mercoledì 30 gennaio 2013

FONDO PER OFFERTA FORMATIVA E SCATTI D'ANZIANITA'

FONTE: FP-CGIL

I fondi per il miglioramento dell'offerta formativa dopo l’Intesa sugli “scatti”. Secondo incontro al MIUR

Il MIUR propone di inviare alle scuole un anticipo di 500 milioni di euro del fondo di istituto e delle ore eccedenti in attesa che la Corte dei Conti registri l’Intesa del 12 dicembre. Chiediamo certezza e trasparenza sui finanziamenti.

25/01/2013
 
Il 24 gennaio si è svolto al MIUR un secondo incontro informativo sull’applicazione della pre-Intesa sottoscritta all’Aran il 12 dicembre 2012 dai sindacati scuola (tranne la FCL CGIL), e segnatamente sul reperimento delle risorse necessarie per pagare gli scatti di anzianità maturati nel 2011 da docenti e ATA.
L’applicazione di tale accordo comporta un taglio di circa il 37% sul fondo Mof dell’anno scolastico 2012/2013, dovendo sopportare il peso di due annualità. E cioè il pagamento degli arretrati con decorrenza 1 gennaio 2012 e il periodo gennaio/agosto 2013. A partire dall’a.s. 2013/2014 il taglio va a regime e diventa definitivo con una decurtazione del Mof pari al 25%.
Nel corso dell’incontro abbiamo appreso dell’allungamento dei tempi di registrazione dell’Intesa da parte della Corte dei Conti, probabilmente entro la fine di febbraio, dal momento che si sono resi necessari diversi chiarimenti sulla relazione tecnica predisposta dall’Aran. Pertanto, la Direzione del Bilancio ha proposto di inviare alle scuole un primo acconto di circa 500 milioni euro in attesa che sia perfezionato l’iter di controllo.
L’incontro si è concluso con un nulla di fatto per la sostanziale contrarietà dei sindacati firmatari dell’accordo sull’invio di anticipi di cassa senza una preventiva intesa tra sindacati e MIUR sull’applicazione della cosiddetta “clausola di ammorbidimento” (articolo 2, comma 3 della pre-Intesa). Tale clausola dovrebbe servire a spalmare su due anni il pesante taglio iniziale del 37%.

La nostra posizione
È importante mettere le scuole nelle condizioni di programmare con certezza e tempestività l’uso delle risorse finanziarie inviando tempestivamente i soldi di loro pertinenza per sollevarle dal profondo stato di sofferenza finanziaria in cui si trovano, evitando un andamento ondivago delle risorse.
Con l’occasione abbiamo chiesto, ancora una volta, trasparenza sui dati finanziari, con particolare riferimento all’esatta consistenza dei fondi assegnati con il programma annuale 2013, e i criteri utilizzati dal MIUR per restituire parte dei residui attivi vantati dalle scuole.
La Direzione del Bilancio si è impegnata a fornirci i dati richiesti in occasione del prossimo incontro che è stato fissato per mercoledì 30 gennaio con all’o.d.g. i seguenti punti:
  1. anticipo alle istituzioni scolastiche ed educative delle risorse del MOF, nelle more del perfezionamento del CCNL 12/12/2012;
  2. ipotesi di accordo per la distribuzione di tutte le risorse del MOF 2012/2013 sulla base del CCNL 12/12/2012.

La FLC ha ribadito, infine, la propria contrarietà sulle modalità con cui sono state reperite le risorse (taglio del Mof) per pagare gli “scatti di anzianità” 2011. Si tratta di una colossale opera di impoverimento della scuola dell’autonomia, del Pof di istituto e dei salari di docenti e ata che produce un arretramento sul terreno della democrazia contrattuale. Inoltre a questo drastico taglio si aggiunge quello ulteriore del FIS di 47,5 milioni di euro operato dalla legge di stabilità 2013 a parziale finanziamento della cancellazione della norma sulle 24 ore. Cosi facendo il taglio a regime del Mof è di 397,5 milioni di euro. Per queste ragioni la FLC è impegnata con assemblee di consultazione in tutti i luoghi di lavoro al fine di dare la possibilità a docenti e Ata di esprimersi sui contenuti recessivi dell’accordo.

pesaro: incontro provinciale con il mondo della scuola

martedì 29 gennaio 2013

CIVITANOVA: LA SALUTE VIEN MANGIANDO

La salute vien mangiando: incontro con la nutrizionista a Civitanova Marche (Mc)

21 gennaio 2013
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Giovedì 31 gennaio alle ore 18.30, presso la Ludoteca Dispettosa di Civitanova Marche si svolgerà l’incontro
‘La salute vien mangiando’
con la biologa nutrizionista Erika Baldan
L’alimentazione incide fortemente sulla crescita, sullo sviluppo fisico e psichico, sul rendimento e sull’efficienza della vita di tutti i giorni e influenza il nostro stato di salute e ben-essere.
Purtroppo negli ultimi anni è emersa la tendenza sempre maggiore, da parte dei bambini, ad un eccessivo consumo di cibo rispetto alle loro effettive esigenze fisiologiche, accompagnata da squilibri nutrizionali causati dall’errata assunzione di alimenti iponutrienti ed ipercalorici quali il cibo industriale rappresenta (bibite zuccherate, merendine…).
L’impiego di farine raffinate, l’eccessivo consumo di zucchero bianco, l’abuso di grassi di pessima qualità (soprattutto quelli trasformati presenti nei prodotti da forno), la
scarsità di fibre, l’impiego di additivi compromettono la salute dei nostri bambini sin dai primi mesi di vita e rappresentano le cause della carie dentale, dell’obesità infantile, delle manifestazioni allergiche, dei disturbi del comportamento e del deterioramento della salute in generale.
Il 5 % dei bambini di 10 annipresenta già segni evidenti di danno vascolare; questi bimbi sono i giovani candidati a quei casi di infarto fatale tra il trentesimo e il quarantesimo anno di età.
Inoltre, il 15% dei bambini tra i 6 e i 12 anni risultano obesi e i due terzi sono destinati a rimanere tali in età adulta con tutti i rischi sanitari connessi. L’eccesso di adipe porta infatti all’aumento degli indici ematici di infiammazione e questo predispone all’insorgenza di patologie che si instaurano lentamente quali diabete, dislipidemie, ipertensione, malattie autoimmuni…
I frenetici ritmi odierni però non consentono di perdere tempo ad interrogarsi sulla qualità di ciò che mangiamo e ci inducono ad acquistare cibi già pronti e comodi da somministrare.
Questo tipo di alimentazione altera le funzioni del sistema immunitario in quanto, come numerosi studi confermano, i nutrienti sono in grado di regolare i nostri geni attivandone o silenziandone l’espressione con conseguente manifestazione o inibizione di eventuali malattie.
Da quanto detto emerge chiaramente che farsi carico della preparazione dei pasti quotidiani è un privilegio che ci consente di occuparci attivamente della salute della nostra famiglia e di contribuire al suo mantenimento.
A partire dal momento dell’acquisto possiamo scegliere come orientare la nostra spesa per portare ogni giorno a tavola pasti equilibrati e sani; sarà sufficiente sostituire gli ingredienti base della dispensa, con equivalenti di qualità e riscoprire ad esempio il sapore genuino di un ciambellone fatto con farina non raffinata, zucchero di canna integrale o malto di riso, olio di semi di girasole e la bacca di vaniglia al posto della chimica vanillina.
Non è necessario trascorrere lunghe ore ai fornelli o preparare piatti elaborati ma sarà sufficiente, e potrà divenire piacevole esperienza, confezionare pietanze di buon gusto a partire da ingredienti semplici, vicini alla natura e rispettosi della stagionalità.
Come Pollan insegna “Al supermercato, non comprate nulla che riporti in etichetta più di cinque ingredienti; nulla che non capiate cosa sia o che la vostra bisnonna non riconoscerebbe“!
Informarsi ed intraprendere un cambiamento dello stile alimentare risulta perciò importante nella strategia di prevenzione; in tale contesto si colloca l’intervento del nutrizionista, mirato
a contrastare l’acquisizione di scorrette abitudini alimentari e a sostenere il genitore che rappresenta il migliore modello di riferimento per insegnare a mangiare correttamente ai propri figli.

criticità iscrizioni online

Dal 21 gennaio si aprono le iscrizioni online per le scuola: la FLC segnala al MIUR alcune criticità

La digitalizzazione non deve tradursi in esclusione, discriminazione o riduzione della facoltà di scelta da parte di genitori e studenti.

