domenica 18 dicembre 2011

fonte: REPUBBLICA

L'ANALISI
Anni di tagli, le "pubbliche" calano
boom iscritti alle scuole paritariePubblicati i dati dell'Ufficio Statistica del Ministero.

 Negli scorsi sei anni incremento alle "private" del 10%. Il taglio dei servizi per carenze di fondi (e la minor assistenza agli alunni disabili) la causa principale

di SALVO INTRAVAIA

Il sospetto lo avevano in molti, adesso arriva la conferma dei numeri. In pochi anni, le scuole paritarie hanno visto crescere il numero dei propri iscritti. Mentre le statali, travolte dai tagli soprattutto dell'ultimo governo Berlusconi, segnano il passo. In appena sei anni - dal 2004/2005 al 2010/2011 - gli iscritti nelle scuole elementari, medie e superiori delle paritarie sono cresciuti del 10 per cento, nelle statali si registra una sostanziale stabilità. Il dato degli alunni delle private è stato pubblicato ieri dall'Ufficio statistica del ministero dell'Istruzione nell'ambito del dossier sugli alunni disabili e mancava dalle statistiche ufficiali da circa 10 anni.
Vivalascuola. Appunti d’assessore. Il dimensionamento scolastico


sabato 17 dicembre 2011

Dimensionamento scolastico. I piani slittano al 31 gennaio 2012


Una proroga che non risolve i problemi che sta creando l’applicazione di una norma folle e ingiusta. Serve un provvedimento per dare valore legale alla moratoria di un anno da noi proposta.


Dimensionamento scolastico: incontro al Miur

Il Miur, in seguito a numerose pressioni e richieste, ha diramato in data 13 dicembre 2011 una nota di chiarimenti (in allegato) rivolta alle Direzioni scolastiche regionali sulle modalità di applicazione della norma sul dimensionamento scolastico prevista dalla Legge 111/2011.
Nella nota il Miur sostiene che:
il parametro dimensionale dei 1000 alunni ha valore di media regionale e quindi nel piano di dimensionamento potranno figurare anche istituti comprensivi con valori inferiori a quelli previsti dalla legge 111/2011 purché sia salvaguardata la media di riferimento regionale;

è posticipato al 31 gennaio 2012 il termine, prima previsto al 31 dicembre, per la predisposizione dei piani scolastici regionali.

Inoltre il Miur, nel tentativo di corrispondere alla richiesta avanzata dalla Conferenza delle Regioni di prevedere una programmazione triennale delle operazioni di dimensionamento, indica che in fase di prima applicazione della norma si possa procedere nella costituzione degli istituti comprensivi con gradualità tenendo conto “di particolari esigenze geografiche, socioeconomiche e legate alla storia del territorio”. Questo può significare che le scuole primarie e secondarie di 1° grado potranno mantenere la loro autonomia purché a livello regionale venga rispettata la media dei 1000 alunni.


Le nostre valutazioni

Questa nota del Miur per quanto tenti di affrontare in maniera meno dirompente una questione rilevante e delicata come quella del dimensionamento scolastico, non risolve però i pesanti problemi emersi in tante realtà territoriali anzi rischia di determinarne di nuovi.
Il rinvio della scadenza al 31 gennaio 2012 per la predisposizione dei piani se da una parte consente di aver più di tempo per coinvolgere maggiormente i diversi soggetti finora lasciati ai margini come scuole e organizzazioni sindacali e per intervenire con più oculatezza sulle proposte di dimensionamento, dall’altra lo slittamento dei tempi rischia di comportare gravi ritardi nella predisposizione delle iscrizioni degli alunni, degli organici del personale e di conseguenza su tutte le operazioni relative all’avvio del prossimo anno scolastico.
Infatti, la nota Miur non prevedendo uno specifico intervento legislativo a supporto di quanto sostenuto finisce per aumentare il caos istituzionale poiche' non ha carattere vincolante per le Regioni le qualipotranno continuare ad operare in maniera discrezionale e anche in contraddizione rispetto a quanto richiesto dalla Conferenza delle Regioni e dalla stessa nota Miur.

