venerdì 26 luglio 2013

sostegno scolastico, condannato il miur

fonte: ccord. don orione

sostegno scolastico, condannato il miur

Il Tribunale di Milano ha condannato il Miur per discriminazione ai danni di studenti con disabilità "per aver previsto una dotazione di insegnanti di sostegno inferiore a quella necessaria" [il testo della sentenza del 6 lug 2013].
E’ una vittoria, nelle aule di tribunale, per le famiglie di 16 ragazzi con disabilità che, nel corso dell'anno scolastico 2012-2013, si erano visti assegnare un numero di ore di sostegno inferiore alle loro esigenze. Lo ha stabilito il giudice della Prima sezione civile del Tribunale di Milano accertando la condotta discriminatoria del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca (Miur) ai danni degli studenti con disabilità "per aver previsto una dotazione di organico di insegnanti di sostegno inferiore a quella necessaria per soddisfare le necessità rappresentate dagli organismi scolastici e nei Piani educativi dei minori". Oggetto del ricorso (presentato dall'Associazione Ledha e da 16 famiglie) i provvedimenti adottati dal Miur tra l'aprile 2010 e il luglio 2012 con cui si è determinata una riduzione del numero di insegnanti di sostegno a fronte di un incremento del numero di studenti con disabilità.
A seguito di questi tagli, molti ragazzi con disabilità non hanno potuto usufruire del monte ore di sostegno necessario.
"Leggendo le motivazioni addotte a difesa, da parte delle istituzioni scolastiche e del Ministero non posso non rilevare con preoccupazione il continuo riferimento alla necessità di contenere i costi" sottolinea Franco Bomprezzi, portvoce di Ledha.
"Il giudice, oltre a sanzionare il comportamento del Ministero, per evitare possibili ripetizioni delle condotte discriminatorie accertate ha ordinato che per il prossimo anno scolastico l'Amministrazione fornisca tutte le ore che verranno indicate nel Piano educativo individualizzato per gli alunni che hanno promosso l'azione", aggiunge l'avvocato Livio Neri. "Ovvero una misura per evitare nel futuro il reiterarsi della discriminazione accertata".

disturbi dell'apprendimento: parere della commissione regionale MARCHE salute per le strtture PREPOSTE ALLA DIAGNOSI

DITURBI DELL'APPRENDIMENTO: PARERE FAVOREVOLE DELLA COMMISSIONE REGIONALE SALUTE SULlA DELIBERA PER LE STRUTTURE PREPOSTE ALLA DIAGNOSI
La Commissione Salute della Regione esprime parere favorevole all’atto di Giunta sui requisiti di autorizzazione e di accreditamento delle strutture preposte alla diagnosi e certificazione dei disturbi specifici di apprendimento.
Presieduta da Francesco Comi la Commissione Salute della Regione ha espresso oggi (25 luglio) alla unanimità, il suo parere favorevole sul regolamento che stabilisce i requisiti di autorizzazione e di accreditamento delle strutture preposte alla diagnosi e certificazione dei disturbi di apprendimento.
“Il regolamento – ha detto il Presidente Comi – è uno strumento indispensabile per garantire una diagnosi tempestiva e approfondita dei disturbi dell'apprendimento dei minori in età evolutiva e per salvaguardare il diritto delle famiglie a prestazioni diagnostiche adeguate a costi contenuti.”
La Commissione si è incontrata poi con l’Assessore al Sostegno alla famiglia e ai servizi sociali, Luigi Viventi, con cui ha condiviso le politiche sociali attualmente in atto stabilendo di istituire, a settembre, un tavolo istituzionale per aggiornare la normativa di settore e le economie destinate ai disabili sensoriali. Preso anche l’impegno comune di approvare, sempre a settembre, la legge di riorganizzazione dei servizi sociali sul territorio.
Sono stati poi ascoltati i rappresentanti dell’Associazione nazionale emodializzati dialisi e trapianto (ANED), in merito al problema legato all’acceso vascolare cui debbono sottoporsi questa tipologia di malati e con le OO.SS Filt – CGL, FISCAT CISL e CISL MARCHE per le problematiche relative al trasporto sanitario.
“Quanto emerso nel corso di questi due incontri – ha detto Comi – è molto utile e sarà sottoposto dalla Commissione all’attenzione della Giunta regionale.”
— con Francesco Comi II e Antonella Foglia.

