sabato 20 aprile 2013

scuola e decrescita....

Andare a scuola con il piede giusto

piedibusQuando i nostri figli tornano sui banchi di scuola per riprendere le attività didattiche, qualche “piccolo” cambiamento avviene nella nostra routine quotidiana. Dal risveglio, alla colazione, alla toilette quella di ogni mattina è una vera e propria corsa contro il tempo e la pazienza. Una tabella di marcia serrata per arrivare appena in tempo davanti ai cancelli di scuola. Ma l’impatto non si limita solo alla gestione del tempo. Avete mai pensato a ciò che comporta sul piano ambientale con l’aumento dei trasporti e le quantità di materiali didattici che ogni anno si usano? E’ una questione di non poco conto che possono essere ridotti con un po’ di impegno civico e ambientale.
Il tragitto casa-scuola.
Avete bisogno dell’auto per accompagnare i bambini a scuola? Vi riporto un esperimento personale. In linea d’aria le scuole dei miei figli distano poche centinaia di metri da casa e mi sono reso conto che in auto impiegavo più tempo che a piedi. Niente ali e niente doping. Passeggiando sul marciapiede non sono costretto a gincane tra semafori, sensi unici e auto in doppia fila. Ed ecco che si risparmiano benzina, tempo e arrabbiature. Eh sì perché chi non si arrabbia con le mamme che parcheggiano in mezzo alla strada bloccando il traffico per accompagnare il bambino e tanto che sono lì salutare le maestre, le bidelle, le rappresentanti di classe e le altre mamme spettegolando sull’enorme (sic!) quantità di compiti assegnati? Grazie a questo piccolo cambiamento accompagnare e riprendere i miei figli a scuola è diventata un’occasione di svago per fare due passi all’aria aperta, salutare qualche conoscente e parlare con i bambini senza dover prestare la mia attenzione alla guida.
A scuola con il millepiedi. Esiste un modo ecologico ma purtroppo dimenticato di andare a scuola: il “millepiedi” o “piedi-bus”. Non è altro che un gruppo di bambini che abitano lungo il percorso verso scuola e che vengono raccolti e accompagnati da un nonno, da un genitore o da un volontario che fa da capofila. Un’ idea semplice che unisce compagnia, movimento e risparmio con la massima sicurezza.
Autobus e car-pooling. Se la scuola è troppo lontana e non è possibile andare a piedi è comunque possibile ricorrere a soluzioni collettive a basso impatto economico e ambientale. Molti comuni organizzano servizi di scuola bus ma è anche possibile organizzare car-pooling. Genitori dello stesso quartiere possono organizzarsi in turni e accompagnare alternativamente a scuola un piccolo gruppo di bambini con una sola auto.
Materiale scolastico. Ogni anno si usano grandi quantità di quaderni, schede e album da disegno. È consigliabile quindi impiegarne in carta ecologica, FSC, riciclata o non sbiancata chimicamente. Per abbassarne il prezzo si possono organizzare gruppi di acquisto formati dai genitori dei bambini della stessa classe. Fogli stampati nei vostri uffici possono essere riutilizzati per la brutta copia. Acquistate colori atossici a base naturale e per i lavori in classe suggerite di realizzare colori con materie prime naturali come acqua, polpa di frutta e verdura, spezie, caffè, terre e di utilizzare materiali di recupero per i lavoretti di natale.
Raccolta differenziata in classe. Proponete al corpo docente di promuovere nelle classi la raccolta differenziata di carta e plastica e di insegnare ai bambini a riconoscere bene i vari tipi di materiali riciclabili anche con l’impiego di strumenti informativi reperibili in internet o forniti da associazioni ambientaliste o dalle società di gestione dei rifiuti. Si possono indire competizioni tra le classi con premi finali green per le classi più “riciclone”. I piccoli ecologisti si divertiranno diventando specializzati nella corretta gestione dei rifiuti domestici. A fine anno i quaderni possono essere riciclati o riusati come materiale per imbottire cuscini ecologici come proposto da progetti ideati da eco-designer.
Attività didattiche. Proponete agli insegnanti di fare corsi di educazione ambientale con l’aiuto di esperti di associazioni ambientaliste come WWF e Legambiente. Con associazioni di categoria come Coldiretti o CIA o cooperative agricole biologiche si può creare l’orto a scuola, progetto per scoprire come si seminano e coltivano le verdure, di assaporarne i veri sapori e di imparare le verdure di ogni stagione, nel rispetto dei cicli della natura.
Merenda fatta in casa. Abituate a i vostri bambini a fare colazione con dolci o panini fatti in casa e involtati riutilizzando sacchetti di carta o pezzetti di carta stagnola ancora puliti e saggiamente conservati. Potranno così imparare ad apprezzare vecchi sapori a loro poco familiari.
Gite scolastiche a chilometro 0. La gita scolastica è un evento che i bambini aspettano tutto l’anno ma sono abituati a considerarla bella e interessante solo se molto lontana. E’ invece possibile abbinare divertimento e rispetto della natura con bellissime gite a km zero. Esistono infatti aziende agricole nei pressi delle città dove è possibile vedere da vicino come si allevano galline e conigli, come si mungono mucche e pecore, o come si produce il formaggio. Un tipo di gita meno costosa, con minore impatto sull’ambiente e che lascia più tempo e spazio al divertimento. Inoltre gli animali da cortile non saranno più degli UFO agli occhi dei piccoli studenti.

quante barriere nelle nostre scuole?

fonte: una crepa in comune

Quante barriere nelle nostre scuole?

Lo scorso 21 febbraio abbiamo dato notizia della nona Giornata Nazionale dedicata al tema dell’Inclusione scolastica degli studenti con disabilità organizzata dalla UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) e da CittadinazAttiva: [clicca qui].
Le iniziative proeguono per tutto il 2013 perché le barriere a scuola non hanno giustificazioni.
E' utile sapere che il 14% delle scuole monitorate da Cittadinanzattiva hanno scalini all'ingresso, che l’ascensore è assente nel 54% degli edifici e non funziona nel 14%; che le barriere architettoniche interessano il 14% degli ingressi principali, il 18% delle mense, il 13% dei laboratori, il 12% dei cortili, l’11% delle aule e dei laboratori multimediali, l’8% delle palestre. Nel 34% delle scuole non esistono bagni per persone con disabilità.
Genitori ed insegnanti possono, tramite il sito di CittadinanzaAttiva, segnalare le barriere architettoniche delle scuole: [clicca qui] per compilare on-line la scheda.
Per un'idea delle leggi di riferimento, dei diritti degli studenti disabili, per sapere a chi compete adeguare le scuole e rimuovere le barriere architettoniche [clicca qui]

RIFLESSIONI SULLE SCUOLA PRIVATA. IL MODELLO CL


Vivalascuola. L’istruzione modello CL

regione prc

Clericalismo è tutto fuorché qualcosa di religioso, perché è il ricatto, è il profitto sulla religione” (padre Giulio Bevilacqua)

Mentre la scuola pubblica viene privata delle più elementari risorse, prospera con fondi e privati e pubblici una scuola privata dove vige l’omologazione culturale e l’autoritarismo pedagogico; una scuola fortemente caratterizzata ideologicamente; che prevede distinte una scuola per poveri e una scuola per ricchi; la scuola della “chiamata diretta” e del “buono scuola” come forma di finanziamento pubblico indiretto: una scuola che nulla ha a che vedere con la scuola della Costituzione. Di questo modello di scuola proponiamo una analisi in questo articolo uscito sul n. 14 della rivista «Gli Asini». E invitiamo i lettori a due firme: una alla petizione proposta dall’Associazione Nonunodimeno per abolire i buoni scuola erogati dalla Regione Lombardia; una all’appello “Bologna riguarda l’Italia” del Comitato Art. 33 per il voto a favore dell’abolizione dei finanziamenti pubblici alle scuole private nel referendum bolognese del 26 maggio.

