lunedì 2 novembre 2015

ANAGRAFE EDILIZIA SCOLASTICA

Anagrafe Edilizia Scolastica: la presentazione ufficiale del Governo

Sono trascorsi quasi vent’anni dalla legge n. 23 del 1996 [clicca qui] che ha istituito lo strumento volto ad accertare la consistenza, la situazione e la funzionalità del patrimonio edilizio scolastico: la cosiddetta Anagrafe nazionale dell'edilizia scolastica.
Finalmente, lo scorso 7 agosto 2015 l'annuncio ufficiale del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini e dal Sottosegretario Davide Faraone che ha detto: "Oggi è stata una giornata storica per l'edilizia scolastica del nostro Paese. Dopo più di vent'anni finalmente è stata presentata l'Anagrafe. Un fatto per nulla scontato. Per avere i dati e renderli trasparenti abbiamo dovuto vincere diverse resistenze" [sic!].
La conferenza stampa è stata l’occasione per una disamina del patrimonio edilizio scolastico nazionale. Alcuni dati:
- dei 42.292 edifici censiti, 33.825 risultano attivi mentre nel rimanente 20% (8.450) non sono svolte attività (si tratta di edifici in ristrutturazione, edifici in costruzione, edifici dismessi, ecc...) o comunque non sono associati ad istituzioni scolastiche;
- il 70% è stato costruito appositamente per uso scolastico (dunque il 30% delle scuole sono alloggiate in edifici originariamente non destinati ad uso scolastico)
- il 50% degli edifici è stato costruito prima del 1971, anno di entrata in vigore dell’obbligo di certificazione del collaudo statico, per cui solo il 49% possiede tale certificato, mentre il 48% degli edifici non ha potuto fornire l’attestato di agibilità;
- nel 77% dei casi gli edifici scolastici sono di proprietà dei Comuni, il 9% appartengono alle Province, il 2% è riconducibile ad altri Enti pubblici e una percentuale uguale a società o persone private.

Nessuna novità per quanto ci riguarda, sono informazioni che conosciamo bene. Da anni pubblichiamo nel nostro blog i dati sulle condizioni degli edifici scolastici italiani forniti da Cittadinanzattiva e Legambiente.
Durante la conferenza stampa il sottosegretario Faraone ha dichiarato che “[…] Adesso con un click tutte le famiglie potranno vedere le condizioni della scuola dove mandano il figlio” [il comunicato del Miur].
Come? Per avere informazioni sulle condizioni delle nostre scuole occorre, per il momento, accedere alla sezione Scuole in Chiaro del sito del Miur dove sono stati caricati i dati relativi all’edilizia scolastica sulla pagina di ogni scuola accanto a quelli relativi a personale, alunni, servizi. Cliccando sul tasto “edilizia” si possono conoscere scuola per scuola tutti i dati forniti al Miur dagli Enti locali proprietari degli edifici scolastici, fra cui vincoli, catasto, collegamenti, età dell’edificio.
Facciamo un esempio. Se vogliamo verificare i dati degli edifici dell'ICS Don Orione di Milano (via Fabriano 4): 
- accedo al sito della scuola per ricercare il codice meccanografico (ma non è necessario, posso utilizzare altri criteri) 
- accedo al portale del Ministero "La Scuola in Chiaro" [clicca qui]
- dopo aver inserito il codice meccanografico il sistema mi propone i tre plessi dell'istituto
- scelgo quello che mi interessa e clicco sull'icona "edilizia"
- dopo una pagina con un avviso di servizio devo cliccare sul link dell'edificio, quindi su "dati di dettaglio"
- a questo punto ho a disposizione ben 18 ambiti (dati anagrafici, macro ambiti funzionali presenti, vincoli, catasto, ...) che forniscono informazioni sugli edifici.

Leggiamo, ad esempio, nel caso del plesso di via Fabriano, che non è dotato di palestra né di mensa (ma questo non è vero), che è posto nelle vicinanze di sorgenti di radiazioni elettromagnetiche [quali?], che non è stato progettato né adeguato con la normativa tecnica antisismica, che l'impianto di riscaldamento è centralizzato a metano, che non dispone di pannelli solari, che i dati su origine ed età dell'edificio non sono congruenti, che lo stato di conservazione del corpo di fabbrica non è dei migliori (tutte le strutture necessitano di manutenzioni o rifacimenti ex-novo, ad esempio le scale e l'impianto di riscaldamento), che l'edificio è dotato di accorgimenti per ridurre i consumi energetici [quali?]. Ed altro ancora.

Per i dati relativi alle certificazioni degli edifici (il punto 15-condizioni di sicurezza?) occorrerà attendere, a seguito di accordo in conferenza unificata di intesa con Comuni e Province, il 31 gennaio 2016.
Entro questa data, inoltre, vi è l'impegno degli enti proprietari ad aggiornare i dati incompleti, ed aggiungiamo, errati.
Non ci è del tutto chiaro se, una volta a regime, i dati degli edifici saranno visibili alle famiglie su un'altra piattaforma dedicata, o continueranno ad essere fruibili sul portale "Scuole in chiaro".

Nel corso della conferenza stampa, il Ministro Giannini ha inoltre firmato due decreti:
- il primo assegna 40 milioni di euro per le indagini diagnostiche dei solai, strutturali e non strutturali, in circa 7.000 scuole;
- il secondo stanzia 300 milioni per la costruzione di scuole innovative. Le risorse verranno ripartite a livello regionale in modo che ciascuna Regione abbia almeno un edificio di nuova generazione.

DOCUMENTI:
- il comunicato stampa del Miur del 7 agosto 2015 [clicca qui]
- presentazione anagrafe edilizia SCOLASTICA illustrata nella conferenza stampa del 7 agosto 2015 [clicca qui]
- i principali dati regionali dell'anagrafe edilizia scolastica [clicca qui]
- i principali dati provinciali:
-- agibilità [clicca qui]
-- collaudo statico [clicca qui]
-- collegamenti scuola bus [clicca qui]
-- doc valutazione del rischio [clicca qui]
-- età di costruzione [clicca qui]
-- piano di emergenza [clicca qui]
-- riduzione consumi [clicca qui]

circolare ministro giannini: nessuna teoria gender solo lotta alla discriminazione

“Nessuna teoria gender, combattiamo solo le discriminazioni”

Scuola
Il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini in aula alla Camera durante le votazioni sugli emendamenti della riforma della scuola. Roma 08 luglio 2015. ANSA/ANGELO CARCONI
Il ministero dell’Istruzione trasmette a tutti i presidi una circolare per mettere fine alle polemiche su presunte ideologie connesse alla riforma della Buona Scuola. E Giannini minaccia querele
“Tra le conoscenze da trasmettere non rientrano in nessun modo né ‘ideologie gender’ né l’insegnamento di pratiche estranee al mondo educativo”. Il ministero dell’Istruzione prova così a respingere una volta per tutte le accuse partite da una parte del mondo cattolico e da alcune associazioni conservatrici riguardo alla presunta presenza nella riforma della Buona Scuola di riferimenti a una fantomatica teoria gender, che tanto ha allarmato insegnanti e genitori.
In una circolare inviata a tutti i presidi italiani, il ministero chiarisce la norma contenuta nel testo della legge, con tanto di riferimenti normativi. E sintetizza le finalità della norma: “Nell’ambito delle competenze che gli alunni devono acquisire – si legge nella circolare – fondamentale aspetto riveste l’educazione alla lotta ad ogni tipo di discriminazione, e la promozione ad ogni livello del rispetto della persona e delle differenze senza alcuna discriminazione”.
E il ministro Stefania Giannini, intervistata da Radio 24, va oltre e minaccia anche di portare in tribunale chi porta avanti queste accuse infondate: “Chi ha parlato e continua a parlare di teoria gender in relazione al progetto educativo del governo Renzi sulla scuola, compie una truffa culturale. Ci tuteleremo con gli strumenti legali”.