mercoledì 24 luglio 2013

libri digitali a scuola: ministro sospende l'obbligatorietà

fonte: cronache e attualità 2.0

Libri digitali a scuola: ministro sospende l'obbligatorietà

Lunedì 22 Luglio 2013, 13:16 in Cronaca italiana di

Soddisfatti gli editori, che temevano di vedere crollare i loro guadagni. Se ne riparla per il 2015-2016.
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I libri digitali a scuola non saranno obbligatori neanche nel settemmbre 2014, ultima data fissata dal decreto Profumo. L'attuale ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, ha infatti incontrato gli editori, allarmati per la rapida evoluzione digitale dietro i banchi di scuola, rassicurandoli: "Fermiamo tutto. L'accelerazione impressa all'introduzione dei libri digitali è stata eccessiva. Voglio prendere in mano la questione ed esaminarla a fondo. Deponete le armi".
Il governo non vuole tornare indietro, così ha detto il ministro, su una strada ormai tracciata. Ma i tempi non saranno quelli previsti dal decreto. Gli editori, per cautelarsi, avevano già fatto ricorso al Tar, con la paura di vedere i propri guadagni calare sensibilmente. Anche per questo, Carrozza ha deciso di bloccare tutto: non vuole contenziosi di alcun genere.
A questo punto, è molto probabile che l'obbligatorietà del libri di testo scolastici slitti all'anno 2015-2016. Il Miur non ha ancora spiegato se alla frenata sui tesi digitali corrisponderà lo sblocco del tetto sui costi imposto da Profumo alle aziende (con risparmi per le famiglie dal 20 al 30 per cento).
Carrozza ha deciso di sospendere tutto anche spaventata dal ritardo tecnologico della scuola italiana. Gli editori esultano: "Avremmo dovuto macerare interi magazzini. L'accelerazione sui libri digitali non poggiava su alcuna seria e documentata validazione di carattere pedagogico e culturale, così come non sono state valutate le possibili ricadute sulla salute dei bambini e degli adolescenti, sottoposti a un uso massiccio di materiale tecnologico".

Camerino: università gratis alle matricole figlie della crsi

fonte: FP-CGIL

Camerino, Università gratis alle matricole figlie della crisi

La sfida del rettore: le nuove generazioni sono la speranza Il buco di bilancio sarà coperto con fondi Ue accantonati

19/07/2013
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La Stampa
Nadia Ferrigo
Al diavolo le tasse, il futuro non può - e non deve – pagare la crisi. Negli ultimi dieci anni le immatricolazioni universitarie sono crollate, di pari passo con le risorse destinate a borse di studio, alloggi e mense scolastiche: il taglio ai fondi statali in programma per i prossimi tre anni supera il 90 per cento. Se nulla cambia, l’università per tutti non sarà che uno sbiadito ricordo. Flavio Corradini, rettore dell’università di Camerino, è il primo a invertire la rotta: l’ateneo marchigiano ha deciso che le matricole con uno o entrambi i genitori in cassa integrazione, mobilità o che hanno perso il lavoro nell’ultimo anno, a settembre non pagheranno le tasse.

«Dobbiamo superare questo momento e dobbiamo farlo tutti insieme. Dobbiamo capire che o vinciamo tutti, o perdiamo tutti – commenta il rettore -. Ognuno deve fare la propria parte, dare il suo contributo, anche se piccolo». Detto, fatto. Oltre a un voto di maturità superiore a novanta centesimi, per avere diritto all’esenzione gli studenti devono essere residenti nell’area tra Macerata e Fabriano, tra i territori più colpiti dalla crisi.