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Il «buono scuola» per i ricchi
In Italia i contributi statali per i buoni scuola sono cumulabili a quelli regionali, difatti in Lombardia dal 2001 è operativo il «buono scuola» poi ri-denominato «dote per la libertà di scelta». Le condizioni per ottenere il buono sono stabilite in modo da avvantaggiare le famiglie che iscrivono i figli alle scuole privateche applicano una retta d’iscrizione e frequenza»). Infatti la famiglia che iscrive un figlio a una scuola statale per usufruire del buono deve avere un ISEE inferiore o uguale a euro 15.458 e può ottenere un contributo massimo di 140 euro. La famiglia che iscrive un figlio a una scuola privata deve avere un Indicatore reddituale inferiore o uguale a 30.000 euro e può ottenere un contributo fino a un massimo di 1.450 euro. Da notare che l’Indicatore reddituale richiesto per chi iscrive il figlio a una scuola privata, calcolato secondo un meccanismo inventato ad hoc, «considera soltanto la composizione e il reddito del nucleo familiare, ma non il patrimonio mobiliare, né quello immobiliare» (Rapporto sul buono scuola 2009 del gruppo consiliare regionale di Rifondazione Comunista).
Il risultato è che oltre 4.000 beneficiari del buono scuola dichiarano al fisco un reddito tra 100.000 e 200.000 euro annui e che alcuni risultano residenti in zone prestigiose e costose, come a Milano in Galleria Vittorio Emanuele o via Manzoni. Nell’anno 2008-2009, secondo il Rapporto, al 9% degli studenti iscritti alle scuole private è andato l’80% dei fondi per il diritto allo studio, e tra queste la parte del leone spetta alle scuole associate alla CDO. In quell’anno il citato Istituto Sacro Cuore figura al primo posto per l’entità dei contributi andati ai suoi studenti con un finanziamento di 788.893,56 euro.

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Un abbraccio in malafede
Dalla seconda metà degli anni Novanta è in ripresa in Italia il cattolicesimo più clericale, propiziato dagli ultimi due papati e favorito dalle forze politiche al governo nazionale, regionale e locale. Anche l’ideologia liberista, trionfante a livello mondiale, viene invocata a sostegno di politiche statali di finanziamento dell’iniziativa privata: così, si sostiene, viene incentivata una concorrenza virtuosa che dovrebbe avere come effetto una rincorsa al miglioramento della qualità del servizio accompagnata dalla riduzione dei costi. «La scuola privata è un risparmio per lo stato» è un ritornello tanto più ricorrente quanto più lo stato si mostra sensibile ad esso.
La scuola privata in realtà offre il suo servizio solo per i più abbienti che possono permettersi di pagare le rette di queste scuole, mentre continua a peggiorare il servizio che la scuola statale offre alla stragrande maggioranza della popolazione. Se infatti la scuola privata riceve risorse crescenti attraverso i mille rivoli di finanziamenti speciali, alle strutture, al diritto allo studio, a progetti, la scuola pubblica statale dal 2008 ad oggi ha avuto 8 miliardi e circa 140.000 lavoratori in meno, il blocco di scatti stipendiali e contratti, taglio di insegnamenti e ore di lezione, e si trova il 46% degli edifici non sicuri.
Si verifica quanto profetizzava Piero Calamandrei:
«il partito dominante… comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi… Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private» (III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale, Roma 11/2/1950, vedi qui).

appello contro la scuola-quiz

SOTTOSCRIVI L' APPELLO CONTRO LA SCUOLA-QUIZ

http://www.cobas-scuola.it/Materiali-scuole/2013/SOTTOSCRIVI-L-APPELLO-CONTRO-LA-SCUOLA-QUIZ