18/01/2013
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In vista dell’apertura delle iscrizioni online, unica modalità prevista da quest’anno, la FLC CGIL chiede al MIUR di provvedere in tempi utili a eliminare alcuni rischi e criticità. Di seguito il testo della lettera inviata in merito.

In allegato il nostro fascicolo di approfondimento

______________________
Roma, 18 gennaio 2013
Alla Dott.ssa Carmela Palumbo
Direttore generale per gli Ordinamenti scolastici e
per l’Autonomia scolastica
MIUR


Oggetto: iscrizioni on line, segnalazione di criticità

Gentile Dott.ssa Palumbo,
questa organizzazione riserva grande attenzione all’introduzione della modalità on line per le procedure di iscrizione, come è noto  prevista da quest’anno come  esclusiva. Ciò  al fine di evitare che si determinino situazioni di esclusione, di discriminazione o di riduzione della facoltà di scelta da parte di genitori e studenti.
Nell’approssimarsi della data di avvio di tale procedura, segnaliamo alcuni elementi di criticità che richiedono di essere risolti prima  del 21 gennaio.

Innanzitutto occorre evitare che la rigidità della modulistica on line  penalizzi le possibilità di scelta delle famiglie con particolare riguardo ai modelli orari della scuola primaria e secondaria di primo grado. Laddove infatti un genitore esprima una scelta, poniamo nella primaria le 30 ore, che si riveli poi non recepibile, non sussiste la  possibilità di esprimere in subordine una seconda scelta, poniamo le 40 ore nella primaria, e verrebbe quindi automaticamente adottata l’opzione delle 27 ore.
E’ questa una circostanza assai verosimile che dimostra chiaramente come le procedure on line non possano sostituire totalmente le prassi di interlocuzione diretta finalizzate al maggior ascolto e rispetto possibile delle scelte espresse dalle famiglie.

Per quanto riguarda  le attività alternative all’Insegnamento della Religione Cattolica, è necessario completare il modulo laddove compare una dicitura che si riferisce semplicemente al fatto che saranno “presentate” all’inizio dell’anno scolastico. Le attività alternative sono invece oggetto di una scelta, in capo ai genitori e/o agli studenti,  tra quattro opzioni diverse. Una mera presentazione costituisce di fatto la cancellazione di tale scelta. Ciò è del tutto illegittimo e gravemente lesivo dei diritti di coloro che non si avvalgono dell’IRC.

A sistema non sono presenti i vari indirizzi del Liceo artistico (è presente un generico "liceo artistico- biennio comune"), nonostante  nell'allegato tecnico alla circolare sulle iscrizioni sia  scritto: "Le parti del modulo che la scuola deve obbligatoriamente referenziare sono:
(...) Per le scuole di II grado l’indirizzo di studio ordinamentale erogato (uno o più), selezionandolo dalla lista predisposta dal Miur. Sulla base delle proposte inserite dalla scuola, la famiglia dovrà indicare le sue scelte, prima di poter trasmettere la domanda. La famiglia potrà scegliere fino a tre indirizzi di studio, indicandone l’ordine di preferenza."
L'allegato D alla circolare elenca i vari indirizzi del Liceo artistico che a differenza di quanto detto nell'allegato tecnico non sono  presenti a sistema.

Confidando nella volontà dell’amministrazione di provvedere in termini utili a superare gli elementi di criticità segnalati ed altri che dovessero emergere, si porgono distinti saluti.

Allegati

domenica 27 gennaio 2013

MARCHE: parte la sperimentazione nidi domiciliari

FONTE: PICUSONLINE

Nidi domiciliari, parte la sperimentazione nelle Marche

Nidi domiciliari, parte la sperimentazione nelle MarcheUtilizzati € 2.645.418,00 del Fondo statale per le politiche della famiglia - Regione - La Regione Marche avvierà la sperimentazione di un servizio innovativo per la prima infanzia: i nidi domiciliari. Si aggiungono agli asili nido pubblici e privati convenzionati, dove una persona, appositamente formata, accoglie nella propria casa altri bambini per accudirli e provvedere a loro, dal gioco al riposo, dall’attività didattica alla pappa, mentre i loro genitori sono al lavoro, come in un vero e proprio asilo.

“Il nido domiciliare – spiega l’assessore regionale ai Servizi sociali e alla Famiglia, Luca Marconi – oltre a rispondere alle nuove esigenze delle famiglie, permette di ampliare in numero dei posti-bambino attualmente disponibili sul territorio regionale e permette altresì ai piccoli Comuni, dove non sono presenti nidi per l’infanzia tradizionali, di integrare i propri servizi”. 
Un servizio flessibile e personalizzato, specialmente negli orari, in piena consonanza con le nuove esigenze dei genitori impegnati in lavori con orari non tradizionali.
“Per la realizzazione del programma regionale per lo sviluppo ed il consolidamento del sistema di servizi socio-educativi per la prima infanzia, in cui rientra anche il progetto dei nidi domiciliari – continua Marconi - si è deciso di utilizzare la quota del Fondo statale per le politiche della famiglia, pari a € 2.645.418,00. In particolare, €. 1.250.000,00, sono destinati per l’erogazione alle famiglie di assegni per l’accesso ai nidi domiciliari, con priorità per quelle con bambini in lista d’attesa sia nei nidi pubblici che privati convenzionati con i Comuni; €. 145.418,00 serviranno invece per la realizzazione di corsi di formazione degli operatori/trici domiciliari; la quota rimanente del Fondo statale, pari a € 1.250.000,00 sarà destinata invece all’ampliamento e al consolidamento dei nidi e dei servizi per i minori 0/3 anni, sia sotto il profilo dei costi di gestione che dell’attivazione di nuovi posti”.
L’istituzione di questo nuovo servizio prevede la costituzione di una nuova figura professionale: quella dell’educatore/trice di nido domiciliare, a cui si richiede di essere in possesso o di laurea o di diploma in campo educativo e formativo oltre ad un attestato di frequenza di un corso di aggiornamento riguardante l’igiene e la sicurezza degli ambienti, le regole fondamentali per il primo soccorso e quelle concernenti la manipolazione degli alimenti, nonché aver svolto un tirocinio formativo di almeno 30 ore in  una struttura per la prima infanzia.
I corsi saranno realizzati dalle Province, sulla base dei criteri e delle modalità che saranno determinati con apposita deliberazione della Giunta regionale. Per poter accedere al corso, gli aspiranti educatori di nidi domiciliari non devono aver subito condanne penali, né avere in corso procedimenti penali per reati relativi ad abusi, maltrattamenti o altri fatti previsti dalla legge contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale a danno dei minori.
Sia gli educatori che i bambini ad essi affidati devono essere coperti da una polizza assicurativa per infortunio e responsabilità civile, sia per l’attività che si svolge all’interno del locali allo scopo adibiti, sia per quella che si svolge all’aperto.
Gli educatori possono essere inseriti in una rete costituita da cooperative sociali o associazioni di famiglie, che fornisca ad essi/e un supporto tecnico-logistico. Le Province istituiscono un elenco degli operatori di nidi domiciliari che abbiano  dimostrato il possesso dei requisiti sopra indicati.( LEGGI TUTTO)

