domenica 4 luglio 2010

Le Scuole mettono in mora il MIUR sui crediti

L´Adis in occasione della Conferenza Nazionale del 27 e 28 maggio ha deciso di pro muovere una vertenza collettiva delle scuole per mettere in mora il Ministero dell´Istruzione, dell´Università e della Ricerca per i crediti vantati dalle Scuole dall´anno 2002 ad oggi (residui attivi). Per consentire l´ attivazione della vertenza che deve essere promossa dai Presidenti dei Consigli di circolo e di istituto e dai Comitati dei genitori tutte le scuole interessate do vranno inviare l´elenco dei residui attivi (Modello "L" allegato ai Conti consuntivi degli anni di riferimento) accertati nei confronti del Mini stero e delle sue articolazioni: Uffici Scolastici Provinciale e Uffici Scolastici Regionali,) alla seguente email: adis.classaction@email.it
L´Adis promuoverà entro il mese di giugno una riunione dei genitori e rappresentanti delle scuole, Direttori Sga, Dirigenti scolastici e altre Associazioni con il proprio Ufficio legale per illustrare le modalità del ricorso e raccogliere le adesioni all´iniziativa. La data della riunione sarà pubblicata quanto prima sul sito http://www.adisitalia.eu/

IL TAR DEL LAZIO SOSPENDE LE CIRCOLARI DELLA GELMINI SULLE ISCRIZIONI ALLE SCUOLE SUPERIORI

sito www.scuolaecostituzione.it

L'Associazione per la Scuola della Repubblica, unitamente a 755 docenti, genitori, personale Ata, studenti, al Comitato Bolognese Scuola e Costituzione e al Crides di Roma, ha promosso il ricorso al Tar del Lazio contro le circolari della ministra Gelmini sulle iscrizioni nelle scuole secondarie, sugli organici di ogni ordine e grado e sulla mobilità, che è stato organizzato dai Coordinamenti scuole superiori di Roma, Bologna, Firenze, Pisa, Padova, Vicenza, Parma, Modena, Ferrara, Milano nonché dal Tavolo regionale della Toscana per la difesa della scuola statale. Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso e sospeso l'efficacia delle circolari.Le associazioni ricorrenti a nome di tutti i 755 hanno diffuso il seguente comunicato

IL TAR DEL LAZIO SOSPENDE L'EFFICACIA DELLE CIRCOLARI DELLA GELMINI SULLE ISCRIZIONI NELLE SCUOLE SECONDARIE, SUGLI ORGANICI DI OGNI ORDINE E GRADO E SULLA MOBILITA'.


