domenica 30 dicembre 2012

iscrizione 2013/2014

Iscrizioni a.s. 2013/2014: le domande dal 21 gennaio

È stata pubblicata la Circolare ministeriale 96 del 18 dicembre 2012 sulle iscrizioni alle scuole dell'infanzia e alle scuole di ogni ordine e grado per l'anno scolastico 2013/2014.
Le domande si potranno presentare dal 21 gennaio al 28 febbraio 2013.

A partire da quest'anno le iscrizioni alle istituzioni scolastiche statali (è esclusa la scuola dell'infanzia e per le paritarie la procedura è facoltativa) avverranno esclusivamente on line.
Alle famiglie sprovviste di strumentazione informatica le scuole dovranno offrire un servizio di supporto ed è evidente che questo si tradurrà in un ulteriore aggravio per il lavoro delle segreterie.

Le domande in eccedenza rispetto alle disponibilità delle scuole scelte dalle famiglie dovranno essere gestite sulla base di criteri fissati dal Consiglio di Istituto prima del 21 gennaio.
La circolare presenta alcune criticità e punti di attenzione che pur essendo stati segnalati al MIUR dalla FLC non hanno trovato soluzione nel testo definitivo.

sentenza TAR sul sostegno

Importante e innovativa sentenza del TAR Sicilia sugli alunni diversamente abili

Amministrazione condannata anche al risarcimento del danno.

16/12/2012
 
A cura della FLC CGIL Agrigento
Con soddisfazione, pubblichiamo la sentenza n. 2594 del 5 dicembre 2012 del TAR Sicilia, patrocinata dai nostri legali di Agrigento, sulle ore da assegnare agli alunni diversamente abili da parte del MIUR.
Innovativa, a nostro parere, perché non solo condanna l'amministrazione al suo dovere di integrazione degli alunni, ma stabilisce anche che bisogna assegnare l'insegnante per tutte le ore di lezione, andando oltre al rapporto uno a uno.
Inoltre, la sentenza sancisce l'obbligo da parte dell'amministrazione al pagamento del danno derivato dalla mancata assegnazione del docente di sostegno, di € 1.000 per ogni mese che l'alunno non avrà avuto soddisfatto quanto sancito dalla legge 104/92

Natale triste, Natale armato

COMUNICATO DI ReteScuole ... e integrazione di Alex Zanotelli

Con l'intesa sottoscritta qualche giorno fa dai sindacati CISL,UIL, SNALS, GILDA si stabilisce che le scuole da quest'anno scolastico riceveranno centinaia di milioni di euro in meno per tutte le attività relative al Miglioramento dell'Offerta Formativa (MOF) : attività di programmazione per attuazione di progetti di scuola, attività sportive, riconoscimento per funzioni di vicario, riconoscimento per attività delle commissioni pof – continuità – ambiente – intercultura – glh (disabilità), riconoscimento per maggior carico di lavoro del personale ATA, attività per il recupero della dispersione scolastica e tanto altro ancora...

I fondi “sottratti" alle lavoratrici/ lavoratori della scuola serviranno per pagare alle lavoratrici/ lavoratori della scuola gli scatti stipendiali bloccati nel 2010 dal governo Berlusconi.

Dovremmo forse essere contente/i?

Dovremmo essere soddisfatte/i da questa azione furbetta dello Stato che dà con la mano destra, quello che toglie con la mano sinistra?

È umiliante!

Invece di cercare altrove i soldi per risarcire diritti negati (perché non rinunciare, ad esempio, all’acquisto di strumenti di morte come i cacciabombardieri F.35?), il governo stabilisce un giro di conto fra due capitoli dello stesso bilancio.

La scelta del governo e dei sindacati firmatari é ancor più grave se si pensa che il "risarcimento" avviene attraverso l'utilizzo di soldi che servono al funzionamento di TUTTA la scuola: sono soldi che hanno una ricaduta diretta sul collettivo, sulle attività di classe e di Istituto.

Una scelta scellerata che comporterà un'ulteriore riduzione dell' offerta formativa.

Non sono bastate le economie derivanti dal taglio di 8 miliardi di euro e 132.000 posti di lavoro ?

Cosa volete ancora dalla scuola pubblica statale?

La scuola sempre più povera.

Ancora una volta vogliono scaricare sui lavoratori e sulle lavoratrici della scuola (e sui nostri diritti lesi e offesi) le colpe di una scuola sempre più povera e dequalificata.

Dichiariamo con forza che i soldi per il nostro sacrosanto stipendio non li vogliamo ricevere in questo modo.

Non riconosciamo come nostra questa vergognosa intesa.

E lasciateci aggiungere che, in un momento in cui c'é gente che fa pagare alla collettività l'acquisto di cartucce per fucili, videogiochi, creme di bellezza e aperitivi , chi lavora nella scuola utilizza il proprio stipendio per comperarsi computer, stampante, cartucce ( quelle inoffensive!) , scanner, libri , carta, cartoncini, colori e a volte pure i gessetti!

I soldi ci sono, basta decidere come usarli!

ReteScuole

RIFORMA DELLA DIFESA
UN NATALE ‘ARMATO’ di Alex Zanottelli.

Il 10 dicembre eravamo a Roma davanti al Parlamento per protestare contro la Riforma delle Forze Armate voluta dal Ministro della Difesa, l’ammiraglio Di Paola. I rappresentanti dei movimenti per la pace erano stretti attorno a una gigantesca bandiera della pace che occupava la larghezza dell’anti-piazza davanti al Parlamento. Eravamo lì per chiedere ai Parlamentari di non votare la Riforma delle Forze Armate. Tutto inutile! Quel pomeriggio il Parlamento ha definitivamente approvato il disegno di legge delega. La Destra ha votato compatta a favore, nonostante avesse appena sfiduciato il governo. Il PD, nonostante alcune voci contrarie, ha pure votato a favore. Unico partito contrario:IDV. Un amaro regalo di Natale questo che il governo Monti ci lascia prima di dimettersi. Un regalo alla casta dei militari, alla lobby dei mercanti di morte. La riforma infatti ci costerà nei prossimi dieci anni, l’astonomica cifra di 230 miliardi di euro!