NO ALL'INVALSI, NO AL SISTEMA DI (S)VALUTAZIONE
Dal 7 al 16 maggio prossimi nella scuola italiana, dalle elementari 
alle superiori, si ripeterà il distruttivo rito dei quiz-Invalsi, 
imposti come presunta misura della qualità del lavoro dei docenti e 
degli studenti e come valutazione, velleitaria e strumentale, del 
livello di istruzione fornita dai singoli istituti. In strutture 
inadeguate e in classi sovraffollate il MIUR (Ministero Istruzione, 
Università, Ricerca) cercherà di accelerare ulteriormente il percorso 
verso una distruttiva scuola-quiz, in un quadro generale di 
progressivo immiserimento dell'istruzione pubblica del nostro paese, 
che peserà come un macigno sulle future generazioni. La politica 
continua di tagli agli investimenti nella scuola e nell’Università 
dell’ultimo ventennio non poteva che determinare la situazione 
patologica attuale, che spiana la strada alle "proposte" private. Ma, 
mentre si minavano le condizioni strutturali della scuola pubblica, si 
è imposta anche nel nostro paese un'idea di scuola tutta schiacciata 
sulla presunta “valutazione”, secondo i catastrofici criteri della 
scuola-azienda, finalizzata a fornire l’istruzione come se fosse una 
qualsiasi merce in compra-vendita.
SOTTOSCRIVI L' APPELLO CONTRO LA SCUOLA-QUIZ
L'utilizzo delle prove a quiz come criterio di giudizio della qualità 
dell’insegnamento e della scuola, a partire dalla seconda elementare 
fino all'accesso all'università e alla professione docente, ha assunto 
ormai nel sistema scolastico e universitario italiano una centralità 
impressionante, imposta e acquisita  anno dopo anno in un silenzio 
sproporzionato a fronte delle trasformazioni profonde e deleterie che 
hanno investito la scuola, le discipline e la trasmissione della 
cultura.
I quiz standardizzati avviliscono il ruolo dei docenti e della 
didattica, abbassando gravemente la qualità della scuola. 
L’inserimento di questa tipologia di prova in modo martellante, e 
collegato alla valutazione dell'efficacia della scuola, influenza in 
modo cruciale l'impostazione quotidiana della didattica, spingendo i 
docenti ad abdicare alla loro primaria funzione intellettuale e a 
piegarsi all'addestramento ai quiz, provocando la marginalizzazione 
delle materie non coinvolte nella valutazione e insieme il degrado 
delle discipline interessate: riduzione al problem solving per la 
matematica e per l'italiano oscuramento della complessa composizione 
scritta a favore della comprensione del testo, del quale non importano 
più i messaggi autoriali veicolati o il loro significato storico-
culturale; un brano d'autore diviene un segmento intercambiabile, 
avulso dal contesto soggettivo e oggettivo che lo ha prodotto e la sua 
fruizione annulla anche la soggettività del lettore-studente, chiamato 
a risposte veloci, univoche, piatte e arbitrarie. Impartire un tale 
insegnamento significa annullare le soggettività coinvolte nell’atto 
pedagogico: ad uno studente privo di pensiero critico corrisponde un 
docente trasformato in tabulatore sempre più lontano dall’autonomia 
e dalla libertà d’insegnamento.
L'impostazione standardizzata è assolutamente inadeguata a rilevare il 
grado di preparazione di uno studente, di un aspirante docente, di un 
aspirante studente universitario, né tanto meno è in grado di dare 
indicazioni serie sull'efficacia di un docente o di un'istituzione 
scolastica; non è pensabile che in base a queste prove, per altro 
costosissime, e ai loro risultati sia possibile per un docente, per 
una scuola, per il sistema scolastico generale ottenere indicazioni 
serie di miglioramento. Come ha detto, brutalmente ma efficacemente, 
Luciano Canfora: “Per vedere la maturità di una persona è 
necessario che componga un testo di senso compiuto, non che faccia 
queste prove irrilevanti dove un cretino che ha una buona memoria 
supera i quiz e una persona di cultura che non ricorda un dettaglio 
viene esclusa”.
Ma soprattutto la standardizzazione del lavoro scolastico e 
dell’apprendimento è un obiettivo cruciale nella logica 
dell’istruzione-merce e della scuola-azienda. Essa serve a modificare 
alla radice il lavoro didattico, imponendo un modello universale di 
insegnamento-infarinatura, costringendo il docente  a seguire 
procedure prestabilite e generalizzabili, modificando alla radice i 
testi scolastici. Una volta realizzata la standardizzazione e la 
verifica omologata dell’insegnamento, verrebbe meno la stessa 
necessità della presenza dei docenti con le attuali professionalità. 
Per realizzare e valutare i quiz/test e con essi il rendimento di uno 
studente e di un istituto scolastico non serve nemmeno uno specifico 
curriculum universitario o di qualità vera: si tratta di un lavoro 
subordinato, meccanico e ripetitivo, eseguibile anche da personale a 
bassa qualifica, persino non laureato. I/le docenti che si prestano 
passivamente a collaborare alla scuola-quiz e al processo di 
“invalsizzazione”, contribuiscono fattivamente, coscienti o meno, 
alla eutanasia di una professione , oltre che all’immiserimento della 
scuola pubblica.
Non a caso, per mettere a punto i sistemi di valutazione 
aziendalizzante il MIUR ha coinvolto associazioni della Confindustria, 
portatrici di interessi che dovrebbero restare lontani dalla scuola 
pubblica e dalle sua finalità: interessi che da anni spingono 
affinché la scuola italiana si adegui alle esigenze del sistema 
produttivo; poiché per essi la fase attuale ha bisogno di una scuola 
che non miri più alla formazione complessiva dei futuri cittadini, ma 
che addestri una forza lavoro in possesso di competenze generiche e 
flessibili, capaci di adattarsi alla condizione di precarietà endemica 
che li aspetta nel mondo del lavoro. Ecco perché i quiz, spesso 
demenziali, si rivelano pericolosissimi per la libertà 
d’insegnamento, per la trasmissione del nostro patrimonio culturale 
alle future generazioni e per la funzione sociale che la scuola 
italiana fino ad oggi (anche se con molte lacune) ha svolto.Nei 
sistemi anglosassoni la valutazione attraverso i quiz ha provocato un 
disastro culturale, così come denunciano migliaia di intellettuali e 
docenti di tutti i livelli scolastici USA firmatari in questi ultimi 
anni di numerosi appelli contro i test standardizzati, oltre che 
promotori di lotte sindacali, culturali e sociali contro i quiz, metro 
di giudizio della qualità del lavoro scolastico. L'Italia dovrebbe far 
tesoro di quelle esperienze catastrofiche e mettere a frutto un 
presunto "ritardo" che invece può rivelarsi salvifico.
Pertanto noi uomini e donne di cultura, noi che lavoriamo nei sistemi 
di istruzione ai vari livelli, noi cittadini sensibili alla funzione 
decisiva della scuola pubblica nella formazione complessiva dello 
studente quale futuro cittadino, dichiariamo la nostra ferma 
contrarietà ai test/quiz standardizzati e all’uso dell’Invalsi 
come strumento di valutazione dell’istruzione pubblica. E chiediamo 
ai docenti, agli studenti e a tutti i cittadini interessati a 
difendere e a migliorare la scuola pubblica di aiutarci a fermare la 
scuola quiz, il Sistema di (s)valutazione basato sui test Invalsi, 
l'uso di indovinelli per imporre una scuola miseria, degradata e 
impoverita per lasciare il posto alla scuola privata e alla 
mercificazione dell’istruzione e della cultura. Aiutateci ad imporre 
al futuro Parlamento di affrontare seriamente la questione della 
qualità della scuola e dell’Università pubbliche, invertendo la 
tendenza al loro immiserimento e dotandole di massicci finanziamenti, 
cancellando nel contempo la pratica dei quiz valutativi dall'attività 
didattica e dalle prove concorsuali e/o di accesso a corsi universitari.
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HANNO SOTTOSCRITTO L'APPELLO
ANDREA  ADDOBBATI   Ricercatore storia moderna Università di Pisa
GIUSEPPE ARAGNO -  Storico - Facoltà di Scienze Politiche  
"Università Federico  II", Napoli
LIA BARELLI    Prof.ssa Associata Corso di Laurea in Scienze dell' 
architettura e della Città Università La Sapienza di Roma

finanziamenti per le nuove scuole

fonte. una crepa in comune

38 milioni per le nuove scuole


In chiusura di legislatura il ministro dell'Istruzione Francesco Profumo ha avviato, con la direttiva del 26 marzo 2013, il procedimento che dovrebbe aprire la strada a una prima serie di interventi strutturali in materia di edilizia scolastica.
E’ previsto un investimento di 38 milioni di euro per la costruzione di nuove scuole attraverso lo strumento finanziario del fondo immobiliare. Il fondo immobiliare dovrà essere costituito attraverso una società di gestione del risparmio individuata dall'Ente locale o dalla Regione di riferimento tramite procedure a evidenza pubblica e sarà il mezzo finanziario per realizzare le nuove strutture grazie alla valorizzazione degli immobili pubblici obsoleti e a ogni ulteriore cofinanziamento.
All'interno della direttiva ci sono anche le nuove Linee guida per le architetture interne delle scuole. "Non più solo aule, ma - spiega il Miur in una nota - nuovi spazi di apprendimento in linea con l'innovazione nella scuola. Uno sguardo, quindi, verso il futuro strettamente collegato al più ampio piano di innovazione digitale delle scuole, di cui anche il recente decreto sui libri di testo costituisce un tassello. La direttiva rappresenta anche un ulteriore passo in avanti nel programma pluriennale per l'edilizia scolastica, la sicurezza nelle scuole e la costruzione di plessi altamente tecnologici, così come avvenuto in Emilia Romagna dopo il terremoto".
Il piano punta sulla sinergia tra istituzioni - Miur e Regioni in primis, sulle potenzialità e sul ruolo dei Fondi europei e sulla possibilità di impiegare i beni confiscati dalla mafia.