CIRCOLARE GIANNINI SUL GENDER

genitori di figli con disabilità

fonte: disabili.com
Vorremmo più considerazione, siamo genitori, genitori alla massima potenza, quasi marziani, non involucri vuoti senza cervello"

Nel quotidiano imbattermi su pagine e profili sui social network dedicati alla disabilità, mi capita sempre più spesso di accorgermi di come un nuovo soggetto si stia muovendo in maniera sempre più forte, coordinata e organizzata. Si tratta dei famigliari - in particolare dei genitori - di persone con disabilità.

Si tratta, dicevo, di un "soggetto" che spesso - ma non sempre - si muove al di fuori di formule associative, ma fa gruppo, appunto, attraverso i social network per confrontarsi, cercare consigli, ma anche organizzare azioni di protesta. A leggere con attenzione i post di questi genitori, ci si accorge che si tratta di una piccola grande miniera di informazioni, di conoscenze "dal basso" che, se legittimate della giusta attenzione, se messe a frutto, se chiamate in causa nei dovuti spazi istituzionali, apporterebbero un contributo di conoscenze ed esperienze che spesso oggi manca proprio in quei tavoli.

Che le famiglie siano quella spina dorsale che è l'assistenza e il supporto alle persone con disabilità in Italia è un dato riscontrabile non solo nella nostra esperienza quotidiana (penso ad esempio alla sezione Genitori insieme del nostro forum), ma è anche certificato dai numeri.
L'esperienza di un genitore a contatto con la disabilità lo trasforma spesso in un esperto di leggi, in un quasi infermiere, in un costruttore di ausili.  Mi capita spesso di imbattermi in genitori che ne sanno molto più di me sui loro diritti, sulle procedure da seguire per questa o quella pratica, e capisco che le loro conoscenze sono il frutto di prove ed errori e dolore, molto, e confronti - ma molto spesso di scontri  - con amministratori ed istituzioni, con questo o quell'assessore, con questo o quel preside, con questo o quel terapista. Ora, non credo affatto che questo significhi che il genitore voglia sostituirsi al terapista, al preside, all'amministratore, ma che questa presa di coscienza ed azione sempre maggiore siano la normale conseguenza di esperienze che spesso portano il genitore a doversi documentare per interpretare leggi e battere i pugni per vedersi riconosciuti non solo diritti, ma a volte, addirittura, il semplice ascolto.

Parlando di genitori, per noi è impossibile non citare l'esempio di Marina Cometto, la "nostra" Mamma Marina,  madre di una ragazza con grave disabilità, che molto conosce delle difficoltà che questo comporta, anche solo sul fronte dei diritti, della burocrazia, delle leggi talvolta assurde, talvolta mal applicate. Nel tempo Marina  è diventata un punto di riferimento per genitori di persone con disabilità, ed è sul suo profilo Facebook che qualche settimana fa trovo una sorta di "vademecum": uno sfogo per punti, una serie di precisazioni rivolte idealmente agli amministratori e, più in generale, alla politica purtroppo spesso lontana dai genitori di questi bambini, di questi ragazzi e infine di questi adulti che non possono essere invisibili.

Scrive così Marina:
I genitori con figli disabili non  sono da compatire, ma da ascoltare: imparereste tanto. Ma voi che siete ai vertici del potere politico e delle istituzione e spesso non per meriti (…), perché trattate sempre i genitori con figli disabili come degli imbecilli non in grado di valutare e conoscere molto più di voi la patologia dei propri figli?
- Non siamo sempre e solo genitori devastati dal dolore, ma spesso è proprio questo dolore che ci da l'opportunità per essere più attenti, informati e perfettamente in grado di combattere la burocrazia a cui tenete tanto;
- siamo genitori addolorati è vero, ma questo non ci impedisce di ragionare con logica, e attenzione a 360°;
- siamo genitori addolorati è vero, ma spesso molto più preparati, informati e con voglia di conoscere, conosciamo le leggi meglio di molti di voi;
- conosciamo le patologie nei minimi particolari, e alcuni salvano anche la vita ai propri figli intervenendo spesso ostacolando le vostre decisioni.
Vorremmo più considerazione, siamo genitori, genitori alla massima potenza, quasi marziani, non involucri vuoti senza cervello.

In disabili.com:
UNA CONSUETA NOTTE DI UNA FAMIGLIA DISABILE

Dopo di noi: non fate che un genitore debba desiderare la morte di un figlio con disabilita'

Francesca Martin

sicurezza ed edilizia nelle scuole

fonte: una crepa in comune

Il bando per le indagini diagnostiche sui solai delle scuole

Sul sito del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca è disponibile l'avviso per il finanziamento di indagini diagnostiche da effettuare sui solai e i controsoffitti degli edifici scolastici [clicca qui]. Le indagini consentiranno di valutare la presenza dei rischi più diffusi negli edifici: lo sfondellamento dei solai, ovvero il cedimento dei blocchi di laterizio interposti tra i travetti o il distacco di intonaco, e il cedimento del controsoffitto.

L’importo stanziato ammonta a 40 milioni di euro da assegnare agli Enti locali proprietari di edifici scolastici secondo i criteri previsti dal decreto ministeriale registrato alla Corte dei Conti il 24 settembre 2015 [clicca qui].

Con il bando il Ministero punta ad avere la radiografia delle condizioni dei solai degli istituti scolastici per prevenire i rischi di crollo e garantire la sicurezza. I dati e i risultati delle indagini andranno ad aggiornare l'Anagrafe dell'edilizia scolastica [clicca qui].

Gli Enti locali dovranno inviare la propria candidatura entro il 18 novembre 2015 utilizzando una piattaforma on line accessibile dal 26 ottobre 2015. I contributi saranno erogati nei 15 giorni successivi all'approvazione della graduatoria redatta per regione e ambito provinciale, sulla base dei punteggi assegnati a ciascun edificio scolastico e nei limiti delle risorse assegnate a ogni ambito territoriale [la tabella].

Le indagini, che dovranno essere affidate dagli enti entro il 31 dicembre 2015, possono riguardare sia le parti strutturali dei solai sia quelle non strutturali. L'importo massimo del contributo per le indagini relative agli elementi strutturali è pari a 7.000 euro per le scuole del primo ciclo e a 9.000 per le scuole del secondo ciclo, per le indagini relative agli elementi non strutturali è pari a 4.000 euro per le scuole del primo ciclo e di 6.000 euro per le scuole del secondo ciclo.