La Legge autorizza le Forze Armate a riorganizzarsi in proprio in dodici mesi con una delega, per ora in bianco. Inoltre questa Legge prevede un taglio di 43 mila addetti sia militari come civili nei prossimi dieci anni.

La cosa però che sorprende è che i soldi risparmiati rimangono al Ministero della Difesa per l‘ammodernamento ‘ dell’esercito. Mentre per la Spending Rewiew di Monti, i soldi risparmiati avrebbero dovuto rientrare nel Bilancio dello Stato. Ed invece saranno usati per comperare i nuovi sistemi d’arma.

In poche parole il Ministro della Difesa avrà un miliardo di euro in più all’anno da spendere in nuove armi! Inoltre la nuova legge prevede che gli enti locali dovranno rimborsare il Ministero della Difesa per gli interventi di soccorso e prima emergenza come terremoti e alluvioni.

Tutto questo avviene mentre la crisi economica lascia senza lavoro centinaia di migliaia di lavoratori e non ci sono soldi per il welfare, per la sanità, per la scuola , per il terzo settore.

Assistiamo attoniti al tradimento del governo Monti e dei partiti.

E mentre è passata in tutta fretta la Riforma della Difesa(se ne parlava da vent’anni!), non si è fatto nulla per la Riforma della Cooperazione, che è l’altra faccia della medaglia! E questo nonostante che ci sia un ministro cattolico,A. Riccardi, alla Cooperazione Internazionale.(E’ da vent’anni che girano in Parlamento proposte di riforma della Cooperazione internazionale che è ormai ridotta ai minimi termini!). Nel 2000 l’Italia aveva promesso all’ONU che avrebbe versato lo 0,7% del suo PIL per sconfiggere la povertà. L’Italia , all’ultimo posto nella graduatoria, ha disonorato in questi dodici anni gli impegni presi arrivando allo 0,2% del PIL mentre spende il 2% del PIL in armi.

Siamo giunti così alla follia di spendere, lo scorso anno ,26 miliardi
di euro (dati SIPRI) a cui bisogna aggiungere 15 miliardi di euro per gli F-35. Si tratta di 41 miliardi di euro: una vera e propria manovra! Nessun taglio alle armi, anzi la Difesa avrà un miliardo in
più da spendere nell’acquisto di sofisticati strumenti di morte.
Mentre il governo Monti ha tagliato fondi alla scuola, alla sanità, al terzo settore.

Mi amareggia il silenzio della Conferenza Episcopale Italiana. Altro che ‘pace in terra agli uomini di buona volontà’ che è il cuore del messaggio natalizio.

Il nostro paese sceglie ancora una volta la via della morte invece della vita.

E’ un Natale amaro, un Natale ‘armato’.

Alex Zanotelli

Napoli,21 dicembre 2012

lunedì 24 dicembre 2012

il percorso scolastico dei bambini stranieri adottati

fonte: genitori si diventa
Il percorso scolastico dei bambini stranieri adottati
Autore/i: Adriana Molin e Silvia Andrich

Data: 15-12-2012
Argomento: Scuola

Il percorso scolastico dei bambini stranieri adottati
di Adriana Molin e Silvia Andrich
Non è una novità che i bambini stranieri adottati presentano in misura maggiore degli altri difficoltà di apprendimento, talvolta così marcate e severe da rientrare nel Disturbo Specifico di Apprendimento. La storia personale dei bambini adottati, le loro caratteristiche e l'appartenenza a culture diverse, spesso lontane da quella di accoglienza, contribuiscono a generare una condizione di vulnerabilità di cui tenere conto nel percorso scolastico, condizione di vulnerabilità che si complica quando l'adozione è tardiva.
Mentre è intuitivo comprendere quanto può incidere nello sviluppo del bambino la sua storia personale di sofferenza, più sfuggente è la comprensione che l'appartenenza contemporanea a due culture richiede una rielaborazione profonda della propria identità: italiana per cognome e talvolta nome, straniera per lingua nativa, tratti somatici. E' già stato ricordato in altri lavori che Cecilia Edelstein (2010) parla di "migrazione invisibile" per i bambini adottati-stranieri che, di fatto, hanno un'identità mista in quanto non sono italiani, ma neppure stranieri. I bambini adottati-stranieri, infatti, portano nella nuova famiglia un mondo culturale destinato a celarsi per aprirsi su quello della famiglia adottante, che diventa così una famiglia multiculturale, nella quale a volte prevale una gerarchia etnica senza averne però piena consapevolezza. Ciò accade soprattutto nelle adozioni tardive, mentre in quelle precoci spesso sono gli stessi bambini che sentono il bisogno di dimenticare il passato e la lingua nativa per meglio assimilarsi alla nuova famiglia e al contesto scolastico, nonostante lineamenti e tratti somatici differenti rammentino la lontana provenienza. Senza dubbio oggi ci sono maggiore sensibilità e rispetto per le culture di cui sono portatori i bambini adottati. Stanno comparendo pratiche sociali nelle famiglie adottive che dimostrano questa dimensione e che introducono nella vita quotidiana aspetti della cultura di origine dei figli adottati (es. frequenza di corsi della lingua nativa del bambino, cucina, arte, ecc.). Questa tendenza rappresenta, secondo Jacobson (2008) che l'ha studiata negli USA, il nuovo standard delle adozioni internazionali che si fondano, appunto, sul principio della continuità tra il pre e post adozione, recuperando quindi passato e cultura di provenienza per riallacciarli al presente e al futuro.
Per intuire il peso che il parlare una lingua diversa e l'appartenere a culture con visioni del mondo diverse possono avere sulla scolarizzazione, ricordiamo brevemente che anche il solo fatto di essere bambini stranieri aumenta le probabilità di incontrare difficoltà di apprendimento a scuola. Molti sono gli studi che esaminando il rendimento scolastico dei bambini figli di immigrati (anche di seconda generazione) rilevano nello svantaggio linguistico la causa principale delle loro difficoltà. Tali difficoltà solitamente non si manifestano a livello di lettura strumentale o matematica, ma prevalentemente a livello di comprensione del testo scritto, quando i bambini devono confrontarsi con testi di tipo informativo-disciplinare complessi a tutti i livelli, da quello lessicale a quello sintattico e argomentativo. Il quadro è complesso e non omogeneo, naturalmente, ma evidenzia ancora una volta la situazione di particolare vulnerabilità dei bambini stranieri adottati, fragilità riscontrata in molti studi anche a livello internazionale. Da una ricerca italiana, condotta dall'Università di Padova (2009), è emerso che i bambini adottati stranieri mostravano in misura maggiore di altri gruppi fin dalla classe prima primaria difficoltà nell'apprendimento e problemi di autoregolazione, difficoltà diffuse che si mantenevano anche a livello di scuola secondaria di primo grado.
In generale molta letteratura, sia nazionale che internazionale, conferma che sono più probabili le difficoltà scolastiche, a volte diffuse a più aree di apprendimento, i problemi di motivazione allo studio e di comportamento a fronte di uno sviluppo cognitivo nella norma. E' come se, nonostante gli sforzi profusi, fosse faticoso cogliere in questi bambini/ragazzi le loro potenzialità, la creatività che si esplica talvolta al di fuori dalla scuola. E' una costante questa discrepanza tra potenzialità cognitive e risultati scolastici nei bambini stranieri adottati, come è una costante la rilevazione che, nonostante le difficoltà, l'adattamento sociale è soddisfacente.