Basta pensare alla Indesit, che, salvo colpi di scena, chiuderà lo stabilimento di Melano, lasciando a casa più di 400 persone. Nelle Marche solo nell’ultimo anno sono scomparsi più di novemila posti di lavoro, la disoccupazione è schizzata ben oltre il dieci per cento e i dati su cassa integrazione e mobilità sono da record: l’anno scorso le domande di mobilità o sussidio presentate all’Inps sono state più di novantamila. Senza poter contare su uno stipendio sicuro, le rinunce si fanno sempre più dolorose.

«Sono sempre di più le famiglie che non possono permettersi l’università per i figli – continua Corradini -. Questo è un danno enorme non solo per i ragazzi, ma anche per il nostro territorio: se perdiamo le nuove generazioni, tra qualche anno non avremo più nessuna possibilità di uscire dalla crisi. Non è stato facile, ma per fortuna siamo riusciti ad accantonare delle riserve con i fondi europei a disposizione delle università».

L’università di Camerino ha inoltre messo a disposizione delle nuove matricole dieci borse di studio da 2.400 euro, sempre assegnate agli studenti più meritevoli e residenti nel fabrianese e maceratese. Un’altra iniziativa per aiutare chi ha le capacità, ma non i mezzi per continuare a studiare.

«Con quella cifra, i ragazzi possono affrontare con tranquillità le spese per trasporti e libri di testo. Può sembrare poco, ma vi assicuro che è una risorsa che nel bilancio di una famiglia in difficoltà fa la differenza. Non si tratta solo di plasmare nuove figure professionali competitive sul mercato del lavoro, in gioco c’è qualche cosa di molto più importante – conclude il rettore Corradini -. Rischiamo di dimenticare che l’università ha un ruolo sociale insostituibile: i ragazzi studiando hanno la possibilità di crescere, di maturare in un ambiente internazionale, molto stimolante».http://www.flcgil.it/rassegna-stampa/nazionale/camerino-universita-gratis-alle-matricole-figlie-della-crisi.flc

domenica 21 luglio 2013

MENSE SCOLASTICHE : BIOLOGICHE PER LEGGE

fonte: orto cittadino sinergico


Mense scolastiche: biologiche per legge!

Pubblicato 15 maggio 2013 da Enrico Marcolongo in Info, News. Taggato con: Agricoltura Sinergica, Ecologia, LEGGE 23 dicembre 1999, Mense bio, n.488,
Quanti di voi hanno sognato che le mense scolastiche e ospedaliere fossero biologiche e utilizzassero prodotti sicuri e sani al 100% ?
Credo in molti. Io sono tra quelli e da pochi giorni ho scoperto che una legge impone questo già c’è dal 1999!
Mi sto riferendo alla Legge 23 dicembre 1999 n. 488 (precisamente al comma 4 dell’articolo 59) che recita testualmente:

Per garantire la promozione della produzione agricola biologica e di qualità, le istituzioni pubbliche che gestiscono mense scolastiche ed ospedaliere prevedono nelle diete giornaliere l’utilizzazione di prodotti biologici, tipici e tradizionali nonchè di quelli a denominazione protetta, tenendo conto delle linee guida e delle altre raccomandazioni dell’Istituto nazionale della nutrizione. Gli appalti pubblici di servizi relativi alla ristorazione delle istituzioni suddette sono aggiudicati ai sensi dell’articolo 23, comma 1, lettera b), del decreto legislativo 17 marzo 1995, n.157, e successive modificazioni, attribuendo valore preminente all’elemento relativo alla qualità dei prodotti agricoli offerti.
Come se non bastasse, le Direttive 1996/5/CE e 2003/13/CE stabiliscono che per la produzione di alimenti poi destinati a lattanti e bambini alcune sostanze antiparassitarie siano del tutto vietate, e che per le altre non debbano essere presenti residui in quantità superiore a 0,01 mg/kg (cioè non più di un grammo di residuo su 100 tonnellate di alimenti: praticamente zero).
Ringrazio Carla e Maurizio per la segnalazione, altre info le trovate QUI.

