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RICORSO PER DISCRIMINAZIONE
Trenta genitori contro il ministero dell'Istruzione e l'Ufficio scolastico
regionale e quello provinciale
Sono solo la punta di un iceberg, le trenta famiglie milanesi che hanno
depositato un ricorso per discriminazione sul mancato approntamento delle
ore di sostegno a scuola per i disabili. Perché la realtà ne registra
molte di più che si trovano a dover fare i conti con i tagli agli insegnanti
di sostegno per gli alunni con disabilità, famiglie che restano in silenzio
per paura, per mancanza di mezzi, perché dissuasi dagli stesso presidi e via
dicendo.
Per dare voce anche a loro è stato depositato il 10 novembre scorso presso
il Tribunale di Milano un ricorso per discriminazione contro il ministero
dell’Istruzione e l’Ufficio scolastico regionale e quello provinciale,
sottoscritto da 30 genitori di 17 disabili dell’istituto comprensivo
Cavalieri, della scuola primaria Ferrante Aporti e
di I.T.S.O.S. Albe Steiner con il sostegno dell'associazione Ledha (Lega per
i diritti delle persone con disabilità).
Qualche dato per chiarire la situazione: ad anno scolastico avviato, la
dotazione organica garantita dal Ministero per Milano e Provincia pone come
limite massimo il numero complessivo di 4897 docenti di sostegno per gli
alunni diversamente abili con un rapporto che supera 2,4 alunni per ogni
docente.
Peccato che la sentenza della Corte Costituzionale n.80 del 26/2/2010
stabilisca che sono illegittime le norme che fissano un limite massimo al
numero di posti degli insegnanti di sostegno. Un problema giuridico, che
riguarda anzitutto i diritti.
La situazione a Milano è preoccupante, spiega la consigliera comunale
Patrizia Quartieri
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che insieme a Ledha e all'Associazione Avvocati per Niente sostiene i
genitori che hanno fatto ricorso. Tra gli elementi che peggiorano la
situazione ci sono la mancata formazione dei docenti, l'assenza della
continuità didattica, l'umento del numero degli alunni per classe,
l'liminazione delle compresenze e la mancanza generale di risorse della
scuola pubblica italiana.
Una situazione che sembra portare verso l'esclusione piuttosto che verso
l'nclusione dei soggetti con disabilità, annullando le conquiste fin qui
ottenute.
Le famiglie di persone con disabilità vogliono semplicemente avere le
stesse possibilità di apprendimento degli altri dichiara Marco Rasconi,
presidente di Ledha Milano
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spiegando che purtroppo la problematica si ripete ogni anno perché il
ricorso di un anno non fa storia per quello successivo.
L'mportanza del ricorso presentato dai trenta genitori sta anche qui, nel
fatto che questa azione consentirebbe al giudice l'ccertamento di una
situazione generale di illegittimità: un'zione legale collettiva per la
tutela di un diritto fondamentale.
E se la difesa della Giunta milanese fa appello alla mancanza di fondi,
viene da chiedersi quale sia il criterio per cui i contributi per i libri di
testo delle scuole medie vengano assegnati a pioggia senza tener conto
delle differenze di reddito, sottraendo risorse a chi ne ha più bisogno,
senza quindi tener conto delle priorità.
Antiniska Pozzi
Alunni disabili senza diritti
I genitori portano la Gelmini in tribunale
La riforma riduce drasticamente i fondi per le ore di sostegno. Parte a
Milano la prima azione collettiva contro il ministero dell'Istruzione e gli
uffici scolatici, accusati di discriminare gli studenti con disabilità
Costretti a tenere i figli a casa, perché la riforma Gelmini ha ridotto
drasticamente le ore di sostegno alla disabilità. Per questo i genitori di
trenta alunni disabili fanno ricorso contro il ministro e la sua politica
dei tagli alla scuola. Si tratta della prima azione collettiva (intrapresa
con la collaborazione di Ledha, la Lega per i diritti delle persone con
disabilità, e il sostegno dell'associazione Avvocati per niente) che accusa
il ministero dell'Istruzione e gli Uffici scolastici locali di discriminare
gli alunni disabili. La scarsità delle risorse non può giustificare una
lesione del diritto all'istruzione. Lo dice il diritto internazionale, ma
anche la nostra Corte Costituzionale.