SCUOLA E RESISTENZA


BUON NATALE!


giovedì 20 dicembre 2012

BAMBINI NEL SUD ITALIA

FONTE: REPUBBLICA
Bambini, nel Sud d'Italia 417mila in povertà assoluta

Tra 2010 e 2011 famiglie povere con minori aumentate del 2%. Dispersione scolastica al 20%. In tutto il paese sono 720.000. E proprio nelle regioni più in difficoltà la spesa sociale è ai minimi livelli

di VALERIA PINI

 

REGIONE MARCHE: EDUCAZIONE FINANZIARIA E CITTADINANZA ECONOMICA

Le scuole e l’educazione alla cittadinanza economica

di Stefania Farsagliricercatore Fondazione Rosselli

Dal 2010 la Fondazione Rosselli conduce, in collaborazione con il Consorzio PattiChiari, un’indagine annuale sul tema dell'educazione alla cittadinanza economica.
L’educazione alla cittadinanza economica, come sappiamo, contribuisce non solo al benessere individuale, ma anche a quello sociale di un paese e consente all’individuo di divenire agente consapevole nell’arco della propria vita economica e sociale.
Fondazione Rosselli e Consorzio PattiChiari, Le esperienze di educazione finanziaria. Indagine sulla realtà italiana nel contesto internazionale, 2010 - Link al rapporto

RECANATI: NATALE IN BIBLIOTECA. rassegna stampa


Le linee guida elaborate dal Miur ed oggi presentate, sottolineano quanto la partecipazione ed il coinvolgimento dei genitori siano un elemento, un indicatore di qualità, fondamentale per il sistema di istruzione.
Ad oggi la partecipazione, però, un po’ come per la Costituzione italiana, è fondamentalmente “auspicata”e spesso, nonostante le migliori intenzioni/azioni del Miur, rimane una petizione di principio. Ancora una volta il legislatore sembra non registrare la realtà, ma prefigurarne una realizzabile in tempi assai futuribili.
Ahimè la democrazia non si esporta: si costruisce con azioni quotidiane e con profonda convinzione.
Anche la necessaria revisione degli Organi Collegiali vede il passare delle legislature come quello degli anni e delle stagioni.
Eppure la “crisi” ed i tagli operati sul versante dell’istruzione hanno in questi ultimi anni reso i genitori azionisti, loro malgrado, della scuola pubblica per il suo migliore funzionamento o solo per garantirne il funzionamento, in attesa di una normativa che ne ratifichi un loro reale e maggiore coinvolgimento.
Non è l’ora di estendere anche alla scuola come alla funzione pubblica il bilancio sociale partecipato?
A quando un cambio di rotta reale? Quando è ipotizzabile un quadro legislativo che porti a sintesi i cambiamenti intercorsi in questi anni?
A quando un investimento sulla formazione dei genitori perché anch’essi siano attori a pieno titolo del sistema scuola?
Perché perdere l’occasione dei TFA che delineeranno l’identikit dell’insegnante del futuro senza prevedere anche una sezione formativa dedicata alla relazione con i genitori’ Perché non ascoltare in tal senso le associazioni, stakeholders per eccellenza?
Dieci anni fa un decreto ha istituito il Fonags: a chi, come me, è stato testimone appassionato di questo decennio, piacerebbe che questo decennio di “passioni” democratiche lasciasse un segno incisivo per i genitori che verranno.

Partecipazione dei genitori e corresponsabilità educativa

 
 
fonte : TECNICA DELLA SCUOLA
di L.L.
20/12/2012
Emanate le Linee di indirizzo per promuovere e riaffermare il ruolo delle famiglie nella formulazione di proposte, nelle scelte di alcune attività formative e dei percorsi educativi
Con la Nota prot.n. 3214 del 11 novembre 2012 il Miur ha trasmesso le LINEE DI INDIRIZZO per la partecipazione dei genitori e corresponsabilità educativa.
Si tratta di un documento redatto sulla base di indicazioni e suggerimenti forniti dal FONAGS (Forum Nazionale delle Associazioni dei Genitori e della Scuola), con l’obiettivo di riconoscere il ruolo svolto dalle famiglie e l’importanza di una partnership educativa tra scuola e genitori fondata sulla condivisione dei valori e su una fattiva collaborazione nel reciproco rispetto delle rispettive competenze.
La sfida da rilanciare consiste, per un verso, nel favorire la partecipazione dei genitori alla vita scolastica attraverso i comitati, le associazioni, le iniziative locali di formazione, il dialogo nel colloquio individuale e nelle assemblee e, dall’altro, nel sostenere la rappresentanza e incrementare l’attività nei FORAGS (Forum Regionali dei Genitori della Scuola) e nel FONAGS (Forum Nazionale dei Genitori della Scuola).
In questa prospettiva culturale, è auspicabile la valorizzazione di tutti gli organi collegiali della scuola rappresentativi delle diverse componenti scolastiche, interne ed esterne, così come delineate all’interno del Decreto Legislativo 297/1994, assicurando il sostegno a forme di rappresentanza facoltative, come il comitato dei genitori, costituito dai rappresentanti di classe e del consiglio di istituto.

domenica 9 dicembre 2012

inclusione scolastica dei disabili

fonte: coord. IC don orione

il manifesto inclusivo del gruppo sostegnonotagli



Il gruppo SostegnoNoTagli, in occasione della Giornata Mondiale delle Persone con Disabilità (3 dicembre 2012), ha pubblicato un Manifesto che invita a riflettere sul valore dell'inclusione scolastica degli alunni con bisogni speciali.
Il documento rappresenta inoltre un valido supporto per tutti gli operatori coinvolti affinché usufruiscano al meglio degli strumenti normativi che la nostra legislazione prevede.

