giovedì 29 novembre 2012

fonte:coord. genitori e insegnati scuola don orione
cattolici (spagnoli) a difesa dell'educazione pubblica
 
Riportiamo da un quotidiano nazionale l'intervista a Juan Carlos Sanchez, spagnolo, professore di scienza, coordinatore del collettivo "Professori cristiani per la scuola pubblica", in cui spiega perché ha deciso di battersi per tutelare la scuola statale. Secondo il professore "l'insegnamento ha il suo luogo d'elezione nella scuola pubblica, non in quella privata. La scuola statale ha - cristianamente - la funzione di compensare le disuguaglianze sociali, quella privata le fomenta".

> Che cos'è e cosa vuole la "Marea verde": [wikipedia in spagnolo] [da contropiano.org]
> Segnaliamo dallo stesso quotidiano un articolo sulla crisi della scuola spagnola [leggi]
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

«Per molti di noi la docenza è una scelta vocazionale. È l'ambito in cui si realizza il nostro ideale di solidarietà cristiana», spiega Juan Carlos Sánchez, coordinatore del collettivo Profesores cristianos por la escuela pública. «Per questo ci sta a cuore la scuola di tutti: non per fare proselitismo, ma per onorare l'impegno che, come professori cattolici, abbiamo preso con la società e con la nostra fede». 44 anni, professore di scienza, Juan Carlos insegna in una scuola superiore di Vicálvaro, distretto popolare della periferia di Madrid. Un quartiere della classe media: operai e impiegati a cui la crisi ha, in molti casi, condizionato la vita. E i tagli del ministro dell'Istruzione José Ignacio Wert potrebbero condizionarla anche ai loro figli.
Da dove nasce l'idea di fondare un'associazione di professori cattolici all'interno della scuola statale?Dalla necessità di dare una rappresentanza e un'identità collettiva alla componente cattolica all'interno della docenza statale, finora ignorata dalla Chiesa che ha invece sempre tutelato i professori delle sue scuole e quelli di religione.
Vi sentite discriminati?Più che altro delusi. Innanzitutto perché vorremmo che la Chiesa riconoscesse e guidasse la nostra specificità cristiana nell'esercizio della nostra attività di professori. Poi perché le gerarchie ecclesiastiche sembrano non capire che - anche da un punto di vista evangelico - l'insegnamento ha il suo luogo d'elezione nella scuola pubblica, non in quella privata. La scuola statale ha - cristianamente - la funzione di compensare le disuguaglianze sociali; quella privata le fomenta.
Che cosa chiedete alla Chiesa?Prima di tutto vorremmo che si pronunciasse chiaramente contro i tagli all'istruzione pubblica. Quest'incessante sottrazione di fondi all'educazione statale (attuata peraltro da politici che si dichiarano cattolici) sta penalizzando ingiustamente le persone socialmente più deboli, quelle che la Chiesa dovrebbe difendere. Incredibilmente, però, non una parola è uscita dalla bocca dei vescovi per condannare il piano di tagli del governo.

E infatti avete scritto una lettera all'arcivescovo di Madrid Antonio María Rouco Varela, proprio per sollecitare una presa di posizione...In quella lettera chiedevamo non solo una presa di posizione, ma anche una mediazione tra le istanze del nostro collettivo e le istituzioni politiche. Invece ci è arrivata una risposta di circostanza che conferma il disinteresse della Chiesa per la scuola pubblica. L'arcivescovo ci ha fatto intendere di non voler entrare nel merito delle decisioni politiche delle singole amministrazioni. C'era da aspettarselo: un po' perché la Chiesa non ha interesse diretto a sostenere la scuola pubblica, un po' perché tra il Pp e l'istituzione ecclesiastica vige un tacito patto di non belligeranza.
Vi riconoscete nella Marea verde, l'attivissimo movimento di professori laici che si batte in difesa della pubblica istruzione?Ovviamente. Tant'è che quasi tutti i professori del nostro collettivo fanno parte anche della Marea verde. Forse, in alcuni casi, ci distinguono i presupposti ideologici, ma le loro rivendicazioni sono anche le nostre. La scuola pubblica è un bene di tutti.

(intervista di Giuseppe Grosso, il manifesto, 21 novembre 2012)

sul contributo volontario dei genitori

a seguito dell'incalzante richiesta di chiarimenti al comitato in merito alla questione dei CONTRIBUTI VOLONTARI DEI GENITORI, oltre all'ampia raccolta di documentazione già presente nel blog (grazie all'apporto di molte altre associazioni genitori), riportiamo una nuova serie di documentazione:

CIRCOLARE MINISTERO DELL'ISTRUZIONE 3/2012 SUI CONTRIBUTI VOLONTARI

REAZIONE ASSOCIAZIONE GENITORI PAVONE CANAVESE ALLA RICHIESTA DI CONTRIBUTI VOLONTARI

continueremo a segnalare situazioni, documenti, punti di vista e discussioni.....

martedì 27 novembre 2012

serra san quirico: teatro educazione

Teatro Educazione


LA FORMAZIONE A.T.G.

la Casa del Teatro Educazione di Serra San Quirico

Esistono luoghi come persone, luoghi che accolgono le idee di chi ha voglia di pensare, luoghi dove andare a raccogliere le proprie antiche istanze, ci sono luoghi dove incontrarsi dopo una giornata di lavoro e chiacchierare del mondo che c'è là fuori, luoghi dove poter accendere un fuoco al camino e farsi una pasta a mezzanotte mentre le discussioni sui massimi sistemi si alimentano; insomma, luoghi dove rimettersi in gioco ha un buon sapore. Questo luogo, noi, l'abbiamo trovato a Serra.