Alcune leggi “illuminate e rivoluzionarie” già sono state scritte, semplicemente non le conosciamo o non ci battiamo perchè vengano applicate. Faccio dunque un appello a tutte le persone, associazioni, cooperative, aziende, chiunque stia percorrendo il sentiero verso un futuro migliore: fate girare questa notizia con ogni mezzo, organizziamo ovunque incontri con i comitati genitori per informarli e con le pubbliche amministrazioni per chiedere di rivalutare il fornitore (se risultano verdure “industriali”).

Mi permetto un consiglio come genitore: non fidiamoci di “sedicenti biologici” che appariranno come limacce in primavera! Chiediamo esami/analisi agli alimenti proposti e chiediamo anche una analisi del terreno dove questi prodotti verranno prodotti. L’ideale poi sarebbe che qualche genitore ogni tanto passasse dai produttori per vedere/partecipare ai lavori nel campo, solo così avremo la totale certezza che il prodotto è sano e il contadino serio e coerente!

Non sentitevi tutelati dal semplice marchio “Biologico”!

Questa legge è di una importanza incredibile perchè rinforza il tessuto agricolo locale, spingendolo verso nuovi sistemi di agricoltura naturale. Inoltre auspico e sogno la realizzazione di orti in tutte le scuole, da far gestire ai bimbi 1-2 ore alla settimana coadiuvati da un genitore opportunamente formato. In questo caso il risparmio per le pubbliche amministrazioni sarebbe importante perchè si auto-produrrebbero buona parte delle verdure.
Dopo aver visto sindaci ripulire le aiuole per tagliare le spese, spero di rivederli con la zappa in mano per realizzare l’orto scolastico, con l’aiuto dei genitori e dei bambini… il primo passo per una transizione consapevole e partecipata.



istruzione e formazione tecnica superiore: mappa digitale

fonte: FP-CGIL
Istruzione e Formazione Tecnica Superiore: una mappa digitale per orientarsi


Presente sul sito anche una raccolta delle norme di settore in vigore.

26/06/2013

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Sistema nazionale di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore: i documenti normativi

Mappa digitale Sistema nazionale di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore

L'art. 69 della Legge 144/99 ha dato l'avvio al complesso processo di costruzione del sistema nazionale di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore, finalizzato ad istituire percorsi “non accademici” nell'alta formazione che coniugassero in maniera feconda formazione con il mondo del lavoro.



Il comma 631 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 ha previsto la riorganizzazione del sistema dell'istruzione e formazione tecnica superiore. L'art. 13 della legge 2 aprile 2007, n. 40, nel ripristinare gli istituti tecnici e professionali nella secondaria di II grado, soppressi dalla Riforma Moratti, peraltro mai entrata concretamente in vigore, ha previsto l'istituzione degli Istituti Tecnici Superiori nell'ambito della predetta riorganizzazione.



Questo complesso processo di trasformazione veniva recepito in maniera compiuta nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 25 gennaio 2008. Tale atto normativo prevede tre tipologie di interventi:



offerta formativa e i programmi di attività realizzati dagli Istituti Tecnici Superiori (ITS)

offerta formativa riguardante i percorsi di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS)

la costituzione e lo sviluppo dei Poli tecnico-professionali.

In base all'art. 11 del DPCM 25/01/2008 tali interventi possono essere attivati solo se adottati nei piani territoriali triennali di esclusiva competenza delle Regioni.



Per diventare operativo il nuovo sistema di formazione tecnica superiore necessitava di una serie di atti normativi applicativi che con lentezza e molte contraddizioni sono stati parzialmente emanati in questi anni.



Per comprendere le relazioni e i rapporti tra le norme di settore sin qui emanate, la FLC CGIL mette a disposizione due strumenti informatici:



una mappa digitale del sistema nazionale di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore che permette di avere un quadro d'insieme di questo segmento del sistema formativo

la raccolta delle norme in vigore con i nostri approfondimenti.

ATTENZIONE: sia nella mappa che nella raccolta sono presenti esclusivamente le norme effettivamente in vigore o la cui emanazione è imminente.