Spesso nelle scuole gli strumenti volti all'inclusione (il GLHI-Gruppo Lavoro Handicap d'Istituto, il GLHO-Gruppo Lavoro Handicap Operativo, il PEI Piano Educativo Individualizzato) vengono poco considerati o addirittura non utilizzati, nonostante siano previsti per legge.

Il Manifesto si prefigge di evidenziare l'importanza di questi strumenti in un'ottica che consenta di uscire dalla burocrazia, di cui sono stati spesso velati, per riportare alla luce i contenuti per i quali sono stati pensati ed il valore di cui dispongono.
SostegnoNOtagli è un gruppo di oltre 190 persone fra genitori, docenti ed educatori nato per mantenere i contatti tra tutti quanti operano nella scuola per l'integrazione degli alunni con bisogni speciali di Milano e Provincia, a seguito della crescente impossibilità di garantire una efficace ed effettiva inclusione scolastica.


- Il testo del Manifesto inclusivo del gruppo SostegnoNoTagli [CLICCA QUI]

- La circolare del Miur “Linee guida sull'integrazione scolastica degli alunni con disabilità” del 4 agosto 2009 [clicca qui]
- Il testo delle linee guida [clicca qui]

S. Ginesio: l'orto giardino dei segreti. omaggio alla pedagogia della lumaca


RECANATI: A NATALE PIOVONO LIBRI (iniziativa della scuola)








venerdì 7 dicembre 2012

i costi pubblici della scuola di tutti e quelli della scuola privata

vi proponiamo un interessante articolo sui costi delle scuole private.
E' interessante, al di la' delle opinioni personale, perche' fornisce dati concreti sui reali costi per lo stato italiano delle scuole paritarie.
in un momento come questo, dove si abbandona nell'emergenza LA SCUOLA PUBBLICA, dovrebbe indurre quantomeno a delle doverose riflessioni di priorità.

fonte: UAAR

I costi pubblici della scuola di tutti e quelli della scuola privata

Sono pas­sa­ti dodici anni dalla legge 62/2000, voluta dal­l’al­lo­ra pre­mier Mas­si­mo D’A­le­ma e dal mi­ni­stro del­l’i­stru­zio­ne Luigi Ber­lin­guer. Con quel prov­ve­di­men­to cle­ri­ca­le, le scuole pri­va­te – a mag­gio­ran­za cat­to­li­che – ot­ten­ne­ro la parità sco­la­sti­ca ed en­tra­ro­no a far parte di un unico si­ste­ma di “scuola pub­bli­ca”. E co­min­cia­ro­no im­me­dia­ta­men­te a spac­ciar­si per “scuola pub­bli­ca”, mi­ni­miz­zan­do il fatto che chi si iscri­ve deve ade­ri­re al loro “pro­get­to edu­ca­ti­vo” (quasi sempre cat­to­li­ci­sta) e oc­cul­tan­do pres­so­ché com­ple­ta­men­te la pro­pria natura pri­va­ta.
Di pub­bli­co, nella loro at­ti­vi­tà, ci sono quasi sol­tan­to i co­spi­cui con­tri­bu­ti che ri­ce­vo­no. Con­tri­bu­ti che gra­va­no su tutta la co­mu­ni­tà, ma che sono de­sti­na­ti a fi­nan­zia­re pro­get­ti di parte. Cio­no­no­stan­te, con sempre mag­gior fre­quen­za i so­ste­ni­to­ri delle scuole pri­va­te si la­men­ta­no che tali fondi non ba­sta­no, e che bi­so­gna au­men­tar­li. L’au­men­to che chie­do­no deve per di più essere con­si­sten­te, perché l’am­mi­ni­stra­zio­ne pub­bli­ca “ha tanto da ri­spar­mia­re, fi­nan­zian­do le scuole cat­to­li­che”. E dif­fon­do­no in­chie­ste che so­ster­reb­be­ro tale tesi.
Ma è tutto oro quello che luc­ci­ca?

Finanziare la scuola privata è un risparmio per l’amministrazione pubblica?

giovedì 29 novembre 2012

fonte:coord. genitori e insegnati scuola don orione
cattolici (spagnoli) a difesa dell'educazione pubblica
 
Riportiamo da un quotidiano nazionale l'intervista a Juan Carlos Sanchez, spagnolo, professore di scienza, coordinatore del collettivo "Professori cristiani per la scuola pubblica", in cui spiega perché ha deciso di battersi per tutelare la scuola statale. Secondo il professore "l'insegnamento ha il suo luogo d'elezione nella scuola pubblica, non in quella privata. La scuola statale ha - cristianamente - la funzione di compensare le disuguaglianze sociali, quella privata le fomenta".

