“L’educazione è il valore meno materiale che esista, ma il più decisivo per l’avvenire di un popolo, in quanto è la sua forza spirituale, e per questo è soggiogata da coloro che pretendono di vendere il Paese… Sì, continuiamo a resistere, perché non possiamo permettere che l’educazione di trasformi in un privilegio” (Ernesto Sábato, Prima della fine)
sabato 27 ottobre 2012
venerdì 26 ottobre 2012
mangiare (male) a scuola
fonte: coord. genitori don orione
(di Maurizio Sentieri, pubblicato il 2 ottobre 2012
da www.doppiozero.it)
Tra le immancabili conseguenze dell‟inizio di ogni anno scolastico c‟è la profonda trasformazione delle abitudini e dell'organizzazione giornaliera di milioni di famiglie. Per nove mesi la scuola ridiventa un luogo di istruzione e di cultura ma anche un‟istituzione alla quale viene delegata la sicurezza e la cura dei propri figli, almeno per un certo numero di ore e di giorni.
Specie per i bambini e i ragazzi che frequentano la scuola dell‟obbligo, l‟apertura dell‟anno scolastico coincide con il rinnovarsi della ristorazione scolastica: croce e delizia di generazioni di scolari, fonte di attenzione, discussione, spesso ansia da parte dei genitori.
Per uno o più giorni a settimana il pasto consumato a scuola – quasi sempre ad opera di aziende di catering vincitrici di appalto indetto dai Comuni – diventa parte di quella delega che le famiglie assegnano alla scuola. E come ogni anno il pasto a scuola diventa elemento di ansia perché percepito con la consapevolezza di una qualche estraneità rispetto al cibo condiviso in famiglia, un “altro cibo” cui porre particolare attenzione, da sorvegliare, da controllare…
A causa dell‟ansia, le famiglie – ma ancor di più la scuola e gli enti locali – dimostrano del resto una forte sensibilità e attenzione verso ogni forma di educazione alimentare che coinvolga i giovani, attenzione che si traduce nei più diversi progetti e iniziative educative.
Educazione alimentare ed ai consumi come elemento essenziale di crescita personale, parte integrante dei programmi scolastici, elemento critico per il mantenimento della salute.
Tra le immancabili conseguenze dell‟inizio di ogni anno scolastico c‟è la profonda trasformazione delle abitudini e dell'organizzazione giornaliera di milioni di famiglie. Per nove mesi la scuola ridiventa un luogo di istruzione e di cultura ma anche un‟istituzione alla quale viene delegata la sicurezza e la cura dei propri figli, almeno per un certo numero di ore e di giorni.
Specie per i bambini e i ragazzi che frequentano la scuola dell‟obbligo, l‟apertura dell‟anno scolastico coincide con il rinnovarsi della ristorazione scolastica: croce e delizia di generazioni di scolari, fonte di attenzione, discussione, spesso ansia da parte dei genitori.
Per uno o più giorni a settimana il pasto consumato a scuola – quasi sempre ad opera di aziende di catering vincitrici di appalto indetto dai Comuni – diventa parte di quella delega che le famiglie assegnano alla scuola. E come ogni anno il pasto a scuola diventa elemento di ansia perché percepito con la consapevolezza di una qualche estraneità rispetto al cibo condiviso in famiglia, un “altro cibo” cui porre particolare attenzione, da sorvegliare, da controllare…
A causa dell‟ansia, le famiglie – ma ancor di più la scuola e gli enti locali – dimostrano del resto una forte sensibilità e attenzione verso ogni forma di educazione alimentare che coinvolga i giovani, attenzione che si traduce nei più diversi progetti e iniziative educative.
Educazione alimentare ed ai consumi come elemento essenziale di crescita personale, parte integrante dei programmi scolastici, elemento critico per il mantenimento della salute.
“Le mense scolastiche del Comune hanno adottato cibo biologico e a km zero. E’ una scelta forte – interviene l’assessore alle Politiche scolastiche, Stefania Monteverde – in controtendenza con le politiche dei tagli, che sostiene le famiglie, la cultura dell’alimentazione sana ma anche i produttori locali e l’economia del territorio"
martedì 23 ottobre 2012
SCUOLA
E DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA
I
Genitori devono essere coinvolti attivamente nell’elaborazione del piano
dell’offerta formativa delle singole scuole, tramite una progettazione
integrata, espressione della partecipazione attiva di tutte le componenti
scolastiche. Respingiamo con forza l’idea che i genitori debbano essere
considerati come utenti o acquirenti di vari servizi offerti da istituzioni
scolastiche inserite in una logica
aziendale e mercantile. I genitori non sono clienti, ma co-educatori della
scuola frequentata dai loro figli.
Pertanto,
riteniamo indispensabile la presenza di rappresentanti di genitori, eletti
direttamente, a livello di classe e di istituto. I rappresentanti della
componente genitori devono interagire all’interno del consiglio di classe,
organo collegiale prioritario nell’impostazione del progetto formativo ed
educativo offerto ai singoli studenti e alle loro classi..Essi devono, inoltre,
interagire con le altre componenti scolastiche (dirigenti, docenti, personale
ATA e studenti nelle scuole secondarie di 2° grado) nel consiglio di istituto,
organo di governo dell’istituzione scolastica dell’autonomia.
La
rappresentanza delle varie componenti scolastiche deve essere regolata da una
normativa uniforme su tutto il territorio nazionale e non da statuti dei singoli
istituti scolastici, come previsto dalla PDL 953 (ex Aprea).