I due strumenti saranno continuamente e tempestivamente aggiornati con l'emanazione di ulteriori disposizioni



Consigli per l'utilizzo della mappa digitale

La mappa è un documento che consente di poter "navigare" e osservare i rapporti tra le norme in maniera molto libera e senza schemi precostituiti.



Tuttavia richiede una fase di studio preliminare che possiamo così riassumere:



1.seguire i percorsi indicati dai differenti colori delle frecce che uniscono le caselle di testo senza cliccare sui link ivi presenti

2.scegliere un percorso a piacere cliccando sui vari link

3.dopo aver completato la lettura dei contenuti ripercorrere il percorso "senza clic"

4.ripetere le operazione di cui ai punti 2) e 3) per gli altri percorsi

5.provare a dare una lettura "complessiva" di tutta la mappa

Al termine di queste operazioni, che consentiranno al lettore di impadronirsi dei contenuti della mappa, sarà possibile una lettura libera finalizzata all'individuazione di ulteriori percorsi o rimandi non previsti.



Buona navigazione!



giovedì 11 luglio 2013

istituti professionali. fondi pubblici/gestione privata: come la scuola statale diventa privata

fonte: USB

Fondi pubblici/gestione privata: come la scuola statale diventa privata


Nazionale – martedì, 09 luglio 2013
DALLA CALABRIA ALLA LOMBARDIA:
NON VOGLIAMO ESSERE PRIVATI DI NIENTE!
Vi proponiamo un primo approfondimento sul tema:
Trasformare la scuola in una azienda che opera all'insegna di criteri di mera efficienza e produttività, cambiare il concetto sociale di quello che si intende per istruzione rendendo la conoscenza una merce controllabile, modificabile e flessibile alle esigenze di mercato: questo il progetto dei numerosi tentativi che negli ultimi venti anni hanno messo la pubblica istruzione al centro di interessi economici cospicui volti alla distorsione di patrimonio pubblico verso aziende e soggetti privati o al disfacimento del mandato educativo delle istituzioni scolastiche.
Come operare questa trasformazione?
Le parole chiave sono sempre le stesse: gerarchizzazione, valutazione, competitività, sussidiarietà, modernizzazione, privatizzazione, regionalizzazione.
Lo strumento è quello delle Fondazioni a partecipazione privata.
Prendiamo due esempi da Nord a Sud: la Regione Calabria1 e la Regione Lombardia2 hanno da poco annunciato la costituzione dei Poli Tecnico-Professionali (Ptp), una nuova proposta di accordo di rete tra scuole superiori e aziende in cui appare con chiarezza come ci si stia pericolosamente avviando verso una sempre maggiore ingerenza dei privati nelle scuole statali.
Calabria:
nell'incontro organizzato dall'USR Calabria si è discusso del Piano Triennale sui Poli Tecnico-Professionali con proposte quali: la rimodulazione dei curricola per formare i docenti; l'entrata nei consigli di classe di imprese e aziende; la formazione dei dirigenti scolastici; l'impresa come agenzia formativa; la flessibilità e la competenza per l'immissione nel mondo del lavoro. Sul sito della Regione Calabria3 è stato pubblicato il bando della costituzione dei Ptp che prevede un finanziamento di 13 milioni di euro per favorire la nascita di questi Poli tecnico-professionali nel settore del Turismo e dell'agribusiness. Difficile dimenticare la vertenza dei precari calabresi nel 2009 che davanti ai 7 milioni stanziati dai Fondi Europei per i “progetti” del salva-precari dimostrarono quanto fossero insufficienti per arginare il più grande licenziamento di massa operato nella scuola dal piano Gelmini, che in realtà solo il 30% andava effettivamente ai precari (alcuni sono ancora in attesa del compenso) e soprattutto che i contratti a prestazione d'opera con i quali pretesero di assumere per quei progetti erano una sciagura per i diritti dei lavoratori e per la qualità della scuola. Difficile scordare tutto il piano di ridimensionamento scolastico che ha visto le scuole agrarie statali accorpate e cancellate. Due fatti apparentemente scollegati che ora probabilmente trovano un senso in questi soldi (residui dei fondi europei!) ancora una volta destinati alle aziende.