Documentazione

- DM Miur registrato alla Corte dei Conti il 24/09/2015– Finanziamento delle indagini diagnostiche sui solai degli edifici scolastici [clicca qui]

- il testo dell’Avviso - prot. n. 12812 del 15 ottobre 2015 [clicca qui]
- la tabella di riparto delle risorse [clicca qui]

sostegno, quale riforma

fonte: disabili.com

Sostegno: il governo con le associazioni procede spedito verso una riforma

simboli di oggetti scolasticiTra le deleghe delle "Buona scuola" vi è anche la riforma del sostegno che ne ridisegna ruolo e funzioni

Una delle deleghe della Buona scuola riguarda il sostegno e in questo periodo si stanno susseguendo al MIUR diversi incontri riguardanti le linee di riforma in merito. Il nuovo percorso di carriera sembra prevedere che i docenti accedano al sostegno tramite concorso separato, che permangano nel ruolo con vincolo decennale e che abbiano competenze in merito a diagnosi e patologie. Ciò pare esprimere la volontà politica e quella delle associazioni in dialogo col governo. Desta invece molta perplessità e dissenso tra i docenti. Questi ultimi, benché nelle diverse sedi abbiano portato elementi di riflessione, problematicità connesse e proposte, non hanno fino ad ora trovato margini di ascolto concreto.

Uno degli aspetti che desta grande preoccupazione riguarda la creazione una carriera parallela e diversa dei docenti di sostegno rispetto a quella degli insegnanti curriculari, che avrà un canale di accesso separato, con un concorso specifico, forse imminente. Non solo: per evitare il fenomeno del passaggio da posto di sostegno e cattedra curricolare si sta pensando di rendere tale percorso più difficoltoso, prevendendo vincolo decennale o, addirittura, ulteriore concorso per accedere al passaggio. Doppio concorso insomma, carriera separate, in modo da scoraggiare i furbetti che usano il sostegno come corsia preferenziale per accedere al ruolo in tempi più brevi.

Il fenomeno esiste, certamente. Ci si chiede però se sia la logica repressiva a rappresentarne la soluzione o, piuttosto, se esso non debba essere indagato più a fondo, per comprenderne le ragioni e, quindi, prospettare proposte alternative e non punitive. Una di esse, ad esempio, avanzata da alcuni docenti e per sua definizione immediatamente inclusiva, potrebbe essere la cattedra mista, che sembra rispondere anche al problema della carenza di docenti specializzati.

La riforma del sostegno prevede dunque la creazione di un nuovo profilo professionale, con competenze molteplici e non specificamente didattico-disciplinari. Essa viene accolta con grande favore dalla Fish (), che da tempo ha depositato una proposta di legge in merito. Associazioni e Miur parlano di scelte di vita, di docenti più specializzati sulle disabilità, di vocazione; docenti e sindacati parlano invece di professione, di figure assistenziali, di ritorno alla medicalizzazione, del problema della riduzione drastica degli aspiranti. Di certo è sempre più chiaro che si tratta di appositi ruoli, di carriere separate, di profili che sono altro da quelli dei docenti curricolari.

Le domande aperte sono tante e a qualcuno tutto ciò pare invalidare anche il principio della contitolarità didattica: come appellarsi ad essa, infatti, se ruolo e formazione di base sono diverse da quelle dei docenti curricolari? Come avere voce nei Consigli di classe? Quale sarebbe la differenza rispetto alle figure assistenziali? Come promuovere inclusione da una posizione che, di fatto, è esclusa da quella degli altri insegnanti? La proposta pare anche stridente rispetto a significativi contenuti dell'ICF, che lungi dall'ancorarsi alle patologie, si concentrano sul funzionamento.

Tante le domande di chi a scuola lavora ogni giorno, molte le perplessità. Nei tavoli di discussione, però, la loro voce pare essere un sibilo.