PERCORSI 2012/2013

IL CLOWN ACROBATICO
7/8/9 dicembre 2012
conduce LUCIANO MENOTTA
percorso formativo "Il jet e il triciclo"


LA MASCHERA NAIF
28/29 marzo 2013
conduce VINCENZO PESANTE
percorso formativo "Week-end teatrali"

Progetto a cura di Rolando Tarquini
Informazioni e iscrizioni www.teatrogiovani.com atg@teatrogiovani.com



per il governo demcoratico della scuola



omofobia

giovedì 22 novembre 2012

don milani: la scuola che vorremmo


perchè ho scelto la scuola pubblica


perché ho scelto la scuola pubblica (a margine della questione imi-faes)

L'opinione di Guido Maffioli “Perché ho scelta la scuola pubblica” pubblicata da Z3XMilano.
La lettera fa seguito alla questione IMI-FAES che ha stimolato alcune riflessioni di carattere generale sulla scelta di scuola pubblica o privata.
rassegna stampa:
- da Z3XMilano del 30 ott 2012 [leggi]
- dal Corriere della Sera dell’11 nov 2012 [leggi]
note:
- le scuole FAES (famiglia e scuola) sono scuole paritarie non statali (non aderiscono alle associazioni di scuole cattoliche) omogenee (solo maschili/femminili) di ispirazione cristiana il cui modello si ispira alle intuizioni educative di Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei
- l'IMI, Istituto Maria Immacolata, è una scuola cattolica paritaria, in via Amadeo, che chiude e cede l'attività alla FAES che ne crea un istituto solo femminile
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Sono papà di tre figli in età scolare, i miei figli frequentano le scuole pubbliche in zona 3 e io penso sia la scelta più valida: quanto successo all'IMI, ed il dibattito che ne è conseguito, me lo conferma ulteriormente. E non perché la scuola pubblica sia tutta rose e fiori, ma è un tipo di scuola in cui mi aspetto di trovare e ho diritto di chiedere tre cose fondamentali, che la scuola privata non potrà mai dare compiutamente ai miei figli e che ritengo irrinunciabili: un ambiente relazionale plurale e inclusivo, una didattica responsabile e dinamica, una gestione indipendente e trasparente.
1) In una classe di Scuola Pubblica non c'è selezione di reddito, culto, sesso, lingua e stato fisico. Significa che i miei figli esercitano la loro capacità di relazione con tutti, femmine e maschi, ricchi e poveri, figli di italiani e figli di migranti, cristiani, agnostici, musulmani, figli di coniugati, separati, figli senza genitori, .... E' una grande risorsa di conoscenza e di apertura di mente e di cuore. E' alla base di un'educazione alla cittadinanza in una realtà urbana complessa come Milano.
Solo la rigidità dei bacini d'utenza (per intenderci, scuole "di centro" / scuola "di periferia") può impoverire questa realtà plurale (e questo andrebbe - a mio avviso - gestito da amministratori e urbanisti, per evitarlo o limitarlo.) La classe è una situazione sociale dove si creano occasioni infinite di vivere in prima persona i principi della solidarietà in tutti gli aspetti, anche nei momenti difficili. Per i miei figli è un insegnamento insostituibile, che trovo valido anche come credente, ben più di molti catechismi.
Richiede adattamento da parte di maestre e professoresse (non me ne vogliano i colleghi maschi ma vista la loro presenza minoritaria uso il femminile anche per loro...per una volta!). Devono adattare il passo della classe a chi è meno dotato sulle intelligenze più tipicamente scolastiche. Ma è uno svantaggio didattico, spesso temporaneo, che è ampiamente superato dall'arricchimento di relazioni e di stimoli vissuto con i propri coetanei. E, nella mia esperienza, almeno nella scuola primaria, realizza un ambiente sereno.

2) I docenti non sono vincolati ad un metodo predeterminato. Questo non significa che lavorino a caso né che non trasmettano i valori etici. Anzi. Significa però che hanno il diritto e il dovere di assumersi la piena responsabilità delle loro scelte didattiche, non sono sotto l'influenza di chi li paga. E possono quindi adattarsi alla realtà dei bambini e dei ragazzi e mettere in campo le loro competenze o correggere le loro carenze. Possono evolvere: se un sistema non è efficace lo possono cambiare, possono usare lo spirito critico e interagire con i colleghi e con le famiglie. E possono valutare l'apprendimento e la crescita degli alunni in modo indipendente, perché le famiglie non sono i "committenti" della loro opera. Bocciature o promozioni non dipendono dalla gestione delle risorse economiche della scuola.
3) La gestione economica della scuola è indipendente da gruppi o poteri. E' povera e impoverita dalle scelte irresponsabili di tagli che da decenni si susseguono. Ma, almeno in linea teorica, è trasparente perché gestita collegialmente in organismi di rappresentanza democratica, e nessuna componente ha ruolo per decidere il destino dei corsi o di intere classi sulla base di scelte unilaterali o su valutazioni di convenienza economica.

Il fatto che, nel caso del passaggio IMI/FAES, la permanenza o meno degli studenti sia oggetto di contrattazione mi suona davvero aberrante.
Questa riflessione mi fa anche essere fortemente contrario all'ingresso di interessi privati nelle scuole pubbliche. La didattica della scuola pubblica deve potersi mantenere indipendente da qualsiasi interesse economico.
Questi tre valori cruciali della Scuola Pubblica, pluralità-responsabilità-indipendenza, forse non interessano ai genitori che hanno scelto IMI o FAES, ma - confido - sarà quello che troveranno i loro figli se dovranno trasferirsi nelle scuole pubbliche di zona.
Guido Maffioli
fonte: il manifesto
MADRID - L'abbandono scolastico è uno degli indicatori più significativi della disparità sociale
APERTURA - Giuseppe Grosso
MADRID
APERTURA - Giuseppe Grosso - MADRID
Si allarga la fascia di giovani «Ni Ni», sono quei ragazzi espulsi dal sistema educativo che inesorabilmente non riescono a trovare un lavoro Il sistema sconta ancora l'eredità del franchismo e finisce per essere classista
Gli aspetti economico-finanziari della crisi spagnola hanno ormai pochi misteri. Ma la fotografia del disastro iberico non può riuscire nitida se non si mette a fuoco anche il suo aspetto sociale, persino più preoccupante di quello economico.
Il paese vive una crisi totale. Anche in senso etimologico: è, cioè, alle prese con una progressiva «separazione» tra le classi sociali che sta facendo soffiare sulla penisola sinistri venti di diseguaglianza e classismo. Lo dice l'indice di distribuzione della ricchezza (il coefficiente Gini), che colloca la Spagna tra i tre paesi Ue con il più alto divario sociale. E lo conferma il rapporto tra le entrate del 20% della popolazione più ricca e quelle del 20% della popolazione più povera che fa registrare un valore pari al 7,5 a fronte di una media continentale che si arresta al 5,7 (fonte Eurostat). Ma, al di là degli indicatori economici, c'è un dato che rende bene questa crescente disparità sociale: quello relativo all'abbandono scolastico, la faccia nascosta del deterioramento della società spagnola e del problema della disoccupazione.