- Direttiva MIUR 26 marzo 2013/Finanziamenti per interventi di edilizia scolastica [clicca qui]
- Norme tecniche delle linee guida [clicca qui]
- Comunicati MIUR del 27 marzo 2013 [clicca qui] e dell'11 aprile 2013 [clicca qui]

macerata: mense verdi

fonte: comune di macerata

“Mense verdi a scuola”, la scelta del Comune di Macerata al centro di un incontro in biblioteca

 

"Vogliamo raccontare alla città il percorso che stiamo facendo nelle scuole – afferma l’assessore Monteverde - volto a rafforzare un servizio pubblico importante come le mense scolastiche. Stiamo investendo molto per garantire il diritto dei bambini alla buona alimentazione, attenti ai bisogni delle famiglie in una situazione di crisi economica grave. E attenti alla valorizzazione dei produttori locali che attraverso un bando di gara annuale possono contribuire alla crescita economica del territorio"

 
venerdì 19 aprile 2013
mensa
Nel corso dell'incontro verrà illustrato anche il percorso fatto con i comitati mensa cittadini
Tredici mense scolastiche, 1.914 bambini per 268.853 pasti l’anno, 44 persone addette alle mense, 77 i bambini che usufruiscono di pasti differenziati per motivi di salute o culturali, un servizio pubblico importante su cui il Comune investe 1.573.173,47 di cui solo il 26,54 % è coperto con le tariffe delle famiglie e il 20% usufruisce dell'esenzione per motivi economici o per motivi legati alla disabilità. Il costo della tariffa è di 2,90 al giorno, di cui1,80 apasto, la tariffa più bassa della Regione Marche e una delle più basse sul territorio nazionale.
  Sono soltanto alcuni dei numeri che parlano delle mense scolastiche cittadine. Dati che insieme ad alimentazione sana, prodotti biologici e a KM zero, prodotti del commercio equo e solidale e delle terre confiscate alla mafia dicono la scelta di qualità di un servizio pubblico.
  Di tutto questo si parlerà con Mense Verdi,domani (20 aprile), alle ore 10.30, nella sala Castiglioni della biblioteca Mozzi Borgetti, l'incontro pubblico organizzato dal Comune di Macerata al quale interverranno Stefania Monteverde, assessore alla scuola del Comune di Macerata, Orietta Varnelli in qualità di presidente ActionAid e Gianluca Puliti, dirigente del settore scuola del Comune di Macerata.
  "Vogliamo raccontare alla città il percorso che stiamo facendo nelle scuole – afferma l’assessore Monteverde - volto a rafforzare un servizio pubblico importante come le mense scolastiche. Stiamo investendo molto per garantire il diritto dei bambini alla buona alimentazione, attenti ai bisogni delle famiglie in una situazione di crisi economica grave. E attenti alla valorizzazione dei produttori locali che attraverso un bando di gara annuale possono contribuire alla crescita economica del territorio".
  All'incontro parteciperà Orietta Varnelli, in qualità di presidente di ActionAid, l’organizzazione indipendente impegnata nella lotta alle cause della povertà e dell’esclusione sociale che illustrerà il progetto relativo ai percorsi educativi sul diritto al cibo e lo spreco alimentare nella convinzione che ogni giorno nella scelta di quello che mangiamo possiamo cambiare le cose. Scegliere di rispettare la stagionalità della frutta, della verdura, ridurre il consumo di carne rossa, riscoprire i prodotti locali e biologici significa migliorare il nostro stile di vita e contribuire alla sostenibilità ambientale, anche a vantaggio delle comunità dei paesi a basso reddito.
  Gianluca Puliti, il dirigente del settore scuola, illustrerà invece l’esperienza del modello mensa verde adottato dal Comune di Macerata e il percorso fatto con i comitati mensa cittadini.
  Nel corso dell'incontro, aperto alla cittadinanza, saranno presentati i prodotti delle mense comunali. (lb)

venerdì 19 aprile 2013

fondo d'istituto ed autonomia scolastica

Vivalascuola. Così affondano le scuole


Il ministro Francesco Profumo aveva dichiarato un anno fa: “Questo non sarà un anno di tagli per la scuola. Il Paese ha capito che il vero investimento per il suo futuro è proprio nella scuola“. Invece ecco che arrivano i tagli della Spending rewiew e della Legge di Stabilità; il prolungamento del blocco dei contratti al biennio 2013-2014 e del blocco degli scatti per il 2013, il congelamento della indennità di vacanza contrattuale; l’accordo sottoscritto da Cisl, Uil, Snals, Gilda (contraria la Cgil), che ha portato alla decurtazione del MOF. Di quest’ultimo si parla in questa puntata di vivalascuola. Marina Boscaino ripercorre la storia del fondo d’istituto e dell’autonomia scolastica; Mario Piemontese ci illustra nel dettaglio i tagli operati; Giovanna Lo Presti commenta che “la tanto lodata autonomia scolastica era una bufala“; Rosella Massaglia, Gianluca Santangelo e Giordano Mancastroppa ci comunicano come si vivono nelle scuole i nuovi tagli.