La
costituzione dei comitati dei genitori e degli studenti, formati dagli eletti
nei singoli consigli di classe, deve essere resa obbligatoria all’interno di
ogni istituzione scolastica. L’organo collegiale di governo della scuola
dell’autonomia (con la presenza sufficientemente paritetica delle varie
componenti) deve essere presieduto da un genitore, al fine di garantire
l’interazione tra scuola e famiglie.
Il
consiglio di istituto deve essere composto dai rappresentati delle sole
componenti scolastiche, con l’assoluta esclusione di membri esterni.
Esprimiamo,
altresì, il nostro netto dissenso su quanto auspicato dalla suddetta DPL 953
sull’opportunità di eventuali finanziamenti delle singole scuole da parte di
fondazioni o privati, che, oltre ad inserire la scuola in un’aberrante logica
di mercato, potrebbero dare vita ad una sorta di privatizzazione strisciante
della Scuola di Stato. Inoltre, al fine di evitare la cancellazione
dell’unitarietà del sistema nazionale di istruzione e formazione, non
condividiamo la proposta contenuta nella PDL 953, in merito all’emanazione di statuti
da parte delle singole istituzioni scolastiche. Il Co.Ge.De. è contrario al
ridimensionamento delle competenze e dei poteri degli organi collegiali
scolastici che devono deliberare in modo autonomo e non esclusivamente su
proposte avanzate dal dirigente scolastico, il quale deve continuare ad operare
nel pieno rispetto delle competenze degli stessi organismi di democrazia
partecipativa. Crediamo quindi che la scuola dell’autonomia non debba
trasformarsi nella scuola della dirigenza, in un’anacronistica logica di
governo centralistico e gerarchico della
Scuola (MIUR-USR-USP-DS).
Il
Co.Ge.De. ritiene imprescindibile per la realizzazione dell’autonomia
scolastica l’esistenza di organi collegiali territoriali che, per quanto
rivisti nella composizione e rimodulazione territoriale, debbano avere
effettive competenze di coordinamento e programmazione e poteri consultivi con
valenza obbligatoria. Ai nuovi organi collegiali territoriali deve essere
affidata una funzione di osservatorio sui bisogni formativi dei territori di
loro competenza, anche per quanto attiene l’edilizia scolastica, il
dimensionamento della rete scolastica e un’adeguata presenza sul loro
territorio delle scuole statali di ogni ordine e grado. Nella netta convinzione
che sia necessario il confronto ideale e programmatico tra le diverse
concezioni che animano la scuola e la società, si esprime, infine, netto
dissenso in merito a proposte di eventuali elezioni di secondo grado dei
rappresentanti delle varie componenti scolastiche. Tra i componenti degli
organi collegiali territoriali deve essere garantita la rappresentanza di tutte
le componenti scolastiche ed una loro sufficiente pariteticità. Al fine di
favorire la partecipazione alle attività degli OO.CC., i genitori lavoratori
dipendenti devono poter usufruire di appositi permessi orari.
Genova,
01 ottobre 2012
sabato 20 ottobre 2012
giovedì 18 ottobre 2012
Sai che vogliono imbavagliare il Rappresentante di Classe?!
FONTE: AGETOSCANA
Votata dalla Camera la legge sul riordino degli Organi collegiali della scuola, riparte con vigore la petizione “Sai che vogliono imbavagliare il rappresentante di classe?”. Il testo approvato infatti, nonostante gli emendamenti apportati, continua ad essere penalizzante per i genitori: nella stesura trasmessa al Senato ai genitori e agli studenti Rappresentanti di classe è stato tolto il diritto di entrare nel merito della progettazione didattica (PdL n. 953 art. 6 c. 3 e 5-bis). E non solo: risulta ridimensionato anche il ruolo del Consiglio d'Istituto, che non può deliberare senza proposta del dirigente scolastico!
FONTE: AGETOSCANA
Votata dalla Camera la legge sul riordino degli Organi collegiali della scuola, riparte con vigore la petizione “Sai che vogliono imbavagliare il rappresentante di classe?”. Il testo approvato infatti, nonostante gli emendamenti apportati, continua ad essere penalizzante per i genitori: nella stesura trasmessa al Senato ai genitori e agli studenti Rappresentanti di classe è stato tolto il diritto di entrare nel merito della progettazione didattica (PdL n. 953 art. 6 c. 3 e 5-bis). E non solo: risulta ridimensionato anche il ruolo del Consiglio d'Istituto, che non può deliberare senza proposta del dirigente scolastico!
Contributo volontario: cosa è
FONTE: AGETOSCANA
Il contributo volontario dei genitori ha radici antiche, quando alcuni Regi Decreti, tuttora vigenti, stabilirono che le scuole dotate di personalità giuridica potevano chiedere un contributo ai genitori per le spese di laboratorio.
A memoria nostra è sempre accaduto che le scuole –anche quelle non dotate di personalità giuridica- chiedessero un contributo alle famiglie, giustificandolo con spese varie sostenute a favore dell’alunno (cartellino di riconoscimento, libretto delle assenze, assicurazione ecc.) e in genere glissando sul fatto che tale contributo era del tutto volontario.
L’attuale normativa legittima in pieno questa prassi, stabilendo che “la riscossione delle rette, delle tasse, dei contributi e dei depositi di qualsiasi natura, poste a carico degli alunni, è effettuata anche mediante il servizio dei conti correnti postali” e che (art. 9 del Regolamento di contabilità per le scuole dell’autonomia, D.I. 1.2.2001 n. 44) “Il personale della scuola, i genitori e gli studenti partecipano al processo di attuazione e sviluppo dell'autonomia assumendo le rispettive responsabilità” (art. 16 del Regolamento dell’autonomia scolastica, D.P.R. 8.3.1999 n. 275).