Lombardia:
l'assessore regionale all'Istruzione Valentina Aprea, con pieno appoggio del Direttore dell'USR De Sanctis, al convegno “A scuola di futuro” ha annunciato l'avvio della costituzione dei Ptp che si uniranno agli istituti tecnici superiori (Its) e agli istituti di istruzione e formazione tecnica superiore (Iefts) per attivare quella che l'assessore definisce “la formazione professionalizzante”. Le aziende, insomma, potranno candidarsi, nel corso dell'estate, per partecipare alla costituzione di reti scuola-imprese delle quali faranno parte indifferentemente gli istituti statali o paritari privati che abbiano da tre anni almeno nel proprio piano dell'offerta formativa un indirizzo di studio riferibile a una specifica area economica.
Accade, così, che dalle casse della regione Lombardia escano 20 milioni di euro per il finanziamento dei Ptp e il sostegno economico ai corsi di questa formazione in quanto, secondo l'assessore Aprea, le aziende sarebbero da considerarsi all'interno di questo progetto come dei “luoghi formativi di apprendimento in situazione”. All'implementazione dei servizi di placement ed orientamento degli istituti scolastici di secondo grado contribuirà, invece, il Programma “FIxO Scuola e Università”, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e realizzato da Italia Lavoro S.p.A. Si tratta di un progetto ispirato dai principi contenuti nell'Agenda 2020 dell'Unione Europea, la strategia europea per la crescita che pensa all'integrazione tra formazione, percorsi di studio e sistema produttivo come al processo più adeguato alla riduzione dei tempi di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Per questo progetto vengono messi a disposizione quest'anno fondi pari a 1.320.000 euro per le imprese e i datori di lavoro privati che presenteranno richiesta di contributo per la stipula di contratti di apprendistato di alta formazione e ricerca.

La strategia prevede un rapporto strutturato tra Regioni e sistema scolastico-universitario. Infatti la Regione Lombardia integrerà il finanziamento con 450.000 euro ai quali si aggiungeranno anche 600.0004 euro per la realizzazione di tirocini formativi e di orientamento extracurriculari.
Se gli interessi economici dei poteri forti e delle lobbies politiche vogliono rendere la scuola statale il luogo in cui imparare a produrre, consumare e obbedire il compito formativo ad essa assegnato, in un acuirsi sempre maggiore delle disuguaglianze sociali, sarà unicamente quello di “assicurare l'accesso all'apprendistato di quelli che non costituiranno mai un mercato redditizio e la cui esclusione dalla società in generale si accentuerà nella stessa misura per cui altri continueranno a progredire”5
In linea con quanto dichiarato dall'OCSE per cui l'apprendimento va concepito come continuo (una sorta di apprendistato a vita) in quanto deve accompagnare il lavoratore per tutta la sua vita (long life learning) in modo da renderlo flessibile e quindi adattabile alle richieste del mercato, l'istruzione viene ad assumere un mandato completamente differente da quello avuto dal secondo dopoguerra ad oggi: “dare la priorità allo sviluppo delle competenze professionali e sociali per un migliore adattamento dei lavoratori ai cambiamenti nel mercato del lavoro6. Nella versione riletta in Italia di questo processo fanno parte i percorsi formativi professionali (finanziati dalle Regioni e gestiti da Enti in mano di Sindacati o parrocchie varie) qualora fallita l'azienda, cassaintegrazione e licenziamenti si abbattono sempre solo sui lavoratori.
In questo modo si cerca di introdurre nelle scuole statali gli interessi aziendalisti in funzione dei quali successivamente declinare l'offerta formativa.
Il dettame costituzionale, invece, assegna alle nostre scuole statali il compito di costruire conoscenza disinteressata e sapere critico.
La scuola-azienda che avvia al lavoro “sfruttato” è orientata alla produzione di specifiche capacità personali che rendano l'individuo operativo, in tempi brevi, con un bagaglio esclusivo di competenze necessarie a questa o quella azienda. In questo quadro lo studente diventerà sempre più un cliente-consumatore di materiali tecnologici attraverso i quali sarà chiamato a partecipare a un sistema educativo “modernizzato”. Non a caso negli ultimi anni abbiamo assistito a un aumento massiccio degli investimenti in strumentazioni tecnologiche e informatiche – la cui utilità in ambito pedagogico è ancora tutta da dimostrare – mentre gli investimenti in termini di risorse umane continuano a rientrare nelle voci dei tagli alla spesa pubblica.

