Una visione aziendalistica della
scuola
La complessità e
ridondanza di proposte contenute nel piano scuola del governo Renzi rende
necessario decifrare la sua visione ideologica
di fondo. Questa è ben esemplificata nei seguenti punti :
1) “Le risorse pubbliche non saranno mai sufficienti a colmare le esigenze di investimenti nella nostra scuola.”
2) con scuole pubbliche si intende “Scuole pubbliche statali e paritarie.”
3) “Gli istituti di istruzione superiore, e di istruzione e formazione professionale possono commercializzare beni o servizi prodotti o svolgere attività di “impresa Formativa Strumentale”, utilizzando i ricavi per investimenti sull’attività didattica.”
4) “Anzitutto per le scuole deve essere facile, facilissimo ricevere risorse. La costituzione in una Fondazione, o in un ente con autonomia patrimoniale, per la gestione di risorse provenienti dall’esterno, deve essere priva di appesantimenti burocratici.”
4) E’ previsto “un bonus fiscale per un portafoglio di investimenti privati (da parte di cittadini, associazioni, fondazioni, imprese) nella scuola.”
5) E’ prevista la “collaborazione con il terzo settore e con le imprese.”
6) E pure il “Servizio civile per la Buona Scuola”
1) “Le risorse pubbliche non saranno mai sufficienti a colmare le esigenze di investimenti nella nostra scuola.”
2) con scuole pubbliche si intende “Scuole pubbliche statali e paritarie.”
3) “Gli istituti di istruzione superiore, e di istruzione e formazione professionale possono commercializzare beni o servizi prodotti o svolgere attività di “impresa Formativa Strumentale”, utilizzando i ricavi per investimenti sull’attività didattica.”
4) “Anzitutto per le scuole deve essere facile, facilissimo ricevere risorse. La costituzione in una Fondazione, o in un ente con autonomia patrimoniale, per la gestione di risorse provenienti dall’esterno, deve essere priva di appesantimenti burocratici.”
4) E’ previsto “un bonus fiscale per un portafoglio di investimenti privati (da parte di cittadini, associazioni, fondazioni, imprese) nella scuola.”
5) E’ prevista la “collaborazione con il terzo settore e con le imprese.”
6) E pure il “Servizio civile per la Buona Scuola”
Con questa impostazione la scuola prima di tutto si viene
meno all’obbligo costituzionale di garantire a tutti giovani la scuola statale
laica e pluralista a garanzia dell’uguaglianza delle opportunità, finanziata
con i fondi della fiscalità generale.
Le Istituzioni scolastiche diventerebbero aziende che devono reperire fondi sul mercato vendendo prodotti o servizi attraverso la costituzione di fondazioni in collaborazione con imprese e privati.
In tal modo scuola statale e scuola privata verranno messe definitivamente sullo stesso piano e, oltre a ulteriori finanziamenti alle private erogati in quanto anch’esse sottoposte alla valutazione “Servirà lavorare per dare alle scuole paritarie (valutate positivamente) maggiore certezza sulle risorse loro destinate, nonché garanzia di procedure semplificate per la loro assegnazione.” verrà introdotta anche la detassazione delle spese per le rette di frequenza alle scuole.
Non a caso in tutto il piano non si parla mai di interventi sulla scuola dell’infanzia, che evidentemente, come si evince dal DDL 1260, prima firmataria Puglisi, in corso di approvazione al Senato, è estromessa dal sistema scolastico e inserita in un sistema integrato 0-6 che la relega al ruolo di servizio a domanda e quindi a pagamento.
Il dirigente potrà utilizzare personale volontario controllato da associazioni esterne per attività integrative varie. Ad esempio studenti universitari che sono obbligati a svolgere periodi di stage.
I terzo settore entra trionfalmente nelle scuole come già avvenuto negli ospedali.
In questa ottica anche “Introdurre l’obbligo dell’Alternanza Scuola-Lavoro (ASL) negli ultimi tre anni degli Istituti Tecnici ed estenderlo di un anno nei Professionali, prevedendo che il monte ore dei percorsi sia di almeno 200 ore l’anno.” favorirà un’impostazione più aziendalistica che formativa.
Non a caso si prevede di “Diffondere attraverso protocolli ad hoc il programma sperimentale di apprendistato negli ultimi due anni della scuola superiore, lanciato nel 2014 in attuazione dell’articolo 8bis del d.l. 104/2013.”
Il tutto condito da amenità come l’inserimento dell’economia fra le materie obbligatorie nelle scuole superiori per sopperire a quello che viene chiamato “analfabetismo finanziario” cioè alla “comprensione dei meccanismi economici e finanziari”.
La riproposizione della’informatica e dell’inglese fin dalle elementari unita alla impostazione aziendalistica riconduce con chiarezza al’impostazione delle famose tre i del governo Berlusconi: impresa, internet, inglese e a quella della Legge Aprea.
Bruno Moretto, Comitato bolognese Scuola e Costituzione
Le Istituzioni scolastiche diventerebbero aziende che devono reperire fondi sul mercato vendendo prodotti o servizi attraverso la costituzione di fondazioni in collaborazione con imprese e privati.