grottazzolina: diritto al benessere e alla qualità educativa tra scuola e famiglia


lunedì 19 novembre 2012

insegnare filosofia oggi

Vivalascuola. Insegnare Filosofia oggi

Pubblicato da vivalascuola su novembre 19, 2012

Una settimana tranquilla“ di cui riferiamo più avanti nelle notizie della settimana scolastica. Ne approfittiamo per proporre una puntata di vivalascuola più volte rimandata per dare conto della mobilitazione della scuola “non solo contro le 24 ore, ma perché la scuola viva“.
«“Dobbiamo fare la stessa cosa che faceva Protagora: convincere i giovani che studiando la filosofia “si diventa ogni giorno migliori”. Ma oggi, chi ti crede più?… i giovani ateniesi sapevano che Protagora non bluffava e che li avrebbe guidati per davvero verso il successo e il potere. Ma questi, guardali: che possono aspettarsi da noi? Niente… insegnare la filosofia, oggi, significa farsi complici del Grande Inganno…”». Da queste affermazioni di Leone Parasporo in Il professor Beta e la filosofia recensito da Giuseppe Panella ha preso le mosse questa puntata di vivalascuola, che prosegue con domande di Bruno Milone e interventi di Nicola Fanizza, Guido Panseri, Alessandra Paganardi e Katia Tomarchio sull’insegnamento della filosofia oggi. Conclude un testo di Franco Toscani su cosa ha da dire la filosofia oggi “in tempo di privazione“.
Studiando la filosofia “si diventa ogni giorno migliori“?
Su Leone Parasporo, Il professor Beta e la filosofia. Un rendiconto semiserio
di Giuseppe Panella

civitanova: dislessia

QUATTRO CHIACCHIERE SULLA DISLESSIA-Ciclo di incontri formativo/informativi per genitori di minori con Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA)

14.11.2012 18:00
Gli incontri sono aperti anche a tutti gli interessati.
PROGRAMMA
14 Novembre 2012 18.00-20.00
“Mio figlio è dislessico: Cosa fare? Cenni teorici sui disturbi specifici dell’apprendimento”
“Dislessia ed emozioni: conoscere, contenere e comprendere i vissuti emotivi dei figli e i nostri”
21 Novembre 2012 18.00-20.00
“Orientarsi fra norme, servizi e istituzioni: diritti e opportunità per i bambini dislessici”
“Posso parlare con mio figlio della dislessia? Come affrontare l’argomento e cosa dire”
12 Dicembre 2012 18.00-20.00
“Esercizi didattici, giochi educativi, lavoro fonologico e metacognitivo: l’aiuto del pedagogista”
“Disgrafia e rieducazione della scrittura: l’aiuto della grafologa”
19 Dicembre 2012 18.00-20.00
“I bambini e la scuola: come costruire una rete proficua di collaborazione fra genitori e insegnanti; come sostenere i bambini nei compiti”
“Conosciamo gli strumenti compensativi e dispensativi”
In tutti gli incontri si prediligerà il confronto e lo scambio di idee, saranno dei momenti per rispondere alle vostre domande e illustrare metodologie su come affrontare la dislessia a scuola e a casa.
Quota di partecipazione: 35 € per i soci, 55 € per chi non è socio dell’associazione.
La partecipazione alla giornata è a numero chiuso. Per iscriversi richiedere il modulo d’iscrizione alla Segreteria 14.30-19.30 oppure inviando una mail a corsicrescereinsieme@libero.it
Per info cell. 328 9558975 – 345 2797927 www.crescereinsiemecivitanova.it

venerdì 16 novembre 2012

le forze dell'ordine democratico


Il rapporto Ecosistema Scuola 2012 di Lega Ambiente

Ecosistema Scuola 2012 è il rapporto di Lega Ambiente, arrivato alla XIII edizione, sulla qualità delle strutture e dei servizi della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, di 96 capoluoghi di provincia per un totale di 7.139 edifici.
Il rapporto non lascia margine di dubbio: le nostre scuole sono insicure e inagibili. Entrando nello specifico, sono stati valutati servizi e strutture delle scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado di 96 capoluoghi di provincia italiani: il 50% delle scuole italiane non ha il certificato di agibilità, né i requisiti minimi per la prevenzione di incendi. L’analisi dell’associazione ambientalista, mette in luce un quadro abbastanza allarmante, mostrando che l’edilizia scolastica nel nostro paese è vecchia e molto poco sicura.
La metà degli istituti manca della certificazione di agibilità, il 65% del certificato di prevenzione incendi, mentre il 36% delle nostre scuole dovrebbe essere manutenuto meglio e necessita di interventi abbastanza urgenti.
Inoltre molte scuole del nostro Paese (34,2%) sono a rischio sismico. Il 60% degli edifici analizzati sono stati costruiti prima del 1974, ossia l’anno in cui la normativa anti-sismica entrò in vigore, e che non sono mai stati messi a norma.
I dati confermano che le nostre scuole versano in condizioni non proprio ottimali e i miglioramenti strutturali, e non solo, procedono a rilento a causa dei moltissimi tagli. Solo la bonifica dall’amianto sta andando avanti in maniera più spedita, mentre tutte le altre necessarie migliorie stanno ad aspettare.
Numeri allarmanti che mettono in luce una situazione molto pericolosa per i ragazzi e gli insegnanti che in queste scuole passano parte della loro giornata.
Nella graduatoria dei comuni capoluogo è Trento al primo posto, Milano al 42°.
Torneremo sul rapporto evidenziando alcuni interessanti aspetti rilevati da Lega Ambiente.
Il rapporto Ecosistema Scuola 2012: [clicca qui].

inviata da lascuoladimafalda [icdo-nogelmini.blogspot.com/]

Lunedi 12 novembre si è svolto a Milano un Seminario sulla scuola primaria e sul tempo pieno, organizzato dalla Cisl-scuola, dalla Flcgil di Milano e dal giornale Scuolaoggi. Scopo dichiarato dell’iniziativa, dopo anni di frammentazione del dibattito attorno alla primaria, era quello di riuscire a fare un primo bilancio, un ticket al tempo pieno. Sullo sfondo le ripetute manomissioni, tentate e attuate sulla scuola primaria, prima dalla Moratti poi dalla Gelmini che nel triennio 2009/12 con la sua riforma epocale ha lasciato sul campo ben 27.111 posti. Un primo dato significativo, colto negli interventi e nel corso del dibattito, è stato quello dell’aumento costante delle classi a tempo pieno nell’ultimo sessennio 07/08 – 12/13, aumento a macchia di leopardo, più al nord che al sud più nelle grandi città metropolitane e meno in periferia. Dal dato nazionale del 24,15% del 2007/08 con 33.224 classi a tp si è passati al 30,06% del 2012/13 con 39.735 classi a tp.

