“L’educazione è il valore meno materiale che esista, ma il più decisivo per l’avvenire di un popolo, in quanto è la sua forza spirituale, e per questo è soggiogata da coloro che pretendono di vendere il Paese… Sì, continuiamo a resistere, perché non possiamo permettere che l’educazione di trasformi in un privilegio” (Ernesto Sábato, Prima della fine)
sabato 28 maggio 2011
Il comitato genitori ed insegnati per la scuola pubblica di Pesaro
Vi invita alla
CONFERENZA STAMPA
SABATO 28 MAGGIO 2011 ORE 9,15
SALA ROSSA COMUNE DI PESARO
PIAZZA DEL POPOLO 1
Di recente abbiamo iniziato una raccolta di testimonianze dirette da genitori e insegnanti su come sta cambiando la scuola, su cio' che di diverso e' avvenuto nelle scuole in questi 2 ultimi anni scolastici, in meglio ed in peggio, per ogni ordine e grado, dalle elementari alle superiori.
Ecco, questa raccolta di testimonianze cerca di restituire lo sguardo di questi protagonisti della scuola pubblica pesarese sugli ultimi 2 anni di tagli e ritagli ed in attesa del terzo.
Le offriamo inizialmente alla stampa ed ai media locali perchè possa essere utile nel lavoro di informazione e di riflessione.
Ma è ' solo la prima puntata.
Comitato genitori ed insegnati per la scuola pubblica di Pesaro
comitatoscuolaps@alice.it - comitatoscuolapesaro.wordpress.com
Vi invita alla
CONFERENZA STAMPA
SABATO 28 MAGGIO 2011 ORE 9,15
SALA ROSSA COMUNE DI PESARO
PIAZZA DEL POPOLO 1
Di recente abbiamo iniziato una raccolta di testimonianze dirette da genitori e insegnanti su come sta cambiando la scuola, su cio' che di diverso e' avvenuto nelle scuole in questi 2 ultimi anni scolastici, in meglio ed in peggio, per ogni ordine e grado, dalle elementari alle superiori.
Ecco, questa raccolta di testimonianze cerca di restituire lo sguardo di questi protagonisti della scuola pubblica pesarese sugli ultimi 2 anni di tagli e ritagli ed in attesa del terzo.
Le offriamo inizialmente alla stampa ed ai media locali perchè possa essere utile nel lavoro di informazione e di riflessione.
Ma è ' solo la prima puntata.
Comitato genitori ed insegnati per la scuola pubblica di Pesaro
comitatoscuolaps@alice.it - comitatoscuolapesaro.wordpress.com
sabato 21 maggio 2011
fonte: vivimacerata
Il futuro dell'Università: confronto tra presidente Crui e segretario Cun
Venerdì all'Università di Macerata, confronto tra il presidente della Crui, la Conferenza dei Rettori delle Università italiane, Marco Mancini e il segretario generale del Cun, il Consiglio Universitario Nazionale, Fabio Naro, introdotti dal rettore Luigi Lacchè.
"Questo disegno di legge – ha detto Mancini riferendosi al Ddl.240/2010, il cosiddetto decreto Gelmini di riforma delle Università - sembrerebbe contrario al percorso di autonomia seguito finora dalle Università. L'autonomia esiste, è un valore e questo modello autonomistico non ha prodotto solo guasti. Dal 2001 le Università hanno raddoppiato le entrate dall'esterno, riducendo l'incidenza dei trasferimenti dal Ministero.
Gli atenei sono, quindi, migliori di molte altre strutture pubbliche. Una parte del finanziamento dello Stato ce la guadagniamo, o la perdiamo, in base a una valutazione: in quale altro ente pubblico accade questo? Questo nuovo modello di Università spinge affinché il momento terminale del processo sia oggetto di valutazione. Ma se questo meccanismo vuole essere coerente, deve portare a una nuova valorizzazione dell'autonomia. Fatemi lavorare, guardate cosa faccio e, se non sono bravo, mi bastonate. Tutto questo ha senso se io prendo decisioni liberamente, rendendo conto agli stakeholder".
E, relativamente alle sollecitazioni secondo le quali le Università dovrebbero cercare il sostegno finanziario delle imprese, Mancini ha commentato: "Dove è l'impresa che si possa permettere di dare un contributo significativo a un ateneo? Non parliamo di un milione di euro, ma almeno di dieci, quindici milioni di euro". Il presidente della Crui ha puntato il dito contro l'eccessivo numero di vincoli che legano il bilancio universitario, un bilancio che, oltretutto, come ha sottolineato anche il segretario generale del Cun Fabio Naro, al termine dell'anno finanziario ancora deve ricevere il budget statale.
"Dobbiamo agire rapidamente – ha sollecitato Mancini -. Insieme dobbiamo riuscire a convincere Governo e Ministero che, una volta applicata la riforma prevista dal Ddl 240, si possa costruire una reale autonomia per far funzionare questa macchina. E che devono fare anche da benzinai alla suddetta macchina", ha concluso, riferendosi alla stretta sui finanziamenti. Un argomento sostenuto anche da Fabio Naro.
"L'Università – ha detto – ha contribuito a pagare la crisi economica del Paese. Il Cun deve favorire la fluidificazione delle procedure per realizzare la riforma nel più breve tempo possibile; una riforma applicata non a costo zero, ma a costo decurtato". Secondo Pallonaro l'aspetto più innovativo della riforma consiste nello "spirito di riunificare nei dipartimenti ricerca e didattica", mentre la valutazione generica degli atenei "non ha nessun senso. Il meccanismo di valutazione si deve applicare a un livello tale in cui queste due missioni – didattica e ricerca – dell'Università siano contemporanee, come succede negli Stati Uniti, dove la valutazione viene condotta per aree disciplinari".
dall'Università di Macerata
Il futuro dell'Università: confronto tra presidente Crui e segretario Cun
Venerdì all'Università di Macerata, confronto tra il presidente della Crui, la Conferenza dei Rettori delle Università italiane, Marco Mancini e il segretario generale del Cun, il Consiglio Universitario Nazionale, Fabio Naro, introdotti dal rettore Luigi Lacchè.