sabato 26 gennaio 2013

FONTE: RETESCUOLE


miur
di Melting Pot Europa
24 gennaio 2013
Melting Pot diffida il MIUR. Rimuovere l’obbligatorietà per la registrazione del codice fiscale. Violati gli articoli 38 del TU e 45 del Regolamento di attuazione
Da quest’anno le iscrizioni alle scuole elementari si effettueranno solo on line. Sito intasato, dati non salvati, dati stravolti dopo il salvataggio, sono solo alcuni degli effetti di questa nuova procedura che hanno colpito i genitori di tutta Italia. Per chi non dispone di una connessione internet e di un computer le difficoltà sono ovviamente maggiori anche se gli istituti comprensivi, un pò ovunque, si sono resi disponibili per l’assistenza alla compilazione delle iscrizioni.
Ma i disservizi non sono l’unico effetto prodotto dal nuovo sistema.
La procedura di iscrizione on line infatti, con la richiesta tra i campi obbligatori del codice fiscale, esclude la possibilità di iscrizione dei figli alle scuole elementari da parte di genitori privi di permesso di soggiorno.
Inutile ricordare che la scuola elementare (scuola primaria) è scuola dell’obbligo.
L’articolo 38 del Testo Unico immigrazione è assolutamente lapidario: i minori stranieri presenti sul territorio sono soggetti all’obbligo scolastico.
L’articolo 45 del Regolamento di attuazione poi chiarisce in maniera inequivocabile come i minori stranieri presenti sul territorio nazionale abbiano diritto all’istruzione indipendentemente dalla regolarità della posizione in ordine al loro soggiorno, nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani.
La mancanza del codice fiscale per i genitori stranieri privi di permesso di soggiorno che vogliano iscrivere i loro figli a scuola risulta quindi un ostacolo inaggirabile per procedere all’iscrizione. L’Agenzia delle Entrate, per il rilascio del codice Fiscale, richiede comunque l’esibizione del visto di ingresso o del permesso di soggiorno e a poco serve la soluzione "fai da te" di chi cerca di generare il codice fiscale autonomamente. nulla di ufficiale.
In buona sostanza il sistema predisposto dal Ministero preclude l’esercizio dell’obbligo/diritto di frequenza alle scuole elementari, come denunciato da diversi insegnanti anche alla redazione del nostro portale.
Al MIUR è indirizzata la diffida del Progetto Melting Pot Europa affinchè modifichi immediatamente il sistema dando indicazioni chiare perchè il diritto all’istruzione sia garantito a tutti i minori su tutto il territorio nazionale a prescindere dalla posizione di soggiorno dei loro genitori.
Il MIUR, con una nota, precisa che i genitori privi del permesso di soggiorno possono procedere all’iscrizione rivolgendosi direttamente agli uffici scolastici.
Sentiti gli uffici comprensivi sembrerebbe però che a loro volta gli stessi debbano procedere con l’iserimento dei dati on line. Qualcuno ipotizza di procedere con l’inserimento di un codice fiscale autonomamente generato in internet.

dopo taranto: liberiamo il colore per un futuro migliore. video da una scuola


gam gam, il canto insegnato dalla maestra ai bambini nel lager

Gam Gam è il titolo di una canzone scritta da Elie Botbol che riprende il quarto versetto del testo ebraico del Salmo 23 dell'Antico Testamento. Il brano è parte della colonna sonora del film Jona che visse nella balena di Roberto Faenza. Nel film il canto viene insegnato dalla maestra a Jona e agli altri bambini nel lager (la traccia del film).

Il testo tradotto: "Anche se andassi nella valle della morte non temerei male alcuno, perché tu sei sempre con me, perché tu sei il mio appoggio, il posto più sicuro per me. Al tuo cospetto io mi sento tranquillo". 

Gam-Gam-Gam Ki Elekh
Be-Beghe Tzalmavet
Lo-Lo-Lo Ira Ra
Ki Atta Immadì
Gam-Gam-Gam Ki Elekh
Be-Beghe Tzalmavet
Lo-Lo-Lo Ira Ra
Ki Atta Immadì
Shivtekhà umishantekhà
Hema-Hema yenahmuni
Shivtechà umishantechà
Hema-Hema yenahmuni

SCUOLA, MEMORIA E SHOAH

FONTE: IC DON ORIONE

Il mondo esiste per il respiro dei bambini che vanno a scuola

Scuola, Memoria e Shoah sono gli oggetti di questo lungo intervento di Lucrezia Stellacci (oggi Direttore Generale dell' Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia) intitolato "La Scuola e la Shoah", scritto in occasione della Giornata della Memoria del 2003. 
"La scuola" - scrive la Stellacci - "è per eccellenza il luogo nel quale la memoria si intreccia con il respiro del mondo che va verso il futuro possibile delle menti e dei cuori dei nostri bambini".
Ci sono molto piaciuti e facciamo nostri i due versetti del Talmud citati: "Il mondo esiste per il respiro dei bambini che vanno a scuola" ed ancora "Una città in cui non ci sono bambini che vanno a scuola sarà distrutta" (entrambe le citazioni dal Talmud babilonese - Shabbath 119b).
Riportiamo di seguito il brano, che rendiamo disponibile anche in formato pdf per agevolarne la lettura [clicca qui].