> Che cos'è e cosa vuole la "Marea verde": [wikipedia in spagnolo] [da contropiano.org]
> Segnaliamo dallo stesso quotidiano un articolo sulla crisi della scuola spagnola [leggi]
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«Per molti di noi la docenza è una scelta vocazionale. È l'ambito in cui si realizza il nostro ideale di solidarietà cristiana», spiega Juan Carlos Sánchez, coordinatore del collettivo Profesores cristianos por la escuela pública. «Per questo ci sta a cuore la scuola di tutti: non per fare proselitismo, ma per onorare l'impegno che, come professori cattolici, abbiamo preso con la società e con la nostra fede». 44 anni, professore di scienza, Juan Carlos insegna in una scuola superiore di Vicálvaro, distretto popolare della periferia di Madrid. Un quartiere della classe media: operai e impiegati a cui la crisi ha, in molti casi, condizionato la vita. E i tagli del ministro dell'Istruzione José Ignacio Wert potrebbero condizionarla anche ai loro figli.
Da dove nasce l'idea di fondare un'associazione di professori cattolici all'interno della scuola statale?Dalla necessità di dare una rappresentanza e un'identità collettiva alla componente cattolica all'interno della docenza statale, finora ignorata dalla Chiesa che ha invece sempre tutelato i professori delle sue scuole e quelli di religione.
Vi sentite discriminati?Più che altro delusi. Innanzitutto perché vorremmo che la Chiesa riconoscesse e guidasse la nostra specificità cristiana nell'esercizio della nostra attività di professori. Poi perché le gerarchie ecclesiastiche sembrano non capire che - anche da un punto di vista evangelico - l'insegnamento ha il suo luogo d'elezione nella scuola pubblica, non in quella privata. La scuola statale ha - cristianamente - la funzione di compensare le disuguaglianze sociali; quella privata le fomenta.
Che cosa chiedete alla Chiesa?Prima di tutto vorremmo che si pronunciasse chiaramente contro i tagli all'istruzione pubblica. Quest'incessante sottrazione di fondi all'educazione statale (attuata peraltro da politici che si dichiarano cattolici) sta penalizzando ingiustamente le persone socialmente più deboli, quelle che la Chiesa dovrebbe difendere. Incredibilmente, però, non una parola è uscita dalla bocca dei vescovi per condannare il piano di tagli del governo.

E infatti avete scritto una lettera all'arcivescovo di Madrid Antonio María Rouco Varela, proprio per sollecitare una presa di posizione...In quella lettera chiedevamo non solo una presa di posizione, ma anche una mediazione tra le istanze del nostro collettivo e le istituzioni politiche. Invece ci è arrivata una risposta di circostanza che conferma il disinteresse della Chiesa per la scuola pubblica. L'arcivescovo ci ha fatto intendere di non voler entrare nel merito delle decisioni politiche delle singole amministrazioni. C'era da aspettarselo: un po' perché la Chiesa non ha interesse diretto a sostenere la scuola pubblica, un po' perché tra il Pp e l'istituzione ecclesiastica vige un tacito patto di non belligeranza.
Vi riconoscete nella Marea verde, l'attivissimo movimento di professori laici che si batte in difesa della pubblica istruzione?Ovviamente. Tant'è che quasi tutti i professori del nostro collettivo fanno parte anche della Marea verde. Forse, in alcuni casi, ci distinguono i presupposti ideologici, ma le loro rivendicazioni sono anche le nostre. La scuola pubblica è un bene di tutti.

(intervista di Giuseppe Grosso, il manifesto, 21 novembre 2012)

sul contributo volontario dei genitori

a seguito dell'incalzante richiesta di chiarimenti al comitato in merito alla questione dei CONTRIBUTI VOLONTARI DEI GENITORI, oltre all'ampia raccolta di documentazione già presente nel blog (grazie all'apporto di molte altre associazioni genitori), riportiamo una nuova serie di documentazione:

CIRCOLARE MINISTERO DELL'ISTRUZIONE 3/2012 SUI CONTRIBUTI VOLONTARI

REAZIONE ASSOCIAZIONE GENITORI PAVONE CANAVESE ALLA RICHIESTA DI CONTRIBUTI VOLONTARI

continueremo a segnalare situazioni, documenti, punti di vista e discussioni.....

martedì 27 novembre 2012

serra san quirico: teatro educazione

Teatro Educazione


LA FORMAZIONE A.T.G.

la Casa del Teatro Educazione di Serra San Quirico

Esistono luoghi come persone, luoghi che accolgono le idee di chi ha voglia di pensare, luoghi dove andare a raccogliere le proprie antiche istanze, ci sono luoghi dove incontrarsi dopo una giornata di lavoro e chiacchierare del mondo che c'è là fuori, luoghi dove poter accendere un fuoco al camino e farsi una pasta a mezzanotte mentre le discussioni sui massimi sistemi si alimentano; insomma, luoghi dove rimettersi in gioco ha un buon sapore. Questo luogo, noi, l'abbiamo trovato a Serra.



PERCORSI 2012/2013

IL CLOWN ACROBATICO
7/8/9 dicembre 2012
conduce LUCIANO MENOTTA
percorso formativo "Il jet e il triciclo"


LA MASCHERA NAIF
28/29 marzo 2013
conduce VINCENZO PESANTE
percorso formativo "Week-end teatrali"

Progetto a cura di Rolando Tarquini
Informazioni e iscrizioni www.teatrogiovani.com atg@teatrogiovani.com



per il governo demcoratico della scuola



omofobia

giovedì 22 novembre 2012

don milani: la scuola che vorremmo


perchè ho scelto la scuola pubblica


perché ho scelto la scuola pubblica (a margine della questione imi-faes)