Per questo la proposta della FLC CGIL di rinviare di un anno tutte le operazioni di dimensionamento in corso risulta sempre più la sola davvero in grado di evitare al sistema scolastico nazionale un ulteriore intervento distruttivo, che comporterà la disarticolazione della rete scolastica territoriale con conseguente impoverimento della qualità dell’offerta formativa già fortemente pregiudicata dagli interventi del precedente governo. Le scuole fatte così affrettatamente sono solo sommatorie di edifici e gradi ma non scuole vere pedagogicamente stabili e dalle solide fondamenta organizzative e didattiche. Il dimensionamento ha senso solo se serve a realizzare comprensivi che salvaguardino in ogni istituto la continuità fra settore primario e secondario e la stabilità delle scuole.
Il nuovo Ministro dell’Istruzione ha sottolineato nelle sue prime dichiarazioni l’importanza dell’istruzione quale risorsa per il Paese; impedire che venga dato seguito ad una norma folle quale quella sul dimensionamento scolastico che non risponde ad alcun criterio didattico e di qualità ma solo all’esigenza di contenimento della spesa può rappresentare per il nuovo Ministro un’occasione importante per passare dalle dichiarazioni ai fatti e per segnare un forte elemento di discontinuità rispetto alle precedenti politiche sulla scuola pubblica.

Siamo ancora più convinti che per il bene della scuola e' necessaria la moratoria di un anno.
Per quanto ci riguarda continueremo a batterci in tutte le sedi per ottenere un intervento legislativo che metta nero su bianco tale rinvio.



Allegati

nota 10309 del 13 dicembre 2011 applicazione art 19 comma 4 del d l 98 del 6 luglio 2011

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Tag: dimensionamento, miur, legge 111/11, nota 10309/11

venerdì 16 dicembre 2011

Scuola: Codacons, 13.500 istituti con "classi pollaio"


FONTE: RASSEGNA.IT
Il Consiglio di Stato ha accolto la class action contro le classi pollaio. Il ministero è costretto a redigere e pubblicare il piano nazionale per la messa in sicurezza degli istituti. Le aule a rischio sono quelle inferiori a 45 mq e con più di 25 alunni
Sono 13.500 le scuole in tutta Italia in cui ci sono le 'classi pollaio'. E' quanto denuncia il Codacons, che ricorda come il ministero dell'Istruzione sia stato "finalmente costretto dalla sentenza del Consiglio di Stato che ha accolto la class action promossa dal Codacons contro le classi pollaio, a redigere e pubblicare il Piano nazionale per la messa in sicurezza delle scuole italiane'.
Si tratta di un elenco che individua oltre 13.500 istituti scolastici dislocati sul territorio, le cui aule sono 'classi pollaio', ossia aule che 'non possono ospitare numero eccessivo di studenti rispetto alle dimensioni delle stesse aule'.
Per 'essere aula pollaio', sottolinea il Codacons, è necessario che vi siano queste condizioni: classi formate con più di 25 alunni; classi formate in aule con dimensioni inferiori a 45 mq netti (48 per le superiori) + 2 mq netti per ogni persona presente in aula diversa dall'alunno (insegnante di sostegno, esperto esterno, compresenza, ecc) e con numero di alunni superiori ai 25.
Inoltre, prosegue, sono incluse le aule con qualsiasi numero di alunni ai quali non viene garantito l'indice minimo di 1,80 mq netti procapite (materne, elementari e medie) e di 1,96 mq netti procapite per le superiori. Infine le classi formate da più di 25 alunni in aule con superficie inferiore ai 45/50 mq netti.
A quanto si apprende, adesso questi istituti non possono assolutamente superare il numero di alunni indicato dalla legge pre-riforma Gelmini, e dovranno essere messi in sicurezza al più presto. Non solo: sulla base di questo elenco i precari della scuola possono sperare di non essere licenziati, a causa dell'aumento di alunni per classe e conseguente contrazione dell'organico, e possono mobilitarsi per ottenere il contratto di lavoro a tempo indeterminato

pesaro

fonte: REPUBBLICA

Classi sovraffollate, disabili penalizzati
ecco i numeri della gestione Gelmini

Il criterio della trasparenza reintrodotto dal ministro Profumo fa emergere le proporzioni di quanto accaduto negli ultimi tre anni. Nel 2008/2009 le classi con oltre 25 alunni erano l'11,6% oggi sono il 17,3%. Quelle in cui c'è più di un portatore d'handicap sono passate dal 6 al 7%

di SALVO INTRAVAIA
CLASSI-POLLAIO, disabili stipati in aule superaffollate e anche in più d'uno per classe. Ecco i numeri che inchiodano la Gelmini. Dal 2008 le proteste di insegnanti e genitori contro le misure del governo Berlusconi contro la "scuola" sono state un crescendo - classi stracolme di alunni e disabili penalizzati - ma dopo ogni "caso" scoperto dalla stampa, puntualmente, arrivava la smentita del ministero che recitava sempre lo stesso copione e parlava di accuse "destituite di ogni fondamento".
Nel frattempo, però, i numeri venivano meticolosamente occultati: niente più "sintesi dei dati" sulla scuola e niente più pubblicazioni con numeri, grafici e tabelle che potessero svelare il reale impatto della cosiddetta riforma Gelmini sulla scuola italiana. Si andava avanti solo con dichiarazioni dell'ufficio stampa. "Non è prevista l'abrogazione del tetto per il numero degli alunni nelle classi con studenti disabili. Il limite era, e resta, di 20 alunni per classe", recita la Gelmini lo scorso 30 giugno.

