martedì 3 marzo 2015

wi-fi nelle scuole

fonte: la scuola di mafalda

wi-fi nelle scuole, e il principio di precauzione?

Il Governo italiano ha recentemente presentato alla Commissione Europea i piani per lo sviluppo delle tecnologie, dell'innovazione e dell'economia digitale nazionale con l’obiettivo di colmare il cd “digital divide” (ovvero il divario esistente tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell'informazione e chi ne è escluso) e di utilizzare il digitale come leva di trasformazione economica e sociale per “perseguire gli obiettivi della crescita, dell’occupazione, della qualità della vita, della rigenerazione democratica nel paese [sic!]”. I documenti sono i seguenti:
- “Strategia per la crescita digitale 2014-2020” [clicca qui]
- “Strategia italiana per la banda ultralarga” [clicca qui].
I piani presentati dal Governo rappresenterebbero per taluni un grave passo indietro nella tutela ambientale e sanitaria dai rischi legati ai campi elettromagnetici poiché in contrasto con il principio di precauzione, più volte invocato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio d’Europa, che imporrebbe cautela nel diffondere le tecnologie a radiofrequenza.
Tra le misure previste dal Governo figura infatti quella di “uniformare i limiti nazionali a quelli europei in materia di elettromagnetismo” e “innalzare i limiti elettromagnetici” (pag. 12 - Strategia italiana per la banda ultralarga), allo scopo di favorire la realizzazione di un mercato unico digitale europeo, standardizzando regole ed opportunità, nonché di diffondere la tecnologia wi-fi nei luoghi pubblici, in particolare nelle scuole, negli ospedali e negli uffici.
Ma sul wi-fi, ovvero la tecnologia che permette di essere connessi alla rete internet senza fili, si discute da parecchi anni se possa entrare senza dubbi nelle scuole o se la prolungata esposizione ai campi elettromagnetici costituisca un pericolo per la salute umana, in particolare per quella dei bambini e dei ragazzi.
Alcune scuole, a titolo precauzionale, hanno infatti deciso di non attivarlo (in rete si citano i casi del Liceo Morgagni di Roma o delle scuole del Comune di Suzzara in provincia di Mantova), altre hanno limitato la diffusione in specifiche aree dell’edificio scolastico.
La Risoluzione del Consiglio d’Europa n.185/2011 “I potenziali pericoli dei campi elettromagnetici e i loro effetti sull’ambiente” [clicca qui] ha invitato i governi dei Paesi membri a limitare l’esposizione ai campi elettromagnetici, specialmente quelli delle radiofrequenze associate ai telefoni mobili, in particolare per «i bambini e i giovani, che sembrano essere maggiormente a rischio per quanto riguarda i tumori alla testa».
L’assemblea del Consiglio d’Europa ha suggerito agli stati membri di rivedere gli standard o i valori soglia per le emissioni dei campi elettromagnetici di tutti i tipi di frequenze applicando il principio ALARA (“As Low As Reasonably Achievable” ovvero “tanto basso quanto ragionevolmente possibile”) e riguardo alla protezione dei bambini ha raccomandato che:
8.3.1 sviluppino con diversi ministeri (educazione, ambiente e salute) campagne specifiche di informazione dirette a insegnanti, genitori e alunni per allertarli sui rischi specifici sull’utilizzo precoce, sconsiderato e prolungato di cellulari e altri dispositivi che emettono microonde;
8.3.2 per i bambini in generale e in particolare nelle scuole nelle classi, si dia la preferenza a connessioni internet cablate, e regolino severamente l’uso dei cellulari da parte degli alunni nei locali della scuola;
Ma gli appelli a non sottovalutare i rischi derivanti dall’uso indiscriminato delle onde elettromagnetiche non sono recenti. Già nel 2002 oltre 1.000 medici hanno sottoscritto il primo Appello di Friburgo [clicca qui], subito tradotto in numerose lingue. E 36.000 persone di ogni parte del mondo ne hanno condiviso il contenuto.
A distanza di 10 anni, nel 2012, ancora medici e scienziati, con riferimento all’Appello di Friburgo, si sono rivolti con un secondo appello internazionale [clicca qui] ai colleghi, ai cittadini e a coloro che in ogni parte del mondo hanno una responsabilità politica, perché vengano garantiti alla popolazione standard di prevenzione adeguati dalle radiazioni elettromagnetiche.
Nel 2013 il Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca ha indetto un bando per il finanziamento delle dotazioni tecnologiche per i servizi di connettività wireless nelle scuole [vedasi il D.D.G. prot. n. 3559 del 19 dicembre 2013: clicca qui].
Qualche mese fa (novembre 2014) l’Assemblea di Roma Capitale ha approvato un ordine del giorno sui rischi e la pericolosità per la salute umana dei collegamenti Wi-Fi, internet e contenuti digitali in tecnologia wireless [clicca qui] sottolineando che “l'utenza scolastica ha diritto alla massima attenzione nella tutela della salute e all'adozione dei migliori strumenti atti alla prevenzioni di possibili patologie”.
I nostri figli sono già quotidianamente esposti ai campi elettromagnetici a radiofrequenza dei dispositivi installati nelle nostre case o nelle case dei nostri vicini (e non parliamo dell’esposizione ai campi dei telefoni cellulari). A questo si aggiungono le ore trascorse all’interno degli edifici scolastici.
Vi sono alternative? Occorrerebbe stimolare il legislatore a conservare e magari migliorare in senso cautelativo i limiti di legge e favorire con sgravi fiscali e investimenti mirati le tecnologie sicure, ovvero quelle via cavo, invece di quelle a radiofrequenza.
Ma sembra una battaglia di retroguardia, anche se in discussione c’è la salute dei bambini.
Documentazione citata nel post:
- Strategia per la crescita digitale 2014-2020 [clicca qui]
- Strategia italiana per la banda ultralarga [clicca qui]- Appello di Friburgo (9 ottobre 2002) [clicca qui]
- Appello internazionale dei medici (2012) [clicca qui] (l’appello è pubblicato sul sito http://freiburger-appell-2012.info/de/home.php)
- Risoluzione parlamentare Consiglio d’Europa n. 185/2011 [clicca qui]
- Ordine del giorno n. 225 approvato dall’Assemblea di Roma Capitale [clicca qui]

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