APPROFONDIMENTI
Docenti e sostegno: carriere separate

Concorso separato e vincolo decennale
fonte: orizzontescuola.it



Al momento il ruolo degli organi collegiali della scuola non ha subito nessun effetto ghigliottina ad opera della legge 107 se non alcune modifiche nella definizione del Piano triennale dell’offerta formativa e nella costituzione del comitato per la valutazione dei docenti cui la legge assegna una nuova funzione di concorrenza nella definizione dei criteri per la valorizzazione del merito.
Dopo l’approvazione della Legge 107 quello che più preoccupa il mondo della scuola sono le numerose deleghe conferite al Governo, come vuoti da riempire, al fine di provvedere al riordino, alla semplificazione e alla codificazione delle disposizioni legislative in materia di istruzione. Anche il Testo Unico, D.Lgs. n.297 del 1994, sarà ritoccato e con una scontata prevedibilità è naturale attendersi quindi un riordino degli Organi Collegiali con relativi ruoli e compiti rinnovati.
Secondo quanto leggiamo nel comma 181 della legge 107, il legislatore intende mettere mano ad un’opera di articolazione, rubricazione, integrazione e modifica delle disposizioni di legge; per arginare possibili norme in conflitto con le nuove disposizioni ha pure inserito un vezzoso comma 196 venendo così a sterilizzare le norme e le procedure contenute nei contratti collettivi, contrastanti con quanto previsto dalla presente legge.
Allo stato dell’arte, prima che un’onda anomala spazzi via questo stato di trepidazione creato dalla Buona scuola, le cui parole risuonano adesso come un mantra sociale dagli effetti devastanti, per procedere ad un censimento dei ruoli e delle competenze degli Organi collegiali e poter agire ope legis, è quanto meno essenziale conoscere gli ambiti d’azione entro cui è possibile difendere i ruoli che la legge assegna ancora alla collegialità. Prima che questa possa divenire, viste le deleghe concesse, solo un’usanza passata.
Così è importante scorticare all’interno della legge 107 quel che ancora resta, insomma dell’agire nel rispetto degli organi collegiali e com’è ovvio che sia, separarlo dal ruolo potenziato dei dirigenti scolastici.
Per intenderci nella legge si possono rintracciare molti profili in cui la collegialità perdura attiva ed inalterata. Il legislatore ha messo solo il punto su talune prerogative spettanti unicamente al dirigente scolastico, ma che al momento lasciano il tempo che trovano perché rimangono ancora evidenti spazi di concertazione.
Nel rispetto degli organi collegiali
Il D.P.R. 275 del 1999, regolamento sull’autonomia delle istituzioni scolastiche, definendo il coordinamento delle competenze, stabilisce che “gli organi collegiali della scuola garantiscono l'efficacia dell'autonomia delle istituzioni scolastiche nel quadro delle norme che ne definiscono competenze e composizione”. “Il dirigente scolastico esercita le funzioni di cui al decreto legislativo 6 marzo 1998, n.59, nel rispetto degli organi collegiali”(art.16); lo stesso principio del rispetto verso gli organi di governo della scuola è ribadito nel comma 2 dell’art.25 del D.Lgs. n.165 del 2001, dedicato ai compiti dei dirigenti delle istituzioni scolastiche, dove sta scritto che “nel rispetto delle competenze degli organi collegiali scolastici, spettano al dirigente scolastico autonomi poteri di direzione, di coordinamento e di valorizzazione delle risorse umane”.
Al momento la ratio della legge 107 lascia pressoché immutato il ruolo degli organi collegiali; leggendo l’attuale comma 78, il legislatore ha chiaramente confermato che il dirigente scolastico, per dare piena attuazione all’autonomia scolastica e alla riorganizzazione del sistema di istruzione e garantire un’efficace ed efficiente gestione delle risorse umane, finanziarie, tecnologiche e materiali, sia tenuto anche a rispettare le competenze degli organi collegali.
Per primo il comma 2 della legge 107 afferma infatti che sono le istituzioni scolastiche a dover garantire la partecipazione alle decisioni degli organi collegiali; la partecipazione è affermata come principio generale; di conseguenza, per effetto di tale asserzione, le istituzioni scolastiche, intese come espressione di tutte le sue componenti, concorrono alle decisioni, a tutela appunto del principio espresso nel comma 2.
Le istituzioni scolastiche intervengono in molte materie indicate nella legge e rinvenibili nei vari commi:
- effettuano la programmazione triennale dell’offerta formativa (comma 2) e le proprie scelte in merito agli insegnamenti e alle attività curricolari, extracurricolari, educative e organizzative e individuano il proprio fabbisogno di attrezzature e di infrastrutture materiali, nonché di posti dell’organico dell’autonomia (comma 6);
- individuano il fabbisogno di posti dell'organico dell'autonomia, in relazione all'offerta formativa che intendono realizzare, nel rispetto del monte orario degli insegnamenti e tenuto conto della quota di autonomia dei curricoli e degli spazi di flessibilità, nonché in riferimento a iniziative di potenziamento dell'offerta formativa e delle attività progettuali, per il raggiungimento degli obiettivi formativi (comma 7)
- predispongono il piano triennale dell'offerta formativa (comma 12) con la partecipazione di tutte le componenti dell’istituzione scolastica (comma 14), salvo quindi seppur modificato per certi aspetti il ruolo del consiglio di istituto ;
- possono promuovere nei periodi di sospensione dell'attività didattica, insieme agli enti locali, anche in collaborazione con le famiglie interessate e con le realtà associative del territorio e del terzo settore, nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, attività educative, ricreative, culturali, artistiche e sportive da svolgere presso gli edifici scolastici (comma 22);
-promuovono, all’interno dei piani triennali dell’offerta formativa azioni coerenti con le finalità e i principi e gli strumenti previsti nel Piano nazionale per la scuola digitale di cui al comma 56 e i cui obiettivi da perseguire sono indicati nel comma 58.
In questi casi ed altri, poiché trattasi di materie ricadenti negli ambiti di competenza delle istituzioni scolastiche, quand’anche non sia espressamente detto, ogni intenzionalità e azione in tal senso, richiede legittimamente l’intervento degli organi collegiali. La comunità scolastica con tutte le sue componenti svolge ancora un ruolo “partecipativo” e ai sensi del comma 78, il dirigente scolastico, per dare piena attuazione all’autonomia scolastica e alla riorganizzazione del sistema di istruzione agisce nel “rispetto delle competenze degli organi collegiali”.
L’unico riferimento esplicito alla concertazione è dato nel comma 29 della legge 107: “il dirigente scolastico, di concerto con gli organi collegiali, può individuare percorsi formativi e iniziative diretti all'orientamento e a garantire un maggiore coinvolgimento degli studenti nonché la valorizzazione del merito scolastico e dei talenti. A tale fine, nel rispetto dell'autonomia delle scuole e di quanto previsto dal regolamento di cui al decreto del Ministro della pubblica istruzione 1° febbraio 2001, n. 44, possono essere utilizzati anche finanziamenti esterni”.
Perché in questo caso il legislatore esprime chiaramente che sia necessaria una concertazione con gli organi collegiali proprio in questi ambiti? Forse perché c’è di mezzo l’utilizzo di finanziamenti esterni e le scelte operate in sinergia con gli organi collegiali si tradurrebbero in un atto di trasparenza dell’azione della Pubblica Amministrazione ? O semplicemente perché trattatasi di una défaillance terminologica?
Nuovo ruolo assegnato agli organi collegiali nella definizione del PTOF
Punto cruciale della mutata funzione degli organi collegiali si coglie precisamente nell’elaborazione del Piano triennale dell’offerta formativa (PTOF). La legge 107 introduce che :“ogni istituzione scolastica predispone, con la partecipazione di tutte le sue componenti, il piano triennale dell'offerta formativa”(comma 1, art.3).
A rimodulare la costituzione del vecchio piano dell’offerta formativa è il comma 14 che novella l’articolo 3 dell’antesignano D.P.R. 275 del 1999;
il comma 14 regola chi sono gli attori che concorrono alla determinazione del Piano: “il piano è elaborato dal collegio dei docenti sulla base degli indirizzi per le attività della scuola e delle scelte di gestione e di amministrazione definiti dal dirigente scolastico. Il piano è approvato dal consiglio d'istituto”. Precedentemente era il consiglio di istituto a definire gli indirizzi generali per le attività della scuola e delle scelte generali di gestione e di amministrazione.
Secondo questa nuova prospettiva avanzata nella legge 107, prima che il collegio docenti elabori il Piano è necessario che il dirigente scolastico espliciti gli indirizzi per le attività della scuola e le scelte di gestione e di amministrazione, che non sono più generali come nel precedente articolo. Non si può dunque omettere che la definizione degli indirizzi e delle scelte di gestione del dirigente scolastico siano un punto cruciale da cui partire per l’elaborazione del Piano e che tale disposizione, imponga solo successivamente il passaggio deliberante nei due organi collegiali: collegio dei docenti e consiglio di istituto. A quest’ultimo organo è stata ridotta la funzione di organo di indirizzo anche se rimane vigente quanto indicato nel comma 6 del D.Lgs. n.165 del 2001: “il dirigente presenta periodicamente al consiglio di circolo o al consiglio di istituto motivata relazione sulla direzione e il coordinamento dell'attività formativa, organizzativa e amministrativa al fine di garantire la più ampia informazione e un efficace raccordo per l'esercizio delle competenze degli organi della istituzione scolastica”.
Non si passi dunque all’elaborazione del Piano senza le determinazioni dirigenziali che costituiscono il punto di partenza e i confini entro cui l’organo deputato alla redazione potrà operare. Il dirigente non è il solo a scegliere e a determinare l’offerta formativa, ma più in generale sono le istituzioni scolastiche” ad effettuare “le proprie scelte in merito agli insegnamenti e alle attività curricolari, extracurricolari, educative e organizzative” (comma 6) e ad individuare “il fabbisogno di posti dell’organico dell’autonomia, in relazione all’offerta formativa che intendono realizzare” (comma 7).
Le istituzioni scolastiche decidono sull’offerta formativa, sulle iniziative di potenziamento e sulle attività progettuali che si propongono di attuare, ma individuano altresì le risorse umane e strumentali necessarie alla realizzazione del piano, espresse nell’organico dell’autonomia. Si intende che queste scelte siano il frutto di una concorrenza collegiale, benché al dirigente scolastico spetti definire gli indirizzi. Così, d’impatto, si ha come l’impressione che nella sostanza i poteri dirigenziali siano contemperati da quella che si potrebbe definire potestà delle istituzioni scolastiche. In sintesi, in certi ambiti della legge nessuna diminutio dei poteri della collegialità.
Nuovo assetto del Comitato per la valutazione dei docenti, comma 129 della legge 107
Rispetto al collegio dei docenti e al consiglio di istituto, nel comitato per la valutazione si assiste invece ad un nuovo assetto nella costituzione formale dell’organo che si vede anche attribuito un ruolo nella definizione dei criteri, ai fini della valorizzazione del merito; il comitato li individua esaurendo lì la sua funzione di garante.
L’art.11 del D.Lgs. 297 del 1994, novellato dal comma 129 della legge 107, vede l’entrata nel comitato di nuove figure provenienti non esclusivamente dal collegio dei docenti ma da altre componenti della comunità scolastica. L’organo, oltre ai due membri individuati nel collegio dei docenti, si arricchisce di un membro del consiglio di istituto, di due rappresentanti dei genitori, per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione, un rappresentante degli studenti e un rappresentante dei genitori, per il secondo ciclo di istruzione, scelti dal consiglio di istituto; infine da un componente esterno individuato dall'ufficio scolastico regionale tra docenti, dirigenti scolastici e dirigenti tecnici.
Come già anticipato, ai membri del comitato spetta adesso l’onere di individuare i criteri per la valorizzazione dei docenti sulla base di determinate indicazioni fornite nello stesso art.11. Si tratta però di un ambito d’azione ridotto poiché l’organo è coinvolto solo nella fase decisoria della definizione dei criteri, attribuendo il legislatore al solo dirigente scolastico, la primazia di assegnare annualmente al personale docente un bonus per la valorizzazione del merito (comma 127).
Nella nuova regia del comitato, ai fini del superamento del periodo di formazione e di prova, per il personale docente ed educativo, l’organo collegiale è chiamato ad esprimere il proprio parere con una componente ridotta ossia senza genitori e studenti, ma con la presenza del dirigente scolastico, che lo presiede e con la rappresentanza dei docenti e l’integrazione del docente cui sono affidate le funzioni di tutor; la valutazione è di competenza del dirigente scolastico, ma lo stesso è tenuto a sentire il comitato.
Al contrario il comitato opera con la presenza di tutte le componenti per la valutazione del servizio di cui all’art.448 del D.Lgs. 297 del 1994, previa relazione del dirigente scolastico; nel caso di valutazione del servizio di un docente componente del comitato, ai lavori non partecipa l'interessato e il consiglio di istituto provvede all'individuazione di un sostituto. Il comitato esercita altresì le competenze per la riabilitazione del personale docente, di cui all'articolo 501 del decreto di cui sopra.