La formazione, dunque, è diventata una merce: non bastano i fallimenti e la crisi generale provocata dalla gestione privata delle imprese negli altri settori, stanno “esportando” lo stesso modello a finanziamento pubblico/gestione privata anche nell'istruzione e nella formazione.

In nome del tasso di disoccupazione sempre crescente nel nostro paese – che certamente non è figlio della mancanza di lavoratori qualificati come dimostra il dato degli oltre 25% lavoratori “overeducated” che in Italia svolgono mansioni sottodimensionate rispetto al proprio percorso formativo si tenta di adattare l'insegnamento ai bisogni del mercato imposti dal sistema economico capitalista e, quindi, per sua natura flessibile, instabile e competitivo.

Un po' di normativa:
I Poli Tecnologici sono possibili dall'art. 52 della legge 35/2012 in cui “sono adottate linee guida per conseguire i seguenti obiettivi, a sostegno dello sviluppo delle filiere produttive del territorio e dell'occupazione dei giovani” attraverso: la costruzione di una offerta coordinata, a livello territoriale, tra i percorsi degli istituti tecnici, degli istituti professionali e di quelli di istruzione e formazione professionale di competenza delle regioni; favorire la costituzione dei poli tecnico-professionali (legge n. 40/2007); la promozione di percorsi in apprendistato (art. 3 decreto legislativo n. 167/2011). Stando all'art. 11 del decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 25/01/2008- l'ultimo atto dell'ex ministro Fioroni che istituisce le Fondazioni private degli ITS- questi interventi sono attivabili solo se precedentemente adottati nei piani territoriali triennali di esclusiva competenza delle Regioni.
Il 26 settembre 2013 un altro passaggio importante è stata la definizione delle Linee Guida stipulate tra Stato, Regioni e Autonomie Locali per il Decreto attuativo dell'art.52 della legge 35 del 2012 per consolidare e sviluppare i rapporti tra istituti tecnici, istituti professionali, centri di formazione professionale e imprese, con la definizione della “mappa” per collegare filiere formative e filiere produttive, la costituzione dei Poli tecnico-professionali a livello provinciale e il potenziamento dell’autonomia e del ruolo degli Istituti tecnici Superiori (I.T.S.).”7

In fuga dai processi di democratizzazione degli studi tutti i paesi europei si stanno impegnando in una forte deregolamentazione per rendere i sistemi educativi sempre più autonomi, collegati con il territorio di riferimento e, quindi, sempre più decentrati, questo all'apparenza. A decidere in realtà sono i processi economici internazionali decisi dalla Troika -Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea e Unione Europea- a determinare la direzione dei flussi dei finanziamenti.
Che poi i politici nostrani non sappiano neanche spenderli quando arrivano “per la troppa corruzione” è cosa italiana!
Luogo di nascita, sesso e ceto sociale tornano ad essere i fattori determinanti dello sviluppo di ogni singolo essere umano.

Rifiutiamo con forza questo modello aziendalista introdotto da un falso principio di sussidiarietà per cui lo Stato, che reperisce le risorse economiche per l'acquisto di caccia bombardieri F-35 piuttosto che investire nella scuola statale, trova nell'intervento delle Regioni una sorta di supplenza al proprio mandato costituzionale secondo il quale dovrebbe, invece, garantire ai cittadini su tutto il territorio nazionale una comune istruzione culturale a prescindere dal luogo di residenza.