È buona pratica che le scuole al momento delle iscrizioni chiedano ai genitori un contributo per le spese di didattica per l’anno successivo (cartoncini, pennarelli, dotazioni informatiche, contratti con esperti; un po’ meno bene: fotocopie), ma questo deve avvenire con la massima trasparenza.
Si può fare a meno di pagarlo?
È vero che è obbligatorio solo alle superiori?
In anni recenti le cronache hanno riferito di presidi che si sono rifiutati di consegnare la pagella a chi non aveva pagato, ma si è trattato di un abuso.
Occorre fare chiarezza: sono obbligatori soltanto 1) il premio per l’assicurazione e 2) le tasse e i contributi richiesti per la frequenza delle classi 4a e 5a superiore, in virtù dell’attuale normativa sull’obbligo scolastico. Per il resto i Consigli di circolo e di istituto possono dare solo indicazioni e ciascuna famiglia è libera di pagare di più (succede) e anche di meno.
È bene precisare che per le ultime due classi delle superiori le tasse scolastiche sono a beneficio dello Stato (€ 6,04 per la tassa di iscrizione, € 15,13 per le tasse di frequenza e di ritiro diplomi), mentre l’entità dei contributi è fissata dai singoli Consigli di istituto e può variare di molto da una scuola all’altra e soprattutto da un comune all’altro.
I genitori che desiderano incidere sugli importi consigliati o fissati dalla scuola devono rivolgersi ai genitori eletti in Consiglio e in particolare al Presidente.
Contributo genitori e cassa scolastica
Spesso i genitori fanno confusione fra il contributo che versano alla scuola all’atto dell’iscrizione e quello che invece affidano al rappresentante di classe (la cosiddetta cassa scolastica).
Va detto che la cassa scolastica viene spesso utilizzata per finalità vietate dalle leggi di contabilità di Stato, ossia per l’acquisto di beni al di fuori del bilancio ufficiale della scuola (la cosiddetta “gestione fuori bilancio”). Ovviamente non c’è nulla di male se le mamme si accordano per fare un dono alla scuola, però se si tratta di un dono di una certa entità questo deve risultare da una comunicazione scritta da sottoporre all’approvazione del Consiglio di circolo o di istituto. Inoltre è del tutto inopportuno consegnare al rappresentante di classe la lista del materiale da acquistare.
Contributo volontario, la normativa
fonte:agetoscana
PER CHI HA VOGLIA DI APPROFONDIRE
C’è chi, fra i genitori, mette in dubbio la legittimità del contributo volontario. Ecco cosa dice la normativa vigente:
“Ogni istituzione scolastica predispone, con la partecipazione di tutte le sue componenti, il Piano dell'offerta formativa” (art. 3 del Regolamento dell’autonomia scolastica, D.P.R. 8.3.1999 n. 275);
“Il personale della scuola, i genitori e gli studenti partecipano al processo di attuazione e sviluppo dell'autonomia assumendo le rispettive responsabilità” (art. 16 del Regolamento dell’autonomia scolastica, D.P.R. 8.3.1999 n. 275);
“Le Istituzioni scolastiche provvedono all’autonoma allocazione delle risorse finanziarie derivanti da entrate proprie o da altri finanziamenti dello Stato, delle Regioni, di Enti locali o di altri Enti, pubblici o privati, sempre che tali finanziamenti non siano vincolati a specifiche destinazioni” (art. 1 del Regolamento di contabilità per le scuole dell’autonomia D.I. 1.2.2001, n. 44);
“La riscossione delle rette, delle tasse, dei contributi e dei depositi di qualsiasi natura, poste a carico degli alunni, è effettuata anche mediante il servizio dei conti correnti postali” (comma 3° dell’art. 9 del Regolamento di contabilità per le scuole dell’autonomia D.I. 1.2.2001, n. 44);
Sono inoltre tuttora vigenti:
- art. 153, commi 1 e 2, del R.D. 3 giugno 1924 n. 969 che prevede, limitatamente agli Istituti Tecnici e Professionali dotati di personalità giuridica, oltre alle ordinarie tasse a carico degli alunni (per ammissione, iscrizione, licenza, diploma), la possibilità per il Consiglio di Amministrazione di determinare “contributi speciali… per le assicurazioni degli alunni contro gli infortuni, per rimborso del materiale di consumo nelle esercitazioni pratiche, per gli esercizi di educazione fisica”.
- art. 53 del R.D.L. 15 maggio 1924 n. 749 che dispone che i Consigli di Amministrazione dei singoli istituti potessero richiedere “speciali contributi... per le spese di laboratorio, per le esercitazioni, per garanzia di danni, per consumo di materiale o per altro titolo”. Una facoltà poi estesa agli Istituti d’Arte dalla C.M. 28.5.1960 n. 213 e che adesso si può legittimamente ritenere valida per gli istituti scolastici autonomi dotati di laboratori.
Per il regime di gratuità fino al terzo anno delle superiori:
- art. 28 del Decreto Legislativo 17 ottobre 2005, n. 226. "Norme generali e livelli essenziali delle prestazioni relativi al secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione, a norma dell'articolo 2 della legge 28 marzo 2003, n. 53":
1. A partire dall'anno scolastico e formativo 2006/2007 e fino alla completa attuazione del presente decreto il diritto-dovere all'istruzione e alla formazione, di cui al decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 76, ricomprende i primi tre anni degli istituti di istruzione secondaria superiore e dei percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale realizzati sulla base dell'accordo-quadro in sede di Conferenza unificata 19 giugno 2003.