LORETO: incontro informativo sulle modifiche apportate dalla legge 107


venerdì 29 maggio 2015

MACERATA: ASSEMBLEA APERTA A STUDENTI E INSEGNANTI SULLA BUONA SCUOLA

MACERATA: ASSEMBLEA APERTA A STUDENTI E INSEGNANTI SULLA BUONA SCUOLA

30 MAGGIO 2015 DALLE 15,30 ALLE 18,30
VIA VERDI 10/A


Incontro aperto per discutere e formare con studenti e insegnanti riguardo il DDL "Buona Scuola", approvato alla camera e in discussione in senato, di cui troppo poco si é parlato. Quello dello strapotere in mano ai Dirigenti invece che agli organi collegiali é davvero un passo avanti? Le modalitá di assunzione dei docenti sono corrette e risolutive? Gli investimenti dei privati nelle singole scuole sono un insulto alla dicitura di scuola "Pubblica"? Queste e molte altre domande saranno discusse insieme, vi aspettiamo!

Per Info: Elena - 3458169000

martedì 5 maggio 2015

recanati: coordinamento genitori democratici

LA BUONA SCUOLA CHE NON C’E’
Comunicato stampa del Coordinamento Genitori Democratici di Recanati
Non ci siamo. Il Coordinamento Genitori Democratici avendo esaminato il DDL sulla scuola in discussione al Parlamento ritiene che anche questa volta la speranza di un intervento intelligente ed efficace di riforma della scuola sia disattesa.
Il disegno di legge in discussione non ha nulla della riforma che restituisca alla scuola la sua centralità, la sua efficacia educativa, culturale e professionale, il suo ruolo di strumento di riduzione delle diseguaglianze derivate dai privilegi sociali ed economici.
Sembra andare, anzi, in senso inverso, ignorando apertamente i risultati del sondaggio promosso nell’autunno scorso dal Governo stesso.
1. Innanzitutto non si risana la ferita dei tagli di risorse (oltre 8 miliardi nel solo periodo della Gelmini) in denaro e delle ore di lezione. Malgrado le affermazioni di facciata, la riforma, come premette la Relazione Tecnica del MIUR, “non comporta nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”, lasciando così l’Italia fanalino di coda fra i paesi OCSE quanto a finanziamento della scuola
2.Secondariamente si basa sull’idea, sbagliata, che una scuola possa reggersi come un’azienda in cui ci sia un capo e dei dipendenti in lotta tra loro per emergere. Tutti i poteri sono infatti assegnati ai dirigenti che competeranno tra loro per accaparrarsi i docenti più titolati, i quali competeranno tra loro per avere i premi degli incentivi, mentre le famiglie competeranno per trovare posto ai loro figli nelle scuole più affermate.
3. La riforma apre la strada ad un sistema scolastico frammentato dalle differenze, in cui solo alcuni dirigenti riusciranno ad ottenere i docenti migliori (e gli altri a chi vanno?), sponsor, collaborazioni con le migliori aziende del territorio; in cui la stessa realtà produttiva, sociale, culturale della zona farà la differenza tra gli Istituti delle varie parti d’Italia.
Un alunno in difficoltà, per problemi famigliari, o per handicap o per disturbi dell’apprendimento sarà una palla al piede mal sopportata perché abbasserà gli standard delle valutazioni della scuola nei test.
4. Gli insegnanti saranno in concorrenza tra loro e saranno incentivati a non collaborare, a non scambiarsi le buone pratiche, a non interagire con le altre materie per non favorire i colleghi nella corsa ai premi. L’ambiente educativo diventerà un luogo di erogazione di saperi slegati, valutati con test a crocette.
5. Anche spunti interessanti come l’apertura pomeridiana delle sedi scolastiche, i percorsi personalizzati di studio con materie opzionali, l’alternanza scuola-lavoro sembrano assai difficili da attuare in assenza di finanziamenti certi, visto che quelli degli eventuali sponsor sono per definizione incerti.
6. l’Art. 21 del Disegno di Legge affida al Governo la delega a legiferare entro 18 mesi su ben 13 argomenti specifici (reclutamento di dirigenti e insegnati, alunni disabili, ruolo delle rappresentanze di genitori e studenti, formazione professionale, istruzione da 0 a 6 anni, esami di Stato ecc.), cioè l’essenziale arriverà dopo, senza un vero confronto ma in una cornice già data che ne definirà la direzione.
Per queste ragioni il Coordinamento Genitori Democratici di Recanati aderisce allo sciopero del 5 Maggio ed invita il mondo della scuola a una partecipazione generalizzata.

domenica 12 aprile 2015

studenti disabili e gita scolastica

fonte: disabili.com

GITA SCOLASTICA E STUDENTI DISABILI: ALCUNE DRITTE

scuola in autobusCon l’aiuto di un approfondimento di Ledha, ricordiamo quali sono i diritti degli studenti disabili in gita d’istruzione, e le responsabilità della scuola
La scuola, lo diciamo sempre, è un momento importante  nel quale gettare le basi dell’integrazione. Partecipare alla vita di classe senza esserne separati, abituarsi a condividere attività ludiche e formative con i compagni con disabilità , è il modo più naturale di crescere con la consapevolezza che la diversità fa parte della vita. Fanno parte di questi momenti anche le gite scolastiche,  piccoli eventi che nel vissuto della classe danno la possibilità di rafforzarne l’unione, con la condivisione di esperienze al di fuori dell’aula scolastica.