Rifiutiamo come educatori, lavoratori e cittadini l'idea che la scuola statale possa essere trattata come strumento funzionale esclusivamente alla formazione dei lavoratori di domani costretti a un ingresso precoce nel mondo del lavoro da minorenni apprendisti non retribuiti e sfruttati ancora prima di concludere il proprio percorso di istruzione culturale.

1 alla presenza dell'assessore regionale Caligiuri e e della sottosegretaria all'istruzione Ugolini (Link)
5 Adult learning and Technology in OECD Countries, OECD Proceedings, Paris1996 citato in Nico Hirtt, Mercificazione dell'educazione.
6 Pour une Europe de la connaissance, COMMISSION DES COMMUNAUTES EUROPEENNES
Bruxelles, le 12.11.1997 COM(97) 563 final

lunedì 1 luglio 2013

IL GRAN CAOS DEI BISOGNI SPECIALI

fonte: flc-cgil, rassegna stampa. ITALIA OGGI

Il gran caos dei bisogni speciali

Cresce la protesta per la mancanza di risorse e criteri, spunta l'ipotesi di uno slittamento


ItaliaOggi
Alessandra Ricciardi
A tutti i docenti capita di dover gestire classi con alunni iperattivi o che non spiccicano una parola di italiano. Alunni che non necessitano del supporto di un docente di sostegno, visto che non si tratta assolutamente di difficoltà mediche certificate, ma di un piano personalizzato di studi sì.
Da quest'anno le esigenze degli alunni devono essere tutte schedate per rispondere alla rilevazione dei Bes, i bisogni educativi speciali, strumentali al piano per l'inclusione e alla successiva elaborazione di piani personalizzati che dovranno coinvolgere il personale scolastico a vario modo in servizio, dai docenti di sostegno, se ci sono, agli Ata. La schedatura dovrà indicare le disabilità certificate, i disturbi evolutivi specifici, come i disturbi dell'apprendimento, ma anche eventuali situazioni di svantaggio, da quella sociale ed economica a quella linguistica e culturale, dal disagio del comportamento a quello relazionale. A doverlo fare sono i collegi dei docenti che, in base a quanto previsto dalla circolare ministeriale n.8 del marzo scorso, e sulla scorta del lavoro fatto da un gruppo interno ad hoc, dovranno stilare il piano per l'inclusione e trasmetterlo alle direzioni regionali entro il 30 giugno. Ma nelle scuole la protesta contro questo nuovo adempimento sta crescendo. I docenti non contestano l'opportunità di interventi didattici personalizzati (da tempo già realtà) ma che si porti a regime un sistema senza prevedere a monte le risorse aggiuntive necessarie. Tanto che la stessa circolare ministeriale prevede che il piano venga aggiornato a settembre in base ai fondi effettivamente assegnati alle scuole. Ma c'è anche una carenza di indicazioni, è la lamentela che sta prendendo piede via web. Come si fa per esempio a classificare il disagio socioeconomico? Basta la sola segnalazione dei servizi sociali? E quando l'avere una famiglia di origini straniere costituisce una difficoltà da certificare? Ancora una volta, è l'accusa, i docenti sono lasciati da soli e si rischia di tramutare una opportunità nell'ennesimo adempimento burocratico. Sul piede di guerra anche alcune associazioni di genitori, che temono che con i Bes vengano distolte attenzioni agli alunni con disabilità. Domani i vertici del ministero incontreranno i sindacati che hanno chiesto chiarimenti e attività di accompagnamento e di formazione adeguate per i docenti. La Flc-Cgil ha proposto nel frattempo lo slittamento della scadenza del 30 giugno: per dare tempo alle scuole di organizzarsi, magari avendo anche un anno di prova per sperimentare le migliori pratiche. La Uil scuola torna invece a battere sulla necessità di introdurre l'organico funzionale. Lo slittamento della scadenza di giugno è stato già deciso in autonomia dal Piemonte: il piano può essere trasmesso entro fine settembre. Mentre l'Emilia Romagna ha ricordato alle proprie scuole che una sorta di piano per l'inclusione era già previsto dalla legge n. 517/1977: nulla di nuovo sotto il sole