- art. 1 c. 622) del Legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007):
“L'istruzione impartita per almeno dieci anni é obbligatoria ed é finalizzata a consentire il conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno di età. L'età per l'accesso al lavoro é conseguentemente elevata da quindici a sedici anni. Resta fermo il regime di gratuità ai sensi degli articoli 28, comma 1, e 30, comma 2, secondo periodo, del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226”.
La curiosità:
l 1998 le tasse scolastiche versate a favore delle scuole dotate di personalità giuridica (ossia le superiori) comprendevano una quota a favore delle quote stesse. Forse qualcuno ricorda ancora l'ansia dell'iscrizione al primo anno e i due bollettini, uno a favore della scuola e all'altro sul conto 1005-Entrate dello Stato.
Adesso la tassa è stata unificata e attribuita in toto all'erario, a seguito della Circolare telegrafica del Ministero dell'Istruzione 24 dicembre 1998, prot. n. 34378/BL, visto che ormai gli importi erano "tanto modesti da non corrispondere neppure at spese emissione versamento".
Le novità della Circolare n. 312/12
Pare impossibile, ma con due snelle pagine su "Contributi scolastici delle famiglie" il Ministero dell'Istruzione ha fatto piazza pulita di tante prassi poco trasparenti attuate da scuole di tutta Italia e ha riconfermato, punto per punto, ciò che noi sosteniamo da anni: che il contributo delle famiglie è volontario e non obbligatorio; che è detraibile; che va usato con trasparenza; che i genitori possono finalizzare il loro contributo; che non ci si possono pagare le spese amministrative
Cosa può fare il Consiglio d’istituto
Anche prima della Circolare n. 312/12, vi sono prese di posizione del Ministero e una casistica di rilievi da parte dei Revisori dei conti sul fatto che non è legittimo utilizzare il contributo dei genitori per le spese di funzionamento. Ci sono scuole che si attengono da sempre a questo criterio di corretto utilizzo delle risorse, altre che invece motivano con le difficoltà di bilancio e comunque una normativa specifica non c’è, per cui è comunque auspicabile che i Consigli di circolo e di istituto di tutte le scuole, se non lo hanno ancora fatto, chiedano la puntuale applicazione della Circolare 312 o, meglio ancora, deliberino che il contributo volontario deve essere destinato unicamente all’ampliamento dell’offerta formativa.
Il Consiglio può anche stabilire una quota omnicomprensiva per tutto l’anno scolastico, con la quale pagare l’assicurazione e finanziare tutte le attività formative, comprese le gite. In questo modo il contributo potrà essere integralmente detratto dai genitori, senza distinzioni fra contributo volontario e, ad esempio, viaggi d’istruzione.
Alcune Agenzie delle Entrate obiettano infatti che non si può parlare di erogazione liberale quando c’è una prestazione corrispettiva (es: assicurazione, gite) e che quindi la detrazione non spetta. Se invece è il Consiglio a stabilire il modo migliore per soddisfare il fabbisogno formativo di tutti gli alunni viene a mancare la diretta corrispondenza contributo-prestazione e le famiglie possono detrarre tutto ciò che hanno versato.
FONTE: AGETOSCANA
Il contributo volontario dei genitori ha radici antiche, quando alcuni Regi Decreti, tuttora vigenti, stabilirono che le scuole dotate di personalità giuridica potevano chiedere un contributo ai genitori per le spese di laboratorio.
A memoria nostra è sempre accaduto che le scuole –anche quelle non dotate di personalità giuridica- chiedessero un contributo alle famiglie, giustificandolo con spese varie sostenute a favore dell’alunno (cartellino di riconoscimento, libretto delle assenze, assicurazione ecc.) e in genere glissando sul fatto che tale contributo era del tutto volontario.
L’attuale normativa legittima in pieno questa prassi, stabilendo che “la riscossione delle rette, delle tasse, dei contributi e dei depositi di qualsiasi natura, poste a carico degli alunni, è effettuata anche mediante il servizio dei conti correnti postali” e che (art. 9 del Regolamento di contabilità per le scuole dell’autonomia, D.I. 1.2.2001 n. 44) “Il personale della scuola, i genitori e gli studenti partecipano al processo di attuazione e sviluppo dell'autonomia assumendo le rispettive responsabilità” (art. 16 del Regolamento dell’autonomia scolastica, D.P.R. 8.3.1999 n. 275).
È buona pratica che le scuole al momento delle iscrizioni chiedano ai genitori un contributo per le spese di didattica per l’anno successivo (cartoncini, pennarelli, dotazioni informatiche, contratti con esperti; un po’ meno bene: fotocopie), ma questo deve avvenire con la massima trasparenza.
Si può fare a meno di pagarlo?
È vero che è obbligatorio solo alle superiori?
In anni recenti le cronache hanno riferito di presidi che si sono rifiutati di consegnare la pagella a chi non aveva pagato, ma si è trattato di un abuso.
Occorre fare chiarezza: sono obbligatori soltanto 1) il premio per l’assicurazione e 2) le tasse e i contributi richiesti per la frequenza delle classi 4a e 5a superiore, in virtù dell’attuale normativa sull’obbligo scolastico. Per il resto i Consigli di circolo e di istituto possono dare solo indicazioni e ciascuna famiglia è libera di pagare di più (succede) e anche di meno.