L'opinione di Guido Maffioli “Perché ho scelta la scuola pubblica” pubblicata da Z3XMilano.
La lettera fa seguito alla questione IMI-FAES che ha stimolato alcune riflessioni di carattere generale sulla scelta di scuola pubblica o privata.
rassegna stampa:
- da Z3XMilano del 30 ott 2012 [leggi]
- dal Corriere della Sera dell’11 nov 2012 [leggi]
note:
- le scuole FAES (famiglia e scuola) sono scuole paritarie non statali (non aderiscono alle associazioni di scuole cattoliche) omogenee (solo maschili/femminili) di ispirazione cristiana il cui modello si ispira alle intuizioni educative di Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei
- l'IMI, Istituto Maria Immacolata, è una scuola cattolica paritaria, in via Amadeo, che chiude e cede l'attività alla FAES che ne crea un istituto solo femminile
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Sono papà di tre figli in età scolare, i miei figli frequentano le scuole pubbliche in zona 3 e io penso sia la scelta più valida: quanto successo all'IMI, ed il dibattito che ne è conseguito, me lo conferma ulteriormente. E non perché la scuola pubblica sia tutta rose e fiori, ma è un tipo di scuola in cui mi aspetto di trovare e ho diritto di chiedere tre cose fondamentali, che la scuola privata non potrà mai dare compiutamente ai miei figli e che ritengo irrinunciabili: un ambiente relazionale plurale e inclusivo, una didattica responsabile e dinamica, una gestione indipendente e trasparente.
1) In una classe di Scuola Pubblica non c'è selezione di reddito, culto, sesso, lingua e stato fisico. Significa che i miei figli esercitano la loro capacità di relazione con tutti, femmine e maschi, ricchi e poveri, figli di italiani e figli di migranti, cristiani, agnostici, musulmani, figli di coniugati, separati, figli senza genitori, .... E' una grande risorsa di conoscenza e di apertura di mente e di cuore. E' alla base di un'educazione alla cittadinanza in una realtà urbana complessa come Milano.
Solo la rigidità dei bacini d'utenza (per intenderci, scuole "di centro" / scuola "di periferia") può impoverire questa realtà plurale (e questo andrebbe - a mio avviso - gestito da amministratori e urbanisti, per evitarlo o limitarlo.) La classe è una situazione sociale dove si creano occasioni infinite di vivere in prima persona i principi della solidarietà in tutti gli aspetti, anche nei momenti difficili. Per i miei figli è un insegnamento insostituibile, che trovo valido anche come credente, ben più di molti catechismi.
Richiede adattamento da parte di maestre e professoresse (non me ne vogliano i colleghi maschi ma vista la loro presenza minoritaria uso il femminile anche per loro...per una volta!). Devono adattare il passo della classe a chi è meno dotato sulle intelligenze più tipicamente scolastiche. Ma è uno svantaggio didattico, spesso temporaneo, che è ampiamente superato dall'arricchimento di relazioni e di stimoli vissuto con i propri coetanei. E, nella mia esperienza, almeno nella scuola primaria, realizza un ambiente sereno.

2) I docenti non sono vincolati ad un metodo predeterminato. Questo non significa che lavorino a caso né che non trasmettano i valori etici. Anzi. Significa però che hanno il diritto e il dovere di assumersi la piena responsabilità delle loro scelte didattiche, non sono sotto l'influenza di chi li paga. E possono quindi adattarsi alla realtà dei bambini e dei ragazzi e mettere in campo le loro competenze o correggere le loro carenze. Possono evolvere: se un sistema non è efficace lo possono cambiare, possono usare lo spirito critico e interagire con i colleghi e con le famiglie. E possono valutare l'apprendimento e la crescita degli alunni in modo indipendente, perché le famiglie non sono i "committenti" della loro opera. Bocciature o promozioni non dipendono dalla gestione delle risorse economiche della scuola.
3) La gestione economica della scuola è indipendente da gruppi o poteri. E' povera e impoverita dalle scelte irresponsabili di tagli che da decenni si susseguono. Ma, almeno in linea teorica, è trasparente perché gestita collegialmente in organismi di rappresentanza democratica, e nessuna componente ha ruolo per decidere il destino dei corsi o di intere classi sulla base di scelte unilaterali o su valutazioni di convenienza economica.

Il fatto che, nel caso del passaggio IMI/FAES, la permanenza o meno degli studenti sia oggetto di contrattazione mi suona davvero aberrante.
Questa riflessione mi fa anche essere fortemente contrario all'ingresso di interessi privati nelle scuole pubbliche. La didattica della scuola pubblica deve potersi mantenere indipendente da qualsiasi interesse economico.
Questi tre valori cruciali della Scuola Pubblica, pluralità-responsabilità-indipendenza, forse non interessano ai genitori che hanno scelto IMI o FAES, ma - confido - sarà quello che troveranno i loro figli se dovranno trasferirsi nelle scuole pubbliche di zona.
Guido Maffioli
fonte: il manifesto
MADRID - L'abbandono scolastico è uno degli indicatori più significativi della disparità sociale
APERTURA - Giuseppe Grosso
MADRID
APERTURA - Giuseppe Grosso - MADRID
Si allarga la fascia di giovani «Ni Ni», sono quei ragazzi espulsi dal sistema educativo che inesorabilmente non riescono a trovare un lavoro Il sistema sconta ancora l'eredità del franchismo e finisce per essere classista
Gli aspetti economico-finanziari della crisi spagnola hanno ormai pochi misteri. Ma la fotografia del disastro iberico non può riuscire nitida se non si mette a fuoco anche il suo aspetto sociale, persino più preoccupante di quello economico.
Il paese vive una crisi totale. Anche in senso etimologico: è, cioè, alle prese con una progressiva «separazione» tra le classi sociali che sta facendo soffiare sulla penisola sinistri venti di diseguaglianza e classismo. Lo dice l'indice di distribuzione della ricchezza (il coefficiente Gini), che colloca la Spagna tra i tre paesi Ue con il più alto divario sociale. E lo conferma il rapporto tra le entrate del 20% della popolazione più ricca e quelle del 20% della popolazione più povera che fa registrare un valore pari al 7,5 a fronte di una media continentale che si arresta al 5,7 (fonte Eurostat). Ma, al di là degli indicatori economici, c'è un dato che rende bene questa crescente disparità sociale: quello relativo all'abbandono scolastico, la faccia nascosta del deterioramento della società spagnola e del problema della disoccupazione.