I provvedimenti del Governo sulla scuola non solo distruggono la scuola pubblica con un taglio di 8 miliardi di euro, di 87.000 posti di insegnamento e di 45.000 posti di personale non insegnante, ma sono illegittimi. Il TAR del LAZIO, con ordinanza n. 1023 del 25-6-10, ha accolto la richiesta dei legali dei ricorrenti, Maria Virgilio e Corrado Mauceri e ha disposto la sospensione dei provvedimenti impugnati ed ha ordinato al Ministro di depositare nel termine di quindici giorni una " documentata relazione che riferendo sui fatti di causa, controdeduca puntualmente sui motivi dedotti con il ricorso". Il TAR ha rinviato al 19 luglio la prossima udienza per decidere se confermare o meno la sospensione dei provvedimenti impugnati. La sospensione comporta che fino a quella data tutte le operazioni sull'organico e i relativi trasferimenti del personale perdente posto e quelle sulle iscrizioni sono congelate. La serie di illegittimità compiute dal Ministro, che - usando circolari come fossero leggi - ha forzato tempi e procedure della riforma al solo scopo di incassare i tagli di spesa , ha messo nel caos le scuole e mette a rischio l'inizio regolare del prossimo anno scolastico. L'arroganza del Ministro è giunta fino al punto da non partecipare all'udienza davanti al TAR del 24 giugno, neppure presentando memoria scritta. Il ricorso è stato presentato da 755 docenti, genitori, personale Ata, studenti, unitamente al Comitato Nazionale per la scuola della Repubblica, al Comitato Bolognese Scuola e Costituzione e al Crides di Roma, ed è stato organizzato dai Coordinamenti scuole superiori di Roma, Bologna, Firenze, Pisa, Padova, Vicenza, Parma, Modena, Ferrara, Milano nonché dal Tavolo regionale della Toscana per la difesa della scuola statale. Il danno derivante dalla operazione governativa è gravissimo. I genitori hanno dovuto procedere all'iscrizione dei figli alle prime classi dei nuovi indirizzi per l'a.s. 2010/11: a) senza conoscere i programmi di studio b) sulla base del piano dell'offerta formativa dello scorso anno che gli Istituti non sono stati in grado di aggiornare, in mancanza dei programmi e dei regolamenti definitivi; c) gli iscritti alle prime classi dei professionali non hanno alcuna garanzia che gli istituti statali siano in grado di offrire la qualifica professionale triennale finora prevista, visto che la competenza al riguardo è soggetta alle decisioni delle singole Regioni. I genitori e gli studenti già iscritti agli istituti tecnici e professionali e che frequenteranno le prossime classi seconde terze e quarte si troveranno a loro insaputa dal prossimo settembre l'orario ridotto da 2 a 4 ore. Essi sono stati iscritti d'ufficio alla classe successiva senza essere informati del cambiamento e senza conoscere le materie soggette alla riduzione d'orario. I Collegi dei docenti sono stati impossibilitati a definire un nuovo piano dell'offerta formativa: a) i nuovi indirizzi di studio sono stati imposti tramite pubblicazione sul sito del Ministero nel mese di marzo. In tal modo è stato impedito agli Istituti di avanzare le loro motivate proposte di modifica delle confluenze fra gli indirizzi del vecchio e del nuovo ordinamento, come pure previsto dall'art.13 c.5 del regolamento di revisione dei Licei; b) i Collegi non sono stati in grado di definire il loro nuovo piano dell'offerta formativa da presentare ai genitori all'atto dell'iscrizione; c) è stato imposto ai Collegi l'adozione dei libri di testo entro il 31 maggio per le nuove classi prime senza che fossero definiti i nuovi programmi (Indicazioni per i Licei, Linee guida per i Tecnici e Professionali), che sono stati modificati più volte e sono ancora in via di pubblicazione definitiva. Molti collegi hanno rifiutato di deliberare al riguardo, altri hanno adottato testi improvvisati e definiti in base alle prime bozze dei programmi, che sono state poi profondamente modificate anche in seguito al parere del CNPI e delle Associazioni professionali. E' incerto a quali insegnanti verrà affidato l'insegnamento delle discipline introdotte dai nuovi ordinamenti e non previste dai precedenti. Sono in enorme ritardo le operazioni di definizione dell'organico e quindi quelle di mobilità; in questo momento sono in fase di definizione quelle della sola scuola primaria. I docenti si troveranno trasferiti d'ufficio sulla base di un organico basato per il prossimo anno su classi di concorso "atipiche" ovvero di classi prodotte da una commistione fra le vecchie classi e quelle previste dal regolamento di revisione, previsto dal comma 3 dell'art. 64 della Legge 133/08, che risulta approvato dal CDM il 12/06/09, ma è rimasto congelato nel suo iter. In tal modo alcune graduatorie verranno penalizzate dall'unificazione con altre. Bologna 26/06/10 Le associazioni ricorrenti a nome di tutti i 755.
I testi dell'ordinanza, dei motivi aggiunti, del ricorso e la memoria depositata sono disponibili all'indirizzo
www.scuolaecostituzione.it

Comitato "Per la scuola della Repubblica" associazione onlus - Sede legale via La Marmora 26 50121, Firenze; operativa via Papiniano 38, 00136 Roma, amministrativa via G. Venezian 3, 40121 Bologna. (c/c postale 23452543)

petizioni contro classi affollate

AL Presidente della Repubblica
AL Presidente del Senato
AL Presidente della Camera dei Deputati
AL Presidente della Corte Costituzionale
PETIZIONE contro le classi sovraffollate