"Questo disegno di legge – ha detto Mancini riferendosi al Ddl.240/2010, il cosiddetto decreto Gelmini di riforma delle Università - sembrerebbe contrario al percorso di autonomia seguito finora dalle Università. L'autonomia esiste, è un valore e questo modello autonomistico non ha prodotto solo guasti. Dal 2001 le Università hanno raddoppiato le entrate dall'esterno, riducendo l'incidenza dei trasferimenti dal Ministero.
Gli atenei sono, quindi, migliori di molte altre strutture pubbliche. Una parte del finanziamento dello Stato ce la guadagniamo, o la perdiamo, in base a una valutazione: in quale altro ente pubblico accade questo? Questo nuovo modello di Università spinge affinché il momento terminale del processo sia oggetto di valutazione. Ma se questo meccanismo vuole essere coerente, deve portare a una nuova valorizzazione dell'autonomia. Fatemi lavorare, guardate cosa faccio e, se non sono bravo, mi bastonate. Tutto questo ha senso se io prendo decisioni liberamente, rendendo conto agli stakeholder".
E, relativamente alle sollecitazioni secondo le quali le Università dovrebbero cercare il sostegno finanziario delle imprese, Mancini ha commentato: "Dove è l'impresa che si possa permettere di dare un contributo significativo a un ateneo? Non parliamo di un milione di euro, ma almeno di dieci, quindici milioni di euro". Il presidente della Crui ha puntato il dito contro l'eccessivo numero di vincoli che legano il bilancio universitario, un bilancio che, oltretutto, come ha sottolineato anche il segretario generale del Cun Fabio Naro, al termine dell'anno finanziario ancora deve ricevere il budget statale.
"Dobbiamo agire rapidamente – ha sollecitato Mancini -. Insieme dobbiamo riuscire a convincere Governo e Ministero che, una volta applicata la riforma prevista dal Ddl 240, si possa costruire una reale autonomia per far funzionare questa macchina. E che devono fare anche da benzinai alla suddetta macchina", ha concluso, riferendosi alla stretta sui finanziamenti. Un argomento sostenuto anche da Fabio Naro.
"L'Università – ha detto – ha contribuito a pagare la crisi economica del Paese. Il Cun deve favorire la fluidificazione delle procedure per realizzare la riforma nel più breve tempo possibile; una riforma applicata non a costo zero, ma a costo decurtato". Secondo Pallonaro l'aspetto più innovativo della riforma consiste nello "spirito di riunificare nei dipartimenti ricerca e didattica", mentre la valutazione generica degli atenei "non ha nessun senso. Il meccanismo di valutazione si deve applicare a un livello tale in cui queste due missioni – didattica e ricerca – dell'Università siano contemporanee, come succede negli Stati Uniti, dove la valutazione viene condotta per aree disciplinari".
dall'Università di Macerata
giovedì 19 maggio 2011
Le sovversive dell’Iqbal Masih
Vi inviamo la presa di posizione delle RSU e del comitato degli
iscritti sulla denuncia ad Antonella Rossilli e ad alcuni genitori che
più si sono impegnati nella lotta per la difesa del tempo pieno e della
nostra scuola. Conoscendo le persone, sappiamo che non saranno queste
denunce a fermarle, anzi le confermeranno nella validità delle loro
battaglie. Noi saremo a loro fianco. Il momento che stiamo attraversando
ci conferma nell' importanza di non cedere, ma anzi di continuare a
resistere con tenacia ed intelligenza.Inviamo inoltre una lettera di alcuni docenti dell'Iqbal di solidarietà ai colleghi della nostra e delle altre scuole colpiti da ordini di servizio per lo svolgimento delle prove Invalsi.
Docenti e genitori dell'Iqbal Masih
Le sovversive
dell’Iqbal Masih
Quattro mamme e un’insegnante, RSU CGIL, della nostra scuola, Iqbal
Masih, sono state denunciate. Non sappiamo ancora da chi, ma conosciamo il
perché. Di quale colpa si sono macchiate queste pericolose sovversive? Secondo
la denuncia avrebbero tenuto una riunione in luogo aperto il 25 marzo 2011,
senza aver chiesto la debita autorizzazione. Reato questo gravissimo e
imperdonabile nel paese della Parmalat e del Rubygate, dei politici collusi con
la camorra e di una tangentopoli ancora viva e vegeta.
Le quattro madri e l’insegnante rischiano, ove venisse riconosciuta la
loro “colpevolezza”, l'arresto fino a sei mesi e una multa di € 413,00.
I fatti nudi e crudi sono questi: un gruppo di madri e d’insegnanti e
la nostra delegata RSU, nelle sue funzioni sindacali, hanno chiesto di essere
ricevute dal dirigente dell’ufficio scolastico di via Pianciani per rappresentare
una situazione di disagio e di lesione dei diritti degli utenti e dei
lavoratori che si sta verificando alla scuola materna dell’Iqbal Masih.
Le cinque denunciate costituiscono la delegazione che è andata al
colloquio con un funzionario e che quindi hanno lasciato in portineria i
documenti per ottenere il “passi”. Non hanno partecipato né organizzato nessuna
riunione per il semplice fatto che non c’è stata nessuna riunione, salvo che
nella mente dei denuncianti.
I lavoratori dell’Iqbal Masih esprimono solidarietà alle cinque
denunciate e si schierano a loro fianco nella difesa di una scuola libera ed
efficiente e dell’esercizio di una democrazia che non sia sotto la spada di
Damocle dell’intimidazione e della repressione.