La Scuola e la Shoah (di Lucrezia Stellacci)
Il mondo esiste solo per il respiro dei bambini che vanno a scuola 
Questo versetto del Talmud ebraico dell’epoca babilonese spiega le ragioni della mia presenza qui a parlare della Shoah e del Giorno della Memoria. Lo spiega riconoscendo alla millenaria tradizione ebraica una grande attenzione alla scuola e ai bambini. Lo spiega in quanto a me la vita ha dato la fortuna di occuparmi di scuola, cioè del respiro del mondo. Scuola, memoria e Shoah saranno quindi gli oggetti del mio intervento, in questo Giorno della Memoria 2003. La scuola è, per eccellenza, il luogo nel quale la memoria si intreccia con il respiro del mondo che va verso il futuro possibile delle menti e dei cuori dei nostri bambini.
Non c’è futuro senza memoria. Non c’è futuro senza il respiro dei bambini, senza il nostro consapevole passaggio di testimone a loro del mondo che è stato, nei suoi splendori e nelle sue tragedie. Anzi, come dice ancora il Talmud: ""Una città in cui non ci sono bambini che vanno a scuola sarà distrutta" (Talmud babilonese - Shabbath 119b). Forse pochi ci pensano, ma i progrom, le violenze etniche, le violenze razziste vedono sempre per primi bruciare falò di libri e chiudere le scuole.
Non è forse un caso che l’antisemitismo abbia colpito uno dei popoli che nella storia ha sempre avuto grande attenzione all’educazione, alla costruzione e al mantenimento di scuole, un popolo che ha dato molto alla nostra civiltà per quanto riguarda le scienze, la filosofia, la poetica, l’arte.
Un popolo del libro che è stato anche un popolo dell’alfabeto.
Ad Auschwitz è stata trovata una pietra anonima, dove con un chiodo uno sconosciuto ha lasciato scritto "Chi mai saprà quello che mi è capitato qui?".
Penso a quell’uomo o donna che l’ha scritto, penso che di lui o lei non sappiamo nulla, non il colore degli occhi, il carattere, la famiglia, sappiamo solo del suo lacerante dolore di credere di aver sofferto senza poterlo raccontare a nessuno.
Questa è la grande tragedia della Shoah: il rischio dell’amnesia, la banalizzazione della violenza, i grandi numeri (ricordo: 5 milioni e ottocento mila cittadini ebrei assassinati nei lager) così astratti e assurdi da diventare inenarrabili.
Il tempo può rendere il tutto opaco, sfilacciare la riflessione.
Questa pietra, invece, silenziosa, ma assordante nella tragedia peggiore -quella di essere dimenticati- ci spinge a ricordare, a fare di questo Giorno della Memoria, che per il terzo anno si celebra nel nostro Paese, un momento alto di parola.
La Shoah è lo sterminio di milioni di persone colpevoli di essere ebrei, omosessuali, testimoni di Geova, zingari, disabili, deportati civili e militari, ci porta ad un ricordo di ciò che è perfino indicibile nella sua enormità, ma che (come insegna Annah Arendt) rischia nella sua banalità del male di essere altre volte ripetuto per nuovi odi razziali, o di essere revisionata come si dice oggi, e perfino giustificato.
All’ingresso del lager di Mauthausen c’è una targa che elenca, nazione per nazione, le vittime lì assassinate. I numeri impressionano (ci sono anche migliaia di italiani).
I grandi numeri della targa estraniano la percezione della realtà. Nella dolce vallata danubiana il posto pare surreale. Qualche ragazzo lo potrebbe scambiare per il set di un film dell’orrore. Ma poi, quando si arriva ai forni crematori tutto ci crolla addosso. Nelle migliaia di fotografie appiccicate dai parenti (foto di belle persone in pose degli anni 30) e nelle dediche (a mio papà, a mia zia Maria, alla nonna Rebecca) la vita ci viene addosso con tutto il suo precitato di dolore vissuto veramente, corpo per corpo, anima per anima, storia per storia. E’ un dolore così grande da diventare inspiegabile.
Questo è un altro aspetto della memoria che non dobbiamo perdere sulla Shoah: il ricordo individuale di ognuno dei deportati, la vita spezzata, gli affetti lacerati, il lutto. Perfino il senso di colpa di chi si è salvato, così bene descritto da Primo Levi.
Sappiamo che, per molti ex deportati, era difficile il racconto di ciò che era stato per la colpa di essersi salvati, l'ultimo cinico lascito della violenza psicologica del nazismo.
Anche nei gulag staliniani è successa la medesima cosa, con l’aggiunta per molti di sentirsi colpevoli due volte: come traditori del comunismo e come salvati dalla morte.
No, dobbiamo evitare di credere che la Shoah sia uno scherzo della storia, o peggio considerarla storicamente più un fatto psichiatrico che un evento politico e culturale.
Non è così. Verrebbe da dire, purtroppo.
L’antisemitismo, come tutte le forme razziste e totalitarie, ha permeato la civiltà occidentale e a periodi riemerge in forme sempre diverse, ma comuni negli istinti e negli effetti. Possiamo correre il rischio di crederlo un fatto endemico, quasi normale.
Anzi, è spesso dalle barzellette e dalle ironie che si inizia.
L’antisemitismo è una ferita storica della cultura europea e mondiale, della sub-cultura che fonda nella razza, nel mito del "sangue e terra", dell’ "haimat", la sub-ragione di una violenza senza limiti, del disprezzo indicibile, ci fa vergogna di chiamarsi umani.
Ma è della nostra civiltà lo scontro continuo tra violenza e pace, l’incontro e lo scontro continuo tra popoli e differenze. La nostra civiltà è sempre ad un bivio.
La convivenza e la tolleranza sono da conquistare ogni giorno.
La Shoah è un evento che ha ridotto al rango di non persone, e al destino di fumo che usciva dai camini, milioni di cittadini ebrei con il solo delitto di essere tali.
L’antisemitismo non nasce con il nazismo e il fascismo, viene da lontano. E, come tutti i teoremi delle razze e delle purezze delle razze, è sempre dietro l’angolo.
Per questo il Giorno della Memoria ha anche un valore forte di ritorno ai valori della nostra civiltà, quando essa sa usare parole di pace, di tolleranza, di rispetto reciproco, di comune sentire il destino del mondo. Insomma, quando la nostra civiltà pensa al respiro dei nostri bambini e pensa bene al loro futuro, profetando per le tante Sare, Davide, Mattia, Samuele, Raffaele, un domani che non sia come ieri.
Ma come parlare ai nostri bambini e ai nostri ragazzi della Shoah? Come evitare il rischio di una stanca retorica, di passare per vecchi visionari?
A noi, nati vicini alla seconda guerra mondiale, il ricordo dell’Olocausto parla cronaca viva, accende emozioni. Abbiamo anche avuto storie di parenti, conoscenti, abbiamo letto Primo Levi, sappiamo di Simon Wiesenthal, pianto vedendo Schindler List.
Ma a loro, nati 50 anni dopo, con altra storia passata sotto i ponti, e spesso una storia che ha ripetuto nuovi empiti razzisti, come ricordare perché diventi segno di civiltà, di cultura vissuta, striscia che rimane nel futuro perché non accada più?
D’altra parte falò di libri e di scuole, assieme ai genocidi, sono accaduti ancora recentemente, è successo anche in Kossovo, in Cambogia, in Ruanda, in Afganistan.
Devo dire che parlare della Shoah è meno facile di quanto si creda, è necessario che la scuola sappia trovare i modi giusti, evitando parate e parole retoriche.
Penso, per esempio, che il Giorno della Memoria debba essere effetto –non causa- di un insegnamento che nel suo insieme (non solo parlando di storia) viva, non solo dica, tolleranza, rispetto reciproco, accoglienza dell’Altro da noi.
Il modo migliore perché il Giorno della Memoria resti nel tempo, è di farlo vivere giorno per giorno. Farlo vivere facendo vivere nei bambini e nei ragazzi il piacere della comunità e il bello della differenza.
Ma questo non basta. Bisogna sapere di più. Penso che si debbano far parlare le fonti, i documenti, conoscere direttamente ciò che è stato. Soprattutto aiutare i ragazzi a capire che non si tratta di un film, né di un evento virtuale, ma di verità veramente accadute.
Dobbiamo, soprattutto, con loro sforzarci di rispondere alle domande difficili: perché è successo, come si deve fare perché non accada più.
Per questo abbiamo bisogno di storie, di racconti, di documenti che permettano a quella pietra anonima di Autschwitz di parlarci ancora, di stringere con affetto quell’anima nel vento, di parlare per non dimenticarla.
Noi non dimenticheremo. Ma dobbiamo fare della memoria un passo per il domani.
Per queste ragioni, voglio portare qui un piccolo contributo di studio (vorrei dire di "memorie") per non dimenticare, per capire di più.
Visto il mio lavoro, parlerò del rapporto tra scuola e Shoah. Vi suggerisco a questo proposito un libro di Pietro Morpurgo, Le Scuole e gli Ebrei, che mi ha dato non poche riflessioni sull’odio dell’antisemitismo per le scuole e il pluralismo culturale.
Da questo libro prendo tre brevi spunti, come contributo a questo sforzo di memoria collettiva che questa Giornata ci chiede.
1. l’antisemitismo e l’odio per le scuole
Il termine ‘antisemitismo’ nasce in Germania nel 1879 come bandiera di una propaganda che teorizzava la riduzione dei diritti civili diffusi dalla Rivoluzione Francese che portarono, tra l’altro, a un’espansione del sistema scolastico pubblico.
Il primo luogo di inseminazione fu appunto nelle scuole, insegnando una visione della società umana razzista. La scuola fu il luogo elettivo dove far crescere questa visione.
Non era un caso, poiché proprio ai bambini e alle scuole gli ebrei avevano dedicato infinita attenzione, come dimostra anche il versetto talmudico che ho citato all’inizio. In questo passo di una discussione talmudica dei tempi dei patriarchi, si avverte la profondità dell’atteggiamento verso gli studi del mondo ebraico. L’amore del sapere per sè stesso era una ragione dello straordinario valore attribuito all’educazione.
Profonda era la coscienza che la vita stessa della comunità dipendesse dalla diffusione del sapere. Fu per questo che, pochi anni prima della distruzione del Tempio (ca. 589 a. C.), fu stabilito un piano organico per l’istruzione: in ogni città vi dovevano essere maestri che avrebbero dovuto insegnare ai giovani dall’età di 6 anni sino a 16 anni.
Come si vede –e senza ironia con il presente- un discorso millenario vivo ancora oggi.
La dedizione ebraica nell’insegnare a leggere e scrivere fu tale da ricorrere a una didattica del tutto particolare. L’iniziazione agli studi aveva un "rito di passaggio" originale: all’età di cinque anni i bimbi e le bimbe venivano invitati a ‘gustare’ i simboli dell’alfabeto scritti con il miele nell’auspicio che analoga dolcezza fosse ritrovata nella lettura della Torah. Nel medioevo germanico come in quello francese il maestro invitava prima a recitare ad alta voce l’alfabeto e poi a leccare le tavolette o la pergamena ove le lettere erano state cosparse di miele; in altri casi all’allievo si offrivano da mangiare uova sode decorate con l’alfabeto o biscotti a forma di lettere.
