieme dei provvedimenti adottati dalle singole regioni si possono individuare tre forme di interventi:
1) contributi diretti soprattutto alle scuole materne che, per inadempienza dello Stato, svolgono una funzione di supplenza. Per le scuole materne le Regioni (v. Emilia Romagna) ritengono di avere competenza in quanto l'attivita` della scuola materna, secondo le Regioni, rientrerebbe nell'assistenza e quindi, in quanto tale, sarebbe di competenza regionale. Si tratta però di una tesi che non ha alcun fondamento giuridico, perché la scuola materna, a tutti gli effetti, rientra nel sistema dell'istruzione.
2) Contributi erogati dalle Regioni per effetto del D. Lgs. n. 112/98; con tale D. Lgs (art. 138) lo Stato ha trasferito alle Regioni la competenza ad erogare contributi alle scuole non statali; tali contributi con la legge di parita` sono stati ulteriormente incrementati (art. 1 comma 13 L.62/2000); si deve pero` rilevare che lo Stato non aveva competenza, stante il divieto di finanziamenti pubblici delle scuole non statali ex art. 33 Cost.; i contributi erogati dallo Stato, ancorché` previsti da leggi, erano illegittimi per violazione dell'art. 33 Cost.; di conseguenza anche l'art. 138 del D.Lgs. n. 112/98 in parte de qua si deve ritenere illegittimo per violazione di detto art. 33 Cost.
3) Contributi alle famiglie e/o borse di studio. Tali contributi sono previsti: a) L. n. 62/2000 (L. di parita`) che prevede borse di studio di pari importo (eventualmente differenziate per ordine e grado di istruzione) "da utilizzare a sostegno della spesa sostenuta e documentata dalle famiglie". b) Leggi regionali che prevedono ulteriori contributi alle famiglie, erogate direttamente o indirettamente (per il tramite della scuola) per concorrere alle spese per l'istruzione.
Tali forme di contributi possono essere determinati:
aa) in modo uguale per tutti gli alunni delle scuole private e pubbliche, indipendentemente dall'entità` delle spese sostenute;
bb) in modo differenziato in rapporto alle spese sostenute.
Tale seconda forma di contributo si traduce in un sostegno all'istruzione privata ed è giustificata dalle Regioni con una concezione "dilatata" del diritto allo studio come diritto di libertà di scelta; si configura nella sostanza come un buono scuola..
Considerate queste diverse forme di intervento, è difficile quantificare l'entità complessiva del finanziamento pubblico per l'istruzione privata; peraltro si deve considerare che, in molte realtà locali, ai contributi della Regione si aggiungono ulteriori contributi da parte degli Enti Locali; la Legge fondamentale dello Stato però afferma che l'istruzione privata deve essere istituita "senza oneri per lo Stato".
Corrado Mauceri
Comitato "per la scuola della repubblica"
Via La Marmora, 26 - 50121 FIRENZE

DAL COMITATO DI ANCONA SULLE ISCRIZIONI SCOLASTICHE

Il Comitato di Ancona in difesa della Scuola Pubblica è qui!

In occasione delle iscrizioni scolastiche, il Comitato in difesa della Scuola Pubblica di Ancona torna a ribadire, come già fatto lo scorso anno, l’importanza della scelta che le famiglie faranno del tempo scuola per il prossimo anno scolastico 2010-11.

Infatti sarà proprio dalle opzioni scelte al momento delle iscrizioni che dipenderà la qualità della scuola, già duramente minata e compromessa dai tagli effettuati da settembre 2009: ricordiamo che nella provincia di Ancona sono stati licenziati 297 docenti e 135 tra collaboratori, tecnici e amministrativi!
Ma i tagli non si fermano qui!

I decreti attuativi hanno previsto anche un aumento del numero di alunni per classe che tenderà a lievitare ancora il prossimo anno scolastico (29-30-31 alunni - 1 insegnante); tutto ciò sta trasformando in maniera deleteria la scuola pubblica rendendola più povera di risorse, di organici… e certamente più insicura.
Già da settembre scorso nelle scuole primarie non esiste più la compresenza tra i docenti, che finora era stata fondamentale per svolgere attività di laboratorio, recupero e promozione per bambini e bambine con particolari esigenze e problemi, il tanto decantato maestro unico del ministro Gelmini, non esiste: prima c'erano 2 o 3 docenti per classe; ora ce ne sono 4 o 5 e anche di più, il che rende la didattica rigida e frammentata!

Il ministro Gelmini, occupata a propagandare la sua idea di scuola di altri tempi; tutto questo non lo aveva previsto!
Noi sappiamo che per una buona scuola c’è bisogno di una didattica a tempi distesi, della necessità di attivare laboratori, di momenti per la socializzazione, di spazi e tempi organizzati.
Inoltre le famiglie, con entrambi i genitori lavoratori, hanno necessità che i bambini restino anche in orario pomeridiano in un ambiente protetto, in strutture pubbliche di qualità dove sia garantita la sicurezza.