L'iniziativa è stata illustrata nella sede del Comune di Milano, in
occasione di un incontro pubblico sul diritto all'istruzione dei minori con
disabilità al quale erano presenti alcune delle famiglie in causa. Un Paese
non può negare il diritto all'istruzione dicendo che non ci sono risorse,
dichiara Livio Neri di Avvocati per niente. La Convenzione ONU del 2006 sui
diritti dei disabili, spiega l'avvocato, afferma che il sostegno va
garantito nella misura in cui è necessario. E ancora: Il tetto al numero
di insegnanti di sostegno previsto dalla Finanziaria del 2007 è stato
dichiarato incostituzionale perché stabilisce la Consulta lesivo di un
diritto fondamentale.
In Lombardia c'è un insegnante di sostegno ogni 2,34 alunni. Il dato,
peggiorato rispetto all'anno scorso, mette la regione agli ultimi posti
della classifica nazionale, seguita solo dal Lazio. La falce della riforma
Gelmini ha messo in ginocchio moltissime famiglie, costringendole a tenere i
figli a casa nelle ore di scuola non coperte dal sostegno. La socialità in
classe e l'affetto dei compagni è fondamentale, assicura la pedagogista
Sonia Mazzitelli, che avverte: Emarginare il disabile nell'età scolare
significa emarginarlo nel suo futuro di lavoratore e di cittadino.
Nonostante le gravi difficoltà, c'è ancora scarsa consapevolezza dei propri
diritti. Fino ad ora i ricorsi hanno riguardato singoli casi, che troppo
spesso venivano risolti assegnando ore di sostegno sottratte ad altri. Ecco
il perché di un'azione collettiva, spiega Marco Rasconi, disabile e
presidente di Ledha Milano, per impedire che una coperta troppo corta venga
semplicemente tirata da una parte all'altra. Tra i più restii a
intraprendere vie legali sono gli stranieri, che preferiscono non aggiungere
problemi a quelli già esistenti. Un genitore straniero che aveva
sottoscritto il ricorso, racconta ancora l'avvocato Neri, ha preferito
fare marcia indietro. In tal senso i ricorrenti si augurano che
l'iniziativa contribuisca a una maggiore informazione, soprattutto per le
famiglie che non possono difendersi o non sanno di poterlo fare. Certo,
nelle nostre condizioni, sostiene Maria Spalloni, uno dei genitori che
hanno fatto ricorso, dovremmo essere invitati a un tavolo. Invece siamo
costretti a rivolgerci a un tribunale.
Le risorse ci sono, protesta Patrizia Quartieri, consigliere comunale e
promotrice dell'incontro di ieri. Il Comune di Milano, racconta la
Quartieri, concede indistintamente a tutti gli studenti un bonus libri che
costa 5 milioni di euro lanno, mentre la spesa per il sostegno alla
disabilità è di 3,7 milioni. E rilancia: Senza ledere alcun diritto,
propone, basterebbe ripensare l'allocazione di queste risorse. La
questione riguarda anche i fondi regionali, che per il novanta per cento
finiscono alle scuole private, e soprattutto quelli stanziati a livello
nazionale, dove, ricorda la Quartieri, si preferisce spendere quaranta
miliardi in armamenti. Ne fa una questione di civiltà anche il
costituzionalista Valerio Onida, candidato alle primarie del centrosinistra
per le prossime comunali di Milano, che ha assistito all'incontro. Il fatto
che non si possa o non si voglia soddisfare i diritti fondamentali delle
persone più deboli fa di questa una società non civile. E precisa: Siamo
di fronte a uno di quei diritti che possono definirsi assoluti, e in quanto
tali devono essere soddisfatti. Non può essere una questione di risorse: non
ci sono scuse.
qui il filmato
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