Il tutto sta a testimoniare l’attenzione con cui gli ebrei seguivano la formazione delle abilità nello scrivere e nel leggere dei loro figlioli, in secoli nei quali la cultura e l’alfabeto erano per pochi, nei paesi occidentali e nelle culture dominanti.
2. L’odio razziale e la scuola italiana. E’ successo anche dai noi
Dobbiamo avere più coraggio di ragionare sulla nostra storia nazionale nei confronti dell’antisemitismo e della teoria della razza pura.
Oggi non si può più giustificare una politica razzista con il fatto che l’Italia vi sarebbe stata portata per colpa del progetto di un folle dittatore straniero; purtroppo oggi occorre capire che la storia del fascismo si connotò per una impronta razzista maturata ben prima di analoghi provvedimenti nazisti: sono le fonti storiche che ce lo rivelano.
In Italia Mussolini fece pubblicare il 14 luglio del 1938 il Manifesto degli scienziati razzisti; il documento fu diffuso proprio nell’anniversario di quella Rivoluzione Francese che aveva proclamato al Mondo l’idea dei Diritti dell’Uomo.
La storia ci dice che le Leggi razziali del 1938 furono la conclusione –non l’inizio- di un lungo percorso, iniziato ben prima.
L’azione intimidatoria contro insegnanti oppositori del regime apparve esplicita con l’articolo 1 della legge n. 2300 del 24 dicembre 1925 che prevedeva il licenziamento per coloro che si venissero a trovare "in condizioni di incompatibilità con le generali direttive politiche del Governo". In realtà già nell’ottobre del 1925 i professori Gaetano Salvemini e Gino Luzzato erano stati rimossi dalle cattedre universitarie di Firenze e Venezia perché erano incompatibili con il regime.
Nel quadro di un crescente integralismo, si inserire l’azione contro il cattolico Ernesto Buonaiuti, che vide nel 1925 l’iscrizione delle sue opere all’Indice dei libri proibiti.
Tutto il mondo della scuola -tra il 1926 e il 1929- si trovò sottoposto a un diluvio di circolari "riservatissime" che ingiungevano di controllare e segnalare gli ‘apostati’, i non credenti. Il fascismo perseguì sin dagli esordi una politica razzista enfatizzata dai discorsi di Mussolini già dal 1921, e legittimata dai titoli X e XI del Codice Rocco del 1930 che punivano ‘i delitti contro la integrità e la sanità della stirpe’.
Nel frattempo, prima in Italia e poi in Germania, gli istituti scientifici erano stati tutti indirizzati verso una politica apertamente razzista: l’Istituto Italiano di Statistica varò sin dal 1926 un programma di ‘controllo della razza’; del resto simili intenti erano stati annunciati nel 1925 con l’istituzione dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia.
Nel 1931 si predispose una scheda antropometrica destinata a raccogliere dati qualitatitivi relativi alle famiglie. La scheda ‘biotipologica’ era stata teorizzata da Nicola Pende e da altri scienziati che sostennero la politica antisemita.
Con la pubblicazione delle numerose circolari che stabilivano la censura, ci si rende conto come le leggi razziali del ‘38 furono preparate con una pianificazione accurata: già dal 1934 le autorità di polizia provvedevano al sequestro di libri che offendevano la "dignità della razza". E i quotidiani commentarono con orgoglio che nel 1933 "non c’era bisogno dei roghi con cui i libri venivano distrutti dai nazisti in quanto la lungimiranza dell’Italia aveva provveduto a istituire una censura preventiva così rigida che già nel 1927 tutto era sotto controllo". E l’accanimento censorio fu tutto orientato verso chi era sospettato di inquinare la purezza italiana. E in questo quadro rientrò la legge del 7 gennaio 1929, n. 5 che istituiva il testo unico di Stato perché la scuola italiana potesse in tutti i suoi gradi ispirarsi alle idealità del fascismo.
La politica di controllo delle pubblicazioni per la ‘difesa della razza’ fu così accanita che -nel 1934- si arrivò al sequestro di un romanzo d’avventure che narrava l’amore di un intellettuale africano con una donna italiana.
E, infine, nel 1938 con le Leggi razziali, tra le varie persecuzioni, anche l’espulsione dei ragazzi ebrei dalle nostre scuole.
3. Passione per la Scuola nonostante la persecuzione
Sempre nel libro di Morpurgo, ho trovato pagine commoventi sulla passione dei deportati ebrei verso la scuola e la scrittura. E’ anche questo un modo per non dimenticare e non farsi dimenticare, una testimonianza per il presente.
Cito qui alcune storie, particolarmente drammatiche e significative.
Dai ghetti assediati -nel 1940- Mary Berg annotava nel suo diario "Ora ci sono moltissime scuole illegali e si moltiplicano ogni giorno. La gente studia nelle soffitte e nelle cantine e tutte le materie sono comprese nei programmi persino latino e greco... Non vi sono studenti svogliati. La natura illegale di questo insegnamento, il pericolo che ci minaccia ad ogni istante, colma ognuno di uno strano zelo"… "i giovani ebrei studiano in segreto. In caso di pericolo i ragazzi sanno nascondere i loro libri. I giovani ebrei sono scaltri quando escono per recarsi all’insegnamento clandestino nascondono libri e quaderni tra pantaloni e stomaco indi abbottonano giacche e cappotti".
La passione per la scrittura appare anche dai diari di Ana Novac scritti ad Auschwitz e in altri sette campi di concentramento su materiali di fortuna che venivano nascosti negli zoccoli.
Era la scuola l’occasione per il miglioramento della società civile e anche a questa istituzione la stessa Anna Frank, dal suo nascondiglio di Amsterdam, assegnava la possibilità dell’emancipazione femminile: "Più volte mi sono posta una di quelle domande che non mi danno pace, e cioè perché un tempo, e spesso anche adesso, la donna nei popoli occupa un posto molto meno importante rispetto all’uomo ...
Per fortuna la scuola, il lavoro, il progresso hanno un po’ aperto gli occhi alle donne".
Hannah Goslar incontrò Anna Frank nel campo di concentramento. Hannah racconta che cominciarono a sperare che a primavera sarebbero tornate a scuola.
Si trattava della stessa speranza di Lia Levi che all’indomani della Liberazione sperava in una sessione speciale d’esami per i bimbi che avevano studiato clandestinamente, provvedimento che l’Italia appena liberata non volle accordare.
Proprio sulla scuola aveva infierito il regime fascista, espellendo gli alunni ebrei, tanto che Bruna Levi Schreiber scrive: "Passano i giorni, iniziano le scuole e tu ragazza ebrea rimani a casa. Non puoi nemmeno ascoltare la radio: è proibito agli ebrei... Sei disperata, umiliata, non parli con nessuno, giri a vuoto per casa, senza far nulla, nulla di costruttivo per il tuo futuro. ... Sei infelice perché scuola per te come per tutti, oggi come ieri come domani, vuol dire anche centro di aggregazione, lavoro organizzato, risate, compagnia, appuntamenti per il pomeriggio... vita!".
L’amore per lo studio e per la scrittura erano garanzia di vita; questo un impegno lo si ritrova nel padre di Jona Oberski che appena portato nel lager non smise di insegnare le lettere dell’alfabeto ebraico al figliolo. La piccola Louise Jacobson, imprigionata a Drancy prima di essere inviata a Auschwitz, ringraziava nelle sue lettere per i libri che arrivavano nei pacchi o protestava perché non aveva da leggere.
Tra il 1945 e il 1980 nel terreno attorno ai resti dei crematori dei campi di sterminio di Auschwitz-Birkenau furono trovati ben nascosti una serie di manoscritti.
Salmen Gradowski aveva chiuso le sue carte in una borraccia di metallo ed aveva annotato in quattro lingue -polacco, russo, francese e tedesco- un’avvertenza: "Interessatevi a questo documento poiché contiene un materiale molto importante per la storia.... Desidero lasciare questo scritto come pure numerose altre annotazioni a memoria del futuro mondo pacificato affinché si sappia cos’è accaduto. L’ho sepolto sotto le ceneri, ritenendo che si trattasse del luogo più sicuro, dove certamente un giorno si sarebbe scavato per trovare le tracce di milioni di uomini uccisi. ...Vi è sepolta anche una grande quantità di denti. Noi, i lavoratori del Kommando, li abbiamo sparsi apposta nel terreno, perché il mondo potesse trovare le tracce concrete di milioni di uomini ammazzati... Esprima il futuro il suo giudizio su di noi in base alle mie annotazioni e che possa il mondo dare uno sguardo almeno su una goccia, su un frammento del mondo tragico in cui abbiamo vissuto. 6 settembre 1944".
Conclusioni
Ho riportato brevi annotazioni del rapporto tra scuola e Shoah per riportarci al nostro presente. Mi sono sforzata di portare un pezzetto di memoria fondata su documenti, su storie, perché la pietra anonima di Auschwitz-Birkenau abbia da noi risposte.
Questa storia ci dà, se sappiamo leggerla, una grande lezione per il presente.
A me è chiaro come al centro di ogni progetto di totalitarismo vi sia l’intenzione di distruggere la libertà della scuola; oggi come ieri.
Ricordo i 20 insegnanti di una scuola elementare del Kosovo trucidati dinanzi ai piccoli allievi dalle forze del nazionalismo serbo.
Forse non è un caso che i movimenti per l’emancipazione dei diritti civili degli ebrei sono sempre coincisi con la richiesta di diritti sociali per l’insieme di tutti i cittadini.
Dall’ Antichità, al Medioevo, al ‘900 la scolarizzazione è stata sempre guardata con diffidenza giacché la scuola –ricordava Don Lorenzo Milani- può essere un ‘male’ perché lo studio permette di comprendere e difendere i propri diritti.
Vorrei concludere ricordandovi la scena di un film che tutti voi conoscete.
Il Giorno della Memoria mi riporta al pianto collettivo che tutti abbiamo fatto quando il figlio di Roberto Benigni nella "Vita è bella", il piccolo Giosuè, vince alla fine di una storia dolcissima e sconvolgente, il suo carrarmato-premio, con il quale il padre aveva lenito la violenza del lager e, in fondo, salvato suo figlio.
La Vita è bella, nonostante tutto, e va vissuta pensando all’amore per i bambini, per tutti i bambini, al fatto che l’amore è meno banale del male, forse meno frequente, meno facile da conservare. Ma solo questo, quando la tolleranza e il rispetto saranno pane quotidiano del nostro pianeta, solo questo dobbiamo insegnare ai nostri bambini. Questo dovremmo fare noi, soprattutto, a qualsiasi età della vita.
Anche per questo è importante ricordare l’ammonimento di Primo Levi: "Meditate che questo è stato".
Meditiamo, perché questo non succeda mai più.