grottazzolina: diritto al benessere e alla qualità educativa tra scuola e famiglia


lunedì 19 novembre 2012

insegnare filosofia oggi

Vivalascuola. Insegnare Filosofia oggi

Pubblicato da vivalascuola su novembre 19, 2012

Una settimana tranquilla“ di cui riferiamo più avanti nelle notizie della settimana scolastica. Ne approfittiamo per proporre una puntata di vivalascuola più volte rimandata per dare conto della mobilitazione della scuola “non solo contro le 24 ore, ma perché la scuola viva“.
«“Dobbiamo fare la stessa cosa che faceva Protagora: convincere i giovani che studiando la filosofia “si diventa ogni giorno migliori”. Ma oggi, chi ti crede più?… i giovani ateniesi sapevano che Protagora non bluffava e che li avrebbe guidati per davvero verso il successo e il potere. Ma questi, guardali: che possono aspettarsi da noi? Niente… insegnare la filosofia, oggi, significa farsi complici del Grande Inganno…”». Da queste affermazioni di Leone Parasporo in Il professor Beta e la filosofia recensito da Giuseppe Panella ha preso le mosse questa puntata di vivalascuola, che prosegue con domande di Bruno Milone e interventi di Nicola Fanizza, Guido Panseri, Alessandra Paganardi e Katia Tomarchio sull’insegnamento della filosofia oggi. Conclude un testo di Franco Toscani su cosa ha da dire la filosofia oggi “in tempo di privazione“.
Studiando la filosofia “si diventa ogni giorno migliori“?
Su Leone Parasporo, Il professor Beta e la filosofia. Un rendiconto semiserio
di Giuseppe Panella

civitanova: dislessia

QUATTRO CHIACCHIERE SULLA DISLESSIA-Ciclo di incontri formativo/informativi per genitori di minori con Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA)

14.11.2012 18:00
Gli incontri sono aperti anche a tutti gli interessati.
PROGRAMMA
14 Novembre 2012 18.00-20.00
“Mio figlio è dislessico: Cosa fare? Cenni teorici sui disturbi specifici dell’apprendimento”
“Dislessia ed emozioni: conoscere, contenere e comprendere i vissuti emotivi dei figli e i nostri”
21 Novembre 2012 18.00-20.00
“Orientarsi fra norme, servizi e istituzioni: diritti e opportunità per i bambini dislessici”
“Posso parlare con mio figlio della dislessia? Come affrontare l’argomento e cosa dire”
12 Dicembre 2012 18.00-20.00
“Esercizi didattici, giochi educativi, lavoro fonologico e metacognitivo: l’aiuto del pedagogista”
“Disgrafia e rieducazione della scrittura: l’aiuto della grafologa”
19 Dicembre 2012 18.00-20.00
“I bambini e la scuola: come costruire una rete proficua di collaborazione fra genitori e insegnanti; come sostenere i bambini nei compiti”
“Conosciamo gli strumenti compensativi e dispensativi”
In tutti gli incontri si prediligerà il confronto e lo scambio di idee, saranno dei momenti per rispondere alle vostre domande e illustrare metodologie su come affrontare la dislessia a scuola e a casa.
Quota di partecipazione: 35 € per i soci, 55 € per chi non è socio dell’associazione.
La partecipazione alla giornata è a numero chiuso. Per iscriversi richiedere il modulo d’iscrizione alla Segreteria 14.30-19.30 oppure inviando una mail a corsicrescereinsieme@libero.it
Per info cell. 328 9558975 – 345 2797927 www.crescereinsiemecivitanova.it

venerdì 16 novembre 2012

le forze dell'ordine democratico


Il rapporto Ecosistema Scuola 2012 di Lega Ambiente

Ecosistema Scuola 2012 è il rapporto di Lega Ambiente, arrivato alla XIII edizione, sulla qualità delle strutture e dei servizi della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, di 96 capoluoghi di provincia per un totale di 7.139 edifici.
Il rapporto non lascia margine di dubbio: le nostre scuole sono insicure e inagibili. Entrando nello specifico, sono stati valutati servizi e strutture delle scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado di 96 capoluoghi di provincia italiani: il 50% delle scuole italiane non ha il certificato di agibilità, né i requisiti minimi per la prevenzione di incendi. L’analisi dell’associazione ambientalista, mette in luce un quadro abbastanza allarmante, mostrando che l’edilizia scolastica nel nostro paese è vecchia e molto poco sicura.
La metà degli istituti manca della certificazione di agibilità, il 65% del certificato di prevenzione incendi, mentre il 36% delle nostre scuole dovrebbe essere manutenuto meglio e necessita di interventi abbastanza urgenti.
Inoltre molte scuole del nostro Paese (34,2%) sono a rischio sismico. Il 60% degli edifici analizzati sono stati costruiti prima del 1974, ossia l’anno in cui la normativa anti-sismica entrò in vigore, e che non sono mai stati messi a norma.
I dati confermano che le nostre scuole versano in condizioni non proprio ottimali e i miglioramenti strutturali, e non solo, procedono a rilento a causa dei moltissimi tagli. Solo la bonifica dall’amianto sta andando avanti in maniera più spedita, mentre tutte le altre necessarie migliorie stanno ad aspettare.
Numeri allarmanti che mettono in luce una situazione molto pericolosa per i ragazzi e gli insegnanti che in queste scuole passano parte della loro giornata.
Nella graduatoria dei comuni capoluogo è Trento al primo posto, Milano al 42°.
Torneremo sul rapporto evidenziando alcuni interessanti aspetti rilevati da Lega Ambiente.
Il rapporto Ecosistema Scuola 2012: [clicca qui].

inviata da lascuoladimafalda [icdo-nogelmini.blogspot.com/]

Lunedi 12 novembre si è svolto a Milano un Seminario sulla scuola primaria e sul tempo pieno, organizzato dalla Cisl-scuola, dalla Flcgil di Milano e dal giornale Scuolaoggi. Scopo dichiarato dell’iniziativa, dopo anni di frammentazione del dibattito attorno alla primaria, era quello di riuscire a fare un primo bilancio, un ticket al tempo pieno. Sullo sfondo le ripetute manomissioni, tentate e attuate sulla scuola primaria, prima dalla Moratti poi dalla Gelmini che nel triennio 2009/12 con la sua riforma epocale ha lasciato sul campo ben 27.111 posti. Un primo dato significativo, colto negli interventi e nel corso del dibattito, è stato quello dell’aumento costante delle classi a tempo pieno nell’ultimo sessennio 07/08 – 12/13, aumento a macchia di leopardo, più al nord che al sud più nelle grandi città metropolitane e meno in periferia. Dal dato nazionale del 24,15% del 2007/08 con 33.224 classi a tp si è passati al 30,06% del 2012/13 con 39.735 classi a tp.