In tal modo scuola statale e scuola privata verranno messe definitivamente sullo stesso piano e, oltre a ulteriori finanziamenti alle private erogati in quanto anch’esse sottoposte alla valutazione “Servirà lavorare per dare alle scuole paritarie (valutate positivamente) maggiore certezza sulle risorse loro destinate, nonché garanzia di procedure semplificate per la loro assegnazione.” verrà introdotta anche la detassazione delle spese per le rette di frequenza alle scuole.
Non a caso in tutto il piano non si parla mai di interventi sulla scuola dell’infanzia, che evidentemente, come si evince dal DDL 1260, prima firmataria Puglisi, in corso di approvazione al Senato, è estromessa dal sistema scolastico e inserita in un sistema integrato 0-6 che la relega al ruolo di servizio a domanda e quindi a pagamento.
Il dirigente potrà utilizzare personale volontario controllato da associazioni esterne per attività integrative varie. Ad esempio studenti universitari che sono obbligati a svolgere periodi di stage.
I terzo settore entra trionfalmente nelle scuole come già avvenuto negli ospedali.
In questa ottica anche “Introdurre l’obbligo dell’Alternanza Scuola-Lavoro (ASL) negli ultimi tre anni degli Istituti Tecnici ed estenderlo di un anno nei Professionali, prevedendo che il monte ore dei percorsi sia di almeno 200 ore l’anno.” favorirà un’impostazione più aziendalistica che formativa.
Non a caso si prevede di “Diffondere attraverso protocolli ad hoc il programma sperimentale di apprendistato negli ultimi due anni della scuola superiore, lanciato nel 2014 in attuazione dell’articolo 8bis del d.l. 104/2013.”
Il tutto condito da amenità come l’inserimento dell’economia fra le materie obbligatorie nelle scuole superiori per sopperire a quello che viene chiamato “analfabetismo finanziario” cioè alla “comprensione dei meccanismi economici e finanziari”.
La riproposizione della’informatica e dell’inglese fin dalle elementari unita alla impostazione aziendalistica riconduce con chiarezza al’impostazione delle famose tre i del governo Berlusconi: impresa, internet, inglese e a quella della Legge Aprea.
Bruno Moretto, Comitato bolognese Scuola e Costituzione
Dalla scuola della
Repubblica alla scuola di Renzi.
Dopo tanti annunci di
provvedimenti epocali per la scuola Renzi
ha pubblicato un annuncio di 136 pagine proponendo da una parte
l’immissione in ruolo di 150.000 “precari” (che in gran parte lui ed i suoi
predecessori avrebbero dovuto già assumere per effetto della Finanziaria del
2007! )ed un’accentuazione dell’aziendalizzazione
della scuola pubblica (che per Renzi è comprensiva delle scuole statali e
private,) rafforzando i poteri del dirigente manager che addirittura “saranno
messi in condizione di determinare più efficacemente le dinamiche interne alla
scuola, incluse le scelte educative (ed il collegio dei docenti a cosa serve?)
ed istituzionalizzando il principio meritocratico con conseguente limitazione
della libertà di insegnamento
In sostanza una proposta nel
metodo e nel merito demagogica, ma soprattutto un attacco alla professionalità
ed alla dignità del personale docente che, pur mal pagato e pur a fronte di un
costante malgoverno da parte di tutti i Governi succedutesi nel tempo, ha retto in questi anni la scuola statale.
Ma l’aspetto forse più inquietante è il metodo (peraltro ormai
consolidato e coerente con la sua vocazione autoritaria) con cui Renzi ha
presentato il suo progetto di riformare la scuola.
La Costituzione recita all’art.
33: “La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione”; ora apprendiamo
che la Repubblica è Renzi che propone un patto per la scuola al popolo
italiano e solo dopo il Parlamento sarà chiamato a ratificarlo
formalmente
In Parlamento però rispetto
alla ampia, ma fumosa proposta di Renzi, sono in attesa di essere discusse proposte
concrete e puntuali; a fine luglio un gruppo di Senatori ha presentato un
disegno di legge, che ripropone una legge di iniziativa popolare, sottoscritta
da oltre 100 mila elettori.
Renzi ritiene opportuno far precedere alla discussione parlamentare l’opinione in merito di tutti coloro che sono
interessati alla scuola ed in primo luogo del mondo della scuola?
Può
essere una forma di percorso legislativo partecipato che però deve essere
trasparente e certo nella sua gestione e
nei suoi esiti.
I parlamentari che hanno
sottoscritto la LIP e i 100 mila elettori che a suo tempo l’hanno sottoscritto
hanno diritto, al pari e più di Renzi,
di confrontarsi con il mondo della scuola, ma soprattutto se è opportuno un
largo coinvolgimento nella discussione della riforma della scuola, una tale
discussione non può essere una prerogativa esclusiva del Capo del Governo, ma deve anzitutto impegnare il Parlamento che
è, ancora in qualche modo, l’organo rappresentativo della Repubblica e come
tale il titolare del processo di riforma, ma
soprattutto è l’unico organo che possa garantire un dibattito vero,
scongiurando che il dibattito si traduca in una organizzazione del consenso ( Corrado
Mauceri – Comitato “per la scuola della Repubblica – Firenze )
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