La regione con la percentuale di tp più alta nel 2012/13 è la Basilicata col 47,66% che supera di stretta misura la Lombardia col 47,22% ma che mantiene in cifra assoluta il più alto numero di classi a tp con 9.887. Agli ultimi posti il Molise col 7,25% , la Campania col 7,34% e la Sicilia col 7,76%.

Cifre su cui riflettere: Milano nel decennio 1998-2008 passa da 4.916 classi a tp a 6.980 del 2008/09 , arrivando a 7.034 classi a tp nel 2012/13.

Tanto per dare un’idea, bisogna mettere assieme tutte le classi a tp di quasi mezza Italia, Abbruzzo(340),Basilicata(662),Marche(832),Molise(54),Sicilia(986),Umbria(425) Campania (1125) Liguria (1212),Puglia( 1309) per ottenere un risultato che si avvicina a quello di Milano.

Per restare solo al nord occorre mettere assieme il tp del Piemonte (4228) con quello del Veneto(2711).

Milano rappresenta il 17,70% del totale nazionale a tp ( 39.735 ) e il 71,14% del dato lombardo( 9.887 ) . Il balzo delle classi a tp a livello nazionale è stato dal 24,15% del 2007/08 al 30,06% del 2012/13 .

Salvare il tempo pieno è stata la parola d’ordine del seminario milanese. Il tempo pieno è un contenitore ma quale è il tempo dell’apprendimento? Quale e quanto tempo serve per imparare? Il tempo della scuola primaria è e rimane decisivo nella formazione degli italiani. L’Europa ci chiede di aumentare i laureati e di ridurre fortemente la dispersione scolastica e gli abbandoni ancora molto alti nella secondaria.

Perciò vanno rafforzati i progetti formativi forti che vadano in direzione dell’inclusione e non dell’esclusione, della multiculturalità e per buone pratiche didattiche. La primaria ha bisogno di tempi lunghi e distesi non solo per la sua funzione sociale ma anche e soprattutto per favorire gli apprendimenti degli alunni di tutti i ceti e dei docenti in un processo circolare di apprendimento/insegnamento continuo. Contitolarità, collegialità, corresponsabilità sono gli strumenti che i docenti devono continuare a maneggiare con cura , affiancandoli a una formazione continua non più rinviabile. Quanto all’autonomia didattica e organizzativa (dpr 275) , va incoraggiata di più, risultando l’approccio della primaria ancora timido e scarsamente praticato.

Il tema degli organici, funzionali e di rete, è stato approfondito nei gruppi di lavoro.

Quello che è uscito dal decreto semplificazione è un vorrei ma non posso che non ha convinto nessuno. Senza risorse aggiuntive ( erano stati proposti all’inizio 10mila posti in più) e senza finanziamenti alle scuole, non si ha nessun organico funzionale e nessuna autonomia vera.

Si blocchino i decreti attuativi, rinviando la riforma degli organici funzionali e di rete al futuro governo politico che verrà. Non si può continuare a voler fare le nozze coi fichi secchi,cioè senza risorse e senza investimenti.

L’attuale proposta di organico funzionale , uscita dal Parlamento con l’art.50 della L.35/12

altro non è che la fotocopia dell’esistente, fortemente condizionata dai vincoli sugli organici, ripetutamente richiamati con l’art.64 L.133/08 e l’art.19 L.111/11. Meglio rinviare il tutto.

Nel frattempo la scuola primaria cerchi di salvare il salvabile di quanto resta del tempo pieno.

Come? Provando a rilanciare un progetto innovativo del tempo pieno che contenga il meglio di un’esperienza quarantennale (classi aperte, lavorare in gruppo, flessibilità organizzativa, percorsi didattici individualizzati, di livello, laboratori ecc..,).

Se questo progetto risulterà più forte e condiviso non solo dai docenti ma anche dalle famiglie, bisognerà chiedere all’USR le 44ore per classe garantite e non le 40 o 41 ore come avviene attualmente. Spetterà poi ai singoli collegi , in virtù dell’autonomia didattica-organizzativa riconosciuta dal Dpr 275/99, come utilizzare le risorse interne una volta assegnate,ritagliandosi anche le compresenze che riterrà necessarie. Chi vorrà mantenere un tempo scuola a 40 ore, senza le compresenze, magari col tempo mensa affidato al comune, sarà libero di farlo ma sarà altra cosa rispetto al tempo pieno. E’ giunto il momento di cominciare a separare il colesterolo buono (tempo pieno) da quello meno buono (tempo lungo).

E tutto in attesa di avere organici funzionali veri che possono garantire un’autonomia vera alle istituzioni scolastiche, accendendo cosi un primo fanalino in fondo al tunnel che ridia speranza alle nuove generazioni, alle quali stanno rubando anche il futuro.

(di Pippo Frisone da ScuolaOggi.org del 14 nov 2012)

venerdì 9 novembre 2012

Organico di fatto 2012-2013: il MIUR emana la circolare

Accolte alcune delle richieste avanzate dalla FLC CGIL. Rimane l'emergenza organici a fronte dell'aumento degli alunni e delle richieste delle famiglie.