È bene precisare che per le ultime due classi delle superiori le tasse scolastiche sono a beneficio dello Stato (€ 6,04 per la tassa di iscrizione, € 15,13 per le tasse di frequenza e di ritiro diplomi), mentre l’entità dei contributi è fissata dai singoli Consigli di istituto e può variare di molto da una scuola all’altra e soprattutto da un comune all’altro.
I genitori che desiderano incidere sugli importi consigliati o fissati dalla scuola devono rivolgersi ai genitori eletti in Consiglio e in particolare al Presidente.
Contributo genitori e cassa scolastica
Spesso i genitori fanno confusione fra il contributo che versano alla scuola all’atto dell’iscrizione e quello che invece affidano al rappresentante di classe (la cosiddetta cassa scolastica).
Va detto che la cassa scolastica viene spesso utilizzata per finalità vietate dalle leggi di contabilità di Stato, ossia per l’acquisto di beni al di fuori del bilancio ufficiale della scuola (la cosiddetta “gestione fuori bilancio”). Ovviamente non c’è nulla di male se le mamme si accordano per fare un dono alla scuola, però se si tratta di un dono di una certa entità questo deve risultare da una comunicazione scritta da sottoporre all’approvazione del Consiglio di circolo o di istituto. Inoltre è del tutto inopportuno consegnare al rappresentante di classe la lista del materiale da acquistare.
Contributo volontario, la normativa
fonte:agetoscana
PER CHI HA VOGLIA DI APPROFONDIRE
C’è chi, fra i genitori, mette in dubbio la legittimità del contributo volontario. Ecco cosa dice la normativa vigente:
“Ogni istituzione scolastica predispone, con la partecipazione di tutte le sue componenti, il Piano dell'offerta formativa” (art. 3 del Regolamento dell’autonomia scolastica, D.P.R. 8.3.1999 n. 275);
“Il personale della scuola, i genitori e gli studenti partecipano al processo di attuazione e sviluppo dell'autonomia assumendo le rispettive responsabilità” (art. 16 del Regolamento dell’autonomia scolastica, D.P.R. 8.3.1999 n. 275);
“Le Istituzioni scolastiche provvedono all’autonoma allocazione delle risorse finanziarie derivanti da entrate proprie o da altri finanziamenti dello Stato, delle Regioni, di Enti locali o di altri Enti, pubblici o privati, sempre che tali finanziamenti non siano vincolati a specifiche destinazioni” (art. 1 del Regolamento di contabilità per le scuole dell’autonomia D.I. 1.2.2001, n. 44);
“La riscossione delle rette, delle tasse, dei contributi e dei depositi di qualsiasi natura, poste a carico degli alunni, è effettuata anche mediante il servizio dei conti correnti postali” (comma 3° dell’art. 9 del Regolamento di contabilità per le scuole dell’autonomia D.I. 1.2.2001, n. 44);
Sono inoltre tuttora vigenti:
- art. 153, commi 1 e 2, del R.D. 3 giugno 1924 n. 969 che prevede, limitatamente agli Istituti Tecnici e Professionali dotati di personalità giuridica, oltre alle ordinarie tasse a carico degli alunni (per ammissione, iscrizione, licenza, diploma), la possibilità per il Consiglio di Amministrazione di determinare “contributi speciali… per le assicurazioni degli alunni contro gli infortuni, per rimborso del materiale di consumo nelle esercitazioni pratiche, per gli esercizi di educazione fisica”.
- art. 53 del R.D.L. 15 maggio 1924 n. 749 che dispone che i Consigli di Amministrazione dei singoli istituti potessero richiedere “speciali contributi... per le spese di laboratorio, per le esercitazioni, per garanzia di danni, per consumo di materiale o per altro titolo”. Una facoltà poi estesa agli Istituti d’Arte dalla C.M. 28.5.1960 n. 213 e che adesso si può legittimamente ritenere valida per gli istituti scolastici autonomi dotati di laboratori.
Per il regime di gratuità fino al terzo anno delle superiori:
- art. 28 del Decreto Legislativo 17 ottobre 2005, n. 226. "Norme generali e livelli essenziali delle prestazioni relativi al secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione, a norma dell'articolo 2 della legge 28 marzo 2003, n. 53":
1. A partire dall'anno scolastico e formativo 2006/2007 e fino alla completa attuazione del presente decreto il diritto-dovere all'istruzione e alla formazione, di cui al decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 76, ricomprende i primi tre anni degli istituti di istruzione secondaria superiore e dei percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale realizzati sulla base dell'accordo-quadro in sede di Conferenza unificata 19 giugno 2003.
- art. 1 c. 622) del Legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007):
“L'istruzione impartita per almeno dieci anni é obbligatoria ed é finalizzata a consentire il conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno di età. L'età per l'accesso al lavoro é conseguentemente elevata da quindici a sedici anni. Resta fermo il regime di gratuità ai sensi degli articoli 28, comma 1, e 30, comma 2, secondo periodo, del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226”.
La curiosità:
l 1998 le tasse scolastiche versate a favore delle scuole dotate di personalità giuridica (ossia le superiori) comprendevano una quota a favore delle quote stesse. Forse qualcuno ricorda ancora l'ansia dell'iscrizione al primo anno e i due bollettini, uno a favore della scuola e all'altro sul conto 1005-Entrate dello Stato.
Adesso la tassa è stata unificata e attribuita in toto all'erario, a seguito della Circolare telegrafica del Ministero dell'Istruzione 24 dicembre 1998, prot. n. 34378/BL, visto che ormai gli importi erano "tanto modesti da non corrispondere neppure at spese emissione versamento".