Ma le denunce di aule strapiene, disabili in classi troppo numerose e spesso in compagnia di altri portatori di handicap nella stessa aula continuavano. Situazioni che in teoria la normativa vigente non ammette. Ma che per racimolare qualche posto in organico tutti tolleravano: il ministero, i direttori regionali e i provveditori. Gli unici che pativano erano gli stessi alunni e gli insegnanti, costretti a gestire situazioni molto complesse. Ma senza i numeri nessuno poteva parlare. La recente glasnost avviata dal ministro Francesco Profumo svela le reali proporzioni dell'intervento gelminiano sulla scuola nostrana.
Quest'anno, le classi sono mediamente più affollate di tre anni fa e quelle fuorilegge sono in rapida ascesa. Una norma del 1992 stabilisce che per assicurare una adeguata sicurezza in caso di incendio l'affollamento massimo delle classi deve essere di 26 persone: 25 alunni e un insegnante. Nell'anno scolastico 2008/2009 le classi con più di 25 alunni erano l'11,6 per cento. Tre anni dopo, nel 2011/2012, le classi sovraffollate ammontano al 17,3 per cento: quasi sei punti in più. Nella scuola dell'infanzia una classe su tre è over 25, al superiore si scende a una su quattro.

E i disabili? La normativa stabilisce, come del resto ha recentemente chiarito l'ex ministra, che nelle classi con un portatore di handicap il numero degli alunni dovrebbe al massimo essere pari a 20. Il motivo è semplice: in classi sovraffollate l'inserimento degli alunni disabili diventa più complicato. Tre anni fa, le classi con un disabile e con più di 20 alunni erano poco meno di 11 su cento: il 10,8 per cento. Tre anni dopo, il tasso sale al 13,4 per cento con record alla scuola media, che fa segnare un 23 per cento abbondante.
La normativa appena citata non contempla neppure l'ipotesi di infilare in una classe più di un disabile. E non c'è bisogno di spiegarne il motivo. Eppure le situazioni che vedono due e tre portatori di handicap nella stessa classe sono più frequenti di quanto si pensi, specialmente da quando in viale Trastevere è passata la ministra di Leno. Dal 6 per cento dell'anno 2008/2009 si è passati al 7 per cento: qualcosa come 25 mila classi in cui un solo insegnante di sostegno spesso non basta.

(13 dicembre 2011)

sabato 10 dicembre 2011

Indicazioni per il primo ciclo e monitoraggio



Anche Legambiente Scuola e Formazione e il Coordinamento Genitori Democratici non condividono l’iniziativa del MIUR.

01/12/2011

Indicazioni nazionali e monitoraggio: il Miur rinvia la scadenza dell'invio dei questionari

Importante documento del Coordinamento Nazionale per le Politiche dell'infanzia e della sua Scuola

Primo ciclo e scuola dell'infanzia: monitoraggio sulle Indicazioni nazionali o verifica sulla attuazione dei Regolamenti del Ministro Gelmini?

Non è una questione di poco conto. La qualità dei primi segmenti del sistema di istruzione è fondamentale nella formazione delle persone e quindi nello sviluppo del paese. La definizione dei traguardi comuni nella scuola dell’infanzia e del primo ciclo (primaria e secondaria di primo grado) è questione di importanza strategica. Non può risolversi in modo sbrigativo e burocratico. Chi ha a cuore le sorti della scuola e delle giovani generazioni non può permetterlo. Dopo quelli di cui già abbiamo dato conto, sono giunti i documenti di Legambiente Scuola e Formazione e del Coordinamento Genitori Democratici
Rinnoviamo alle scuole l'invito a far pervenire al MIUR le loro considerazioni, elaborazioni, proposte, difficoltà in merito alle indicazioni vigenti.
Dal MIUR ci attendiamo un atteggiamento di ascolto e di valorizzazione dei contributi delle scuole.
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Scuola dell’Infanzia e primo ciclo: indicazioni per curricolo calate dall’alto

Legambiente Scuola e Formazione chiede più condivisione e partecipazione nell’elaborazione delle nuove regole e dei programmi


