lunedì 29 novembre 2010

SINTESI DELLA STORIA PASSTA PRESENTE E FUTURA DEGLI ORGANI DI RAPPRESENTANZA DEI GENITORI

Convegno del Coordinamento dei Presidenti dei Consiglio di Istituto della Provincia di Genova


Scritto da Aureliano Deraggi

(22 novembre 2010)
Sabato 20 novembre u.s., in mattinata, nell'ambito delle manifestazioni del Salone ABCD-Orientamenti (padiglione B - Fiera di Genova) si è tenuto un interessantissimo convegno sulla partecipazione dei genitori agli Organi Collegiali della scuola, organizzato dal Coordinamento dei Presidenti dei Consiglio di Istituto della Provincia di Genova.

L'iniziativa, molto ben partecipata e ricca di spunti di riflessione e di collaborazione futura con questo Ufficio, è stata voluta dalla Presidente del Coordinamento stesso, la sig.a Tatti Vassallo.
Nella prima parte, al tavolo dei relatori, la dott.ssa avv. Cinzia Olivieri ha presentato un excursus davvero completo e mirato sullo "stato dell'arte" del riordino della normativa relativa agli Organi Collegiali della scuola in Italia (cfr. slides allegate).
A seguire, il preside Aureliano Deraggi, in rappresentanza della dott.ssa Rosaria Pagano, Dirigente vicario del Direttore Generale, ha annunciato il progetto di costituire, a cura dell'Ambito Territoriale di Genova, l'anagrafe provinciale dei Presidenti dei Consigli di Istituto, cui dovrebbe seguire medesima iniziativa, nei prossimi mesi,a cura degli altri Ambiti Territoriali della Liguria.

Nella seconda parte del Convegno, sul medesimo tema, hanno partecipato alla tavola rotonda, moderata dal dott. Terrile (Agenzia Liguria Lavoro) gli onorevoli Frassinetti (PdL) e Bachelet (PD), oltre all'assessore Pippo Rossetti (Regione Liguria), all'assessore Francesco De Simone (Provincia di Genova) e a numerosi esponenti del mondo imprenditoriale locale e nazionale.
Le stimolanti domande del folto pubblico, composto da genitori rappresentanti negli OO.CC. di Istituto e da studenti, hanno offerto una significativa e vivace testimonianza del desiderio di riappropriasi, da parte della componente genitori, del diritto e del dovere alla partecipazione attiva all'interno delle Istituzioni scolastiche.
Presentazione 68.54 Kb

http://www.istruzioneliguria.it/images/stories/Comunicazioni/2010/Novembre10/partecipazione_nella_scuola_che_cambia_20_10_2010_ultimo.pdf

http://www.istruzioneliguria.it/index.php?option=com_content&task=view&id=721&Itemid=11

Un caro saluto, Flavio
http://www.edscuola.it/famiglie.html
 Sportello Genitori Studenti e Scuola

martedì 16 novembre 2010

http://www.didaweb.net/informa/visita.php?url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/10/28/niente-soldiai-libridi-scuola/73987/


NIENTE SOLDI AI LIBRI DI SCUOLA



Il governo riprova il blitz fallito nel 2009 e cancella il fondo da 103 milioni. Lo scorso anno le risorse erano ricomparse nel decreto di Natale, ma questa volta sarà più difficile

Nel 2011 il governo non ha previsto i fondi per rendere gratuiti i libri testo delle scuole dell'obbligo. Dopo il tentativo fallito in extremis dodici mesi fa, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ci riprova e cerca di far saltare una delle misure caratteristiche della scuola pubblica dal 1967, cioè il fondo per i libri destinato ai bambini provenienti da famiglie meno abbienti, che serve a garantire il diritto allo studio a tutti i ragazzi. Il capitolo di bilancio della legge Finanziaria che prevede lo stanziamento di 103 milioni per la gratuità dei libri scolastici è stato nuovamente tagliato e ridotto a zero per il prossimo anno. Se le cose resteranno come sono, e non ci sarà uno stanziamento ulteriore nell'annunciato decreto di Natale, tutte le famiglie che mandano i bambini alle primarie (o che sfruttano il comodato d'uso gratuito nella scuola superiore) saranno costrette a sborsare i soldi per i libri di tasca propria.
Ma quella dei libri non è l'unica misura del piano governativo: il fondo per il diritto allo studio nelle scuole dell'obbligo viene ridotto di oltre il 70 per cento. In questo modo solo il 30 per cento di chi non può permettersi di studiare potrà farlo, per i bambini delle altre famiglie in difficoltà economiche l'istruzione sarà a rischio. Nello stato di previsione del ministero dell'Economia, alla voce "sostegno all'istruzione" sono calcolati solo 33,1 milioni di euro tra le somme da trasferire alle Regioni per le borse di studio.