Le novità della Circolare n. 312/12
Pare impossibile, ma con due snelle pagine su "Contributi scolastici delle famiglie" il Ministero dell'Istruzione ha fatto piazza pulita di tante prassi poco trasparenti attuate da scuole di tutta Italia e ha riconfermato, punto per punto, ciò che noi sosteniamo da anni: che il contributo delle famiglie è volontario e non obbligatorio; che è detraibile; che va usato con trasparenza; che i genitori possono finalizzare il loro contributo; che non ci si possono pagare le spese amministrative
Cosa può fare il Consiglio d’istituto
Anche prima della Circolare n. 312/12, vi sono prese di posizione del Ministero e una casistica di rilievi da parte dei Revisori dei conti sul fatto che non è legittimo utilizzare il contributo dei genitori per le spese di funzionamento. Ci sono scuole che si attengono da sempre a questo criterio di corretto utilizzo delle risorse, altre che invece motivano con le difficoltà di bilancio e comunque una normativa specifica non c’è, per cui è comunque auspicabile che i Consigli di circolo e di istituto di tutte le scuole, se non lo hanno ancora fatto, chiedano la puntuale applicazione della Circolare 312 o, meglio ancora, deliberino che il contributo volontario deve essere destinato unicamente all’ampliamento dell’offerta formativa.
Il Consiglio può anche stabilire una quota omnicomprensiva per tutto l’anno scolastico, con la quale pagare l’assicurazione e finanziare tutte le attività formative, comprese le gite. In questo modo il contributo potrà essere integralmente detratto dai genitori, senza distinzioni fra contributo volontario e, ad esempio, viaggi d’istruzione.
Alcune Agenzie delle Entrate obiettano infatti che non si può parlare di erogazione liberale quando c’è una prestazione corrispettiva (es: assicurazione, gite) e che quindi la detrazione non spetta. Se invece è il Consiglio a stabilire il modo migliore per soddisfare il fabbisogno formativo di tutti gli alunni viene a mancare la diretta corrispondenza contributo-prestazione e le famiglie possono detrarre tutto ciò che hanno versato.
martedì 16 ottobre 2012
La stangata della scuola Un terzo delle spese è a carico delle famiglie
ROMA - Quasi 100 euro a studente per far "funzionare" le scuole. Mentre il ministero dell' Istruzione pensaa Tablete Lim per rilanciare gli istituti, sulle spalle delle famiglie pesano i registri di classe per gli insegnanti come la carta igienica e tutte quelle attività per rendere la scuola al passo coi tempi. Un terzo delle spese che servono alla gestione quotidiana degli istituti sono a carico dei genitori.
FONTE: REPUBBLICA.IT
ROMA - Quasi 100 euro a studente per far "funzionare" le scuole. Mentre il ministero dell' Istruzione pensaa Tablete Lim per rilanciare gli istituti, sulle spalle delle famiglie pesano i registri di classe per gli insegnanti come la carta igienica e tutte quelle attività per rendere la scuola al passo coi tempi. Un terzo delle spese che servono alla gestione quotidiana degli istituti sono a carico dei genitori.
FONTE: REPUBBLICA.IT
sabato 13 ottobre 2012
RICONVERSIONE SU SOSTEGNO: IL MIUR PROCEDE TRA LE PROTESTE DEI DOCENTI SPECIALIZZATI
fonte: DISABILI.COM
Previsti circa 1500 partecipanti per oltre 30 corsi, con una spesa di oltre un milione di euro
Negli ultimi mesi si sono susseguite le iniziative e le proteste dei docenti di sostegno precari specializzati, in vista dell'avvio dei corsi di riconversione su posto di sostegno degli insegnanti curricolari, diventati soprannumerari a seguito dei tagli degli ultimi anni.
LA PROTESTA DEGLI INSEGNANTI DI SOSTEGNO SPECIALIZZATI - Tale disposizione ha suscitato molte perplessità: da una parte, infatti, i docenti specializzati ma precari temono di non avere più un incarico di lavoro, dall'altra rivendicano la loro scelta professionale, a fronte, invece, di una riconversione che altri docenti saranno di fatto costretti ad accettare per mantenere il posto di lavoro, anche se non motivati. Sono state inoltre fortemente messe in discussione le modalità previste per l'attivazione dei corsi, che di fatto appaiono molto sbrigative e con un carico di studio decisamente meno impegnativo rispetto ai corsi attivati in passato. Quest'ultimo aspetto, insieme al precedente, non potrà che ricadere sulla qualità dell'insegnamento che sarà riservato agli allievi disabili.
L'AVVIO DEI CORSI - Il Miur, nonostante i dissensi e le preoccupazioni delle famiglie, procede spedito nel pianificare l'avvio dei corsi. Con una breve informativa ne ha infatti chiarito le modalità: la circolare sarà emanata in Agosto, mentre il calcolo dei partecipanti è stato rimandato a Settembre. La definizione dei partecipanti, infatti, potrà essere definita solo dopo tutte le operazioni di mobilità, compresi gli utilizzi del personale. E' prevista l'attivazione di 31/33 corsi con almeno 50 partecipanti ciascuno, ripartiti su alcune università responsabili di diverse regioni. Sono previsti 1500 corsisti, aumentati del 20% per gli eventuali abbandoni. Sono stati ormai delineati anche i criteri per l'individuazione dei partecipanti: classi di concorso in via di estinzione, tecnici, docenti in esubero in diverse classi di concorso, dalle scuole primarie alle superiori, nonché insegnanti di religione con revoca dalla curia o che abbiano prestato servizio su sostegno senza titolo. La data dalla quale calcolare l´esubero sarà quella del primo Settembre 2012. Sono infine a disposizione un milione e 100 mila euro, che saranno trasferiti alle Università polo. L´ANSAS dovrebbe occuparsi della piattaforma on-line e delle iscrizioni. Non è invece ancora chiaro se verrà richiesto un contributo anche ai partecipanti.