Considerato ciò, va detto che talvolta succede che proprio le gite scolastiche siano gravate di problemi di gestione pratica dell’alunno disabile, tali da impedirgli di prendere parte a questo importante momento formativo, con il giusto disappunto di genitori che, talvolta, pur di non far perdere al figlio l’esperienza, si attivano per colmare le carenze della scuola. Ma quali sono i diritti degli studenti con disabilità , quanto alle gite scolastiche? Cosa deve garantire la scuola in merito a questo importante momento relazionale dell’alunno e di tutta la classe? E’ necessario che lo studente sia accompagnato da un famigliare? L’eventuale costo aggiuntivo per il suo trasporto è a carico dell’intera classe?
Su questo torna utile un approfondimento del servizio legale della Ledha  - Lega per i diritti delle persone con disabilità -, che proprio su questo mette in chiaro alcuni elementi. In primis l’appello all'art. 3 della Costituzione Italiana e del principio di integrazione scolastica, ribadendo il diritto degli alunni con disabilità a partecipare a viaggi di istruzione e visite guidate, esattamente come tutti gli altri compagni, sulla base del principio di uguaglianza.

Come fare, quindi, a garantire parità di diritti a tutti gli studenti, anche nel corso della gita scolastica? Innanzitutto partendo da una organizzazione che tenga conto delle esigenze e delle difficoltà dell’alunno con disabilità . Ricordiamo infatti che è la singola scuola a decidere circa le gite d’istruzione, quindi sarà necessaria una seria valutazione circa il luogo da visitare, ma anche il trasporto da utilizzarsi, il programma di visite e l’accessibilità di spazi e servizi relativi. E’ quindi a capo dell’istituzione scolastica la messa in atto di tutti gli accorgimenti necessari  (c.d. accomodamenti ragionevoli) a far sì che l’alunno con handicap possa partecipare al viaggio d’istruzione. Se così non fosse, si entrerebbe in contrasto con  l’articolo 2 della Convenzione Onu sui diritti delle persone disabili, configurandosi come discriminazione.

Partendo quindi dall’organizzazione del viaggio, chiariamo subito che, come ricordato dal testo di Ledha, la scuola non può in alcun caso subordinare il diritto di partecipazione di un alunno con disabilità alla presenza di un suo familiare che lo accompagni. Questo significa che la scuola non può pretendere che ci sia un famigliare ad accompagnare l’alunno. Può essere un familiare, ma non è obbligatorio. Spetta infatti agli organi collegiali della scuola designare un accompagnatore qualificato che può essere un qualunque membro della comunità scolastica (docenti, personale ausiliario, o familiari).
Come ricorda la nostra esperta scuola, inoltre, nel caso dei disabili è necessario che tra gli accompagnatori ci sia il docente di sostegno e, qualora previsto, l'assistente all'autonomia. Quest'ultimo deve essere pagato dall'ente locale dal quale dipende anche se, di solito, la quota non è dovuta perché gli organizzatori prevedono alcune gratuità .

E’ sempre la scuola, poi, che in fase di organizzazione del viaggio, per la definizione dei costi, deve comunicare all’agenzia viaggi la presenza di alunni disabili  e relative loro necessità (ivi compresa la presenza di un accompagnatore). La spesa di viaggio relativa alla presenza di un accompagnatore va attribuita a tutta la classe, e non alla singola famiglia con alunno disabile: se così non fosse si tratterebbe di discriminazione.

La discussione sulle gite scolastiche di studenti con disabilità continua anche nel nostro FORUM!

PER APPROFONDIRE:

Vedi il focus di Ledha

Un compendio su visite guidate e viaggi d’istruzione

IN DISABILI.COM:


Speciale INTEGRAZINE SCOLASTICA

GENITORE IN GITA SCOLASTICA? 

giovedì 12 marzo 2015

calendario scolastico nelle marche

fonte: marche.it

SCUOLE, NELLE MARCHE IL PROSSIMO ANNO SCOLASTICO SI APRIRA’ IL 14 SETTEMBRE

10 marzo 2015 10:000 commentiVisite: 11
scuolaANCONA 10 MAR. L’apertura delle scuole nell’anno scolastico 2015/2016 è fissata per lunedì 14 settembre 2016. Lo ha stabilito il nuovo Calendario scolastico, approvato questa mattina dalla giunta regionale su iniziativa dell’assessore all’Istruzione, Marco Luchetti. Da segnalare una novità riguardo all’articolazione degli orari e del calendario: le scuole infatti chiuderanno il 4 giugno 2016 se l’attività didattica si svolgerà su sei giorni alla settimana e il 3 giugno 2016 se svolta su cinque giorni.  Infatti, anche il numero di giorni di lezione cambia se l attività didattica è svolta su sei giorni settimanali: 206 giorni o 205 nel caso che la festa del Santo Patrono ricorra nel corso dellanno scolastico. Mentre per l’attività didattica svolta su cinque giorni settimanali – a condizione che venga garantito il monte ore obbligatorio con rientri pomeridiani e/o con allungamento dellorario giornaliero delle lezioni- saranno 171  giorni o 170 nel caso che la festa del Santo Patrono ricorra nel corso dellanno scolastico. Una programmazione  ha sottolineato lassessore Luchetti  che come sempre tiene conto delle esigenze della comunità regionale e delle scuole, quindi ampiamente concertata con tutti i soggetti coinvolti. Una scelta che lascia ampi margini di autonomia alle istituzioni scolastiche per pianificare gli adattamenti più opportuni alle esigenze del Piano dell’Offerta Formativa e programmare un attività in linea con le esigenze delle famiglie e degli studenti. La novità più rilevante  spiega l’assessore  a fini di un miglior coordinamento del servizio,  riguarda le scuole secondarie di secondo grado che dovranno concertare con le scuole appartenenti allo stesso ambito provinciale, con le Amministrazioni provinciali e i gestori dei servizi di Trasporto pubblico locale le articolazioni degli orari e la calendarizzazione delle lezioni. Si tratta di un criterio da adottare per conciliare ragioni di razionalizzazione della spesa pubblica e la garanzia del miglior servizio di trasporto pubblico agli studenti.  A concertazione avvenuta le Province dovranno rilasciare una dichiarazione di compatibilità del calendario con i servizi erogabili dalle stesse. Per quanto riguarda invece le scuole dell’infanzia le lezioni  inizieranno sempre il 14 settembre ma termineranno il 30 giugno 2016. In considerazione della rilevanza e specificità del servizio educativo offerto, le scuole dell’infanzia hanno la facoltà di anticipare la data di apertura e di posticipare il termine delle attività didattiche.  Come sempre la sospensione delle lezioni previste nelle festività di rilevanza nazionale: il 1° novembre festa di tutti i Santi, l8 dicembre Immacolata Concezione, il 25 dicembre S. Natale, il 26 dicembre, il 1° gennaio, il 6 gennaio, il Lunedì dell’Angelo, il 25 aprile anniversario della Liberazione, il 1° maggio festa del Lavoro, il 2 giugno festa  della Repubblica,la festa del Santo Patrono. In aggiunta alle festività nazionali, le lezioni si sospendono in tutte le scuole di ogni ordine e grado, il 2 novembre 2015, 7 dicembre 2015 e per le vacanze natalizie:dal 24 dicembre 2015 al 5 gennaio 2016 e dal 24 marzo 2016 al 29 marzo 2016 per quelle pasquali.  Le Istituzioni Scolastiche hanno poi a disposizione, qualora la festa del Patrono non ricorra nel corso dell’anno scolastico, altri 2 giorni di sospensione. Nel caso in cui la festa del Patrono ricorra nel corso dell’anno scolastico,  1 solo ulteriore  giorno di sospensione. Possono terminare in data successiva al 30 giugno 2016 le attività svolte nelle classi interessate agli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria di 2° grado; nelle classi delle istituzioni scolastiche che svolgono percorsi formativi modulari destinati agli adulti. Il calendario scolastico adottato dalle singole Istituzioni Scolastiche dovrà essere comunicato entro il 30 giugno 2015 agli  Enti locali e alle famiglie.

martedì 3 marzo 2015

wi-fi nelle scuole

fonte: la scuola di mafalda

wi-fi nelle scuole, e il principio di precauzione?