“La discussione in merito alle indicazioni del curricolo nella scuola primaria, introdotto dall’ex ministro dell’Istruzione Fioroni, non è un aspetto tecnico che riguarda solo i docenti ma dovrebbe coinvolgere tutti, visto che si occupa di cosa e come i nostri figli e i cittadini più giovani devono apprendere nella scuola dell’obbligo. In un momento di evoluzione sociale così profonda non ci possiamo affidare ai meri passaggi burocratici, ma fare in modo che i professionisti della scuola si confrontino per elaborare un curricolo capace di fornire strumenti ai giovani cittadini per essere in maniera attiva e positiva dentro a questi cambiamenti”.
Così Vanessa Pallucchi presidente di Legambiente Scuola e Formazione, l’associazione professionale d’insegnanti e educatori ambientalisti, in una nota chiede al nuovo Ministro Profumo di rivedere l’armonizzazione, chiesta dal precedente governo, tra le indicazioni nazionali introdotte dall’ex ministro Moratti con le indicazioni per il curriculo stabilite dall’ex ministro Fioroni. Secondo l’associazione, infatti, il monitoraggio finalizzato ad armonizzare, entra molto poco nei meriti e tende solo a fotografare come le scuole, in questi anni, hanno risposto ai provvedimenti, arrivati spesso in modo discordante.
“Le disposizioni date dal precedente governo sembrano più una via di uscita che un modo di realizzare qualità dell’istruzione – ha aggiunto Pallucchi – come se si volesse certificare la “bontà” dei tagli al sistema d’istruzione come l’introduzione del maestro prevalente”.

Infatti, sottolinea Legambiente Scuola e Formazione, nelle quattro parti in cui è suddiviso il questionario inviato dal Ministero dell’Istruzione, c’è poco che abbia a che vedere con l’applicazione dei due documenti d’indicazioni forniti fino ad oggi. Sono prevalenti, infatti, le domande per sapere come le scuole si sono organizzate per supplire ai tagli previsti dal regolamento “Gelmini” sul primo ciclo, mentre non appaiono domande su quale delle due indicazioni abbiano applicato o come le abbiano armonizzate per il conseguimento degli obiettivi di insegnamento/apprendimento.


L’Ufficio scuola e Formazione Legambiente

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COORDINAMENTO GENITORI DEMOCRATICI NAZIONALE

Perché i genitori no?

Ci è giunta informazione del monitoraggio promosso dal MIUR per valutare gli esiti operativi, di-dattici e organizzativi dopo le modifiche degli ordinamenti (leggi 132/2008 e 169/2008), avviati nel 2009 e i risultati dell’applicazione di due diverse indicazioni curriculari, che si sarebbero dovute armonizzare, attraverso mezzi e strumenti promessi, ma mai visti.
La data di consegna del questionario è stata rinviata perché, si dice, sono molte le scuole che vo-gliono partecipare.
Bene! Significa che le trasformazioni organizzative a cui si è stati costretti ad opera dei molti tagli lineari, premono per essere comunicate, vagliate e, conoscendo la realtà della scuola, magari aiutate ad essere modificate.
Interpellata una serie di genitori eletti nei Consigli di Istituto, essi si sono mostrati all’oscuro dell’operazione. Eppure i cambiamenti hanno una ricaduta diretta e immediata sui nostri bambini: pluralità docenti (non più team che progetta insieme e coopera) che neppure la scuola secondaria di primo grado riesce ad uguagliare, rincorsa spasmodica verso attività pomeridiane e recuperi a pagamento per far fronte a orari scolastici ridotti e azzeramento della compresen-za/contemporaneità, dedicate in modo rilevante ad attività di recupero dei bambini in difficoltà … Per dire solo delle più macroscopiche evidenze.
Ma può un questionario con quesiti tecnici, che ogni scuola comunque rende noti e che già dovreb-bero essere in possesso del ministero, rispondere all’esigenza di verificare “l’armonizzazione degli assetti pedagogici , didattici e organizzativi della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione con gli obiettivi del DPR 89/2009”?