La riduzione rispetto all'anno scorso è quindi di 84,2 milioni di euro. Mentre in quello del ministero dell'Università e la Ricerca, il diritto allo studio nell'istruzione universitaria viene ridotto a 25,7 milioni da 100, tagliando 74 milioni. Con l'aggravante che le Regioni, a loro volta, stanno riducendo i finanziamenti a questo genere di misure a causa dei tagli agli enti locali. Il computo dei tagli che la Finanziaria porterà a scuola e università è stato calcolato dai deputati del Partito democratico che fanno parte della commissione Cultura e che ieri si sono visti respingere tutti gli emendamenti che rifinanziavano questi fondi. Nello specifico hanno registrato una riduzione di 123,3 milioni di euro per l'istruzione prescolastica e di 780,1 milioni di euro per l'istruzione primaria. Per l'istruzione secondaria di primo grado e di secondo grado vengono ridotte rispettivamente di 208,3 milioni e di 841,6 milioni di euro, mentre per l'istruzione post-secondaria, (quella per gli adulti) il taglio è di 7,8 milioni di euro.

In commissione Cultura, a Montecitorio, la discussione ieri è salita di tono e l'Italia dei Valori ha deciso di abbandonare i lavori per protesta. "É stato l'ennesimo atto di arroganza da parte di questo governo - racconta Pierfelice Zazzera, capogruppo Idv in commissione - e di questa maggioranza nei confronti del Parlamento e delle minoranze. Non solo il rappresentante del governo si è presentato con un'ora di ritardo ma, fatto ancor più grave, è stato impedito alle minoranze di parlare. Per questo, abbiamo abbandonato i lavori". Il Partito democratico denuncia: "Con un colpo secco - dice la capogruppo in commissione Cultura Manuela Ghizzoni - il governo ha abolito la gratuità dei libri di testo nella scuola elementare per il 2011 e ridotto di oltre il 75 per cento i fondi per le borse di studio nelle università. Abbiamo dovuto lottare per ottenere dieci milioni per l'edilizia delle residenze universitarie. É inaccettabile".

Anche lo scorso anno le proteste erano state analoghe e, sotto pressione, alla fine il governo aveva trovato i 103 milioni di euro mancanti nel decreto milleproroghe natalizio. Questa volta sarà più difficile, perché il decreto di fine anno varrà sette miliardi ma gran parte di questi soldi sono già stati promessi in quello che Tremonti definisce "Piano sviluppo". Al ministro della Cultura Sandro Bondi servono soldi per il fondo per lo spettacolo, Stefania Prestigiacomo reclama 100 milioni per il dicastero dell'Ambiente, poi ci dovranno essere gli 800 milioni di copertura finanziaria della riforma universitaria. E trovare le risorse per i libri di testo gratuiti sarà ancora più arduo che nel 2009.


Da Il Fatto Quotidiano del 28/10/2010
FONTE: IL MANIFESTO
SCUOLA E IMMIGRAZIONE
FONTE: www.sbilanciamoci.info
http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/italie/I-voti-della-generazione-2-6775

I volti della generazione 2


Finito il chiasso sulla regola ambigua del 30 per cento, dei figli degli immigrati a scuola non si parla quasi più. E invece si dovrebbe parlare molto: di rendimento, criteri, strategie, risorse. A partire dai dati sui voti e sulle carriere scolastiche, che suonano un allarme sul quale si può ancora intervenire
Tutti a discutere appassionatamente, l’inverno scorso, della sostenibilità nelle nostre aule scolastiche di quote superiori al 30 per cento di allievi di provenienza straniera. E poi, alla fine, diffuse e fin troppo trasversali soddisfazioni per la deroga in extremis di Gelmini a proposito di quelli nati in Italia. Cosa c’è di meglio, in fondo, di un ministro che con una prima decisione dà soddisfazione ai leghisti e con una seconda, che non nega la prima ma la svuota, mostra di tener conto anche delle opposizioni ? La politica , spesso, si accontenta di poco. Oggi, certo, non c’è nessuno in grado di misurare quanto quel disastroso messaggio – una minaccia, i ragazzini stranieri, per il successo scolastico degli italiani – abbia contribuito all’innalzarsi della temperatura xenofoba del paese. E neppure c’è chi si dia la pena di verificare se non abbia per caso rafforzato, invece che tenere sotto controllo, i processi di polarizzazione in atto già da tempo. Le scuole degli italiani da una parte, le scuole “troppo” miste dall’altro. Ma è un fatto che tra il prima e il dopo la cura non c’è nessuna differenza; i plessi che superano la fatidica soglia, in maggioranza scuole dell’infanzia e scuole primarie, erano meno del 3% e a quel livello sono rimasti: p { margin-bottom: 0.21cm; }per la precisione, 1620 su 58.000. Se di patologia si tratta, è evidente che la ricetta si è rivelata inefficace. In primo luogo perché, come sapeva bene fin dall’inizio anche Gelmini, non si possono deportare gli italiani da Firenze a Prato e i cinesi da Prato a Firenze. E poi perché, come è successo nelle situazioni prese di mira dai media o dall’amministrazione scolastica, a Roma come in altre città, il polverone che si è alzato non ha fatto che acuire le paure delle famiglie italiane che già diffidavano. Ma i guasti restano. Quelli del “messaggio”, e quelli di aver coperto i problemi veri. Di che pasta è l’integrazione che la scuola italiana riesce a fare. Che cosa servirebbe perché tutti, stranieri e italiani, possano avere non svantaggi ma vantaggi dal fatto di trovarsi insieme nella stessa classe e nella stessa scuola. Quale sarà la situazione nei prossimi anni, e come prepararsi ad affrontarla.