Il Governo italiano ha recentemente presentato alla Commissione Europea i piani per lo sviluppo delle tecnologie, dell'innovazione e dell'economia digitale nazionale con l’obiettivo di colmare il cd “digital divide” (ovvero il divario esistente tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell'informazione e chi ne è escluso) e di utilizzare il digitale come leva di trasformazione economica e sociale per “perseguire gli obiettivi della crescita, dell’occupazione, della qualità della vita, della rigenerazione democratica nel paese [sic!]”. I documenti sono i seguenti:
- “Strategia per la crescita digitale 2014-2020” [clicca qui]
- “Strategia italiana per la banda ultralarga” [clicca qui].
I piani presentati dal Governo rappresenterebbero per taluni un grave passo indietro nella tutela ambientale e sanitaria dai rischi legati ai campi elettromagnetici poiché in contrasto con il principio di precauzione, più volte invocato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio d’Europa, che imporrebbe cautela nel diffondere le tecnologie a radiofrequenza.
Tra le misure previste dal Governo figura infatti quella di “uniformare i limiti nazionali a quelli europei in materia di elettromagnetismo” e “innalzare i limiti elettromagnetici” (pag. 12 - Strategia italiana per la banda ultralarga), allo scopo di favorire la realizzazione di un mercato unico digitale europeo, standardizzando regole ed opportunità, nonché di diffondere la tecnologia wi-fi nei luoghi pubblici, in particolare nelle scuole, negli ospedali e negli uffici.
Ma sul wi-fi, ovvero la tecnologia che permette di essere connessi alla rete internet senza fili, si discute da parecchi anni se possa entrare senza dubbi nelle scuole o se la prolungata esposizione ai campi elettromagnetici costituisca un pericolo per la salute umana, in particolare per quella dei bambini e dei ragazzi.
Alcune scuole, a titolo precauzionale, hanno infatti deciso di non attivarlo (in rete si citano i casi del Liceo Morgagni di Roma o delle scuole del Comune di Suzzara in provincia di Mantova), altre hanno limitato la diffusione in specifiche aree dell’edificio scolastico.
La Risoluzione del Consiglio d’Europa n.185/2011 “I potenziali pericoli dei campi elettromagnetici e i loro effetti sull’ambiente” [clicca qui] ha invitato i governi dei Paesi membri a limitare l’esposizione ai campi elettromagnetici, specialmente quelli delle radiofrequenze associate ai telefoni mobili, in particolare per «i bambini e i giovani, che sembrano essere maggiormente a rischio per quanto riguarda i tumori alla testa».
L’assemblea del Consiglio d’Europa ha suggerito agli stati membri di rivedere gli standard o i valori soglia per le emissioni dei campi elettromagnetici di tutti i tipi di frequenze applicando il principio ALARA (“As Low As Reasonably Achievable” ovvero “tanto basso quanto ragionevolmente possibile”) e riguardo alla protezione dei bambini ha raccomandato che:
8.3.1 sviluppino con diversi ministeri (educazione, ambiente e salute) campagne specifiche di informazione dirette a insegnanti, genitori e alunni per allertarli sui rischi specifici sull’utilizzo precoce, sconsiderato e prolungato di cellulari e altri dispositivi che emettono microonde;
8.3.2 per i bambini in generale e in particolare nelle scuole nelle classi, si dia la preferenza a connessioni internet cablate, e regolino severamente l’uso dei cellulari da parte degli alunni nei locali della scuola;
Ma gli appelli a non sottovalutare i rischi derivanti dall’uso indiscriminato delle onde elettromagnetiche non sono recenti. Già nel 2002 oltre 1.000 medici hanno sottoscritto il primo Appello di Friburgo [clicca qui], subito tradotto in numerose lingue. E 36.000 persone di ogni parte del mondo ne hanno condiviso il contenuto.
A distanza di 10 anni, nel 2012, ancora medici e scienziati, con riferimento all’Appello di Friburgo, si sono rivolti con un secondo appello internazionale [clicca qui] ai colleghi, ai cittadini e a coloro che in ogni parte del mondo hanno una responsabilità politica, perché vengano garantiti alla popolazione standard di prevenzione adeguati dalle radiazioni elettromagnetiche.
Nel 2013 il Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca ha indetto un bando per il finanziamento delle dotazioni tecnologiche per i servizi di connettività wireless nelle scuole [vedasi il D.D.G. prot. n. 3559 del 19 dicembre 2013: clicca qui].
Qualche mese fa (novembre 2014) l’Assemblea di Roma Capitale ha approvato un ordine del giorno sui rischi e la pericolosità per la salute umana dei collegamenti Wi-Fi, internet e contenuti digitali in tecnologia wireless [clicca qui] sottolineando che “l'utenza scolastica ha diritto alla massima attenzione nella tutela della salute e all'adozione dei migliori strumenti atti alla prevenzioni di possibili patologie”.
I nostri figli sono già quotidianamente esposti ai campi elettromagnetici a radiofrequenza dei dispositivi installati nelle nostre case o nelle case dei nostri vicini (e non parliamo dell’esposizione ai campi dei telefoni cellulari). A questo si aggiungono le ore trascorse all’interno degli edifici scolastici.
Vi sono alternative? Occorrerebbe stimolare il legislatore a conservare e magari migliorare in senso cautelativo i limiti di legge e favorire con sgravi fiscali e investimenti mirati le tecnologie sicure, ovvero quelle via cavo, invece di quelle a radiofrequenza.
Ma sembra una battaglia di retroguardia, anche se in discussione c’è la salute dei bambini.
Documentazione citata nel post:
- Strategia per la crescita digitale 2014-2020 [clicca qui]
- Strategia italiana per la banda ultralarga [clicca qui]- Appello di Friburgo (9 ottobre 2002) [clicca qui]
- Appello internazionale dei medici (2012) [clicca qui] (l’appello è pubblicato sul sito http://freiburger-appell-2012.info/de/home.php)
- Risoluzione parlamentare Consiglio d’Europa n. 185/2011 [clicca qui]
- Ordine del giorno n. 225 approvato dall’Assemblea di Roma Capitale [clicca qui]