su http://www.politeia.emr.it/petizione_contro_classi_affollate/

Seguono 8.883 firme raccolte on‐line + 1780 firme raccolte sul cartaceo
(inviate tutte per posta ordinaria)
OGGETTO: Diritti e obblighi nell'individuazione dei criteri per la formazione delle classi.
In questi giorni i Consigli d’Istituto delle scuole si stanno riunendo per discutere, tra
le altre cose, anche dei criteri per la formazione delle classi. Per effettuare tutti i tagli previsti
dall’art. 64 della legge 133, le classi previste saranno composte di un numero molto alto di
allievi. Alle superiori, le classi iniziali devono avere un numero minimo di 27 alunni e poi i resti
vengono distribuiti fino a 30, ma in sede di organico di fatto si potrà pure arrivare a 33.
Sono numeri che peggioreranno la qualità del servizio e faranno andare le aule scolastiche ed i
laboratori fuori norma:
 sia in riferimento agli indici minimi di funzionalità didattica (D.M. 18 dicembre
1975 – Norme tecniche per l’edilizia Scolastica che stabilisce i parametri spaziali
minimi a disposizione di ogni persona presente nei locali scolastici (1,80 metri quadri
netti per la scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di I grado; 1,96 metri quadri
netti per le scuole secondarie di II grado)),
 sia per la prevenzione incendi (D.M. 26 agosto 1992 – Norme di prevenzione
incendi per l’edilizia scolastica). Il presente decreto al punto 5.0 (Affollamento)
stabilisce il limite massimo di persone presenti in un'aula nel numero di 26.).
Inoltre appare opportuno evidenziare che la qualità dell'offerta formativa potrebbe risultare
inevitabilmente compromessa dall'applicazione dell'articolo 64 e delle circolari ad esso
correlate. Si reputano particolarmente allarmanti le problematiche indicate di seguito:
 dispersione scolastica (soprattutto nelle classi iniziali i margini di intervento da parte
degli insegnanti nei confronti di studenti con difficoltà di approccio a determinate discipline
risultano sottoposti a fortissime limitazioni)
 interventi individualizzati (fortemente limitata risulta anche la possibilità da parte del
corpo docente di elaborare percorsi formativi finalizzati all'ottimizzazione del profitto
scolastico e allo sviluppo delle potenzialità individuali)
 difficoltà nell'organizzazione delle uscite didattiche
 discontinuità didattica
 disgregazione del gruppo classe nel caso di accorpamento di classi intermedie.
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Con la presente nota allora si vuole:
 denunciare le evidenti contraddizioni tra le direttive del Ministero (art. 64 legge 133
del 6 Agosto 2008) che impongono l’aumento degli alunni per classe e la normativa esistente
in materia di sicurezza e agibilità dei locali scolastici (Decreto Interministeriale del
18 Dicembre del 1975; Decreto del 26 Agosto del 1992 del Ministero dell’ Interno; Decreto
legislativo n. 81 del 9 Aprile 2008: testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro).
 richiamare l'attenzione sulle responsabilità civili e penali che potrebbero discendere
sulla Dirigenza Scolastica qualora detta normativa fosse applicata a scapito della disciplina
costituzionalmente garantita sulla sicurezza e sulla prevenzione nei plessi scolastici.
Quest'ultima normativa, basandosi su principi costituzionalmente garantiti, prevale rispetto
alle leggi emanate esclusivamente nell'ottica di distrarre risorse (taglia 8 miliardi di euro e
134 mila posti in tre anni) dal settore scolastico, a detrimento non solo della qualità
dell'offerta formativa, ma anche dell'incolumità dei soggetti che fruiscono delle strutture
scolastiche.
Il Dirigente Scolastico e il Consiglio d'Istituto, quindi, hanno il compito e il dovere di
verificare caso per caso, aula per aula, se sia possibile l'applicazione legittima delle
normative inerente all'innalzamento del numero degli alunni per classe.
In caso di inadempienza, essi stessi potrebbero essere responsabili della gravissima
violazione delle norme sulla sicurezza e sulla prevenzione.
 invitare alla mobilitazione immediata prima che si determinino definitivamente
gli organici del prossimo anno e non rassegnarci o arrenderci, (parole che racchiudono
tutta la liturgia del perdente) alla nuova ecatombe di posti di lavoro che ci si parerà innanzi.
Per il coordinamento insegnanti delle scuole superiori di Modena "La Politeia"
Prof. Ioannis Lioumis
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Seguono 8.900 (quasi) firme
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Lettera di una professoressa a don Milani