Su alcuni di questi temi è tornata recentemente la Fondazione Agnelli1 . I numeri, intanto. Anche se negli ultimi due anni, complice la crisi, l’incremento degli allievi stranieri nella scuola italiana ha subito un rallentamento, nei prossimi dieci la loro presenza è destinata a crescere ancora, e non di poco. E’ in costante aumento, infatti, la percentuale dei figli con entrambi i genitori stranieri sul totale dei nati ( dal 5,5% nel 2002 al 12,60% nel 2008) e già quest’ anno scolastico cominciano a entrare nella scuola primaria i figli del baby boom seguito alla grande regolarizzazione che si è avuta con la Bossi-Fini ( 2002-2003 ). Sta dunque per materializzarsi anche nella scuola media e nella secondaria superiore quel sorpasso delle seconde generazioni che oggi si riscontra solo nelle scuole per l’infanzia e nelle due prime classi della scuola primaria, dove già i figli di stranieri nati in Italia sono più numerosi di quelli arrivati dopo. Emergeranno, e già emergono, bisogni educativi diversi se non altro perché saranno sempre di più i figli di genitori stranieri che la lingua italiana la imparano da piccolissimi e prima di entrare nella primaria, negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia. In altri paesi, per esempio Canada e Australia, ma anche Olanda e Danimarca, il fenomeno ha prodotto un rapido allineamento dei loro risultati scolastici a quelli dei coetanei autoctoni, in certi casi anche risultati medi migliori per la maggiore determinazione a utilizzare la scuola come strumento di riscatto e di emancipazione dalla minorità sociale e professionale delle famiglie d’origine. E in Italia? Non è un buon segno che non ci sia grande attenzione né all’interno della scuola né tanto meno nella politica alle due grandi malattie che compromettono i percorsi formativi dei ragazzi stranieri: i ritardi scolastici e la segregazione formativa dopo la scuola media nei rami meno prestigiosi del sistema, dal punto di vista culturale e per le prospettive di inserimento professionale.

I ritardi scolastici, un potente fattore di demotivazione e di abbandoni precoci, sono imponenti. In sintesi, se nella secondaria superiore gli studenti italiani in ritardo sono il 20%, un ritardo superiore al 20% si riscontra, per gli studenti stranieri, già in terza elementare. Che poi schizza in alto, fino al 70%, nella secondaria superiore. Gli italiani in corso, lungo tutto il ciclo dell’istruzione, sono l’82,6%, gli stranieri in corso solo il 55%. Il modello di integrazione scolastica italiana - argomentano i ricercatori della Fondazione Agnelli – sembra basarsi essenzialmente su strategie di “rallentamento”. Non è granché, diciamocelo. E per di più è spiegabile, forse, per i minori ricongiunti in età scolare che con l’emigrazione cambiano scuola, insegnanti, amici, lingua, contesti familiari e affettivi. Ma è evidentemente anomalo invece non solo per chi è nato in Italia ma anche per chi ci è arrivato prima dell’età scolare. Non inciderà su tutto ciò una diffusa impreparazione professionale ad insegnare in classi multietniche , riconosciuta del resto dagli stessi insegnanti 2? Non avrà un suo peso l’assenza di programmi formativi sistematici per lo sviluppo tra gli insegnanti delle competenze necessarie a insegnare l’italiano a chi non ce l’ha come lingua materna? E infine, quanto finiscono col contare nella valutazione delle potenzialità di apprendimento dei ragazzi immigrati i pregiudizi e gli stereotipi che possono esserci anche tra gli insegnanti ?