NON DISTURBARE (bambini e ADHD)

Non disturbare
Continua ad aumentare la domanda d'intervento specialistico per minori che, pur non avendo alcun tipo di patologia, né fisica né psichica, evidenziano a scuola problemi di comportamento e profitto.
Sono tra l'1 e il 3% i bambini affetti da Adhd (Attention deficit hyperactivity disorder), con una maggiore concentrazione nelle società più industrializzate.
Negli USA l'incidenza sale addirittura all'8,4% (ben 5,3 milioni di diagnosi) con un incremento del 66% tra il 2000 e il 2010. Sempre negli USA, l'87% dei bambini iperattivi è curato con psicofarmaci.
È possibile che il ricorso a questi farmaci cresca anche da noi con l'introduzione di una nuova molecola, la guanfacina (che si aggiunge al metilfedinato cloridrato e l'atomoxetina, principi attivi dei farmaci Ritalin e Strattera, disponibili dal 2007), già impiegata e ampiamente pubblicizzata negli Stati Uniti, e affidata, nell'aprile 2011, a nove istituti scientifici per la sperimentazione in Italia. Entro il 2015 potrebbe arrivare sui nostri scaffali.
Eppure i rischi sono noti: “Si riscontrano problemi cardiovascolari, come la brachicardia (riduzione della frequenza dei battiti). - dice Pietro Panei, pediatra responsabile del registro nazionale Adhd dell'Istituto superiore di sanità (segue i “pazienti” dai 6 ai 18 anni, circa 2900) – Possibili impatti si hanno poi sulla crescita in peso e altezza, sulla maturazione sessuale, sul fegato e si riscontra anche la tendenza a pensieri suicidari” ….Nientemeno!
Ma è certo che siano gli studenti ad aver bisogno di cure, e che non sia invece il sistema scolastico profondamente malato, afflitto da gravi patologie pedagogiche, didattiche, organizzative; che non sia patogeno esso stesso, che non finisca con l'intossicare le menti più aperte, procurando intolleranze culturali, rigetto cognitivo, alienazione mentale...?
Follia tra le più pericolose è mirare a ridurre la vita a una precisa macchina propulsa dall'esterno”. D.Dolci
Maurizio Parodi
 

mercoledì 23 gennaio 2013

iscrizioni on line: assalto al web

fonte: repubblica
Scuola, via alle iscrizioni e solo online
un lunedì d'assalto al web per 1,6 milioni

Parte la rivoluzione voluta dal ministero: procedura su internet in due fasi. Istituti e Comuni si mobilitano per aiutare le famiglie (circa 300 mila) ancora prive di collegamento alla rete

di SALVO INTRAVAIA
La sfida delle iscrizioni scolastiche online parte domani. E in questi ultimi giorni non sono mancati allarmi, continue indicazioni ministeriali e iniziative a sostegno delle famiglie non attrezzate di collegamento a internet o computer. Per iscriversi al primo anno della scuola primaria e secondaria di primo e di secondo grado, da quest'anno è infatti obbligatorio usare computer e mouse. Moduli di carta e penna, nella scuola, fanno ormai parte della storia burocratica italiana. Gli unici che potranno avvalersi, probabilmente ancora per un anno, dell'iscrizione tradizionale sono i genitori che dovranno iscrivere i piccolissimi nella scuola dell'infanzia.

Il ministero dell'Istruzione, consapevole delle difficoltà cui possono andare le famiglie al cospetto di questa mezza rivoluzione, ha cercato di rendere la procedura più semplice e più lineare possibile. Per iscrivere i figli al primo anno della scuola dell'obbligo occorrerà dapprima registrarsi al sito www.iscrizioni.istruzione.it. Ad occuparsene potrà essere indifferentemente il padre o la madre dell'alunno, ma per farlo bisognerà essere muniti di un indirizzo di posta elettronica e creare una password che si utilizzerà per seguire l'iter della domanda. Il secondo passaggio sarà a carico del ministero, che invierà alla famiglia un codice personale e un'utenza che serviranno per eseguire l'iscrizione vera e propria.

Per procedere occorre, prima di tutto, scegliere la scuola dove iscrivere
il proprio figlio e reperire il codice meccanografico dell'istituto prescelto. Tutte le informazioni sulle scuole, compreso il codice meccanografico, si trovano sul sito "Scuola in chiaro" - all'indirizzo: www.cercalatuascuola.istruzione.it - o è possibile chiederli nelle scuole stesse. Il modello di iscrizione da compilare è composto da due sezioni: nella prima vengono inseriti i dati anagrafici dell'alunno, la scuola prescelta e le preferenze sull'orario scolastico; nella seconda vanno inserite le informazioni e/o preferenze relative alla specificità della scuola.

Nonostante lo sforzo del ministero per rendere accessibile la procedura, però, le preoccupazioni non mancano e quasi tutte le scuole si sono organizzate - su invito di viale Trastevere - a supportare le famiglie non adeguatamente attrezzate, che secondo l'Istat potrebbero essere oltre 300mila sul milione e 600mila alle prese con l'iscrizione via web. Alcuni Comuni - Trani in Puglia, Scansano, Piombino e Campiglia in Toscana - hanno messo a disposizione dei cittadini la biblioteca comunale e i propri uffici. E l'Uncem Toscana (Unione nazionale comuni enti montani) ha invitato i sindaci dei comuni associati a mettere in atto azioni di supporto ai cittadini in difficoltà.

Anche tantissime scuole, da nord a sud, si sono organizzate con open day e riunioni dei genitori per non perdere neppure un'iscrizione. Ma secondo gli amministratori locali questa anteprima non sarà una passeggiata. Per Claudia Porchietto, assessore regionale al Lavoro in Piemonte, "la scelta del Governo Monti creerà disagi per le 800 famiglie che mediamente iscrivono i figli ai percorsi scolastici della formazione e finirà per favorire l'abbandono scolastico".

domenica 20 gennaio 2013

macerata: PER UNA DIDATTICA DELLA SHOAH

Didattica della Shoah

LA SCUOLA CHE VORREI: video sulla scuola pubblica degli alunni del liceo primo levi di roma


INCLUSIONE SCOLASTICA

FONTE: WWW.PERSONE CON DISABILITA'
04/12/2012

MANIFESTO INCLUSIVO

Il gruppo SostegnoNoTagli si rivolge alle scuole, alle famiglie e a tutta la società civile: inclusione scolastica, un valore per tutti.