Come è possibile, ci chiediamo, armonizzare due proposte che si basano su principi di fondo così diversi?
La prima proposta pensa ad abbreviare i percorsi formativi, la seconda a prolungare l’obbligo sco-lastico fino a 16 anni; l’una parla di piani “personalizzati” che si modulano su situazioni socioeco-nomiche diverse, l’altra parla di apprendimento per tutta la vita.
Chiediamo al nuovo Ministro di fermare questa operazione di facciata per intraprenderne un’altra: monitorare, valutare la situazione attraverso un contatto vero con gli utenti e gli operatori della scuola, fornendo mezzi e strumenti per promuovere azioni di ricerca, formazione e sperimentazione didattica.
La realtà ci dice, ad esempio, come non siano previsti fondi per la formazione dei docenti: chi ha dignità professionale si aggiorna a spese proprie, ma è evidente come un percorso personale pur me-ritorio, non si possa paragonare all’efficacia di un’azione collegiale del corpo docente.

E i genitori? Quelli disponibili, e ce ne sono, a mettersi in gioco, ad aiutare la scuola a crescere in un momento di difficoltà generale: tagliati fuori, ai margini, sempre gli ultimi ad essere coinvolti quando non si tratti di richieste di esborso economico.
FONTE: FP-CGIL
"Ricostruire la scuola", le nostre proposte


Alla presenza di giornalisti, agenzie di stampa e forze politiche, lunedì 28 novembre 2011 è stato presentato il primo di due Dossier.
"Ricostruire la scuola", questo il titolo, contiene le nostre proposte ed elaborazioni con le quali chiediamo con forza una inversione di tendenza rispetto alle politiche depressive messe in campo dal governo Berlusconi nei comparti della conoscenza. Nel rispetto delle reciproche autonomie, abbiamo individuato le priorità sulle quali ottenere risultati concreti nel breve periodo.

Il Dossier riassume quanto elaborato dalla nostra organizzazione negli ultimi tre anni sulla scuola. La scuola e la formazione vanno riconosciute come una priorità e al tempo stesso come una opportunità straordinaria per il nostro Paese. "Crediamo - si legge nel documento - che sia necessaria una inversione di tendenza immediata: ci sono segnali che si possono dare immediatamente e che non hanno costi. Ma soprattutto è necessario, subito, avviare un progetto che preveda investimenti in questo settore".
L’offerta comunale di asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia


Nell’anno scolastico 2009/2010 risultano iscritti negli asili nido comunali 154.334 bambini tra zero e due anni di età, mentre altri 38.610 bambini usufruiscono di asili nido convenzionati o sovvenzionati dai Comuni, per un totale di 192.944 utenti dell’offerta pubblica complessiva.
Nel 2009 la spesa impegnata per gli asili nido da parte dei Comuni o, in alcuni casi, di altri Enti territoriali delegati dai Comuni, è di circa 1 miliardo e 182 milioni di euro, al netto delle quote pagate dalle famiglie.

Fra il 2004 e il 2009 la spesa corrente per asili nido, al netto della compartecipazione pagata dagli utenti, ha mostrato un incremento complessivo del 39,0%, che scende al 24,5% se calcolato a prezzi costanti. Nello stesso periodo è aumentato del 32% (quasi 47 mila unità) il numero di bambini iscritti agli asili nido comunali o sovvenzionati dai Comuni.

La percentuale di Comuni che offrono il servizio di asilo nido, sotto forma di strutture comunali o di trasferimenti alle famiglie che usufruiscono delle strutture private, ha registrato un progressivo incremento: dal 32,8% del 2003/2004 al 48,3% del 2009/2010. Di conseguenza, i bambini tra zero e due anni che vivono in un Comune che offre il servizio sono passati dal 67% al 77% (indice di copertura territoriale).
Nonostante il generale ampliamento dell’offerta pubblica, la quota di domanda soddisfatta è ancora limitata rispetto al potenziale bacino di utenza: gli utenti degli asili nido sono passati dal 9,0% dei residenti tra zero e due anni dell’anno scolastico 2003/2004 all’11,3% del 2009/2010.

Rimangono molto ampie le differenze territoriali: i bambini che usufruiscono di asili nido comunali o finanziati dai Comuni variano dal 3,4% al Sud al 16,4% al Nord-est, mentre la percentuale di Comuni che offrono il servizio varia dal 21,2% al Sud al 77,3% al Nord-est.

All’offerta tradizionale di asili nido si affiancano i servizi integrativi o innovativi per la prima infanzia, che comprendono i “nidi famiglia”, ovvero servizi organizzati in contesto familiare, con il contributo dei Comuni e degli enti sovracomunali. Nel 2009/2010 il 2,3% dei bambini tra zero e due anni ha usufruito di tale servizio, quota che è rimasta pressoché costante nel periodo osservato.

Complessivamente, dunque, risulta pari al 13,6% la quota di bambini che si sono avvalsi di un servizio socio educativo pubblico e al 56,2% quella di Comuni che offrono asili nido o servizi integrativi per la prima infanzia.