Contano certamente, per esempio, nell’orientamento ai percorsi post-scuola media. Possibile che sia solo in ragione dei possibili interessi delle famiglie a far conseguire in fretta un titolo spendibile nel mercato del lavoro che l’80% di quelli che proseguono si iscrivano agli istituti professionali e che siano ormai i ragazzi stranieri i più rappresentati nella formazione professionale di primo livello ? Quanto incidono, anche qui, i ritardi scolastici, un italiano insufficiente a misurarsi con i libri di testo e la terminologia dell’apprendimento strutturato, la convinzione diffusa nel contesto sociale che i figli non possano/debbano migliorare di molto rispetto alla condizione dei padri ? E’ un fatto, comunque, che all’accoglienza – che la scuola italiana in questi ultimi vent’anni ha fatto tutto sommato piuttosto bene – non stanno seguendo strategie lungimiranti di supporto all’ integrazione. E neppure un dibattito professionale e politico consapevole dei danni, per il futuro degli immigrati e per il profilo sociale e civile del paese, inscritti in percorsi scolastici di questo tipo. Rallentati e segregati. Il dato, citato anche dalla Fondazione Agnelli, che vede tra i diplomati agli esami di maturità una percentuale inferiore di due punti degli stranieri ( 95,5%) rispetto agli italiani (97,8%), ma le performance più positive ( 98,2%) per gli stranieri nati in Italia non dice molto considerati i numeri ancora molto bassi di partecipazione alla scuola secondaria superiore e l’addensamento pressoché esclusivo nel solo canale dell’istruzione professionale. Dicono di più, invece, i risultati agli esami di scuola media dello scorso giugno3 in cui si registra uno svantaggio forte, di circa 8 punti, nell’ammissione agli esami (12,3% contro il 4% degli italiani) , e un vantaggio pressoché impalpabile nel superamento dell’esame dei nati in Italia ( 99%) rispetto ai nati all’estero (98,9%).

Ci sono, dunque, ben altre emergenze rispetto a quelle su cui è stato scatenato l’allarme lo scorso inverno. Commentando le previsioni sull’imminente sorpasso nelle aule scolastiche delle seconde generazioni, Stefano Molina della Fondazione Agnelli e Rita Fornari dell’Università La Sapienza di Roma non usano giri di parola. La loro idea è che siano necessari rapidi e decisi cambiamenti di passo, nella scuola e nel paese. Prima di tutto nei comportamenti e nelle competenze professionali degli insegnanti che, protagonisti positivi dell’emergenza e della prima accoglienza, dovrebbero d’ora in poi evitare di proiettare sulle seconde generazioni i pregiudizi sedimentatisi con le prime; rivedere e rendere più elastici i criteri di valutazione; imparare – perché non può più bastare “una romantica intercultura del couscous” – a insegnare in classi multietniche. Quello che finora è stato considerato fisiologico , infatti, i ritardi scolastici dei ragazzi stranieri e il loro incanalamento nei settori considerati di minor valore del sistema dell’istruzione, saranno sempre meno tollerati a livello individuale e collettivo da ragazzi non immigrati ma nati qui, desiderosi di riscatto sociale, padroni fin da piccoli dell’italiano di base.



E’ evidente l’utilizzo rovesciato rispetto a quanto accaduto l’anno scorso del concetto di “sostenibilità” . Insostenibili – per gli italiani - non sono ambienti di apprendimento in cui i ragazzi di provenienza straniera siano il 31 o il 50 per cento. Insostenibile è un’integrazione scolastica debole che dà per scontati e immodificabili ritardi, insuccessi, orientamenti che non si spiegano neppure considerando la possibile influenza di condizioni sociali svantaggiate. E insostenibile e pericoloso – anche per la coesione sociale e la convivenza civile nel paese – è lo scarto sempre più evidente tra l’enfasi che nella scuola si dà all’educazione alla cittadinanza in senso pedagogico e una normativa sull’immigrazione che nega anche a chi, nato in Italia, non è tecnicamente un immigrato, il diritto di richiedere lo status di cittadino prima del diciottesimo anno di età. Rovesciamento impeccabile, quello dei ricercatori della Fondazione Agnelli. Ma il nostro paese, per il momento, non ci sente.


1 I figli dell’immigrazione nella scuola italiana. Settembre 2010,
http://www.fga.it/

2 L’insegnamento in classi multietniche è considerata la competenza professionale più critica e problematica dai 15.000 insegnanti di nuova nomina interpellati nel 2009 da uno studio della Fondazione Agnelli.

3 Esami di Stato nella secondaria di I° grado, luglio 2010,
http://www.istruzione.it/

lunedì 15 novembre 2010

Il Co.Ge.De Liguria e Proteo FareSapere Liguria, con il patrocinio della Regione Liguria


invitano i cittadini a partecipare alla mostra e al convegno

Il bambino creatTivo

Mostra su Gianni Rodari “La testa per pensare”

Venerdì 19 novembre 2010, ore 15,30 – 18,30.

Sabato 20 novembre 2010, ore 9,30 – 18,30.

Convegno sul trentennale della scomparsa di Gianni Rodari

Sabato 20 novembre 2010, ore 9,30 – 13,00.

Sala “Spazio Incontri” della Regione Liguria

Piazza de Ferrari 1 – Genova
 
 
LA TESTA PER PENSARE,


Mostra su Gianni Rodari

La palma della mano

i datteri non fa,

sulla pianta del piede

chi si arrampicherà?

Non porta scarpe il tavolo,

su quattro piedi sta

il treno non scodinzola

ma la coda ce l’ha.

Anche il chiodo ha una testa,

però non ci ragiona:

la stessa cosa capita

a più d’una persona.