di Mila Spicola (da microMega)
http://temi.repubblica.it/micromega-online/lettera-di-una-professoressa-a-don-milani/
Caro don Lorenzo,sono passati quanti anni dalla lettera che mi hai inviato? 42? 43? Il mondo è cambiato mille volte da allora. E’ cambiato il mondo, sono cambiata io, anche se ho esattamente gli stessi anni di quella lettera che tengo sul comodino e conosco a memoria. Eppure io mi ritrovo a insegnare incredibilmente nella scuola dei tuoi poveri Giovanni, sempre più distinti dai ricchi Pierini. Non a Barbiana, bensì in una periferia palermitana, in Sicilia, nella regione più povera d’Italia. Quella che avrebbe bisogno di attenzioni e aiuti e invece ha avuto, indistintamente, gli stessi identici tagli che si sono verificati altrove. Solo che qui un taglio è la decapitazione. “Non si divide una torta in parti uguali tra diseguali”, così mi hai spiegato e mi avevi convinta. 40 anni fa, ci avevi convinti tutti. Noi insegnanti e quelli che decidono. Avevamo capito la tua lezione. Ci abbiamo provato a fare una scuola migliore. E l’avevamo fatta, lasciamelo dire, prima che arrivasse questo disastro. I tuoi erano altri tempi e altre anime. Da un lato c’era l’ignoranza, quella vera, quella che vivevi come un onta e dall’altra, come un sole, come una promessa di progresso, la cultura. I pochi che sapevano guidavano dall’alto lo sterminato numero di quanti non sapevano. Io ero tra quelli che sapevano, e me ne vantavo, nel bene e nel male. Ero una professoressa e persino don Milani, tu, mi temevi, mi rispettavi, riconoscevi un valore in quello che facevo. Oggi è il contrario. Sembra quasi che la cultura sia un’onta e che tutto sia riducibile a quantità. Tutto, ogni cosa. Non solo la cultura dobbiamo difendere, ahinoi. Dobbiamo rispiegare da zero alcune cose che avevamo assunto per fondamenta: il valore delle regole, dell’onestà, della legalità, della dignità, della coesione sociale. Si sono sfaldate mentre stavamo nelle classi: senza accorgercene ce le siamo fatte levare una ad una quelle certezze. Siamo rimaste così: oltre ai gessetti ci hanno tolto la terra da sotto i piedi. La terra delle quantità al posto dell’humus delle qualità. Tutto è quantificabile, solo quantificabile. E se è quantificabile, allora ha un prezzo. Persino la scuola. Ci hanno costretto a fare questo. Soldi che sono “sprecati”, soldi che servono ad altro (che altro può esserci di più importante mi chiedo), soldi che non servono, e intanto le nostre scuole crollano a pezzi. Mentre a noi tolgono soldi, tantissimi, altrettanti direi, vengono assegnati a mille altre cose che non sto nemmeno a dirti. Il che la dice lunga su quale sia la scala delle priorità di chi governa oggi. “Piano casa”? Perché non un “piano scuole”? Se volessimo davvero rilanciare il comparto edilizio e non invece favorire l’edificazione selvaggia ne avrebbero di lavoro le imprese edili a sistemare tetti umidi e mura ammuffite. Sono una professoressa e molti mi disprezzano. Forse anche tu mi disprezzavi, non certo per il mio mestiere, che hai scelto anche tu di fare: insegnare. Mi disprezzavi perché insegnavo solo ai Pierini, i figli dei ricchi e lasciavo indietro i tuoi Giovanni, poveri e malandati e mi dimenticavo che la Costituzione recita che tutti hanno diritto a un’istruzione pubblica di qualità. Io ti ho ascoltata eccome e oggi insegno in una scuola di tanti piccoli Giovanni. Accade esattamente la stessa cosa: i miei Giovanni sono nuovamente distinti dai Pierini. Si è però verificato uno scambio curioso. Siamo solo noi da dentro quelle aule sporche e fredde a difendere il diritto a un futuro migliore per i Giovanni di oggi. Noi professoresse. E lo facciamo adesso perché stanno mettendo in pericolo quella possibilità. Oggi le scuole migliori si pagano, è sempre stato così mi dirai. Ma non da far diventare sempre peggiori quelle destinate ai più. Quasi fossero anch’esse ad esaurimento, come le graduatorie dei miei colleghi precari, senza che nessuno dica o faccia nulla. Ad esaurimento come la coesione sociale che noi, soli, dentro le aule, possiamo ripristinare. Sono altri i nemici che allontanano i miei ragazzi dal proseguire gli studi. Non certo io. Sono i ritorni ai “5 in condotta”, sono il ripristino di parole vetuste come “apprendistato”. L’Italia è cambiata, caro don Lorenzo, ma è cambiata perché sta tornando indietro. In ogni casa c’è una tv, ogni mio alunno ha un cellulare ma spesso non ha i libri. E perché mai un libro dovrebbe essere più importante di un cellulare per una mamma di periferia? Per un ragazzo che vive a Ciaculli a Palermo, in Sicilia, nel 2010? Perché mai? La scuola dove insegno ha la muffa