Noi siamo convinti, come sancisce la Costituzione Italiana agli artt. 33 e 34 (diritto allo studio) che ogni individuo abbia diritto non solo ad un’istruzione, ma anche ad avere tempi e spazi scolastici adatti ai suoi bisogni, alla sua età, che gli permettano di “stare bene” con sé stesso e con gli altri.
Inoltre, solo la Scuola Pubblica, con la ricchezza e la pluralità in essa presenti, è in grado di promuovere un pensiero critico e divergente e realizzare l’integrazione degli alunni immigrati!

I fondi recuperati coi tagli insensati, il ministro Gelmini aveva promesso di utilizzarli per incrementare il tempo pieno (invece nella nostra provincia non sono state istituite alcune classi di scuola primaria a tempo pieno richieste dalle famiglie!).
Questo Governo ha più volte affermato che i fondi statali impiegati nella scuola pubblica, in nome di una giusta politica economica, andavano ridotti…ma i finanziamenti alle scuole private ci sono stati e sono anche aumentati (art. 33 Costituzione “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”)!

Perciò ci rivolgiamo alle famiglie e invitiamo a scegliere un’ unica opzione tra quelle presenti nel modulo di iscrizione, perché scegliere in ordine prioritario, come il Ministero suggerisce , vuol dire non scegliere.


Allora scegliamo per i nostri figli, per il loro futuro richiedendo:

per la Scuola dell’Infanzia : 40 ore settimanali, no alle sezioni antimeridiane;

per la Scuola Primaria: tempo normale di 30 ore settimanali, dal lunedì al sabato;
tempo pieno di 40 ore settimanali, dal lunedì al venerdì.


Comitato di Ancona in difesa della Scuola Pubblica

QUOTE 30% ALUNNI STRANIERI

Ogg: [retescuole] Vivalascuola. Integrazione al 30%Gentile collega,vivalascuola questa settimana è dedicata alla circolare ministeriale che stabilisce le quote del 30% per gli alunni figli di genitori stranieri frequentanti le scuole italiane:http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2010/02/01/vivalascuola-35/Nell’anno scolastico 2008/09 tali studenti equivalgono al 7% degli iscritti totali: il che non giustificherebbe tanto allarmismo.Inoltre molti alunni stranieri sono tali solo all’anagrafe, essendo in buona parte (37%) nati in Italia e vissuti per tutta la vita con coetanei italiani: per costoro la lingua non è un problema.La norma ministeriale risulta quindi burocratica e ideologica, non basata su dati di realtà, il chela rende in alcuni casi inutile, in altri inapplicabile o dannosa. Non è accompagnata inoltre da stanziamenti in favore di iniziative mirate all'accoglienza e al sostegno.Su questo tema sono lieto di presentare un articolo di Daniela Bertocchi, che fa un'analisi puntuale della circolare, mettendone in evidenza ambiguità e incongruenze.Completano la puntata informazioni e segnalazioni sull'argomento.Grazie dell'attenzione, e un cordiale saluto.Giorgio

INIZIATIVA SUL SOVRAFFOLLAMENTO

- Internet http://www.cittadinanzattiva.it Natura evento: Iniziativa Titolo: Misuriamoci con classe Descrizione: Distacchi di intonaco, barriere architettoniche, scarsa pulizia: alle condizioni già precarie di sicurezza in cui versano le aule scolastiche, come denuncia il VII Rapporto Impararesicuri di Cittadinanzattiva, potrebbe aggiungersi il problema del sovraffollamento.Il dato di partenza è l'entrata in vigore (tramite regolamento attuativo) dell'articolo 64 della Legge 133/2008 del Ministero dell'Istruzione, che innalza i parametri minimi e massimi degli alunni per ogni aula.Per questo Cittadinanzattiva, in coincidenza con la ripresa dell'anno scolastico 2009-2010, avvia, una campagna di mobilitazione dal titolo "Misuriamoci con classe" volta a verificare l'esistenza e le dimensioni del fenomeno del sovraffollamento delle aule scolastiche, tramite le segnalazioni di genitori, studenti, insegnanti, personale non docente ma anche cittadini sensibili, comitati civici, associazioni, forze sindacali.Sul sito web www.cittadinanzattiva è possibile compilare una semplice scheda per verificare l'eventuale sovraffollamento delle aule. Cittadinanzattiva inoltre distribuirà a tutte le sedi locali il materiale informativo della campagna, scaricabile anche on line, e metterà a punto modalità di intervento, anche legali, sui casi più gravi. A conclusione dell'anno scolastico, infine, verrà redatto un report nazionale sulla base del quale si avvieranno azioni specifiche. Compilatore: Redazione InForma