Gianni Rodari

domenica 14 novembre 2010

URBINO-ANCONA
MARCIA DEI DIRITTI:........STUDENTI SENZA MEZZI

Oggi, alle 10 del mattino, dalla p.zza Repubblica di Urbino è partita la "Marcia dei diritti. Studenti.... senza mezzi!!!", che vuol portare in giro le rivendicazioni degli studenti delle Marche sino ad Ancona, in vista della manifestazione del 17 novembre.


" Dal limite estremo di una condizione precaria, precari partiamo alla volta di Ancona . Poche le tappe certe, tante le relazioni che in questa mobilitazione abbiamo costruito e che ci danno la convinzione che non rimarremo senza un pasto e un tetto. Noi non siamo soli!..................Partiamo quindi verso Pesaro e poi Fano, dove incontreremo i precari della scuola. Senigallia, Falconara, Ancona. queste le prossime tappe. Senza mezzi e precari come sempre, rivendichiamo diritti!"

Assemblea Permanente per il diritto allo studio di Urbino

programma provvisorio di sabato e domenica del Cammino dei diritti degli studenti e studentesse di Urbino

SABATO 13 NOVEMBRE : Morciola Ore 8:00 Partenza Ore 12:30 Tappa a Pesaro in P.zza del Popolo: incontro con precari della scuola e precari del lavoro pubblico e privato - Ore 16:30 Arrivo a FANO: ore 17.30 aperitivo e cena Palestinese nella sede della Federazione dei Comunisti anarchici ( FdCA ) in Via da Serravalle 16 a Fano ;

DOMENICA 14 NOVEMBRE FANO Ore 9:30 P.zza XX settembre incontro con la rete dei precari scuola ; Incontro con Rete studenti medi FIOM cantieristica (?); Unicobas (?) Pomeriggio - sera Arrivo a SENIGALLIA 0.

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Articolo 34 della Costituzione della Repubblica Italiana

"La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno DIRITTO di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso."
Tutto questo in Italia rimane solo un "vecchio proposito"che si vuole, politicamente, non rispettare più !

Nella sola Urbino a 751 studenti è stata "rubata" la borsa di studio (45% di borse di studio in meno!), molti di questi studenti non possono più permettersi di continuare gli studi. Già a partire da questi giorni, molti ragazzi e ragazze stanno rinunciando alle loro stanze nei collegi universitari, da oggi, per loro, ufficialmente a pagamento così come la mensa,e sono costretti a tornare nelle rispettive città di provenienza. Si tratta di studenti IDONEI (cioè che hanno tutti i requisiti per accedere al bando per le borse di studio) ma che per "mancanza di fondi"(o tagli indiscriminati!) non otterranno la borsa. Di questi 751 idonei ma non borsisti, 365 sono studenti che si sono iscritti al primo anno e che probabilmente ora dovranno decidere diversamente per il loro futuro. .

La Regione Marche, a cui spetta la gestione del diritto allo studio, tentenna dando la colpa solo al governo(anch'esso responsabile) e trattando il tema del diritto allo studio come una qualsiasi altra voce di bilancio, dimenticando che è il diritto delle nuove generazioni ad avere un futuro. Per questo andiamo ad Ancona con la convinzione di riprenderci le borse di studio che,a più livelli istituzionali, ci hanno sottratto.
Proprio in preparazione alla manifestazione ad Ancona del 17 novembre a cui parteciperanno tutti gli studenti marchigiani, mondo della formazione ,sindacati, lavoratori e rappresentanti di vari partiti politici, gli studenti che costituiscono l'Assemblea Permanente di Urbino annunciano, alla stampa e all'opinione pubblica tutta,che :
Venerdì 12 novembre alle ore 11 ,una loro rappresentanza, partirà A PIEDI alla volta di Ancona.
L'iniziativa che avrà titolo " IL CAMMINO DEI DIRITTI.(STUDENTI… SENZA MEZZI!)"vuole essere un atto estremo di sensibilizzazione su un tema, la dismissione e l'abolizione progressiva del diritto allo studio, che rischia di passare inosservato lasciando, di fatto, la possibilità di studiare solo a chi potrà permetterselo economicamente, relegando il paese alla più becera disuguaglianza sociale.
La comitiva, che partirà da piazza della Repubblica di Urbino, si dirigerà in direzione di Pesaro per proseguire poi per Fano , Senigallia , Falconara e poi Ancona. Durante il percorso gli studenti incontreranno delegazioni e rappresentanti di varie realtà in crisi, sociale ed economica, che si trovano lunga la strada. Il percorso , anche abbastanza impegnativo con le attuali condizioni meteo, sarà distribuito in 5 giorni simboleggiando i 5 anni di studi (3+2) diventati negli ultimi anni un complicatissimo percorso ad ostacoli. Arriveremo fino ad Ancona per chiedere le nostre BORSE di studio , degli ALLOGGI universitari sicuri e vivibili, una effettiva PARTECIPAZIONE alle scelte decisionali dell' Ente per il diritto allo studio regionale(ERSU). Per una formazione completamente pubblica e accessibile a tutte/i.