Il numero dei partecipanti previsto, se confermato, appare abbastanza esiguo e perciò sul piano nazionale non avrebbe conseguenze molto significative sugli incarichi annuali dei docenti specializzati precari. La preoccupazione di questi ultimi, però, permane, perché le richieste inoltrate sono state invece più di 16 mila. Restano inoltre da capire le modalità in cui saranno organizzati i corsi ed il relativo impegno di studio previsto, al fine di garantire la formazione di figure professionali competenti, anche se non motivate, bensì "liberamente costrette" a riciclarsi per continuare a lavorare. I docenti in esubero, infatti, potrebbero essere utilizzati per il rafforzamento dell´offerta formativa delle scuole e invece si trovano costretti a chiedere la riconversione.
Il numero complessivo dei docenti in esubero risultava, a Febbraio 2012, di circa 10 mila unità. Quale sarà perciò la prospettiva per gli oltre 8000 docenti che non rientreranno nel piano di riconversione? Secondo il governo l'esubero, conteggiato in organico di diritto, sarà poi riassorbito in organico di fatto. Significa in ogni caso che altrettanti docenti precari non avranno un incarico. A pagare, come sempre, gli ultimi.
VI Seminario Nazionale di Educazione Interculturale 2012
Lo scorso 9
Settembre si è conculso a Senigallia il VI Seminario di Educazione
Interculturale. Per chi se l'avesse perso sono online i paper dei
Relatori...continua a leggere qui
NORME PER L’AUTOGOVERNO DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE STATALI (ATTO CAMERA N. 953)
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SCUOLA :CI VORREBBE UNA RIVOLUZIONE
di FRANCO ARMINIO (da il manifesto del 12/10)
La scuola per i governi italiani è una faccenda di spese da ridurre,
non è nient'altro che questo. Quello che dovrebbe essere il cuore di
ogni società viene trattato alla stregua di un'unghia incarnita. A
furia di ricevere scarsa considerazione, anche tra chi ci lavora
dentro si è fatta strada un'ottica che tende a ...
di FRANCO ARMINIO (da il manifesto del 12/10)
La scuola per i governi italiani è una faccenda di spese da ridurre,
non è nient'altro che questo. Quello che dovrebbe essere il cuore di
ogni società viene trattato alla stregua di un'unghia incarnita. A
furia di ricevere scarsa considerazione, anche tra chi ci lavora
dentro si è fatta strada un'ottica che tende a ...
rimpicciolire le
straordinarie esperienze dell'insegnare e dell'imparare.
Forse non serve un giorno di sciopero se poi si ritorna rassegnati
nell'angolo. E non si può reagire ai tagli riducendo il proprio
impegno. Quello che i governanti non capiscono è che l'Italia ha
bisogno di più scuola. Bisognerebbe tenere aperte le aule anche di
pomeriggio e di sera. L'errore della politica è di considerarla un
comparto particolarmente oneroso del pubblico impiego. La scuola non è
un insieme di uffici, è arte, politica, religione, cultura, è
compagnia, è lavoro, è gioia, è futuro. La scuola dovrebbe essere un
vulcano in mezzo alla società, così dovrebbe essere concepita e
costruita, non come una scodella di avanzi, come un residuo tollerato
di un mondo che non c'è più. Gli stregoni che invocano la crescita
dovrebbero adoperarsi per far crescere gli apprendimenti, per
aumentare l'entusiasmo di insegnanti e alunni. E non è questione solo
di stipendi. Le scuole dovrebbero avere intorno tutta una seria di
premure. Una nazione non è un'azienda e una società non può stare
appesa al valore della sua moneta.
Lo sciopero di oggi deve essere l'affermazione del valore immenso che
hanno i rapporti umani, quello che ci diciamo, i sorrisi, i
rimproveri, il parlarsi dentro un'aula, sentirsi una comunità che
costruisce qualcosa, che non è lì per passare un po' di tempo. La
scuola dovrebbe essere la metà dell'agenda di ogni Governo, di ogni
Regione, di ogni Provincia, di ogni Comune. E invece abbiamo avuto un
ministro come la Gelmini.
Il governo dei professori sta lavorando su tempi stretti e rimettere
in piedi la casa del sapere non è impresa da pochi mesi, ma neppure si
può lavorare come se fosse solo una questione di soldi. La politica
non è la distribuzione del denaro. La politica deve guardare ai
bambini di tre anni e ai ragazzi di venti. Il giorno in cui caddero le
torri il presidente americano era in visita in una scuola elementare.
In Italia dentro un'aula è difficile portare anche i sindaci. I
politici sono imbarazzati davanti ai bambini, ai ragazzi, ai giovani.