Con il presente Manifesto il gruppo "SostegnoNoTagli" intende richiamare l'attenzione sul valore fondamentale di alcuni strumenti a disposizione delle scuole per renderle davvero un luogo inclusivo, di crescita e di benessere per tutti, fondato sul rispetto delle singole competenze e sulla collaborazione reciproca.
La legge italiana sull'inclusione nelle scuole e gli strumenti ad essa correlati sono un patrimonio nazionale, che molti paesi ci invidiano, che rischia di andare perso, a svantaggio dell'intera collettività, per effetto di una crescente limitazione della spesa pubblica e di un progressivo disinteresse e carenza di attenzione al bene supremo dei bambini, deiragazzi e del concetto stesso di inclusione.

“SostegnoNoTagli" è un gruppo spontaneo costituito da genitori, insegnanti e tutti coloro che operano nella scuola per una reale inclusione degli alunni con bisogni educativi speciali di Milano e Provincia.

Come richiamato nelle Linee Guida Ministeriali sull'Integrazione Scolastica del 2009, che si rifà alla legislazione vigente, le scuole italiane dispongono di una serie di strumenti il cui utilizzo, se adeguato ed realizzato con attenzione ed interesse, è in grado di garantire la realizzazione di un concreto processo inclusivo a vantaggio di tutti coloro che gravitano all'interno della scuola.
E' fondamentale infatti sottolineare che l'inclusione non è un aspetto che riguarda pochi (gli studenti con disabilità) ma un aspetto che riguarda tutti all'interno e fuori della scuola in quanto, se ben realizzata, consente di vivere in un contesto di maggior benessere che favorisce la crescita, gli apprendimenti ed il lavoro di tutte le parti coinvolte, sia sul piano sociale che della didattica (non dimentichiamo che l'attenzione agli alunni con bisogni speciali ha spesso generato approcci educativi innovativi del cui valore aggiunto godono tutti, alunni ed insegnanti)
Ma cosa si intende esattamente per inclusione? Inclusione significa che il contesto si adatta e accoglie la singola persona secondo le sue esigenze al fine di garantirne i diritti riconosciuti per legge ovvero quei diritti riconosciuti a tutti in modo uguale (a scuola, principalmente, il diritto allo studio). Non è la persona quindi che si deve adattare a un contesto fisso e rigido (e, se non è in grado, esserne esclusa), ma è il contesto che deve modificarsi affinché ogni alunno possa essere responsabilmente accolto e i suoi diritti, uguali a quelli di tutti, possano essere pienamente garantiti.
Quindi, una scuola così organizzata é capace di includere gli alunni più fragili ed è in grado di accogliere consapevolmente garantendo a tutti la possibilità di crescere e di apprendere in un clima di benessere e di attenzione, non solo rispettando, ma anche valorizzando le diversità.

Il gruppo "SostegnoNoTagli", consapevole che spesso gli strumenti o aspetti volti all'inclusione vengono poco considerati o addirittura non utilizzati, nonostante siano previsti per legge, si prefigge con questo Manifesto di evidenziare l'importanza degli stessi in un'ottica che consenta di uscire dalla burocrazia, di cui sono stati spesso velati, per riportare alla luce i contenuti per i quali sono stati pensati ed il valore di cui dispongono. La burocrazia priva infatti gli strumenti di senso e significato riducendoli a meri adempimenti di legge: il tempo per espletarli diventa povero di motivazioni e quindi pesante. I contenuti consentono invece di scoprire i valori, attribuendo agli strumenti la loro vera luce in grado di renderli funzionali ed adeguati agli scopi per cui sono stati pensati: il tempo dedicato viene percepito come utile e risulta quindi costruttivo.
Approfondiamo quindi i principali strumenti:

GLHI Gruppo Lavoro Handicap d'Istituto
Motore propulsore e biglietto da visita del processo di inclusione di tutti gli alunni.
Il GLHI, oltre ad essere un organo contemplato dalla legge, la cui costituzione non è quindi discrezionale, è in grado di svolgere la funzione di "motore propulsore" e di "biglietto da visita" della scuola rispetto alla presa in carico, da parte di tutte le componenti, degli alunni con bisogni educativi speciali nel loro percorso educativo e didattico in un'ottica inclusiva e generalizzata che pone l'attenzione sul singolo ed all'insieme per un benessere condiviso. La sua esistenza e il suo regolare funzionamento è bene infatti siano riportati nel POF - Piano dell'Offerta Formativa - della scuola con precisione ed attenzione e in linee generali citato nel Patto di Corresponsabilità a testimonianza dell'impegno verso una reale e partecipata accoglienza degli alunni con bisogni educativi speciali.
E' importante ricordare che al GLHI possono partecipare anche insegnanti curricolari, insieme a quelli di sostegno, e rappresentanti dei genitori degli alunni in generale, non solo quelli con figli con disabilità, proprio perché lo strumento è stato pensato per apportare alla scuola un valore aggiunto in termini di condivisione, consapevolezza delle singole prospettive da cui si osserva il percorso scolastico degli alunni, messa a fattor comune di competenze tanto diverse quanto preziose.
Un GLHI responsabile e correttamente funzionante è quindi uno strumento di valore per l'andamento ed il benessere di tutta la scuola.

GLHO Gruppo Lavoro Handicap Operativo
Momento privilegiato d'incontro per il progetto di vita del singolo alunno con disabilità.
Se, come abbiamo visto, il GLHI è lo strumento volto a realizzare e a monitorare il processo di inclusione a livello di tutta la scuola, il GLHO è uno strumento pensato e finalizzato ad entrare nello specifico dei singoli alunni con disabilità. Gli incontri svolti durante l'anno fra le diverse figure che concorrono a realizzare il progetto di vita dell'alunno con bisogni educativi speciali sono preziosi momenti di scambio, confronto e collaborazione. Ciascuno concorre con la sua esperienza e competenza a preparare il percorso, definendone modalità e obiettivi, che porterà l'alunno alla piena partecipazione scolastica e al suo successo formativo. L'alunno è al centro del progetto e nulla può essere tralasciato o lasciato al caso o alla buona volontà delle singole persone. Ogni insegnante, terapista, clinico, operatore o famigliare o consulente di quest'ultimo è un portatore di 'saperi' e pertanto va coinvolto e ascoltato. La partecipazione di tutti è quindi non solo prevista per legge ma anche indispensabile alla realizzazione di una reale inclusione dell'alunno con disabilità. I GLHO possono essere svolti ogniqualvolta se ne senta la necessità, per condividere idee, dubbi, aspettative e la famiglia deve essere sempre presente o comunque essere preventivamente informata di eventuali incontri extra che gli insegnanti e gli operatori sanitari intendessero realizzare.
Un GLHO condiviso e collaborativo è quindi uno strumento fondamentale per realizzare un valido processo di inclusione in grado di garantire il diritto allo studio dei singoli alunni con disabilità.