Pillole di storia
Fondo d’Istituto e autonomia scolastica
di Marina Boscaino
Il Fis (Fondo di Istituto) è l’insieme di risorse finanziarie che arrivano alla scuola per retribuire attività aggiuntive, e/o l’intensificazione delle attività. Riguarda sia docenti che ATA.
L’art. 26 del CCNL del 31 agosto ’99 istituì – in conseguenza dell’autonomia scolastica, entrata in vigore l’1 settembre del 2000 – per tutte le scuole di ogni ordine e grado il fondo dell’istituzione scolastica, destinato a retribuire le prestazioni del personale finalizzate a sostenere esigenze didattiche e organizzative derivanti dalla concretizzazione del Pof e la qualificazione e l’ampliamento dell’offerta di istruzione e formazione, anche in relazione alla domanda proveniente dal territorio.
Con il contratto del 15 marzo 2001 vengono introdotti nuovi finanziamenti e ulteriori finalizzazioni delle somme assegnate, dividendo sostanzialmente il fondo in 3 tranches, una destinata a tutto il personale della scuola, una per retribuire attività ulteriori svolte da docenti, una dagli Ata. Dopo vari cambiamenti, con il CCNL 2007 si prevede che una specifica ripartizione del fondo deve determinare specifiche quote destinate al personale docente, al personale Ata, ai diversi ordini e gradi di scuola presenti nell’istituto, alle diverse professionalità. E’ del tutto evidente, dunque, che all’inizio dell’anno il collegio docenti (che deve elaborare il Pof) e le RSU (che devono contrattare l’utilizzo delle risorse e l’entità dei compensi) hanno necessità di avere un quadro sufficientemente preciso della situazione finanziaria. Quest’anno l’ammontare della cifra che verrà destinata alle scuole è stata comunicata pochissime settimane fa.
Le ragioni di un ritardo
Il 12 dicembre scorso Cisl, Uil, Snals e Gilda – non l’Flc – hanno siglato un’ipotesi di accordo, che ha previsto la riduzione del Mof (Fis + incarichi specifici per gli Ata, Funzioni Strumentali per i docenti, ore eccedenti per coprire le assenze, fondo per la pratica sportiva, fondo per aree a rischio) per pagare gli scatti di anzianità maturati nell’anno 2011. Da una parte si leva, da una parte si mette (in ritardo); in un per nulla dignitoso gioco delle tre carte che vede la scuola e i suoi lavoratori (e, di conseguenza, gli studenti) al centro di una irresponsabile politica di taglio e disinvestimento. Per pagare il legittimo scatto ai docenti che lo hanno maturato, si riducono le entrate delle scuole: concretamente – dopo il definitivo accordo del 30 gennaio, che varia i parametri e le conseguenti cifre (decurtate drasticamente) da imputare a ciascuna voce e ha sbloccato l’erogazione dei fondi, che finalmente è stata comunicata alle scuole – gli istituti comprensivi (già messi a dura prova dalla legge 111/11, quella relativa al dimensionamento scolastico) subiscono un taglio medio del 40%, gli istituti superiori del 25% sul FIS oltre al taglio del 30% per tutti gli ordini di scuola sulle altre voci del MOF.
Previsioni della Legge di Stabilità
Ma non è finita qui. L’art. 149 della Legge di Stabilità 2013 propone diversi emendamenti al comma 450 dell’articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni, in particolare:
«Per gli istituti e le scuole di ogni ordine e grado, le istituzioni educative e le università statali, tenendo conto delle rispettive specificità, sono definite, con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, linee guida indirizzate alla razionalizzazione e al coordinamento degli acquisti di beni e servizi omogenei per natura merceologica tra più istituzioni, avvalendosi delle procedure di cui al presente comma. A decorrere dal 2014 i risultati conseguiti dalle singole istituzioni sono presi in considerazione ai fini della distribuzione delle risorse per il funzionamento».
I fondi per il funzionamento sono quelli per acquistare carta, toner, stampanti, carta igienica, detersivi; la previsione è che dal 2014 potrebbero essere dunque erogati solo a quelle scuole che saranno state in grado di evidenziare atteggiamenti virtuosi, dematerializzando e risparmiando. Esigenze ed istanze che potrebbero essere persino condivisibili, in un regime di austerità e di sacrificio (più o meno) collettivo (almeno così vogliono farci credere).
La “produttività
Diventano elemento totalmente incondivisibile, invece, se le leggiamo nel contesto dell’accordo del 12 dicembre, in cui si introduce l’impegno di fissare nel prossimo contratto (probabilmente posticipato almeno di un ulteriore anno) alcuni criteri di “produttività”. Cosa si intenda con questo termine minaccioso e per nulla adatto alla scuola sta nella mente dei nostri burocrati. Quel che è certo è che la “proposta indecente” delle 24 ore di lezione a salario invariato può però darcene un esempio:produrre” di più agli stessi costi. Dimenticando che la scuola non è mai stata, non è e non potrà mai essere un luogo di produzione: non si “producono” cittadinanza consapevole e cultura.

Ma non allontaniamoci dal discorso principale: il combinato delle due norme non propone uno scenario incoraggiante rispetto al futuro dei finanziamenti ai singoli istituti. E, a proposito delle 24 ore, il MOF dal prossimo anno sarà ulteriormente decurtato di 47,5 milioni di euro: un taglio previsto dalla Legge di Stabilità quale risarcimento per il fallimento di quella sconsiderata operazione.
Contributo volontario?
E mentre il Miur in una nota ribadisce – a fronte di denunce di comportamenti scorretti – che il contributo delle famiglie è “volontario” e non può essere imposto in nessun modo; che le scuole devono procedere a comunicazione chiara e trasparente di tale opzionalità; che la scuola è un servizio di cui si usufruisce gratuitamente e che pertanto il mancato pagamento non può essere in alcun modo sanzionato (tutti principi sacrosanti, sconfessati dalla pratica e dalle condizioni in cui le scuole sono state messe), intanto le scuole affondano. La devoluzione è nell’aria, si tocca con mano.
Che fine ha fatto la 440/97?
Ricordate la legge 440/97 (Istituzione del Fondo per l’arricchimento e l’ampliamento dell’offerta formativa)? Leggete dall’art. 1 a quali fondamentali funzioni era destinato quel fondo:
1. A decorrere dall’esercizio finanziario 1997, è istituito nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione un fondo denominato Fondo per l’arricchimento e l’ampliamento dell’offerta formativa e per gli interventi perequativi” destinato alla piena realizzazione dell’autonomia scolastica, all’introduzione dell’insegnamento di una seconda lingua comunitaria nelle scuole medie, all’innalzamento del livello di scolarità e del tasso di successo scolastico, alla formazione del personale della scuola, alla realizzazione di iniziative di formazione post-secondaria non universitaria, allo sviluppo della formazione continua e ricorrente, agli interventi per l’adeguamento dei programmi di studio dei diversi ordini e gradi, ad interventi per la valutazione dell’efficienza e dell’efficacia del sistema scolastico, alla realizzazione di interventi perequativi in favore delle istituzioni scolastiche tali da consentire, anche mediante integrazione degli organici provinciali, l’incremento dell’offerta formativa, alla realizzazione di interventi integrati, alla copertura della quota nazionale di iniziative cofinanziate con i fondi strutturali dell’Unione europea.
Che fine hanno fatto quella legge e la sua intenzionalità? Abbiamo trascorso un anno – l’intero 2012 – ad ascoltare attoniti le visionarie e romantiche esternazioni del ministro Profumo:
Io sto ragionando insieme alle persone del Ministero, come dare una maggiore ‘autonomia responsabile‘ trasferendo direttamente alle scuole le risorse senza vincolo di utilizzo in modo tale che ci sia una maggiore autonomia reale, un’autonomia nelle scelte e credo che questo sia la strada“.
Parole – queste e altre – che non hanno avuto alcun tipo di concretizzazione, né di input operativi. L’unico tipo di concretizzazione è di segno esattamente opposto, ed è nella miseria in cui, ancora di più, si sono relegate le scuole.
Parole che sono rimaste lì, affidate alla indubitabile gentilezza e sobrietà di chi le pronunciava, a conferma che si può millantare credito anche con stile. Alla fine di gennaio dello scorso anno, arriva la notizia che il MIUR ha accreditato alle scuole i fondi destinati all’autonomia derivanti dalla legge 440/97; dall’entrata in vigore dell’autonomia scolastica, 1° settembre del 2000, ad oggi (e soprattutto negli ultimi 3 anni) il budget destinato alle scuole si è sempre più assottigliato ed è stato utilizzato dal MIUR per finalità che non avevano niente a che vedere col miglioramento dell’offerta formativa: dai 269,2 milioni di euro del 2001 agli 87.872.477,00 del 2011, con un taglio del 70%. Per lo scorso anno (fonte Flc) sono state stanziate cifre che hanno consentito alle scuole di ricevere ciascuna circa 1000 euro, pari in media a 1,40 euro a studente (sic!). E tutto ciò mentre i “grandi misteri” che investono il nostro Paese e anche il Miur (pensate, ad esempio, alle pillole del sapere) continuano ad essere irrisolti.
Forse sarebbe ora di cominciare a porci quesiti impopolari, ma obbligatori alla luce dei fatti. Interrogarci, ad esempio, sul senso dell’autonomia scolastica che – se precedentemente interpretata quasi esclusivamente in termini economici – oggi sta clamorosamente venendo meno persino anche da quel punto di vista. La scuola dell’autonomia del ’97 è stata progressivamente tradita dalla pratica. I tagli cui stiamo assistendo non sono solo tagli orizzontali, che riducono le potenzialità di quel progetto. Ma tagli che lo negano definitivamente, restituendoci un modello che non potrà non ricorrere ad interventi esterni, sponsorizzazioni, ingerenze per sopravvivere. Una scuola – come la nostra vita – egemonizzata dal primato dell’economia e del profitto. Dalla prevalenza di ciò che è immediatamente monetizzabile. Dalla subordinazione culturale a un concetto di produttività che, in nome di bilanci astratti e di allocazione di risorse destinate a ciò che maggiormente è funzionale a quella visione del mondo, dimentica clamorosamente i bisogni fondamentali degli individui e l’interesse generale della collettività.
(Si ringrazia Carla Bianchi della Flc Cgil per la preziosa rilettura).
* * *
Facciamo i conti
Aumenta la complessità e diminuiscono i finanziamenti
di Mario Piemontese