Per le motivazioni e le rivendicazioni si rimanda alla piattaforma della manifestazione ad Ancona del 17 novembre in allegato a questa mail.

Per i dettagli del percorso, le tappe, gli incontri che avranno luogo lungo il CAMMINO DEI DIRITTI. (STUDENTI SENZA MEZZI!) si rimanda alla conferenza stampa che avrà luogo VENERDI 12 alle ore 10, sempre in piazza della Repubblica ad Urbino, immediatamente prima della partenza.
Invitiamo, per quella data, tutti i giornali e le tv, locali e nazionali, a partecipare e a prendere atto della situazione di indigenza in cui versa la formazione in Italia.



un saluto resistente,

Le studentesse e gli studenti dell'Assemblea Permanente -Urbino
FONTE: retescuole


http://www.chiamamilano.it/notiziario/412/3


RICORSO PER DISCRIMINAZIONE


Trenta genitori contro il ministero dell'Istruzione e l'Ufficio scolastico


regionale e quello provinciale



Sono solo la punta di un iceberg, le trenta famiglie milanesi che hanno

depositato un ricorso per discriminazione sul mancato approntamento delle

ore di sostegno a scuola per i disabili. Perché la realtà ne registra

molte di più che si trovano a dover fare i conti con i tagli agli insegnanti

di sostegno per gli alunni con disabilità, famiglie che restano in silenzio

per paura, per mancanza di mezzi, perché dissuasi dagli stesso presidi e via

dicendo.
Per dare voce anche a loro è stato depositato il 10 novembre scorso presso

il Tribunale di Milano un ricorso per discriminazione contro il ministero

dell’Istruzione e l’Ufficio scolastico regionale e quello provinciale,

sottoscritto da 30 genitori di 17 disabili dell’istituto comprensivo

Cavalieri, della scuola primaria Ferrante Aporti e

di I.T.S.O.S. Albe Steiner con il sostegno dell'associazione Ledha (Lega per

i diritti delle persone con disabilità).

Qualche dato per chiarire la situazione: ad anno scolastico avviato, la

dotazione organica garantita dal Ministero per Milano e Provincia pone come

limite massimo il numero complessivo di 4897 docenti di sostegno per gli

alunni diversamente abili con un rapporto che supera 2,4 alunni per ogni

docente.

Peccato che la sentenza della Corte Costituzionale n.80 del 26/2/2010

stabilisca che sono illegittime le norme che fissano un limite massimo al

numero di posti degli insegnanti di sostegno. Un problema giuridico, che

riguarda anzitutto i diritti.

La situazione a Milano è preoccupante, spiega la consigliera comunale

Patrizia Quartieri

che insieme a Ledha e all'Associazione Avvocati per Niente sostiene i

genitori che hanno fatto ricorso. Tra gli elementi che peggiorano la

situazione ci sono la mancata formazione dei docenti, l'assenza della

continuità didattica, l'umento del numero degli alunni per classe,

l'liminazione delle compresenze e la mancanza generale di risorse della

scuola pubblica italiana.

Una situazione che sembra portare verso l'esclusione piuttosto che verso

l'nclusione dei soggetti con disabilità, annullando le conquiste fin qui

ottenute.

Le famiglie di persone con disabilità vogliono semplicemente avere le

stesse possibilità di apprendimento degli altri dichiara Marco Rasconi,

presidente di Ledha Milano


spiegando che purtroppo la problematica si ripete ogni anno perché il

ricorso di un anno non fa storia per quello successivo.

L'mportanza del ricorso presentato dai trenta genitori sta anche qui, nel

fatto che questa azione consentirebbe al giudice l'ccertamento di una

situazione generale di illegittimità: un'zione legale collettiva per la

tutela di un diritto fondamentale.

E se la difesa della Giunta milanese fa appello alla mancanza di fondi,

viene da chiedersi quale sia il criterio per cui i contributi per i libri di

testo delle scuole medie vengano assegnati a pioggia senza tener conto

delle differenze di reddito, sottraendo risorse a chi ne ha più bisogno,

senza quindi tener conto delle priorità.



Antiniska Pozzi



Alunni disabili senza diritti

I genitori portano la Gelmini in tribunale



La riforma riduce drasticamente i fondi per le ore di sostegno. Parte a

Milano la prima azione collettiva contro il ministero dell'Istruzione e gli

uffici scolatici, accusati di discriminare gli studenti con disabilità



Costretti a tenere i figli a casa, perché la riforma Gelmini ha ridotto

drasticamente le ore di sostegno alla disabilità. Per questo i genitori di

trenta alunni disabili fanno ricorso contro il ministro e la sua politica

dei tagli alla scuola. Si tratta della prima azione collettiva (intrapresa

con la collaborazione di Ledha, la Lega per i diritti delle persone con

disabilità, e il sostegno dell'associazione Avvocati per niente) che accusa

il ministero dell'Istruzione e gli Uffici scolastici locali di discriminare

gli alunni disabili. La scarsità delle risorse non può giustificare una

lesione del diritto all'istruzione. Lo dice il diritto internazionale, ma

anche la nostra Corte Costituzionale.