In questi giorni nelle prime elementari i bambini stanno imparando a
leggere e a scrivere. È un travaglio che meriterebbe tante cure e
invece avviene come se ogni aula fosse un sottomarino. Da questo punto
di vista siamo tornati indietro. Nelle scuole non c'è spazio per
sperimentare, non solo mancano le risorse, manca l'attenzione della
società. La scuola è la prima forma della politica, è il primo
esercizio di cittadinanza e invece è ridotta a un parcheggio dove chi
sta avanti non può andare più avanti e chi sta indietro non viene
aiutato a farsi avanti. Un meccanismo bloccato, una macchina senza
ruote. Dopo lo sciopero bisognerebbe inventarsi qualcos'altro per dire
che la scuola si ammutina, non partecipa alla triste pagliacciata di
una società egoista e senza slanci. La scuola deve ritirarsi da questo
mondo senz'anima, deve essere fiera della sua inattualità, deve
svolgere una serena obiezione al contingente, perché la posta in palio
è immensa: è la forza di stare tra gli uomini e nei luoghi, nella
propria casa e nell'universo.
Altro che due ore in più o in meno, altro che il ronzio
ragionieristico con cui ci assillano: i politicanti ormai sembrano
mosche nelle orecchie dei cavalli. C'è un'enorme dismisura tra un
bambino che scrive alla lavagna la sua prima parola intera e il fatuo
balbettio mediatico. I soldi che hanno tolto alla scuola in questi
anni sono ben poca cosa rispetto al disamore con cui è stata guardata.
L'Italia ha rottamato la pubblica istruzione e si è affidata alla
televisione, fino ad eleggere a capo del governo il padrone
dell'etere. Ora è tempo di rottamare la televisione e di rimettere al
centro la scuola. Ci vuole una vera e propria rivoluzione ed è più
urgente del risanamento del debito.
straordinarie esperienze dell'insegnare e dell'imparare.
Forse non serve un giorno di sciopero se poi si ritorna rassegnati
nell'angolo. E non si può reagire ai tagli riducendo il proprio
impegno. Quello che i governanti non capiscono è che l'Italia ha
bisogno di più scuola. Bisognerebbe tenere aperte le aule anche di
pomeriggio e di sera. L'errore della politica è di considerarla un
comparto particolarmente oneroso del pubblico impiego. La scuola non è
un insieme di uffici, è arte, politica, religione, cultura, è
compagnia, è lavoro, è gioia, è futuro. La scuola dovrebbe essere un
vulcano in mezzo alla società, così dovrebbe essere concepita e
costruita, non come una scodella di avanzi, come un residuo tollerato
di un mondo che non c'è più. Gli stregoni che invocano la crescita
dovrebbero adoperarsi per far crescere gli apprendimenti, per
aumentare l'entusiasmo di insegnanti e alunni. E non è questione solo
di stipendi. Le scuole dovrebbero avere intorno tutta una seria di
premure. Una nazione non è un'azienda e una società non può stare
appesa al valore della sua moneta.
Lo sciopero di oggi deve essere l'affermazione del valore immenso che
hanno i rapporti umani, quello che ci diciamo, i sorrisi, i
rimproveri, il parlarsi dentro un'aula, sentirsi una comunità che
costruisce qualcosa, che non è lì per passare un po' di tempo. La
scuola dovrebbe essere la metà dell'agenda di ogni Governo, di ogni
Regione, di ogni Provincia, di ogni Comune. E invece abbiamo avuto un
ministro come la Gelmini.
Il governo dei professori sta lavorando su tempi stretti e rimettere
in piedi la casa del sapere non è impresa da pochi mesi, ma neppure si
può lavorare come se fosse solo una questione di soldi. La politica
non è la distribuzione del denaro. La politica deve guardare ai
bambini di tre anni e ai ragazzi di venti. Il giorno in cui caddero le
torri il presidente americano era in visita in una scuola elementare.
In Italia dentro un'aula è difficile portare anche i sindaci. I
politici sono imbarazzati davanti ai bambini, ai ragazzi, ai giovani.
In questi giorni nelle prime elementari i bambini stanno imparando a
leggere e a scrivere. È un travaglio che meriterebbe tante cure e
invece avviene come se ogni aula fosse un sottomarino. Da questo punto
di vista siamo tornati indietro. Nelle scuole non c'è spazio per
sperimentare, non solo mancano le risorse, manca l'attenzione della
società. La scuola è la prima forma della politica, è il primo
esercizio di cittadinanza e invece è ridotta a un parcheggio dove chi
sta avanti non può andare più avanti e chi sta indietro non viene
aiutato a farsi avanti. Un meccanismo bloccato, una macchina senza
ruote. Dopo lo sciopero bisognerebbe inventarsi qualcos'altro per dire
che la scuola si ammutina, non partecipa alla triste pagliacciata di
una società egoista e senza slanci. La scuola deve ritirarsi da questo
mondo senz'anima, deve essere fiera della sua inattualità, deve
svolgere una serena obiezione al contingente, perché la posta in palio
è immensa: è la forza di stare tra gli uomini e nei luoghi, nella
propria casa e nell'universo.
Altro che due ore in più o in meno, altro che il ronzio
ragionieristico con cui ci assillano: i politicanti ormai sembrano
mosche nelle orecchie dei cavalli. C'è un'enorme dismisura tra un
bambino che scrive alla lavagna la sua prima parola intera e il fatuo
balbettio mediatico. I soldi che hanno tolto alla scuola in questi
anni sono ben poca cosa rispetto al disamore con cui è stata guardata.
L'Italia ha rottamato la pubblica istruzione e si è affidata alla
televisione, fino ad eleggere a capo del governo il padrone
dell'etere. Ora è tempo di rottamare la televisione e di rimettere al
centro la scuola. Ci vuole una vera e propria rivoluzione ed è più
urgente del risanamento del debito.
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