giovedì 26 febbraio 2015

i privati tra i banchi di scuola

fonte: comuneinfo

I privati tra i banchi di scuola


 140408-LA-desks-protest-405
di Anna Bruno
Eccoci qua noi italiani! Spogliati di tutto, svenduti al privato che agisce ormai senza controllo. Assurto a salvatore di un paese sull’orlo “di una crisi di nervi”, si è insinuato il privato… e, come una piovra, continua ad insinuarsi, ovunque gli sia utile, previo studio di accurate strategie. E i suoi tentacoli finiscono col prendere possesso di ogni cosa su cui poggiano e passano.
Ha cominciato anni fa, sostenendo l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. Perché bisognava privatizzare questi innanzitutto, e trasformare i loro iscritti in surrogati della politica: persone dipendenti, fiacche, impotenti, marionette manovrate dall’alto, educate a divenir strilloni di mestiere. Perché spianassero la strada ai tentacoli del loro padrone, favorendone l’avanzamento. Sempre con circospezione, si intende. Fino a giungere ai beni comuni, nonché a quelli primari: casa, acqua, ospedali, tribunali, scuole. Ben istruiti e manovrati dal burattinaio, i wanna marchi della poltrona, sono stati i nostri più diligenti brainwashers. Una volta entrati nell’euro, ci dicevano, e poi “svenduti” i nostri beni comuni e primari, noi avremmo indossato, scarpe nuove di zecca, forti abbastanza da poter intraprendere sicuri la via della salvezza: il mercato europeo. La moderna arca di Noé attendeva solo noi.
safe_image.php
Col passare del tempo tuttavia, la realtà si è rivelata essere tutt’altro e, oggi, è sotto gli occhi di tutti… di più, sulla nostra pelle! Il dado ormai è tratto: il drago dell’Apocalisse di Giovanni, ha mostrato le sue sette teste e dieci corna. E il drago vive della debolezza e dell’ingenuità della sua preda. E per essa, resta in agguato e attacca solo quando è certo di vincere. Ma noi, gente civile, abbiamo perso le regole della giungla, dopo aver subito l’educazione alla paura, persino di animali domestici come i cani. Nel frattempo, il mercato, quelle regole, le ha fatte proprie. E così in strada a prostituirsi sono finite, la nostra compagnia di bandiera, l’Alitalia, che passando di mano in mano, continua ancora oggi a licenziare; la Telecom, che non sappiamo più a chi appartenga: un buon affare per altri paesi che hanno trovato il modo di controllare il nostro mercato e indirizzare le nostre scelte; le nostre case, la nostra acqua, la nostra terra, negoziati per infimi affari, e sulle cui realtà, il privato-piovra - come nel caso acqua avvelenata in provincia di Vibo Valentia in Calabria – ormai ha affondato i propri tentacoli e, a macchia d’olio, si espande e impera, inquina e devasta, provoca morte. Per poi lasciare allo Stato, o meglio, alle tasche degli italiani esangui, la patata bollente!
E i nostri surrogati della politica, davanti a questo scempio, come si comportano? Scelgono ancora una volta la via più breve: quella più rassicurante per la poltrona. Quando non possono alzare le tasse o tagliare pensioni, lasciano che il singolo cittadino provveda di tasca propria, sempre che, non ancora dissanguato, se lo possa permettere. Come nel caso della scuola, ad esempio, lasciata alla coscienza e alla responsabilità economica delle famiglie, che troppo spesso provvedono, persino con la carta igienica.
Tuttavia, oggi lo abbiamo capito: è sul malessere delle istituzioni che si fanno affari d’oro. Da tempo ormai le imprese private e/o semi-private, banche o catene commerciali, hanno puntato occhi e posato tentacoli sull’educazione: sui musei (ricordate? Lottomatica per la cultura) tanto quanto sulla scuola. La paradisiaca giungla del Dio-mercato si sta appropriando anche di loro: gli affaristi-iene invisibili dalle loro postazioni, restano nell’ attesa silenziosa della loro ingenua preda di turno da sbranare. E quale preda migliore della scuola e dell’educazione in generale, che sfornano i futuri utenti del dio denaro? Anche nella scuola, come per la politica, hanno prima puntato a ridurre i nostri bambini a cavalli da corsa o da soma, a ferrari o a 500, con il metodo Invalsi (vedi articolo: I nostri occhi per l’arte), istruendo ben bene gli insegnanti, poi, hanno lasciato le attività scolastiche all’esborso “volontario” (?) dei genitori affaticati. E così, anche la scuola è divenuta terreno fertile per il privato-piovra, che le offre il proprio contributo per evitarle il “disastro”!
Laboratorio Bimbi a Lezione di Risparmio al museo
Laboratorio Bimbi a Lezione di Risparmio al museo
Ma il privato-piovra non fa nulla per nulla!. In prima fila, troviamo le banche che offrono aiuto in cambio dei gadgets sull’educazione del “buon risparmiatore”. E all’uopo, fanno sorgere, ad esempio, a Torino, il Museo del Risparmio, che ingaggia esperti del racconto e professionisti dell’audiovisivo. Attraverso questi, si insinua nel malessere dell’istruzione, per portare la “giusta” educazione finanziaria tra i banchi di scuola. E i termini bancari volano come gli innocui aerei di carta tra di essi. Senza però mai cascare in terra, si fermano nelle menti ignare dei futuri utenti di una qualsivoglia banca… E la vecchia paghetta allora perde per sempre la sua valenza di educatrice all’indipendenza e all’autogestione, per farsi educatrice del futuro risparmiatore o investitore.
Al tempo dell’ormai remoto boom economico, era il monopoli ad instillare il sogno dei futuri paperon de’ paperoni, oggi si rallenta in nome di un’educazione al risparmio e al giusto investimento a favore delle banche. Non servono più la storia o la storia dell’arte nella vita, servono solo finanza ed economia. Già si sta pensando di rafforzare questo tipo di studio nelle scuole superiori.
Non è finita qui. Accanto alle banche, si propongono grandi catene commerciali come Conad, che offre buoni sconto a volontà: ad ogni 10 euro di spesa corrisponde un buono scuola per finanziare la didattica, e il progetto lo chiamano “Insieme per la scuola”, con tanto di autorizzazione dal ministero dell’Istruzione Pubblica. Qui la parola chiave diventa “compassione” per una didattica sofferente: un sentimento facilmente indotto nei genitori che, a quel punto, si sentono in dovere di aiutare una scuola altrimenti abbandonata a se stessa. E così, si gioca la carta della “carità”, dopo una ben studiata strategia di marketing aziendale, sotto le vesti di santa beneficienza, beffandosi di genitori, insegnanti e studenti.
consegna-urbino-1
Cosa fare, dunque? Possiamo ancora avere il potere di fermare questo inarrestabile tzunami? Si che lo abbiamo, eccome! In che modo? Semplicemente boicottando le iniziative di banche e imprese della grande distribuzione, e tutti insieme, genitori, insegnanti e chiunque si ritenga detentore della cultura e del buon senso, in nome dei nostri bambini, dei nostri ragazzi. Questa sarebbe la protezione più giusta nei loro confronti, perché non diventino gli alienati di domani. I bambini imparano dai grandi, che fungono loro da modello, questo lo sappiamo. E allora se genitori e insegnanti e mondo civile tutto, sapranno dire No alla piovra, domani le future generazioni sapranno scegliere il bene, perché liberi pensatori. Non più degli alienati che vanno dove li porta il vento, ma persone critiche con la capacità di schierarsi con il bene comune, perché il bene segue la traiettoria della circolarità.
A noi adulti dunque la responsabilità della scelta: tra l’accettare i buoni sconto e far entrare i gadgets delle banche nelle scuole, o mettere direttamente i propri soldi a disposizione delle scuole… o ancora meglio chiedere con forza che sia lo Stato con le nostre tasse ad assicurare una scuola efficiente. Come? Beh, cercando di ottenere con determinazione, ad esempio, una legge contro la corruzione… E allora si che i soldi arriverebbero e di corsa. La speranza dunque c’è…ma risiede nell’impegno.

Anna Bruno, guida ufficiale e curatrice di visite-gioco per bambini e genitori presso musei, è autrice di articoli e libri di educazione all’immagine per bambini. Fondatrice e coordinatrice della comunità il Periegeta