Il MOF (Miglioramento Offerta Formativa) è il fondo che raccoglie tutti i finanziamenti erogati dallo Stato alle Istituzioni Scolastiche per la retribuzione delle attività non obbligatorie svolte dai lavoratori della Scuola. Si tratta quindi di salario accessorio. La parte più consistente del MOF è data dal FIS (Fondo Istituzioni Scolastiche). Con il FIS vengono retribuite le attività straordinarie svolte sia dal personale docente che dal personale ATA. Tali attività non sono superflue, garantiscono infatti il funzionamento delle scuole. Fanno parte inoltre del MOF finanziamenti la cui destinazione è vincolata come per esempio quelli per le funzioni strumentali (personale docente), gli incarichi specifici (personale ATA), le ore eccedenti (personale docente), lo sviluppo della pratica sportiva (scuole secondarie), le aree a rischio e a forte processo immigratorio.

mercoledì 17 aprile 2013

non fate fare il test invalsi!


“Non fate fare il test Invalsi ai vostri figli”

12/04/2013 - La protesta della Rete delle scuole fiorentine

"Non fate fare il test Invalsi ai vostri figli"
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‘Tenete a casa i figli nei giorni in cui a scuola ci saranno i test Invalsi, oppure mandateli a scuola dicendo loro di non sostenerli’. Questa la forma di protesta contro le prove di valutazione (che il prossimo mese, in date diverse, riguarderanno svariate classi nelle scuole di ogni ordine e grado) suggerita stamani alle famiglie, nel corso di una conferenza stampa al liceo classico Michelangiolo di Firenze, dalla Rete delle scuole fiorentine.
BLOCCATE I TEST INVALSI – ‘Questi quiz, gia’ dai prossimi anni, potrebbero sostituire la terza prova della maturità’ – ha spiegato Nino Moscato, docente di storia e filosofia del liceo e componente della rsu – C’e’ una strategia per cui questo metodo di valutazione dovrebbe diventare perno di tutto il sistema; ciò porterebbe ad monitoraggio sulle scuole di tipo invasivo. Per queste ragioni quest’anno bloccare i test Invalsi e’ particolarmente importante. Serve un’iniziativa per fermare la strategia che mira a far diventare la scuola un addestramento sulla base di un indicatore e i docenti degli impiegati’. Lunedi’ prossimo alle 16, e’ stato annunciato, ci sara’ un’assemblea sul tema all’istituto tecnico Da Vinci con genitori e studenti per organizzare la mobilitazione anti Invalsi.(ANSA).

I NUMERI DELLA DEMOLIZIONE DELLA SCUOLA PUBBLICA

Con oltre 90.000 alunni in più
in questi 5 anni si sarebbero
dovute creare non meno di
4.500 classi in più (con media
di 20 alunni per classe), invece
ne sono state tagliate oltre
9.000.
La conseguenza è evidente:
classi sempre più numerose,
spesso anche oltre il tetto
massimo previsto per norma,
limite di 20 alunni per classe in
presenza di alunno con
disabilità quasi mai rispettato,
norme sulle sicurezza (capienza
delle aule e laboratori e
rispetto del numero massimo di
alunni) altrettanto spesso
“ignorate”. 

macerata: materiale sulla resistenza


giovedì 11 aprile 2013

appello sull'IRC

A ciascuno il suo
Rivolgiamo al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio e al Ministro della Pubblica Istruzione
il seguente appello.
“I docenti di religione cattolica in servizio nella scuola pubblica sono
selezionati dai vescovi e pagati dai contribuenti italiani, anche da coloro che
professano altre religioni o che non ne professano alcuna: quasi un miliardo
di euro ogni anno. Un costo stratosferico per le casse esauste dello Stato (formalmente) laico. Si riducono gli insegnanti, anche quelli di sostegno, ma non quelli “raccomandati” dall’ordinario diocesano che impartiscono un insegnamento confessionale e facoltativo in orario d’obbligo.
Chiediamo che sia il Vaticano a retribuire i propri dipendenti.”
Promuove questo appello il “
Coordinamento genitori democratici
” (www.genitoridemocratici.it)
.
Primi firmatari:
Maurizio Parodi (dirigente scolastico e genitore democratico),
Angela Nava
(presidente C.G.D.), Paolo Fasce (insegnante e genitore democratico), Marco Ferrando (genitore
democratico), Matteo Viviano (presidente CGD Liguria), Spartaco Albertarelli (autore di giochi),
Andrea Angiolino (autore di giochi),
Marina Boscaino
(giornalista e insegnante),
Luciano
Canfora
(filologo e saggista),
Antonio Caputo (Coordinatore Circoli di Giustizia e Libertà),
Leo
Colovini (autore di giochi),
Claudia De Lillo
(in arte Elasti, giornalista),
Dario De Toffoli
(giornalista e autore di giochi), Andrea Ligabue (ludologo),
Lidia Menapace
(partigiana e
femminista),
Pierfranco Pellizzetti
(giornalista e saggista),
Ennio Peres
(giocologo), Elisabetta
Schiano (ricercatrice CNR), Mila Spicola (giornalista e insegnante).
Adesioni collettive:
UAAR, Federazione dei circoli “Giustizia e libertà”, Cronache Laiche,
Associazione 31 Ottobre per una scuola laica e pluralista, Genova laica, Comitato bolognese Scuola
e Costituzione, Circolo “Calogero Capitini”
.

sabato 6 aprile 2013

LETTERA DEL GARANTE DELL'INFANZIA AL PARLAMENTO



il mal di schiena si previene a scuola

              
 
 
 
FIRENZE: IL MAL DI SCHIENA
SI PREVIENE A SCUOLA


Tuo figlio studia con la testa appoggiata sul braccio? I tuoi alunni hanno i piedi sospesi a mezz’aria o attorcigliano le gambe intorno alle zampe della sedia? Ecco alcuni dei principali segnali di allarme che verranno approfonditi nel convegno “La postura in età evolutiva: la scuola”, che si terrà lunedì 15 aprile dalle ore 9 alle ore 13,30 presso l’Aula magna dell’Istituto superiore “Leonardo da Vinci” in via del Terzolle 91 a Firenze.

A scuola occorrono attenzione, silenzio, disciplina e soprattutto una postura statica: ore e ore seduti nello stesso banco, a scrivere, disegnare, leggere, ascoltare; il corpo invece è costruito per muoversi, con i muscoli che si contraggono e si rilassano e le articolazioni si lubrificano attraverso il movimento. ”La postura ci forma e deforma, il corpo è in costante evoluzione a qualsiasi età -scheletro compreso- e tante patologie, compresa la scoliosi possono essere causate da atteggiamenti sbagliati, soprattutto oggi che i ragazzi passano la maggior parte del loro tempo seduti” avverte il prof. Sergio Zanfrini, relatore al convegno nonché docente universitario specializzato in analisi posturale.