RSU CGIL, Comitato degli iscritti CGIL
126° Circolo Didattico - Iqbal
Masih Roma
Vi inviamo la presa di posizione delle RSU e del comitato degli
iscritti sulla denuncia ad Antonella Rossilli e ad alcuni genitori che
più si sono impegnati nella lotta per la difesa del tempo pieno e della
nostra scuola. Conoscendo le persone, sappiamo che non saranno queste
denunce a fermarle, anzi le confermeranno nella validità delle loro
battaglie. Noi saremo a loro fianco. Il momento che stiamo attraversando
ci conferma nell' importanza di non cedere, ma anzi di continuare a
resistere con tenacia ed intelligenza.Inviamo inoltre una lettera di alcuni docenti dell'Iqbal di solidarietà ai colleghi della nostra e delle altre scuole colpiti da ordini di servizio per lo svolgimento delle prove Invalsi.
Docenti e genitori dell'Iqbal Masih
Le sovversive
dell’Iqbal Masih
Quattro mamme e un’insegnante, RSU CGIL, della nostra scuola, Iqbal
Masih, sono state denunciate. Non sappiamo ancora da chi, ma conosciamo il
perché. Di quale colpa si sono macchiate queste pericolose sovversive? Secondo
la denuncia avrebbero tenuto una riunione in luogo aperto il 25 marzo 2011,
senza aver chiesto la debita autorizzazione. Reato questo gravissimo e
imperdonabile nel paese della Parmalat e del Rubygate, dei politici collusi con
la camorra e di una tangentopoli ancora viva e vegeta.
Le quattro madri e l’insegnante rischiano, ove venisse riconosciuta la
loro “colpevolezza”, l'arresto fino a sei mesi e una multa di € 413,00.
I fatti nudi e crudi sono questi: un gruppo di madri e d’insegnanti e
la nostra delegata RSU, nelle sue funzioni sindacali, hanno chiesto di essere
ricevute dal dirigente dell’ufficio scolastico di via Pianciani per rappresentare
una situazione di disagio e di lesione dei diritti degli utenti e dei
lavoratori che si sta verificando alla scuola materna dell’Iqbal Masih.
Le cinque denunciate costituiscono la delegazione che è andata al
colloquio con un funzionario e che quindi hanno lasciato in portineria i
documenti per ottenere il “passi”. Non hanno partecipato né organizzato nessuna
riunione per il semplice fatto che non c’è stata nessuna riunione, salvo che
nella mente dei denuncianti.
I lavoratori dell’Iqbal Masih esprimono solidarietà alle cinque
denunciate e si schierano a loro fianco nella difesa di una scuola libera ed
efficiente e dell’esercizio di una democrazia che non sia sotto la spada di
Damocle dell’intimidazione e della repressione.
RSU CGIL, Comitato degli iscritti CGIL
126° Circolo Didattico - Iqbal
Masih Roma
domenica 15 maggio 2011
Cari genitori,
un gruppo di editori ha redatto una Lettera aperta al Presidente della Repubblica, al Parlamento, al Governo , che reclama maggiore attenzione e sostegno per la scuola pubblica. La lettera è aperta alla sottoscrizione di tutti i cittadini.
La sottoscrizione può essere fatta anche sul sito della Laterza
http://www.laterza.it/ns-lettera.asp
La lettera la trovate qui
http://www.liceotasso.it/node/247
come pure un articolo di La Repubblica al riguardo.
E essenziale che la lettera raccolga un elevato numero di firme, quindi mobilitiamoci nel senso di firmare, ma anche nel senso di invitare i nostri amici, parenti, conoscenti a firmare.
Presidente Comitato Genitori Liceo Tasso Roma a.s. 2010-2011
PRENDIAMO SUL SERIO IL NOSTRO FUTURO
Lettera aperta al Presidente della Repubblica, al Parlamento e al Governo
Promossa dagli Editori Marco Cassini e Daniele di Gennaro (minimum fax), Carmi
Donzelli, Federico Enriques (Zanichelli), Carlo Feltrinelli, Sandra Ozzola Ferri e
Sandro Ferri (E/O), Sergio Giunti e Bruno Mari (Giunti), Alessandro e Giuseppe
Laterza, Stefano Mauri (Gruppo Mauri Spagnol), Paolo Mieli (RCS), Antonio e Oliv
Sellerio.
La scuola è risorsa essenziale per il libero sviluppo delle persone e per la crescita sociale,
economica, culturale e civile di ogni Paese. In Italia lo è sempre stata: ha reso un insieme di
sudditi analfabeti degli antichi stati una comunità di cittadini italiani. Lo è ancora più oggi, in
unepoca in cui il capitale umano, linsieme delle conoscenze di cui disponiamo, è il fattore
decisivo per il successo degli individui e delle nazioni.
Larticolo 34 della Costituzione Italiana sancisce inequivocabilmente che i capaci e meritevoli,
anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. In passato il
diritto dei più deboli nella società italiana è stato garantito soprattutto dallestensione
dellobbligo di frequenza della scuola pubblica (nella scuola pubblica la legge italiana
comprende anche le scuole paritarie a gestione privata), e dalla qualità del suo
insegnamento, che hanno riscattato dalla miseria milioni di cittadini.
In particolare, la scuola pubblica statale è luogo del pluralismo, affidato a docenti reclutati
in base alla propria professionalità e non alle convinzioni politiche, alle fedi religiose o
allappartenenza a qualsiasi gruppo o associazione o categoria. Nel mondo globalizzato è
fondamentale conoscere chi è lontano da noi, per saperne cogliere i valori e le potenzialità, e
perché altri possano conoscere - a loro volta - i nostri valori e le nostre potenzialità.