19/07/2012
 
Il MIUR ha emanato la Circolare Ministeriale n. 61 del 18 luglio 2012 riguardante le indicazioni per la costituzione dell'organico di fatto dei docente e ATA per il prossimo anno scolastico. A seguito dell'incontro avuto la scorsa settimana la FLC CGIL aveva presentato diverse richieste di modifica ed integrazione alla bozza iniziale del MIUR. Alcune di queste sono state positivamente accolte.
Rimane il giudizio negativo sulla circolare perché non dà adeguate risposte per garantire le necessità delle scuole né sul versante del personale docente, né su quello del personale Ata per garantire la funzionalità del servizio.
Tra le richieste significative avanzate dalla FLC CGIL che sono state accolte segnaliamo:
  • l'attivazione delle risorse necessarie per garantire l'insegnamento dell'ora alternativa alla religione cattolica;
  • il rispetto delle norme sulla sicurezza;
  • la necessità che le dotazioni previste per la scuola dell'infanzia non siano utilizzate su altri gradi di scuola anche per far fronte alle continue dismissioni del servizio da parte dei comuni;
  • le risorse necessarie a garantire il mantenimento dell'orario di lezione dell'anno precedente nella scuola primaria (le 30 ore anche nelle classi quarte laddove sono state ridotte nel diritto);
  • prevista la garanzia che nella scelta della seconda lingua straniera nella secondaria di primo grado (ma anche di secondo grado) non debba creare esubero né nella scuola né in ambito provinciale e, questo, “neanche in prospettiva”;
  • l'obbligo a dotarsi dell'ufficio tecnico in tutti gli istituti tecnici e professionali in presenza di esubero nel ruolo degli ITP,
  • per le dotazioni organiche del personale educativo, pesantemente colpito dall'applicazione rigida dei parametro del DPR n. 81/09, la circolare prevede che in fase di adeguamento dell'organico di diritto al fatto si debba garantire la funzionalità del servizio e che, comunque, va garantita la stessa dotazione di fatto dello scorso anno;
  • per i DSGA saranno impartite ulteriori istruzioni alla luce del quadro che emergerà a conclusione delle operazioni di mobilità che saranno pubblicate il giorno 11 agosto prossimo. In ogni caso, laddove il combinato effetto dei tagli dovuti al dimensionamento e quelli derivanti dall'applicazione della legge n. 183/2011 (scuole sottodimensionate che non potranno più avere il DSGA titolare) determinerà esubero, i soprannumerari rimarranno in servizio nelle scuole dove hanno prestato servizio nel 2011-2012 (cosi come previsto nell'ipotesi di Ccni sulle utilizzazioni);
  • nell'adeguamento dell'organico di diritto al fatto dovrà essere garantito l'organico dei collaboratori scolastici necessario a coprire in tutte le sedi e plessi l'orario di funzionamento della scuola nel rispetto degli obblighi contrattuali, cosi come per il personale amministrativo nelle scuole particolarmente complesse, cosi come per il personale tecnico ai fini della sicurezza nell'utilizzo dei laboratori;
  • analogamente si dovrà tenere conto della presenza di personale inidoneo (sia collaboratore, che amm.vo, che tecnico) nelle scuole dove, questo personale, sia presente dalle due/tre unità in su;
  • infine, per il personale assistente tecnico, va garantito il rispetto di quanto prevede il Ccnl, con particolare riguardo alla manutenzione delle apparecchiature nei laboratori

riflessioni sulle nuove tecnologie nella scuola

Vivalascuola. Didattica e nuove tecnologie

Pubblicato da vivalascuola su novembre 5, 2012

Ha preso il via una rivoluzione epocale nell’ambito della scuola ma, al di fuori degli istituti, quasi nessuno se ne è accorto. Anche se si tratta di una realizzazione degna di essere tramandata alla storia. Una svolta segnata dal passaggio dei due terzi dei libri di testo, dal cartaceo al digitale. Una rivoluzione paragonabile a quella che venne compiuta nel 1455 da Gutenberg, quando stampò il primo libro scritto, la Bibbia… sia lode ai suoi autori (Mario Pirani).
Ad ogni annuncio “tecnologico” ha puntualmente corrisposto una realizzazione, quella sì, concreta, di un taglio o di una imposizione che la scuola non avrebbe – già sulla carta – digerito con facilità; e così il mancato rinnovo del contratto, i tagli della spending review, il tanto discusso concorso, e – infine – l’ultima proposta indecente delle 24 ore di insegnamento sono stati sempre accompagnati dai clamori demagogici e per il momento non concretizzati di una innovazione promessa, cui affidare un miglioramento della scuola di cui si stenta non solo a vedere il risultato, ma anche la prospettiva strategica (Marco Guastavigna).
Le nuove tecnologie possono essere lo strumento di cui la scuola italiana oggi ha bisogno per il rinnovamento della didattica e il contrasto della dispersione? Quali sono i risultati concreti ottenuti in termini di motivazione e apprendimento nelle realtà scolastiche in cui esse sono state sperimentate? La scuola italiana è pronta oggi al passaggio generalizzato a una didattica basata sulle nuove tecnologie o si rendono necessari interventi per crearne i prerequisiti essenziali? Considerando le condizioni generali della scuola italiana, questa si può considerare una priorità? Abbiamo rivolto queste domande a Pier Cesare Rivoltella, Roberto Didoni, Paola Limone, Roberta Rosa, Patrizia Vayola. Segue una breve ricognizione storica di Marco Guastavigna del rapporto tra didattica e nuove tecnologie.
Le nuove tecnologie possono essere lo strumento di cui la scuola italiana oggi ha bisogno per il rinnovamento della didattica e il contrasto della dispersione?