Fare prevenzione è importante, per un malanno, come il mal di schiena, che affligge una grossa fetta della popolazione adulta. E’ per questo che come Associazione Genitori A.Ge. Toscana abbiamo scelto di offrire una giornata di formazione specifica ai docenti incaricati dell’Educazione alla salute nelle scuole di Firenze e provincia e ai referenti alla salute degli Uffici scolastici della Toscana” dichiara la presidente regionale Rita Manzani Di Goro.

Il convegno si avvale del supporto scientifico del Centro di Ricerca Interuniversitario Sulla Anatomia Funzionale, neurofisiologia e patologia delle posture delle Università degli Studi di Firenze – Pisa – Siena (C.R.I.S.A.F.), in collaborazione con l’I.S.I.S. “Leonardo da Vinci” e il patrocinio del Comune di Firenze e dell’Ufficio scolastico regionale per
la Toscana.

La collaborazione con l’Istituto Da Vinci non è casuale, infatti vi funziona dal 2006 un laboratorio di postura che è uno dei fiori all’occhiello della scuola: “Il nostro laboratorio di postura è un servizio in collaborazione con la Facoltà di medicina dell’Università di Firenze, che l’ISIS Leonardo Da Vinci offre agli allievi delle prime classi per valutarne la corretta postura e per proporre eventuali cicli di ginnastica specifica. I risultati sono poi comunicati in modo dettagliato alle famiglie” dice il dirigente scolastico prof. Giacomo D’Agostino.

Una postura scorretta protratta nel tempo può causare numerosi problemi –evidenzia il dr Raul Guelfi, esperto di osteopatia, posturologia e posturometria- Ad esempio una seduta alta provoca una compressione alla parte inferiore della coscia, con conseguente rallentamento della circolazione; se invece è bassa le gambe si possono trovare in posizione troppo estesa e anche in questo caso la pianta del piede non poggia adeguatamente al pavimento. Purtroppo la normativa UNI EN 1729/1/2 , che regolamenta produzione e acquisto di banchi e sedie, prescrive ben 8 diverse misure di arredi contrassegnate da colori diversi, ma viene in genere disattesa”.

PROGRAMMA:

ore 9,00 - Accoglienza - registrazione

ore 9,30 - Saluti delle Autorità
-  Prof. Giacomo D' Agostino, Dirigente scolastico dell’I.I.S. “Leonardo da Vinci”
-  Ass. Cristina Giachi, Assessore all’Educazione, Università, Ricerca  del Comune di Firenze
-  Dott.ssa Angela Palamone, Direttore Generale Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana

ore 10,00 - Interventi
-  Prof. Sergio Zanfrini:  “Posturometria, stabilometria: evidenze”
-  Prof. Marcello Brunelli:  “Modificazioni fisiologiche da postura scorretta”
-  Dr Raul Guelfi:  “Ergonomia e postura”

ore 11,15 - Coffee break

ore 11,30
-  Prof. Stefano Scidone, Dr Paolo Donati “L’esperienza del centro postura dell’ISIS Leonardo da Vinci”
-  Prof.ssa Cristina Benvenuti, Referente Salute Ufficio Scolastico Territoriale Firenze
-  Dott.ssa Emanuela Balocchini, D.G. Diritto alla salute Regione Toscana
-  Rilevazione stabilometrica - Esperienze concrete
-  Dimostrazione del banco UP di Fami School
-  Dibattito

ore 13,00 -  Conclusioni a cura del prof. Sergio Zanfrini


Sponsor della manifestazione è la ditta FAMI di Rosà (Vicenza), un’azienda familiare dal respiro internazionale che, sentendosi toccata in prima persona dai tanti problemi che affliggono i bambini con problemi di postura e le loro famiglie, ha scelto di adottare i criteri scientifici del Centro di Ricerca Interuniversitario per la propria linea Fami School ( www.famischool.it ) avviando la produzione, unica al mondo, di un banco e di una sedia totalmente adattabili, a scopo dichiaratamente preventivo.

SENIGALLIA: PROTESTA DEI GENITORI PER UNA MENSA SANA PER I BIMBI

dot Tagli alle merende: blitz dei genitori in Consiglio, dissapori anche in maggioranza

immagineBlitz dei genitori dei bambini delle scuole materne cittadine in Consiglio Comunale contro il taglio delle merendine e per appoggiare la mozione presentata da Paolo Battisti, Roberto Mancini e Luigi Rebecchini per il ripristino immediato del servizio. In aula tanti genitori con i propri bambini. Un servizio che il comune ha annunciato di voler tagliare per far fronte ai tagli di bilancio e risparimiare così 50 mila euro.  “Nel tempo il buono pasto pagato dalle famiglie, comprensivo anche della merenda, è passato da 3,80 euro a 5 euro - sottolinea Paolo Battisti di Partecipazione- Ora viene tolta la merenda ma il prezzo per la mensa non cambia. Come sempre vengono colpite le fasce più deboli della popolazione, tanto che molti genitori devono ritirare i figli prima dei pasti perchè non possono permettersi la retta. Non si tagliano invece spese superflue come quelle delle manifestazioni estive”. Concorde anche Roberto Paradisi del Coordinamento Civico che tiene a rimarcare come la questione "non deve essere considerata sul piano dell'essenzialità del servizio".  "La questione è un'altra -ha detto Paradisi- Il servizio è stato già pagato dai genitori e pertanto non può essere eliminato. Al contrario se viene tagliato l'amministrazione deve restituire l'equivalente del costo della merenda ai genitori”.

Parere contrario al taglio della merenda (deciso senza informare le famiglie per ragioni di tempo come ammesso dalla maggioranza) arriva anche dalle file del Pd. Il consigliere del Pd Simeone Sardella, che ha rinunciato al proprio gettone di presenza in consiglio e in commissione in favore del ripristino delle merende, critica aspramente la decisione del comune che "ha commeeso un grave errore politico e di comunicazione”. "Il comune sostiene che la merenda non è un servizio essenziale -sottolinea Sardella- ma è un servizio che esiste e va immediatamente ripristinato". A cercare di spiegare le ragioni della scelta del Comune interviene il capogruppo del Pd. “Indubbiamente si è creato un disservizio ma occorre trovare una soluzione condivisa per tamponare il problema- afferma Ilaria Ramazzotti- I bambini sono una priorità e vorremmo garantire loro sempre maggiori offerte ma finchè non viene sbloccato il patto di stabilità non possiamo dare risposte a tutte le esigenze".
L'Amministrazione, alla luce della situazione economica e del patto di stabilità, ha dovuto decidere delle priorità -fa eco Simonetta Bucari del Pd- Le merende sono una minima parte della scuola pubblica. L'Amministrazione non ha fatto dei tagli ma è stata costretta a decidere le priorità e rinunciare ad altri servizi”. La Bucari concorda però sul fatto che il provvedimento "sia stato preso in maniera frettolosa e senza il coinvolgimento delle famiglie". “Riconosco che il provvedimento è duro ed è stato frettoloso e avventato, senza la condivisione con i genitori- continua- Tuttavia il taglio che doveva essere attuato dal 1° aprile non è stato più effettuato grazie ad una soluzione alternativa messa in campo dall'Amministrazione che ora si dice disponibile ad incontri con i genitori”. Una soluzione alternativa che non convince Enrico Rimini del Pdl. “La soluzione messa in campo dall'amministrazione non è una vera soluzione al problema- rimarca Rimini- Infatti hanno tolto parte della frutta servita a pranzo per destinarla alla merenda”.