La scuola pubblica statale è perciò anche luogo di integrazione tra individui provenienti da
diversi ambienti familiari, sociali, culturali. Nella scuola pubblica statale bambini e ragazzi di
diversa estrazione sociale imparano ad apprezzare la diversità. Nella scuola pubblica statale il
patrimonio culturale della famiglia entra in contatto in modo fertile con quello di altre
famiglie.
Questa è la missione della scuola pubblica statale diversa da ogni altra istituzione formativa,
che legittimamente si proponga altre finalità a partire da una visuale parziale della cultura,
della religione, della società, delleconomia. Se, infatti, è un diritto di ogni famiglia mandare i
propri figli a scuola solo insieme a chi condivide la stessa visione del mondo (la libertà di
insegnamento è infatti riconosciuta dallarticolo 33 della Costituzione), per il benessere della
società nel suo insieme è conveniente e auspicabile che la grande maggioranza dei cittadini
abbia una formazione comune ispirata ai valori del pluralismo e della Costituzione.
Per rendere effettivo questo principio lo Stato deve investire più risorse nellistruzione
pubblica statale, consentendo alle istituzioni scolastiche autonome di dotarsi di strumenti
adeguati a svolgere la propria missione. Occorrono docenti qualificati e ben retribuiti. Ma
occorrono anche edifici ben tenuti, aule attrezzate, laboratori moderni, biblioteche aggiornate.
Purtroppo linvestimento nella scuola pubblica statale è stato inadeguato - ben al di sotto dei
livelli medi dei Paesi UE - per gran parte della storia unitaria italiana, al punto che oggi spesso
non è in grado di garantire neppure i servizi minimi. Di questa situazione ognuno di noi deve
preoccuparsi, perché essa è anche frutto dellindifferenza.
Dobbiamo tutti fare qualcosa per la scuola di tutti. Non dobbiamo lasciarla sola a chiedere
attenzione. Se è vero - come sentiamo continuamente ripetere - che nella scuola si
costruisce il futuro dei nostri figli e, quindi, del nostro Paese, nessuno può guardare alla
questione dallesterno. Chi ricopre cariche istituzionali e politiche deve avvertire la forza
dellopinione pubblica. Chi ha più responsabilità e potere nella società, nelleconomia e nella
cultura deve essere il primo a impegnarsi.
Facciamo dellistruzione un tema centrale di discussione tra i cittadini, nelle scuole e in ogni
altro luogo di incontro, con la competenza e lurgenza che la materia necessita.
Firmiamo questa lettera aperta in ogni luogo a partire dalle stesse scuole pubbliche statali.
Prendiamo sul serio il nostro futuro.
Per la sottoscrizione on-line
http://www.laterza.it/ns-lettera.asp
un gruppo di editori ha redatto una Lettera aperta al Presidente della Repubblica, al Parlamento, al Governo , che reclama maggiore attenzione e sostegno per la scuola pubblica. La lettera è aperta alla sottoscrizione di tutti i cittadini.
La sottoscrizione può essere fatta anche sul sito della Laterza
http://www.laterza.it/ns-lettera.asp
La lettera la trovate qui
http://www.liceotasso.it/node/247
come pure un articolo di La Repubblica al riguardo.
E essenziale che la lettera raccolga un elevato numero di firme, quindi mobilitiamoci nel senso di firmare, ma anche nel senso di invitare i nostri amici, parenti, conoscenti a firmare.
Presidente Comitato Genitori Liceo Tasso Roma a.s. 2010-2011
PRENDIAMO SUL SERIO IL NOSTRO FUTURO
Lettera aperta al Presidente della Repubblica, al Parlamento e al Governo
Promossa dagli Editori Marco Cassini e Daniele di Gennaro (minimum fax), Carmi
Donzelli, Federico Enriques (Zanichelli), Carlo Feltrinelli, Sandra Ozzola Ferri e
Sandro Ferri (E/O), Sergio Giunti e Bruno Mari (Giunti), Alessandro e Giuseppe
Laterza, Stefano Mauri (Gruppo Mauri Spagnol), Paolo Mieli (RCS), Antonio e Oliv
Sellerio.
La scuola è risorsa essenziale per il libero sviluppo delle persone e per la crescita sociale,
economica, culturale e civile di ogni Paese. In Italia lo è sempre stata: ha reso un insieme di
sudditi analfabeti degli antichi stati una comunità di cittadini italiani. Lo è ancora più oggi, in
unepoca in cui il capitale umano, linsieme delle conoscenze di cui disponiamo, è il fattore
decisivo per il successo degli individui e delle nazioni.
Larticolo 34 della Costituzione Italiana sancisce inequivocabilmente che i capaci e meritevoli,
anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. In passato il
diritto dei più deboli nella società italiana è stato garantito soprattutto dallestensione
dellobbligo di frequenza della scuola pubblica (nella scuola pubblica la legge italiana
comprende anche le scuole paritarie a gestione privata), e dalla qualità del suo
insegnamento, che hanno riscattato dalla miseria milioni di cittadini.
In particolare, la scuola pubblica statale è luogo del pluralismo, affidato a docenti reclutati
in base alla propria professionalità e non alle convinzioni politiche, alle fedi religiose o
allappartenenza a qualsiasi gruppo o associazione o categoria. Nel mondo globalizzato è
fondamentale conoscere chi è lontano da noi, per saperne cogliere i valori e le potenzialità, e
perché altri possano conoscere - a loro volta - i nostri valori e le nostre potenzialità.
La scuola pubblica statale è perciò anche luogo di integrazione tra individui provenienti da
diversi ambienti familiari, sociali, culturali. Nella scuola pubblica statale bambini e ragazzi di
diversa estrazione sociale imparano ad apprezzare la diversità. Nella scuola pubblica statale il
patrimonio culturale della famiglia entra in contatto in modo fertile con quello di altre
famiglie.