nei tetti, i riscaldamenti spesso non funzionano, in alcune aule ci piove dentro, ogni tanto qualche idiota distrugge i vetri e i ragazzi si ritrovano a vagare per i corridoi, trasportandosi dietro le sedie, quando le hanno, divisi in altre classi, seduti ammassati, con i loro giubbottini e per loro è la normalità. Non hanno mai visto che potrebbe essere diverso. L’80% delle scuole palermitane è fuori norma per un motivo o per un altro. Nella patria dell’antimafia, lo stato si fa garante dell’illegalità in cui vivono i ragazzi. Mi monta la rabbia perché penso a quel tuo alunno che mi scrisse: “andare a scuola è sempre meglio che spalare la merda” e sono passati 40 anni. Mi chiedo cosa siano le magnifiche sorti e progressive se il progresso ha condotto a questo. Il progresso o gli uomini? Abbiamo un ministro che ci ha tagliato i fondi. Non solo quelli che hanno buttato per strada migliaia di colleghi, ma ha tagliato i fondi per evitare che i miei Giovanni sia curati uno ad uno, che siano rimessi nelle stesse identiche condizioni dei Pierini più fortunati per operare una scelta. Ti dico di più: come faccio a convincerli che solo la conoscenza li salverà? Solo la conoscenza li farà padroni del mondo? Solo la conoscenza ne farà adulti consapevoli? Come faccio a convincerli che la scuola non è un “servizio” ma un diritto alto? Se poi i loro fratelli più grandi, che faticosamente arrivano alla laurea e sono più bravi degli altri perché hanno studiato sodo e da soli, e poi magari decidono di accedere alle cariche o alle carriere che meriterebbero, cioè le migliori, beh, per quei ragazzi qua a Palermo, non c’è altra via che andarsene?... a Palermo? Correggo: in Italia. E allora a che serve battersi per una scuola pubblica? Per la diffusione della conoscenza, per la promozione del merito? A che serve scendere in piazza a scioperare il 12 marzo se non per testimoniare che quello che si sta verificando nelle scuole di ogni ordine e grado è la vera emergenza democratica del nostro paese? A che serve se non è un pensiero condiviso?A che serve se nessuno si rende conto che quella ad essere davvero messa in discussione, con la distruzione della scuola pubblica italiana, è la natura stessa della democrazia? Chi vuole veramente assicurare ai nostri figli oggi quel pensiero critico e libero che solo una scuola pubblica sana e voluta da tutti potrebbe ottenere? Chi? Mi giro intorno e vedo solo qualcun altro come me, qualche altro professore. E nemmeno tutti. Non vedo classi dirigenti che gridano allo scandalo. No. Non vedo intellettuali. Non vedo scrittori, artisti, giornalisti. Non ne vedo nessuno che sia sceso con me a darmi forza e a sostenermi. Nemmeno quelli che hanno denunziato altri fatti terribili, ma, lasciamelo dire, meno gravi. Perché che senso ha denunziare la criminalità e l’illegalità e il non rispetto delle regole se poi si tace di fronte alle cause primarie della criminalità diffusa e dell’assenza di valori sani e di cultura? Valori e cultura che da sempre sono stati trasmessi tra le generazioni attraverso la scuola? Dove sono oggi Pasolini e Sciascia? Cosa farebbero oggi di fronte a tale scempio silenzioso?Anzi, quegli stessi intellettuali, da una lontananza ben più siderale di quella di cui tu, caro don Lorenzo, accusavi me, professoressa, quasi quasi, mi additano sospettosi. Non sei brava, hai due mesi di vacanze, hai tanti privilegi, siete troppi. E non sono mai entrati in una mia aula. Non hanno mai visto in che condizioni lavoro, in che condizioni costringo i miei ragazzi alla disciplina, quando vorrei che spaccassero quelle pareti sporche e facessero la rivoluzione anche contro di me, che non ho la forza che hai avuto tu, caro don Lorenzo, di spiegarglielo a tutti gli italiani cosa voglia dire fare scuola. Il valore di un popolo è direttamente proporzionale al valore che attribuisce alla scuola e alla conoscenza. E mi rattrista riconoscere che il valore del nostro popolo si sta frantumando come la mappa di Borges proprio mentre da più parti per molto meno le folle si riuniscono chiamate dal piffero della telecrazia imperante. Tutte le mattine mi siedo alla mia cattedra, faccio l’appello, inizio la mia lezione restituendo il sorriso della vita che mi regalano i ragazzi e mi ripeto che quella forza la devo ritrovare intera. Perché io non rimango muta di fronte a questa ignobile distruzione: io non ne sarò complice. Siatelo voi, complici. Io no. E da quando mi sveglierò la mattina a quando andrò a letto la sera, in ogni angolo e con tutta la voce che ho lo ripeterò fino a quando non mi ascolteranno: stanno distruggendo la scuola, evitiamolo.(11 marzo 2010)