Il sindaco Maurizio Mangialardi, nel suo accalorato intervento contro le "strumentalizzazione politiche" precisa che è mancato il tempo per condividere il provvedimento. “Avremmo voluto parlare e confrontarci con tutti, e lo faremo, ma vi assicuro che il tempo non c'è e non c'è stato- conclude Maurizio Mangialardi- E se le cose non cambiano e migliorano in tempi rapidi saremo costretti a prendere altri provvedimenti”. A rischio, secondo quanto annunciato dal primo cittadino in Consiglio Comunale se la situazione non cambia, probabilmente già da settembre i centri cottura. Intanto il consigliere Udc Maurizio Perini, ribadendo che la questione della merendina è una 'goccia nel mare' e una minima parte dell'offerta scolastica, auspica che la mozione venga trattata quanto prima in Commissione in maniera condivisa e senza strumentalizzazioni.

Alla fine del dibattito la mozione per il ripristino delle merendine è stata respinta con i voti della maggioranza.

FONTE: senigallia notizie

Taglio della merenda nelle scuole di Senigallia: i genitori protestano

Le famiglie di alcuni alunni dal 21 marzo manifestano il dissenso con lo "sciopero dei buoni pasto"


La scuola G.Fagnani in via Maierini a Senigallia Come genitori abbiamo espresso in molti modi e in molte sedi la nostra contrarietà ai tagli annunciati alle spese delle scuole per l’infanzia del Comune di Senigallia, in particolare al taglio immediato delle merende e a quello prossimo delle forniture biologiche dalla refezione giornaliera dei nostri figli.

La riunione che si è svolta mercoledì 20 marzo presso l’istituto comprensivo Senigallia Centro, con la partecipazione di numerosi delegati delle scuole dell’infanzia di Senigallia, ha prodotto una lettera e una raccolta di firme che sono state consegnate al Sindaco il 21 marzo. Non abbiamo avuto nessuna risposta pubblica.
Esigiamo il ritiro del provvedimento di tagli previsto dal 1° aprile.
Proponiamo l’apertura di un confronto partecipato con le parti interessate (genitori, insegnanti, bambini) sul futuro delle scuole dell’infanzia e di tutti gli aspetti della amministrazione scolastica del Comune.
Dal 21 marzo abbiamo iniziato a organizzare lo sciopero dei buoni pasto nelle scuole di Roncitelli, San Gaudenzio e Pascoli, come forma di pressione e di manifestazione del nostro dissenso. Ogni famiglia che lascia il bambino a pranzo a scuola trattiene il buono pasto e versa un buono alternativo per manifestare il proprio dissenso. Altre scuole sono intenzionate a seguire questa modalità di protesta.
I buoni-protesta raccolti verranno consegnati pubblicamente al Comune quando decideremo di organizzare una manifestazione pubblica.
Le famiglie riprenderanno a utilizzare i buoni pasto effettivi e a compensare quelli trattenuti durante lo “sciopero” quando l’assemblea dei genitori deciderà di sospendere questa forma di protesta. Se la decisione dei tagli al primo aprile verrà ritirata UFFICIALMENTE, sospenderemo la protesta.
Tutte le scuole di ogni ordine e grado sono invitate da oggi a esprimere pubblicamente il proprio dissenso in varie forme contro la politica dei tagli indiscriminati e calati dall’alto.
Genitori contro i tagli alle scuole dell’infanzia di Senigallia



Taglio spuntino nelle scuole dell’infanzia di Senigallia, protesta in Piazza Roma

Mobilitazione di alcuni genitori, poi intervenuti in Consiglio comunale - FOTO


La protesta per i tagli alla spesa nelle scuole, Piazza Roma “Giù le mani dalla merenda”, “Siamo proprio arrivati… alla frutta!!!”, “Giù le mani dalla marmellata! No ai tagli al biologico“.

Sono questi alcuni degli striscioni appesi dalle famiglie del Comitato Genitori contro i tagli alle spese nell’istruzione nel pomeriggio di giovedì 4 aprile in Piazza Roma, qualche minuto prima dell’inizio del Consiglio Comunale.
Gli autori della protesta hanno anche preparato su un palchetto presente nella stessa piazza una merenda simbolica per esprimere il proprio dissenso.
Proprio nel Consiglio comunale si sarebbe infatti discussa da lì a qualche minuto la mozione presentata dai consiglieri Paolo Battisti, Roberto Mancini (Partecipazione) e Luigi Rebecchini (Gruppo Misto) richiedente il ripristino dello spuntino (colazione del mattino) nelle scuole dell’infanzia, la cui sospensione era stata annunciata ufficialmente il 12 marzo per il mese di aprile.
Un tema che nei giorni scorsi aveva determinato frizioni tra gli stessi genitori degli alunni, con il comitato delle famiglie “Senigallia Sud-Belardi” che aveva preso le distanze dalla mobilitazione.
Dagli intervenuti in Piazza Roma – alcuni dei quali poi presenti tra il pubblico in Consiglio – è arrivata la critica ad una decisione ritenuta non sufficientemente condivisa e alla possibile sostituzione dei menù biologici dal prossimo anno scolastico.
Durante il dibattito consiliare, in particolare dure critiche nei confronti dell’amministrazione sono arrivate da Battisti: “i Comuni sono in difficoltà ma non è certo tagliando le merendine ai bambini che questi eviteranno la bancarotta. Come al solito si colpiscono le fasce più deboli senza tagliare i veri sprechi“, ha affermato l’esponente di Partecipazione.
Critiche anche da Enrico Rimini (Pdl) e Roberto Paradisi (Coordinamento Civico), ma pure dal consigliere di maggioranza Simeone Sardella, che ha ribadito la propria contrarietà: “da genitore sono dalla parte di chi manifesta – ha evidenziato – La soppressione del servizio è stato un grave errore sia a livello politico sia a livello di comunicazione. Si può anche affermare che non si tratti di qualcosa di essenziale, ma nel momento in cui è stato introdotto non può venire eliminato“.
Il sindaco Mangialardi ha invece evidenziato l’inevitabilità di decisioni di sacrificio invitando il Consiglio comunale a “prendersi le proprie responsabilità in un momento in cui la situazione economica dei Comuni è ovunque drammatica. Se non cambierà qualcosa e i Comuni continueranno a venire saccheggiati nelle proprie risorse dal governo centrale, per non chiudere più avanti saremo costretti ad altri tagli – come la chiusura di due punti di cottura a nord e a sud della città – che dovremo operare con scelte condivise“.
La mozione presentata dai tre consiglieri d’opposizione è stata respinta con 18 voti contrari, 8 favorevoli e 1 astenuto.
Genitori in Piazza Roma contro i tagli alla spesa nelle mense scolasticheUno striscione contro il taglio dello spuntino nella scuola dell'infanzia





Proteste contro i tagli nella scuola, striscione in Piazza Roma