Questa è la missione della scuola pubblica statale diversa da ogni altra istituzione formativa,
che legittimamente si proponga altre finalità a partire da una visuale parziale della cultura,
della religione, della società, delleconomia. Se, infatti, è un diritto di ogni famiglia mandare i
propri figli a scuola solo insieme a chi condivide la stessa visione del mondo (la libertà di
insegnamento è infatti riconosciuta dallarticolo 33 della Costituzione), per il benessere della
società nel suo insieme è conveniente e auspicabile che la grande maggioranza dei cittadini
abbia una formazione comune ispirata ai valori del pluralismo e della Costituzione.
Per rendere effettivo questo principio lo Stato deve investire più risorse nellistruzione
pubblica statale, consentendo alle istituzioni scolastiche autonome di dotarsi di strumenti
adeguati a svolgere la propria missione. Occorrono docenti qualificati e ben retribuiti. Ma
occorrono anche edifici ben tenuti, aule attrezzate, laboratori moderni, biblioteche aggiornate.
Purtroppo linvestimento nella scuola pubblica statale è stato inadeguato - ben al di sotto dei
livelli medi dei Paesi UE - per gran parte della storia unitaria italiana, al punto che oggi spesso
non è in grado di garantire neppure i servizi minimi. Di questa situazione ognuno di noi deve
preoccuparsi, perché essa è anche frutto dellindifferenza.
Dobbiamo tutti fare qualcosa per la scuola di tutti. Non dobbiamo lasciarla sola a chiedere
attenzione. Se è vero - come sentiamo continuamente ripetere - che nella scuola si
costruisce il futuro dei nostri figli e, quindi, del nostro Paese, nessuno può guardare alla
questione dallesterno. Chi ricopre cariche istituzionali e politiche deve avvertire la forza
dellopinione pubblica. Chi ha più responsabilità e potere nella società, nelleconomia e nella
cultura deve essere il primo a impegnarsi.
Facciamo dellistruzione un tema centrale di discussione tra i cittadini, nelle scuole e in ogni
altro luogo di incontro, con la competenza e lurgenza che la materia necessita.
Firmiamo questa lettera aperta in ogni luogo a partire dalle stesse scuole pubbliche statali.
Prendiamo sul serio il nostro futuro.
Per la sottoscrizione on-line
http://www.laterza.it/ns-lettera.asp
martedì 10 maggio 2011
La scuola pubblica, bene comune indisponibile
Postato il 09/05/2011 da Comitato Scuola Pesaro
A chi chiedere come sta cambiando la scuola, dopo la cura dimagrante imposta dai provvedimenti triennali presi dal governo Berlusconi nel 2008?
Al ministro Gelmini, forse?
Per la signora della (d)istruzione pubblica va tutto benone.
Magari ai dirigenti scolastici?
Per ispettori centrali e periferici, per dirigenti regionali e provinciali fino a quelli delle singole scuole, pare si tratti solo di applicare degli algoritmi che stabiliscono dove e quanto tagliare, senza poter palesare alcun dissenso.
E allora ci siamo rivolti ai genitori, agli insegnanti, agli studenti.
Lo sguardo dei genitori è quello un po’ smarrito di chi pensava che la scuola, almeno la scuola, fosse una di quelle cose certe nella vita; una di quelle cose pubbliche, che, pagate con i soldi dei contribuenti, restituiscano un’opera di assistenza educativa alle famiglie e di formazione culturale, magari anche un servizio sociale; comunque un bene pubblico che scandisse gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza dei loro figli e delle loro figlie senza patemi d’animo.
E invece in questi ultimi due anni è tutto un interrogarsi ansioso: sopprimono delle classi? Accorpano delle scuole? Aumentano gli alunni per classe? Ci saranno meno ore di scuola e quindi di formazione? Meno insegnanti di sostegno? Pellegrinaggio di classe in classe se il prof o la maestra si ammala? Chiudono il tempo pieno?
E quando si accorgono che ognuno di questi timori diventa realtà, i genitori cercano di reagire. Con la protesta, con la pronta organizzazione di comitati orizzontali ed indipendenti. Qualche risultato a volte si ottiene. Non è poi così vero che si deve combattere contro un algoritmo inserito in un computer. I luoghi delle decisioni sono occupati da uomini e donne, dirigenti che sono stati interpellati, messi di fronte alle conseguenze dei tagli, messi civilmente di fronte alla protesta delle famiglie e dell’associazionismo dei genitori.
A Pesaro è successo.
Ne sono nati tanti di comitati in Italia in questi 2 anni e molti di essi sono ancora attivi e pronti a mobilitarsi. E’ quello che accade nella provincia di Pesaro con i 3 comitati nelle città più importanti: Pesaro, Fano e Urbino.
E gli insegnanti? Il loro sguardo è quello più attonito e preoccupato. I tagli si sentono sulla pelle. Quella dei precari innanzitutto, licenziati senza mezzi termini. Quella dei docenti a tempo indeterminato, costretti ad una flessibilità utile solo a garantire un “servizio” coi posti sopravissuti ai tagli, a contendersi gli spezzoni di orario, a coprire i buchi e le assenze dei colleghi. Costretti a concentrare la didattica in sempre meno ore con classi sempre più numerose. E al tempo stesso essere chiamati pretestuosamente a rispondere dello scivolamento in basso nelle graduatorie internazionali di una scuola italiana fatiscente e senza finanziamenti, oppure costretti a subire le punizioni pecuniarie del ministro Brunetta per essersi incautamente ammalati. Certamente, la categoria sciopera, protesta. Ma, svuotati i poteri del Collegio dei Docenti, attenuati i loro diritti in quanto lavoratori, gli insegnanti tendono a rifugiarsi nella loro disciplina d’insegnamento e si allontanano dal ruolo civile di orientamento culturale laico e pluralista che hanno sempre avuto nella scuola della Repubblica in quanto istituzione. Per quei docenti che si attardano nel fare scuola come Costituzione comanda, l’accusa altrimenti è di quelle pesanti, parola di presidente del consiglio.