L'iniziativa è stata illustrata nella sede del Comune di Milano, in

occasione di un incontro pubblico sul diritto all'istruzione dei minori con

disabilità al quale erano presenti alcune delle famiglie in causa. Un Paese

non può negare il diritto all'istruzione dicendo che non ci sono risorse,

dichiara Livio Neri di Avvocati per niente. La Convenzione ONU del 2006 sui

diritti dei disabili, spiega l'avvocato, afferma che il sostegno va

garantito nella misura in cui è necessario. E ancora: Il tetto al numero

di insegnanti di sostegno previsto dalla Finanziaria del 2007 è stato

dichiarato incostituzionale perché  stabilisce la Consulta  lesivo di un

diritto fondamentale.



In Lombardia c'è un insegnante di sostegno ogni 2,34 alunni. Il dato,

peggiorato rispetto all'anno scorso, mette la regione agli ultimi posti

della classifica nazionale, seguita solo dal Lazio. La falce della riforma

Gelmini ha messo in ginocchio moltissime famiglie, costringendole a tenere i

figli a casa nelle ore di scuola non coperte dal sostegno. La socialità in

classe e l'affetto dei compagni è fondamentale, assicura la pedagogista

Sonia Mazzitelli, che avverte: Emarginare il disabile nell'età scolare

significa emarginarlo nel suo futuro di lavoratore e di cittadino.



Nonostante le gravi difficoltà, c'è ancora scarsa consapevolezza dei propri

diritti. Fino ad ora i ricorsi hanno riguardato singoli casi, che troppo

spesso venivano risolti assegnando ore di sostegno sottratte ad altri. Ecco

il perché di un'azione collettiva, spiega Marco Rasconi, disabile e

presidente di Ledha Milano, per impedire che una coperta troppo corta venga

semplicemente tirata da una parte all'altra. Tra i più restii a

intraprendere vie legali sono gli stranieri, che preferiscono non aggiungere

problemi a quelli già esistenti. Un genitore straniero che aveva

sottoscritto il ricorso, racconta ancora l'avvocato Neri, ha preferito

fare marcia indietro. In tal senso i ricorrenti si augurano che

l'iniziativa contribuisca a una maggiore informazione, soprattutto per le

famiglie che non possono difendersi o non sanno di poterlo fare. Certo,

nelle nostre condizioni, sostiene Maria Spalloni, uno dei genitori che

hanno fatto ricorso, dovremmo essere invitati a un tavolo. Invece siamo

costretti a rivolgerci a un tribunale.



Le risorse ci sono, protesta Patrizia Quartieri, consigliere comunale e

promotrice dell'incontro di ieri. Il Comune di Milano, racconta la

Quartieri, concede indistintamente a tutti gli studenti un bonus libri che

costa 5 milioni di euro lanno, mentre la spesa per il sostegno alla

disabilità è di 3,7 milioni. E rilancia: Senza ledere alcun diritto,

propone, basterebbe ripensare l'allocazione di queste risorse. La

questione riguarda anche i fondi regionali, che per il novanta per cento

finiscono alle scuole private, e soprattutto quelli stanziati a livello

nazionale, dove, ricorda la Quartieri, si preferisce spendere quaranta

miliardi in armamenti. Ne fa una questione di civiltà anche il

costituzionalista Valerio Onida, candidato alle primarie del centrosinistra

per le prossime comunali di Milano, che ha assistito all'incontro. Il fatto

che non si possa o non si voglia soddisfare i diritti fondamentali delle

persone più deboli fa di questa una società non civile. E precisa: Siamo

di fronte a uno di quei diritti che possono definirsi assoluti, e in quanto

tali devono essere soddisfatti. Non può essere una questione di risorse: non

ci sono scuse.



qui il filmato
 



modulo per aderire alla class action del Codacons contro le classi pollaio.

dalla mailing list dei firmatari della petizione contro l'aumento degli alunni per classe promossa dal "Coordinamento insegnanti delle scuole secondarie Modenesi La Politeia"


http://www.politeia.emr.it/petizione_contro_classi_affollate/



Un modulo dove anche genitori e alunni maggiorenni possono compilare, firmare ed inviare per raccomandata A/R.


La raccomandata è necessaria in quanto cosi è previsto (visto che gli aderenti non possono recarsi direttamente a Roma davanti al legale per l'apposizione della firma). Il tutto, è GRATUITO. Non si chiede neanche di diventare soci del codacons.

Vi chiedo di diffondere e convincere le persone a farlo presto in quanto a giorni verrà fissata l'udienza e dopo non si potrà più aderire.

Tenete conto che il codacons chiederà anche il risarcimento danni per quei studenti e genitori che aderiscono alla class action. Facciamo presto.

Diffondiamo a tutti gli insegnanti, ata, genitori, e studenti questa iniziativa e che questi la diffondano ad altri e dappertutto.