PEI Piano Educativo Individualizzato
Un progetto che varca i confini della scuola per confluire nel Progetto di Vita della persona con disabilità.
Il PEI, che deve avere un approccio rivolto al Progetto di vita dell'alunno con disabilità, va perfezionato entro e non oltre i primi due mesi di scuola con un'efficace attività programmatoria collegiale che identifichi le proposte relative all'individuazione delle risorse necessarie, formulate dal Gruppo di Lavoro Handicap Operativo. Segue la compilazione del Profilo Dinamico Funzionale ed è il frutto della partecipazione attiva e della collaborazione fra gli insegnanti di classe e quello specializzato di sostegno, gli educatori, gli operatori sociosanitari, la famiglia e chiunque concorra al progetto di vita dell'alunno. E' un documento dinamico, da aggiornare di anno in anno o più frequentemente se necessario, che accompagna l'alunno secondo una progettualità definita e concordata, tenendo conto delle risorse, dell'aspetto didattico-formativo, psicologico e relazionale.
Si tratta di un progetto che, partendo dalle competenze e abilità dell'alunno, contiene le modalità e i processi necessari al raggiungimento degli obiettivi didattici, educativi, relazionali e di autonomia. Prevede l'individuazione e l'adozione di strategie e strumenti alternativi di insegnamento e di verifica rispetto al programma di classe che, se è effettivamente necessario, può essere semplificato o differenziato.
Come efficace strumento di lavoro, deve essere costruito sulla base delle "effettive esigenze rilevate" e recare l'indicazione del numero di ore di sostegno, di assistenza educativa e alla comunicazione assegnate (è buona norma segnalare anche se tali ore, uniche disponibili, non risultano adeguate ai bisogni effettivi individuati).
Il PEI non deve mai essere considerato un mero atto burocratico, ma uno strumento prezioso che accompagna l'alunno in tutta la sua esperienza scolastica e che, proprio in quanto tale, dovrebbe essere disponibile e utilizzabile sin dal primo giorno di scuola dagli insegnanti di classe tanto quanto dall'insegnante di sostegno. Il PEI assume un'importanza ancora maggiore vista l'impossibilità, nella maggior parte dei casi, di garantire la continuità didattica e delle figure scolastiche di riferimento per l'alunno con bisogni educativi speciali.
Come già espresso la sua definizione prevede la partecipazione attiva anche della famiglia che è chiamata, se d'accordo con i contenuti, anche a sottoscriverlo insieme a tutte le altre figure coinvolte nella sua stesura.
Il PEI infatti è in sostanza un vero e proprio contratto formativo fra scuola, famiglia e agenzie del territorio.
Un PEI ragionato, condiviso e ben strutturato è quindi lo strumento fondamentale per consentire all'alunno con disabilità un'efficace inclusione al fine di garantirne il diritto allo studio quale aspetto fondamentale del proprio Progetto di Vita.

Alla luce degli strumenti principali sopra esposti, ci preme evidenziare che la loro efficacia si basa sempre ed esclusivamente sulla collaborazione aperta, consapevole e disponibile, richiesta per legge, di tutte le figure che ruotano intorno agli alunni con bisogni speciali (insegnanti curriculari, insegnanti di sostegno, educatori, operatori sociosanitari, esperti, famiglia).
La mancanza di tale aspetto fondamentale rischia di vanificare gli sforzi e quindi deve essere sempre richiesto, stimolato ed attivato: se inizialmente lo sforzo può apparire un po' gravoso, con il tempo quasi sempre si avrà modo di verificare che la collaborazione sarà il valore aggiunto in grado di realizzare un reale processo inclusivo di crescita e di apprendimento.
L'alunno con disabilità, quindi, non è di competenza esclusiva dell'insegnante di sostegno, come spesso accade, ma dell'intero consiglio di classe, esattamente come i suoi compagni. Risulta pertanto evidente che anche la continuità didattica ed educativa sono fondamentali per la buona riuscita del percorso intrapreso.

Un processo realmente inclusivo crea benessere e incrementa le possibilità autentiche di apprendimento di tutti gli alunni.
Un processo inclusivo inesistente o solo apparente determina un incremento delle difficoltà dell'alunno con bisogni speciali ("creazione della disabilità") con evidenti e a volte drammatici risvolti, tanto per il singolo quanto per tutti gli altri alunni e le figure coinvolte.
Diamo sempre più valore all'inclusione scolastica e garantiamone la qualità condividendo tutti, dai dirigenti ai collaboratori ATA, un impegno responsabile.
INCLUSIONE: un valore per tutti

Gruppo "SostegnoNoTagli"
Milano, 3 Dicembre 2012

fermare la diffusione del sapere.....

venerdì 18 gennaio 2013

scuola e disabili

raccolta di informazioni su scuola e disabili
FONTE: DISABILI.COM
SCUOLA DISABILI
scuola_DISABILI_LOGOa cura di Ilaria Vacca

Abbiamo raccolto per voi tutte le informazioni utili riguardo l'inserimento scolastico degli alunni con disabilità, con particolare attenzione alle tempistiche e alle eventuali violazioni.
Hai qualche dubbio a cui non riesci a trovare risposta?

RECANATI: scuole aperte


Sabato 19 gennaio // ore 16 - 19
Domenica 20 gennaio // ore 9 - 12
SEDI
Scuola primaria - San Vito
Scuola primaria - Castelnuovo
Scuola secondaria di primo grado (Scuola Media) - San Vito
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Sarà presente personale amministrativo per illustrare le nuove modalità di iscrizione on-line
Scarica la locandina per saperne di più.
Locandina dell'iniziativa della Scuola

giovedì 17 gennaio 2013

a scuola io mangio!

fonte: don orione

franco berrino: dalla parte dei bambini

Dalla parte dei bambini: la relazione di Franco Berrino, medico epidemiologico, tenutasi il 5 dicembre 2012 alla Fondazione Istituto Nazionale dei tumori, dedicata al tema della alimentazione dei bambini e delle ingerenze dell’industria alimentare nei programmi di educazione nelle scuole.

Alcune citazioni di Franco Berrino:
"Basare l’alimentazione quotidiana prevalentemente su cibi di provenienza vegetale con un’ampia varietà di cereali non raffinati, legumi, verdure e frutta"
"Vi ricordo il libretto di Michael Pollan, In difesa del cibo, edizioni Adelphi, che conclude con delle raccomadazioni: se ci sono più di 5 ingredienti non comprate quella roba lì!"
"Ed è anche disponibile, l’industria, a fare dei prodotti migliori, purché si vendano, naturalmente. Allora il nostro ruolo è quello di educare l’industria, non comprando questi prodotti nocivi, non comprando se ci sono più di 5 ingredienti. Rimane poco, eh"
"Rieduchiamo l’industria, diffondiamo l’informazione, aumentiamo la consapevolezza, aumentiamo la coscienza, questo è il nostro compito"


i distributori di merendine a scuola


La pubblicità ci presenta le merendine industriali come sane, nutrienti e leggere. Ma se diamo un’occhiata alle etichette ci rendiamo facilmente conto che sono un cocktail di zuccheri raffinati, grassi idrogenati, conservanti, additivi, aromi artificiali. E le bevande? Gassate, zuccherate, con percentuali irrisorie di frutta. E’ il cosiddetto “cibo spazzatura”, solitamente erogato dai distributori automatici, ormai presenti anche nelle scuole.
Come si concilia la distribuzione in ambito scolastico di queste tipologie di prodotti con le “Linee Guida per l’Educazione Alimentare nella Scuola Italiana” redatte dal Ministero dell’Istruzione della Università e della Ricerca nel settembre 2012 [clicca qui]?
Ed ecco che il rapporto “Policy and Action for Cancer Prevention” (2009) del WCRF - World Cancer Research Fund International - prevede espressamente di non consentire la vendita di bevande zuccherate, né di merendine o di altri snack ricchi di zucchero, sale e grassi, nei distributori automatici e nei bar delle scuole [cfr. pagg. 134/136: clicca qui].
Da qualche tempo alcune scuole italiane hanno adottato provvedimenti in tal senso, introducendo ad esempio nei distributori automatici solo prodotti bio e a chilometro zero [clicca qui].
Ma abbiamo anche esempi dalle istituzioni. La Regione Emilia Romagna ha recentemente approvato le “Linee guida per l’offerta di alimenti e bevande salutari nelle scuole e strumenti per la sua valutazione e controllo” [clicca qui] che, tra l’altro, fornisce gli “Standard nutrizionali relativi ai distributori automatici nella scuola” [clicca qui].
Anche a Milano qualcosa si muove. Pochi giorni fa il Consiglio di Zona 9 ha approvato, su proposta del consigliere Anna Santoiemma, la “Mozione relativa all’inserimento di prodotti provenienti dal commercio equo e solidale nei distributori automatici di alimenti e bevande in Zona 9 (cibi più sani e biologici negli uffici pubblici, nelle biblioteche, nelle scuole, nelle università, nei C.A.M. e nei C.A.G.)”.
Con la delibera n. 384/12 approvata nella seduta del 19 dicembre 2012 [clicca qui] il Consiglio chiede al Sindaco di Milano di adoperarsi affinché gli uffici pubblici, le biblioteche, le scuole, le università, i centri di aggregazione multifunzionale e i centri di aggregazione giovanile dotati di distributori automatici di alimenti e bevande forniscano cibi più sani e all’insegna della tutela dell’ambiente, ovvero prodotti provenienti da agricoltura biologica, dal commercio equo solidale, da filiera corta e a basso impatto ambientale.
Un indirizzo da estendere anche ai bar che si trovano all’interno delle scuole.