Infine gli studenti. Il loro è lo sguardo di chi teme o sa di non avere futuro. Una scuola che non porta da nessuna parte, una scuola che ripristina la selezione in base al censo, una scuola in cui rullano i tamburi della meritocrazia senza prima aver garantito il diritto allo studio, questa scuola non è che un curriculum di studi al cui compimento c’è un salto nel buio: università costosissima e senza tutele, disoccupazione e precarietà.
Così gli studenti hanno protestato e continuano a protestare. E continuano ad essere malmenati e picchiati ogni volta che invadono le piazze e le strade. Non c’è via d’uscita. Non c’è futuro. Questa minestra o la…! Arrangiati!
cco, le testimonianze che abbiamo raccolto cercano di restituire lo sguardo di questi protagonisti della scuola pubblica pesarese sugli ultimi 2 anni di tagli e ritagli.
Lo offriamo ai tanti e tutti i genitori, insegnanti e studenti che hanno condiviso le stesse ansie, le stesse preoccupazioni, le stesse mobilitazioni.
Le offriamo agli amministratori della città e della provincia, alle organizzazioni sindacali, perché scommettiamo sul loro tenerci alla scuola pubblica, quale presidio di cultura e di civiltà nel nostro territorio.
Le offriamo alla stampa ed ai media locali perché possa essere utile nel lavoro di informazione e di riflessione.
Non è finita qui. E’ solo la prima puntata…
Postato il 09/05/2011 da Comitato Scuola Pesaro
A chi chiedere come sta cambiando la scuola, dopo la cura dimagrante imposta dai provvedimenti triennali presi dal governo Berlusconi nel 2008?
Al ministro Gelmini, forse?
Per la signora della (d)istruzione pubblica va tutto benone.
Magari ai dirigenti scolastici?
Per ispettori centrali e periferici, per dirigenti regionali e provinciali fino a quelli delle singole scuole, pare si tratti solo di applicare degli algoritmi che stabiliscono dove e quanto tagliare, senza poter palesare alcun dissenso.
E allora ci siamo rivolti ai genitori, agli insegnanti, agli studenti.
Lo sguardo dei genitori è quello un po’ smarrito di chi pensava che la scuola, almeno la scuola, fosse una di quelle cose certe nella vita; una di quelle cose pubbliche, che, pagate con i soldi dei contribuenti, restituiscano un’opera di assistenza educativa alle famiglie e di formazione culturale, magari anche un servizio sociale; comunque un bene pubblico che scandisse gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza dei loro figli e delle loro figlie senza patemi d’animo.
E invece in questi ultimi due anni è tutto un interrogarsi ansioso: sopprimono delle classi? Accorpano delle scuole? Aumentano gli alunni per classe? Ci saranno meno ore di scuola e quindi di formazione? Meno insegnanti di sostegno? Pellegrinaggio di classe in classe se il prof o la maestra si ammala? Chiudono il tempo pieno?
E quando si accorgono che ognuno di questi timori diventa realtà, i genitori cercano di reagire. Con la protesta, con la pronta organizzazione di comitati orizzontali ed indipendenti. Qualche risultato a volte si ottiene. Non è poi così vero che si deve combattere contro un algoritmo inserito in un computer. I luoghi delle decisioni sono occupati da uomini e donne, dirigenti che sono stati interpellati, messi di fronte alle conseguenze dei tagli, messi civilmente di fronte alla protesta delle famiglie e dell’associazionismo dei genitori.
A Pesaro è successo.
Ne sono nati tanti di comitati in Italia in questi 2 anni e molti di essi sono ancora attivi e pronti a mobilitarsi. E’ quello che accade nella provincia di Pesaro con i 3 comitati nelle città più importanti: Pesaro, Fano e Urbino.
E gli insegnanti? Il loro sguardo è quello più attonito e preoccupato. I tagli si sentono sulla pelle. Quella dei precari innanzitutto, licenziati senza mezzi termini. Quella dei docenti a tempo indeterminato, costretti ad una flessibilità utile solo a garantire un “servizio” coi posti sopravissuti ai tagli, a contendersi gli spezzoni di orario, a coprire i buchi e le assenze dei colleghi. Costretti a concentrare la didattica in sempre meno ore con classi sempre più numerose. E al tempo stesso essere chiamati pretestuosamente a rispondere dello scivolamento in basso nelle graduatorie internazionali di una scuola italiana fatiscente e senza finanziamenti, oppure costretti a subire le punizioni pecuniarie del ministro Brunetta per essersi incautamente ammalati. Certamente, la categoria sciopera, protesta. Ma, svuotati i poteri del Collegio dei Docenti, attenuati i loro diritti in quanto lavoratori, gli insegnanti tendono a rifugiarsi nella loro disciplina d’insegnamento e si allontanano dal ruolo civile di orientamento culturale laico e pluralista che hanno sempre avuto nella scuola della Repubblica in quanto istituzione. Per quei docenti che si attardano nel fare scuola come Costituzione comanda, l’accusa altrimenti è di quelle pesanti, parola di presidente del consiglio.
Infine gli studenti. Il loro è lo sguardo di chi teme o sa di non avere futuro. Una scuola che non porta da nessuna parte, una scuola che ripristina la selezione in base al censo, una scuola in cui rullano i tamburi della meritocrazia senza prima aver garantito il diritto allo studio, questa scuola non è che un curriculum di studi al cui compimento c’è un salto nel buio: università costosissima e senza tutele, disoccupazione e precarietà.