CORRIDONIA: IL BAMBINO ED IL SUO SILENZIO


spending review e impatto immediato sulle scuole maceratesi

SPENDING REVIEW: LE PROVINCIE (ANCHE MCAERATA) SENZA FONDI MINACCIANO DI SPEGNERE IL RISCALDAMENTO NELLE SCUOLE.

fonte: cronache maceratesi

programmazione rete scolastica provincia di macerata

PROVINCIA DI MACERATA: PROGRAMMAZIONE SCOLASTICA: IL DIBATTIO CONTINUA FUORI DALL'AULA

fonte: cronache maceratesi

loreto: la giornata di protesta degli studenti

FONTE: cronache anconetane

Loreto: la giornata di protesta degli studenti dell’Istituto Einstein-Nebbia

 
LORETO – Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa inviatoci dai docenti dell’’Einstein-Nebbia’ di Loreto, Carla Cesari, Virginia Grande, Alessia Mancini, Mario De Mauro, Patrizia Massa
Quando arriviamo alle 8 gli studenti sono già lì: parte del cortile è stata transennata, le ragioni della protesta sono esposte sugli striscioni, ci consegnano un comunicato stampa. Lamentano la mancanza di modernità e tecnologie, di investimenti per l’edilizia scolastica, l’assenza di strumenti per una didattica innovativa. Da giorni discutono di diritto allo studio per il quale in Italia non esiste una legge nazionale: la spesa annua che ogni studente sostiene varia tra i 900 e i 1600 euro, le borse di studio sono un miraggio per la stragrande maggioranza dei ragazzi italiani. Carolina P., della IV B commerciale, ci dice: “Protestiamo per proteggere la nostra scuola, la scuola pubblica, alla quale da anni vengono tagliati i fondi. Abbiamo deciso che è ora di dire basta: vogliamo uno Stato che si curi della scuola pubblica e la rispetti, vogliamo una scuola europea, vogliamo garanzie per la nostra istruzione che è il nostro futuro. E vogliamo essere ascoltati, quella di oggi è una protesta nella quale crediamo e che porteremo avanti fino a quando sarà necessario.” Gli studenti sono tanti, sembrano più consapevoli del solito, i più grandi si dicono preoccupati per il futuro dei piccoli, chi è entrato quest’anno a scuola, dicono, non si rende conto di quanto sia pesante, per un istituto alberghiero, il taglio di ore pratiche previsto dall’attuale riforma. Lorenzo G., classe V B alberghiero, prende la parola: “Difendiamo il nostro Istituto che ci prepara per un settore lavorativo che non risente eccessivamente della crisi. Non ci servono altri tagli, ma più strumenti per superare le difficoltà del presente e risultare più competitivi nella società globalizzata.” “Secondo me i tagli sono tagli ai nostri diritti”, grida Guglielmo D., “questo renderà tutti più poveri, si tornerà al medioevo, si finirà per non garantire più l’istruzione pubblica”. I ragazzi denunciano come l’attuale disegno di legge (DDL stabilità) da un lato svuoti di senso la rappresentanza studentesca e dall’altro permetta l’ingresso nella scuola di enti privati con poteri decisionali che riguarderanno anche le attività di programmazione e valutazione. E noi docenti? Cosa chiediamo? Chiediamo prima di tutto rispetto per una professione che viene spesso privata della propria dignità. L’articolo 3 dell’attuale Legge di stabilità in discussione in Parlamento prevede un incremento, a costo zero, del nostro orario di lavoro che passerebbe da 18 a 24 ore di lezione frontale. Riteniamo tale provvedimento incostituzionale. Facciamo presente che, mentre l’orario di lezione in aula risulta essere superiore alla media europea, il livello di retribuzione dei docenti italiani, fermo da anni, è inferiore agli standard europei. A fronte di un lavoro “visibile”, svolto in classe, esiste un lavoro “sommerso” che comprende la preparazione delle lezioni, la preparazione delle verifiche e la loro correzione, il ricevimento delle famiglie antimeridiano, l’auto-aggiornamento. Il docente svolge normalmente queste attività all’interno delle mura domestiche, contando esclusivamente sui propri mezzi. La funzione docente prevede inoltre 80 ore annue destinate a programmazioni, consigli di classe, collegi docenti, scrutini, ciascuna di tali attività produce una serie di adempimenti burocratici ulteriori. Denunciamo la grave ripercussione che l’aumento orario avrebbe nei confronti dei docenti precari, nelle Marche più di un migliaio di insegnanti si troverebbe senza lavoro. La legge 135/12 prevede, in più, per i precari, la mancata monetizzazione delle ferie, introducendo una modifica unilaterale del CCNL. La professoressa Patrizia Massa denuncia inoltre come il provvedimento che fissa un tetto all’organico dei docenti di sostegno per il prossimo anno scolastico vada a colpire i diritti degli alunni disabili, i quali si vedrebbero ulteriormente privati della possibilità di essere seguiti da docenti specializzati e, in definitiva, privati dell’opportunità di una reale integrazione . Il 25 ottobre scorso, il Collegio docenti, dopo un ampio e partecipato confronto sui contenuti della Legge di stabilità, ha deciso di ritirare la propria disponibilità a ricoprire qualsiasi incarico e/o funzione all’interno dell’Istituto non previsti dal CCNL e di promuovere iniziative che sensibilizzino la comunità per la difesa della scuola pubblica. Oggi, qui a Loreto, studenti e docenti, uniti, hanno prestato la loro voce ad una scuola pubblica che chiede di essere ascoltata: ridurci al silenzio vuol dire spegnere la speranza dei nostri ragazzi, del nostro futuro.

zagarolo: documento di protesta contro DDL 993 (ex-aprea)