Un aula risulta sovraffollata quando ci sono:

1) classi formate con più di 25 alunni;

2) classi formate in aule con dimensioni inferiori a 45 mq netti (48 per le superiori) + 2 mq netti per ogni persona presente in aula diversa dall'alunno (ins. di sostegno, esperto esterno, compresenza, ecc) e con numero di alunni superiori ai 25;

3) classi formate con qualsiasi nr. di alunni al di sotto dei 25 ai quali non viene garantito l'indice minimo di 1,80 mq netti procapite (materne, elementari e medie) e di 1,96 mq netti rocapite per le superiori;

4) classi formate da più di 25 alunni in aule con superficie inferiore ai 45/50 mq netti.

Per numero di alunni si intende quelli risultati dal registro di classe.
 
 
MODULO
 
 
 
Spett.le CODACONS - Coordinamento di Associazioni per la tutela dell’ambiente e dei diritti di utenti e consumatori Ufficio Legale Nazionale Class Action Aule Sovraffollate Viale Mazzini, 73 00195 R O M A


Raccomandata A/R

Oggetto: ADESIONE, A TITOLO GRATUITO, ALLA CLASS ACTION CODACONS, EX D.LGS. N. 198/2009.-

Spett. Codacons,

Io sottoscritto/a ……………………………………………………………….…..

residente in ………………………………………………………… prov. ………

Via ……………………………. n. ………………

c.a.p. ……………………………………………..

telefono …………………………………………

e-mail ……………………………………………

Codice fiscale ……………………………………………………………….

In qualità di genitore di studente/studente maggiorenne iscritto all’Istituto……………………della città di……………..in via………………………….alla classe…………………………come da registro di classe composta dal numero …………..di alunni sin dall’anno scolastico 2009/2010, di cui nr........ alunni portatori di handicap. L’aula che ospita la classe è di ……… metri quadri netti.

Lo stesso, con il presente atto manifesta la propria volontà di aderire alla Class action prevista dal Decreto Legislativo n. 198/2009, intrapresa dal CODACONS contro il Ministero dell’Istruzione Università e ricerca ed altri, relativa al sovraffollamento scolastico e al rispetto della normativa sulla sicurezza e igiene nella scuola, innanzi al Tar del Lazio, iscritta al numero di R.g.6143/2010.

Luogo ……………..

Data ……………….

NOME E COGNOME FIRMA AUTOGRAFA TIPO ED ESTREMI DEL DOCUMENTO DI IDENTITA’

________________________________________________________________________________

Si allega copia documento di identità personale


  TESTO DELLE PETIZIONE


Illustrissimi


Presidente della Repubblica,
Presidente del Senato,
Presidente della Camera dei Deputati,
Presidente della Corte Costituzionale,
ci rivolgiamo a Voi, massimi custodi della Costituzione, delle Leggi e del Parlamento, per
esortarVi a esercitare il Vostro ruolo.

In una stagione come questa attraversata da crisi economiche e di valori, riteniamo sia necessario prestare attenzione alla tutela delle normative sulla sicurezza nelle scuole, che si basano su principi costituzionalmente garantiti rispetto alle leggi ordinarie emanate esclusivamente nell'ottica di distrarre risorse dal settore scolastico (tagli da 8 miliardi di euro circa e 134 mila posti in meno in tre anni), a detrimento non solo della qualità dell'offerta formativa, ma anche dell'incolumità dei soggetti che fruiscono delle strutture scolastiche.
Siccome la Costituzione della Repubblica italiana all'Art. 134 conferisce il potere alla Corte Costituzionale di giudicare sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti aventi forza di legge, dello Stato e delle Regioni, con la nostra petizione (in allegato) contro il sovraffollamento delle classi (più di 10.000 firme raccolte in poco più di un mese) vogliamo:


denunciare le evidenti contraddizioni tra le direttive del Ministero (art. 64 legge 133 del 6 Agosto 2008) che impongono l’aumento degli alunni per classe e la normativa esistente in materia di sicurezza e agibilità dei locali scolastici (Decreto Interministeriale del 18 Dicembre del 1975; Decreto del 26 Agosto del 1992 del Ministero dell'Interno; Decreto legislativo n. 81 del 9 Aprile 2008: testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro);

chiedere, il rispetto delle leggi calpestate in ambiti così decisivi come le questioni della salute e della sicurezza, per una scuola pubblica di qualità, per la democrazia e per la vita del Paese.

Facciamo questo perchè assistiamo ad una mancanza di qualsiasi rispetto di alcune regole, che sono poste a garanzia di tutti e che hanno funzionato bene fino ad oggi.

Crediamo sia materia di preoccupazione anche per Voi che presiedete i massimi organi dello Stato e vegliate sull'osservanza ed il rispetto delle Leggi, della Costituzione e del Parlamento.

Cordiali saluti
Per il coordinamento insegnanti delle scuole secondarie di Modena “La Politeia”
prof. Ioannis Lioumis