Così gli studenti hanno protestato e continuano a protestare. E continuano ad essere malmenati e picchiati ogni volta che invadono le piazze e le strade. Non c’è via d’uscita. Non c’è futuro. Questa minestra o la…! Arrangiati!
cco, le testimonianze che abbiamo raccolto cercano di restituire lo sguardo di questi protagonisti della scuola pubblica pesarese sugli ultimi 2 anni di tagli e ritagli.
Lo offriamo ai tanti e tutti i genitori, insegnanti e studenti che hanno condiviso le stesse ansie, le stesse preoccupazioni, le stesse mobilitazioni.
Le offriamo agli amministratori della città e della provincia, alle organizzazioni sindacali, perché scommettiamo sul loro tenerci alla scuola pubblica, quale presidio di cultura e di civiltà nel nostro territorio.
Le offriamo alla stampa ed ai media locali perché possa essere utile nel lavoro di informazione e di riflessione.
Non è finita qui. E’ solo la prima puntata…
Perché organizziamo un ricorso collettivo al Tar del Lazio contro la CM 21 DEL 14/03/11 “ Organici per il 2011/12 “ ?
Perché la scuola pubblica statale non può sopportare un altro anno di tagli: 20.000 posti docente e 14.000 non docente, dopo i 67.00 e 43.000 degli scorsi due anni.
Perché tutti i provvedimenti Gelmini violano gravemente lo stato di diritto e le procedure previste per l’emanazione di qualsiasi legge.
La C.M. n. 21 del 14/3/2011
· E’ stata emessa dal Ministero dell’Istruzione senza che il relativo Decreto interministeriale abbia concluso il suo iter e sia avvenuta la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
· E’ stata emessa ignorando le sentenze definitive del TAR Lazio emesse lo stesso giorno che dichiarano illegittimi e di conseguenza annullano i Decreti sugli organici del 2009 e 2010 perché non sottoposti al parere del C.N.P.I., della Conferenza unificata e delle Commissioni parlamentari e riproponendo la stessa procedura censurata.
· E’ stata emessa riproponendo per il 2011 il taglio delle materie professionali delle classi terze, quarte e quinte degli istituti Tecnici e terze dei Professionali nonostante la sentenza del TAR Lazio n. 3271 del 14/04/11 ha annullato il decreto corrispondente del 2010.
Il ricorso può essere sottoscritto da tutti i docenti, i genitori e il personale ata di ogni ordine di scuola, dall’infanzia alle superiori, e gli studenti maggiorenni della scuola superiore. In particolare sono danneggiati in modo evidente quelli della scuola dell’infanzia, che viene tagliata di 141 posti a livello nazionale, nonostante l’aumento della domanda, e quelli del tempo pieno elementare e degli Istituti tecnici e professionali ai quali viene cambiata l’offerta formativa in corso d’opera.
Non possiamo accettare norme illegali, non possiamo permettere lo scempio delle esperienze avanzate delle scuole fatto al di fuori di ogni regola.
Un euro per un ricorso !
Termine improrogabile della raccolta delle adesioni: 13 maggio.
Sigle delle associazioni aderenti……………………..
La lotta del mondo della scuola ha prodotto una prima importante vittoria contro la protervia con cui i Ministri Tremonti e Gelmini stanno massacrando la scuola statale tramite provvedimenti illegittimi.
Il Tar del Lazio ha emesso in data 14/04/11 una serie di sentenze che:
1) annullano i decreti sugli organici del 2009 e 2010, che hanno prodotto i tagli per 67.000 posti docente e 33.000 posti di personale ata negli anni scolastici 2009/10 e 2010/11;
2) sollevano la questione di legittimità costituzionale del Decreto che taglia i posti dei non docenti di 47.000 unità “per mere esigenze di cassa”;
3) annullano il decreto del 1/07/10 che taglia del 20% l’orario di lezione delle classi seconde, terze, quarte e quinte degli istituti tecnici e seconde e terze dei professionali. Tale decreto, colpendo a posteriori l’offerta scolastica, in particolare delle materie professionalizzanti, mette in discussione “il diritto degli alunni al compimento del patto formativo formalizzato all’atto della loro iscrizione ai diversi percorsi di studio” (Vedi parere del C.N.P.I. del 30/08/10).
Tali sentenze producono alcune importanti conseguenze:
· Il decreto sugli organici per l’a.s. 2011/12, in corso di definizione e che prevede altri tagli per 20.000 posti docente e 14.000 ata, prima di essere emanato, deve essere sottoposto ai pareri del Consiglio nazionale della pubblica istruzione, della Conferenza unificata e delle Commissioni parlamentari.
· La sentenza di merito n. 3271/2011 obbliga l’amministrazione a riesaminare i decreti annullati “Tale riesame va condotto mediante la previsione di una proposta coerente con le motivazioni della presente sentenza, che andrà sottoposta al C.N.P.I. ed alla Conferenza Unificata.
· Il TAR prevede poi un complesso di misure “di risarcimento del danno”atte ad assicurare:
· a1) la ricostruzione delle posizioni dei docenti nelle rispettive graduatorie rispetto ai tagli di orari e di organici operati per effetto degli atti impugnati, relativamente agli anni scolastici di riferimento, mediante il riconoscimento di una apposita priorità di reinserimento nelle cattedre oggetto di soppressione dei rispettivi titolari, laddove – e nei limiti in cui - queste ultime risulteranno ripristinate a seguito della riedizione del potere o, comunque, mediante il riconoscimento ai fini curriculari dei relativi titoli;
· a2) idonea facoltà per le famiglie degli alunni o degli studenti di operare apposito transito da uno ad altro istituto in conseguenza della rimodulazione dell’offerta formativa, oppure previsione di corsi aggiuntivi o attività di recupero per integrare l’offerta formativa carente nell’istituto di iscrizione, a favore degli studenti che hanno subito le riduzioni di orario nelle materie di insegnamento dei licei tecnici e professionali.”