La scuola in rivolta
La scuola Albio Tibullo in mobilitazione
Nel corso del Collegio Docenti Straordinario di lunedì 5 novembre, tenutosi presso l’aula magna della Scuola Secondaria di I° grado “Albio Tibullo” di Zagarolo, è stato letto il presente documento che costituisce il verbale dell’assemblea sindacale autoconvocata dai docenti dell’Istituto per deliberare le nuove forme di protesta da mettere in atto nei confronti della lg 953 (ex Aprea), in discussione in questi giorni in Parlamento. Mettendolo a disposizione dei lettori, ci auguriamo che questo documento venga condiviso dal maggior numero di Istituzioni Scolastiche e di cittadini sensibili al problema dello sfacelo della Scuola Pubblica.
In data odierna, i docenti della scuola secondaria Albio Tibullo di Zagarolo, riuniti in assemblea sindacale autoconvocata, esprimono la loro totale opposizione ai provvedimenti riguardanti la scuola contenuti nel DDL di Stabilità:
- aumento dell’orario di servizio a parità di retribuzione con conseguenze devastanti a livello occupazionale, in particolare per i lavoratori precari;
– blocco del rinnovo contrattuale e degli scatti di anzianità fino al 2014 senza corresponsione di indennità di vacanza contrattuale.
Esprimono anche la propria totale opposizione a:
- la legge 953 (ex Aprea) che comporterebbe la definitiva scomparsa della scuola pubblica come è stata definita dalla Costituzione e dai decreti delegati;
– all’aumento di 223 milioni di euro dei finanziamenti per le scuole private.
Dopo i durissimi attacchi alla scuola statale dei governi precedenti, molti docenti avevano forse sperato che un governo di professori avrebbe, finalmente, considerato la scuola fondamentale e centrale, e non solo a parole, per la ripresa economica, sociale e culturale del Paese. Purtroppo la speranza si è dimostrata nuovamente mal riposta. Ancora tagli agli organici della scuola. Otto anni di blocco sugli stipendi (con perdita dal 2006 del 25% del potere d’acquisto) e ora il DDL Stabilità con l’idea di portare denaro alle casse dello stato utilizzando come bancomat la scuola pubblica e il corpo docente. Un disprezzo vergognoso per il quotidiano lavoro dei docenti spinge la nostra classe politica e dirigenziale persino a stabilire, senza nessuna consultazione né trattativa ed in spregio al CCNL, un aumento secco di sei ore di insegnamento settimanale a parità di retribuzione, un’ipotesi assurda che non tiene assolutamente conto né di quello che significa insegnare, né della fatica intellettuale che questo comporta, sia in termini di preparazione di lezioni che di lavoro con gli studenti. Se tale scriteriata idea è stata partorita in base ad una logica puramente ragionieristica, ciò significa che essa ha come scopo solo lo smantellamento della scuola statale. Il tutto sembra rientrare nella tecnica, tutta politica, di depauperare ancora una volta i lavoratori e di togliere ai giovani la speranza di trovare lavoro. Mentre si confermano gigantesche spese militari e privilegi per le caste di potere, non vi sono patrimoniali eque e non viene risolto il problema dei cento miliardi annui di evasione fiscale. Ciò nondimeno, la nostra preoccupazione di Docenti della Repubblica italiana va soprattutto alla prossima trasformazione in legge del DDL 953 (ex disegno di legge Aprea) sulla “Autonomia statutaria delle Istituzioni Scolastiche”: legge che molto probabilmente verrà varata, grazie all’inusitata armonia bipartisan tra partiti apparentemente avversi su tutto, tranne che sulla distruzione della Scuola Statale garantita peraltro dalla Costituzione.
Questa legge prevede la creazione di un «consiglio dell’Autonomia» al posto dell’attuale Consiglio d’Istituto, organo di indirizzo della scuola. Non ne farà più parte il personale non docente della scuola, al posto del quale troveremo invece «membri esterni, scelti fra le realtà culturali, sociali, produttive, professionali e dei servizi, in numero non superiore a 2 […]» (art. 4), i cui dubbi criteri di individuazione hanno solo una certezza: un regalo di potere ideologico e finanziario al localismo territoriale. La logica della convenienza privata e della clientela si sostituirà così al controllo democratico dell’interesse collettivo, perché ogni scuola sarà esposta ai poteri forti presenti nel territorio. Ogni Consiglio dell’Autonomia elaborerà uno «Statuto autonomo», diverso per ciascuna delle diecimila scuole italiane, che regolamenterà (normalizzandole) l’amministrazione dell’Istituto, la strutturazione degli organi interni, nonché le delicate relazioni tra le diverse componenti che ne fanno parte: materie finora regolate da una normativa unitaria per tutto il territorio nazionale. Lo Stato, insomma, non garantirà più le pari opportunità degli studenti nell’esercizio del diritto allo studio. Inoltre lo Statuto definirà in ogni scuola le regole secondo cui studenti e genitori avranno il diritto di partecipare; cancellando così il Decreto Legislativo 297/94 (Testo Unico sulla scuola) che finora dettava le norme sugli organi collegiali. Quei decreti delegati, conquista di dignità e di democrazia, che hanno dato voce a tutte le componenti della scuola. E non è tutto: lo Statuto autonomo di ogni singola scuola scavalcherà le competenze didattiche dei docenti e la loro libertà di insegnamento, perché stabilirà «la composizione e le modalità della necessaria partecipazione degli alunni e dei genitori alla definizione e raggiungimento degli obiettivi educativi di ogni singola classe (art. 6 c. 4)». Verrà istituito un «nucleo di autovalutazione» con il compito di giudicare la “qualità” della scuola (art. 8)». Ne faranno parte uno o più membri esterni, che giudicheranno in collaborazione con l’Invalsi e sulla base dei suoi famigerati quiz.
L’articolo 10 prevede l’opportunità di «ricevere contributi da fondazioni finalizzati al sostegno economico delle loro attività», rimarcando che queste «possono essere soggetti sia pubblici che privati, fondazioni, associazioni di genitori o di cittadini, organizzazioni no profit (art. 10 c. 2)». Tali soggetti avrebbero il proprio posto nel Consiglio dell’Autonomia, implicitamente condizionandone le scelte, secondo criteri altri rispetto a quelli della libertà di ricerca, di pensiero, di insegnamento, di apprendimento, sancita dalla Costituzione repubblicana.
Pertanto, noi docenti della Scuola Secondaria di I° grado Albio Tibullo di Zagarolo, nella piena consapevolezza dei nostri diritti, delle nostre prerogative in ambito pedagogico-didattico e, soprattutto, della nostra dignità, rifiutiamo con forza la politica governativa sulla Scuola, e invitiamo i Colleghi di tutte le Scuole d’Italia a respingere con tutte le proprie forze il Ddl 953 (ex disegno di legge Aprea) sulla “Autonomia statutaria delle Istituzioni Scolastiche”, nel nome della Costituzione, delle leggi tuttora vigenti, della libertà di insegnamento, della libertà di pensiero, della libertà di apprendimento. Rifiutiamo la logica, neoliberista ed antiliberale, che ha spinto il Presidente del Consiglio a tagliare ulteriori fondi alla Scuola Statale e a dichiarare, nell’agosto scorso, che «il governo non farà mancare alle scuole non statali, cui riconosce una essenziale funzione, il necessario sostegno economico». Se questa logica prevalesse, se fosse varata la controriforma che il Ddl 953 prefigura, noi docenti non saremmo più liberi di decidere che cosa insegnare e come (con gravissimo pregiudizio per il progresso culturale e civile di questo Paese); il potere discrezionale dei Dirigenti Scolastici aumenterebbe enormemente (alla faccia della “autonomia”); la didattica verrebbe decisa non più dai Docenti, ma dai privati esterni. Invitiamo tutti i lavoratori della Scuola ad adottare ogni possibile e legale forma di lotta per impedire che questo scempio della comune libertà avvenga. Invitiamo sempre le forze sindacali tutte a proclamare un vero sciopero generale di tutti i lavoratori della scuola, non depotenziato in partenza dalla scelta del sabato, quando le scuole primarie e medie sono chiuse come del resto gran parte delle scuole superiori. Invitiamo i genitori e i cittadini a sostenerci e a difendere con noi la Scuola Statale, invitiamo gli organi di stampa e d’informazione, i blog e tutto il mondo della Rete a scendere al nostro fianco per diffondere capillarmente queste nostre iniziative e queste nostre lotte. Altrimenti, il destino della cultura stessa e della Scuola sarà in balia di poteri economici e dei loro ricatti clientelari. Inoltre, le scuole dei territori più poveri verranno ulteriormente impoverite, perché lo Stato non sarà più il principale finanziatore dell’istituzione scolastica.
Invitiamo inoltre anche gli studenti, nostri alunni e nostri figli, a sostenerci e a difendere con noi la Scuola Statale: per non avere docenti ricattati, demotivati e costretti a diventare spenti e spettrali trasmettitori di quanto imposto da forze esterne e in modalità disumane; per far valere ancora le proprie ragioni nei Consigli di Classe; per impedire che ogni scuola abbia il proprio regime e che i diritti degli studenti e dei docenti non siano più garantiti.
Pertanto, facendo seguito alle proposte emerse dall’assemblea sindacale autoconvocata dai docenti, e in linea con analoghe iniziative messe in atto da moltissime scuole di tutta Italia, i docenti della Tibullo di Zagarolo decidono di proporre, nel collegio convocato per il giorno 5 novembre 2012, ai colleghi e ai lavoratori della scuola le seguenti forme di lotta:
1) blocco di tutte le attività didattiche non obbligatorie (progetti, commissioni, uscite e viaggi di istruzione, etc.);
2) organizzazione di una settimana (dal giorno 5 al giorno 10 novembre in concomitanza con la discussione del DDL in Parlamento) di didattica assolutamente di sussistenza, durante la quale i docenti spieghino agli studenti l’attacco in corso alla scuola pubblica, e l’ importanza della sua difesa, attraverso lo svolgimento di una serie di lezioni “basic”, che dimostrino come il lavoro in classe svolto ai minimi termini sia gravemente lesivo per il processo di apprendimento e di coinvolgimento emotivo che è alla base della trasmissione della conoscenza. In pratica SOMMINISTRARE LA NOIA COME FORMA DI LOTTA;
3) organizzazione di una manifestazione cittadina insieme a studenti, genitori e cittadini, in maniera tale da coinvolgere l’opinione pubblica;
4) blocco delle nuove adozioni dei libri di testo;
5) autosospensione dei docenti dall’incarico di referenti aree disciplinari e responsabili di laboratorio;
6) adesione ad altre eventuali forme di protesta collettiva che saranno decise dal collegio docenti dell’Istituto Comprensivo di Zagarolo che si terrà in data 05/11/2012;
7) adesione a titolo personale alle giornate di sciopero generale proclamata dalla CES (Confederazione Europea Sindacale) per il 14 novembre 2012 e per il 24 novembre 2012.
Con preghiera di massima diffusione,
I Docenti della Scuola Secondaria di I° Grado Albio Tibullo di Zagarolo

PESARO: LA SCUOLA CHE VORREI


mercoledì 7 novembre 2012

recanati 10 novembre: STORIA NEL/DEL TERRITORIO






Scuole, si chiude se non si garantisce la sicurezza

 
FONTE: UNACREPAICOMUNE


Scuole, si chiude se non si garantisce la sicurezza

Qualche giorno fa, il 29 ottobre, è venuto giù un controsoffitto in una scuola di Rivoli, la stessa città dove il 22 novembre 2008 era morto uno studente 17enne, Vito Scafidi e un suo compagno di classe restò gravemente ferito a seguito del crollo del soffitto del liceo Darwin. Stavolta non ci sono feriti, ma il tema della sicurezza nelle scuole è sempre attuale.
Solo lo scorso mese di ottobre si segnalano crolli al liceo scientifico Giordano Bruno di Mestre, al Rosa Luxemburg di Torino, all’Istituto Nautico di Trieste, alla Scuola Media Curtatone e Montanara di Pontedera, al liceo classico“Galileo Galilei” di Firenze.
Il processo per la tragedia di Rivoli, conclusosi il 13 luglio 2012, ha condannato a quattro anni di reclusione l'ex responsabile del servizio di edilizia scolastica della Provincia.
Secondo il sostituto procuratore Raffaele Guariniello con la sentenza di Rivoli "si è affermato un principio importante per cui la sicurezza nelle scuole deve entrare nelle priorità di tutti gli enti proprietari degli istituti. Soprattutto per gli interventi infrastrutturali e di manutenzione bisogna che questi enti investano. Purtroppo la sicurezza nelle scuole è ancora molto bassa e ciò comporta il rischio che un dramma come questo si ripeta".
Ma l’emergenza continua. Sempre secondo Guarinello“C’è un’emergenza nazionale ed è indispensabile che il Consiglio dei Ministri si renda conto della situazione”.
Il sostituto procuratore ha individuato un elenco di interventi necessari nelle scuole della provincia di Torino: occorrono almeno 60 milioni di euro. Ma la Provincia non sarebbe in grado di reperire il denaro tanto che il presidente Antonio Saitta ha dichiarato che la situazione "potrebbe portare a soluzioni drastiche tra cui la chiusura di molte scuole in cui non si riesce a garantire la sicurezza".
E se in provincia di Torino la maggior parte degli edifici scolastici possiede scale di sicurezza e impianti elettrici a norma, in altre regioni i problemi sono ben più gravi: in Calabria, per esempio, solo una scuola su 3 ha una scala esterna, mentre in Sicilia la metà delle scuole non è in regola con gli impianti elettric