Sta alle scuole, ai docenti, agli studenti e ai genitori ora pretendere l’attuazione delle sentenze e ottenere il risarcimento del danno subito, in modo da arrestare il tentativo di distruzione dell’offerta scolastica pubblica.
Sta agli Istituti tecnici e professionali organizzare i “corsi aggiuntivi o di recupero per integrare l’offerta formativa” compressa abusivamente con un provvedimento avente effetto retroattivo.
coscost@iperbole.bologna.it (per richiedere i moduli d'adesione)
Perché la scuola pubblica statale non può sopportare un altro anno di tagli: 20.000 posti docente e 14.000 non docente, dopo i 67.00 e 43.000 degli scorsi due anni.
Perché tutti i provvedimenti Gelmini violano gravemente lo stato di diritto e le procedure previste per l’emanazione di qualsiasi legge.
La C.M. n. 21 del 14/3/2011
· E’ stata emessa dal Ministero dell’Istruzione senza che il relativo Decreto interministeriale abbia concluso il suo iter e sia avvenuta la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
· E’ stata emessa ignorando le sentenze definitive del TAR Lazio emesse lo stesso giorno che dichiarano illegittimi e di conseguenza annullano i Decreti sugli organici del 2009 e 2010 perché non sottoposti al parere del C.N.P.I., della Conferenza unificata e delle Commissioni parlamentari e riproponendo la stessa procedura censurata.
· E’ stata emessa riproponendo per il 2011 il taglio delle materie professionali delle classi terze, quarte e quinte degli istituti Tecnici e terze dei Professionali nonostante la sentenza del TAR Lazio n. 3271 del 14/04/11 ha annullato il decreto corrispondente del 2010.
Il ricorso può essere sottoscritto da tutti i docenti, i genitori e il personale ata di ogni ordine di scuola, dall’infanzia alle superiori, e gli studenti maggiorenni della scuola superiore. In particolare sono danneggiati in modo evidente quelli della scuola dell’infanzia, che viene tagliata di 141 posti a livello nazionale, nonostante l’aumento della domanda, e quelli del tempo pieno elementare e degli Istituti tecnici e professionali ai quali viene cambiata l’offerta formativa in corso d’opera.
Non possiamo accettare norme illegali, non possiamo permettere lo scempio delle esperienze avanzate delle scuole fatto al di fuori di ogni regola.
Un euro per un ricorso !
Termine improrogabile della raccolta delle adesioni: 13 maggio.
Sigle delle associazioni aderenti……………………..
La lotta del mondo della scuola ha prodotto una prima importante vittoria contro la protervia con cui i Ministri Tremonti e Gelmini stanno massacrando la scuola statale tramite provvedimenti illegittimi.
Il Tar del Lazio ha emesso in data 14/04/11 una serie di sentenze che:
1) annullano i decreti sugli organici del 2009 e 2010, che hanno prodotto i tagli per 67.000 posti docente e 33.000 posti di personale ata negli anni scolastici 2009/10 e 2010/11;
2) sollevano la questione di legittimità costituzionale del Decreto che taglia i posti dei non docenti di 47.000 unità “per mere esigenze di cassa”;
3) annullano il decreto del 1/07/10 che taglia del 20% l’orario di lezione delle classi seconde, terze, quarte e quinte degli istituti tecnici e seconde e terze dei professionali. Tale decreto, colpendo a posteriori l’offerta scolastica, in particolare delle materie professionalizzanti, mette in discussione “il diritto degli alunni al compimento del patto formativo formalizzato all’atto della loro iscrizione ai diversi percorsi di studio” (Vedi parere del C.N.P.I. del 30/08/10).
Tali sentenze producono alcune importanti conseguenze:
· Il decreto sugli organici per l’a.s. 2011/12, in corso di definizione e che prevede altri tagli per 20.000 posti docente e 14.000 ata, prima di essere emanato, deve essere sottoposto ai pareri del Consiglio nazionale della pubblica istruzione, della Conferenza unificata e delle Commissioni parlamentari.
· La sentenza di merito n. 3271/2011 obbliga l’amministrazione a riesaminare i decreti annullati “Tale riesame va condotto mediante la previsione di una proposta coerente con le motivazioni della presente sentenza, che andrà sottoposta al C.N.P.I. ed alla Conferenza Unificata.
· Il TAR prevede poi un complesso di misure “di risarcimento del danno”atte ad assicurare:
· a1) la ricostruzione delle posizioni dei docenti nelle rispettive graduatorie rispetto ai tagli di orari e di organici operati per effetto degli atti impugnati, relativamente agli anni scolastici di riferimento, mediante il riconoscimento di una apposita priorità di reinserimento nelle cattedre oggetto di soppressione dei rispettivi titolari, laddove – e nei limiti in cui - queste ultime risulteranno ripristinate a seguito della riedizione del potere o, comunque, mediante il riconoscimento ai fini curriculari dei relativi titoli;
· a2) idonea facoltà per le famiglie degli alunni o degli studenti di operare apposito transito da uno ad altro istituto in conseguenza della rimodulazione dell’offerta formativa, oppure previsione di corsi aggiuntivi o attività di recupero per integrare l’offerta formativa carente nell’istituto di iscrizione, a favore degli studenti che hanno subito le riduzioni di orario nelle materie di insegnamento dei licei tecnici e professionali.”
Sta alle scuole, ai docenti, agli studenti e ai genitori ora pretendere l’attuazione delle sentenze e ottenere il risarcimento del danno subito, in modo da arrestare il tentativo di distruzione dell’offerta scolastica pubblica.
Sta agli Istituti tecnici e professionali organizzare i “corsi aggiuntivi o di recupero per integrare l’offerta formativa” compressa abusivamente con un provvedimento avente effetto retroattivo.
coscost@iperbole.bologna.it (per richiedere i moduli d'adesione)
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