La regione con la percentuale di tp più alta nel 2012/13 è la Basilicata col 47,66% che supera di stretta misura la Lombardia col 47,22% ma che mantiene in cifra assoluta il più alto numero di classi a tp con 9.887. Agli ultimi posti il Molise col 7,25% , la Campania col 7,34% e la Sicilia col 7,76%.

Cifre su cui riflettere: Milano nel decennio 1998-2008 passa da 4.916 classi a tp a 6.980 del 2008/09 , arrivando a 7.034 classi a tp nel 2012/13.

Tanto per dare un’idea, bisogna mettere assieme tutte le classi a tp di quasi mezza Italia, Abbruzzo(340),Basilicata(662),Marche(832),Molise(54),Sicilia(986),Umbria(425) Campania (1125) Liguria (1212),Puglia( 1309) per ottenere un risultato che si avvicina a quello di Milano.

Per restare solo al nord occorre mettere assieme il tp del Piemonte (4228) con quello del Veneto(2711).

Milano rappresenta il 17,70% del totale nazionale a tp ( 39.735 ) e il 71,14% del dato lombardo( 9.887 ) . Il balzo delle classi a tp a livello nazionale è stato dal 24,15% del 2007/08 al 30,06% del 2012/13 .

Salvare il tempo pieno è stata la parola d’ordine del seminario milanese. Il tempo pieno è un contenitore ma quale è il tempo dell’apprendimento? Quale e quanto tempo serve per imparare? Il tempo della scuola primaria è e rimane decisivo nella formazione degli italiani. L’Europa ci chiede di aumentare i laureati e di ridurre fortemente la dispersione scolastica e gli abbandoni ancora molto alti nella secondaria.

Perciò vanno rafforzati i progetti formativi forti che vadano in direzione dell’inclusione e non dell’esclusione, della multiculturalità e per buone pratiche didattiche. La primaria ha bisogno di tempi lunghi e distesi non solo per la sua funzione sociale ma anche e soprattutto per favorire gli apprendimenti degli alunni di tutti i ceti e dei docenti in un processo circolare di apprendimento/insegnamento continuo. Contitolarità, collegialità, corresponsabilità sono gli strumenti che i docenti devono continuare a maneggiare con cura , affiancandoli a una formazione continua non più rinviabile. Quanto all’autonomia didattica e organizzativa (dpr 275) , va incoraggiata di più, risultando l’approccio della primaria ancora timido e scarsamente praticato.

Il tema degli organici, funzionali e di rete, è stato approfondito nei gruppi di lavoro.

Quello che è uscito dal decreto semplificazione è un vorrei ma non posso che non ha convinto nessuno. Senza risorse aggiuntive ( erano stati proposti all’inizio 10mila posti in più) e senza finanziamenti alle scuole, non si ha nessun organico funzionale e nessuna autonomia vera.

Si blocchino i decreti attuativi, rinviando la riforma degli organici funzionali e di rete al futuro governo politico che verrà. Non si può continuare a voler fare le nozze coi fichi secchi,cioè senza risorse e senza investimenti.

L’attuale proposta di organico funzionale , uscita dal Parlamento con l’art.50 della L.35/12

altro non è che la fotocopia dell’esistente, fortemente condizionata dai vincoli sugli organici, ripetutamente richiamati con l’art.64 L.133/08 e l’art.19 L.111/11. Meglio rinviare il tutto.

Nel frattempo la scuola primaria cerchi di salvare il salvabile di quanto resta del tempo pieno.

Come? Provando a rilanciare un progetto innovativo del tempo pieno che contenga il meglio di un’esperienza quarantennale (classi aperte, lavorare in gruppo, flessibilità organizzativa, percorsi didattici individualizzati, di livello, laboratori ecc..,).

Se questo progetto risulterà più forte e condiviso non solo dai docenti ma anche dalle famiglie, bisognerà chiedere all’USR le 44ore per classe garantite e non le 40 o 41 ore come avviene attualmente. Spetterà poi ai singoli collegi , in virtù dell’autonomia didattica-organizzativa riconosciuta dal Dpr 275/99, come utilizzare le risorse interne una volta assegnate,ritagliandosi anche le compresenze che riterrà necessarie. Chi vorrà mantenere un tempo scuola a 40 ore, senza le compresenze, magari col tempo mensa affidato al comune, sarà libero di farlo ma sarà altra cosa rispetto al tempo pieno. E’ giunto il momento di cominciare a separare il colesterolo buono (tempo pieno) da quello meno buono (tempo lungo).

E tutto in attesa di avere organici funzionali veri che possono garantire un’autonomia vera alle istituzioni scolastiche, accendendo cosi un primo fanalino in fondo al tunnel che ridia speranza alle nuove generazioni, alle quali stanno rubando anche il futuro.

(di Pippo Frisone da ScuolaOggi.org del 14 nov 2012)

venerdì 9 novembre 2012

Organico di fatto 2012-2013: il MIUR emana la circolare

Accolte alcune delle richieste avanzate dalla FLC CGIL. Rimane l'emergenza organici a fronte dell'aumento degli alunni e delle richieste delle famiglie.

19/07/2012
 
Il MIUR ha emanato la Circolare Ministeriale n. 61 del 18 luglio 2012 riguardante le indicazioni per la costituzione dell'organico di fatto dei docente e ATA per il prossimo anno scolastico. A seguito dell'incontro avuto la scorsa settimana la FLC CGIL aveva presentato diverse richieste di modifica ed integrazione alla bozza iniziale del MIUR. Alcune di queste sono state positivamente accolte.
Rimane il giudizio negativo sulla circolare perché non dà adeguate risposte per garantire le necessità delle scuole né sul versante del personale docente, né su quello del personale Ata per garantire la funzionalità del servizio.
Tra le richieste significative avanzate dalla FLC CGIL che sono state accolte segnaliamo:
  • l'attivazione delle risorse necessarie per garantire l'insegnamento dell'ora alternativa alla religione cattolica;
  • il rispetto delle norme sulla sicurezza;
  • la necessità che le dotazioni previste per la scuola dell'infanzia non siano utilizzate su altri gradi di scuola anche per far fronte alle continue dismissioni del servizio da parte dei comuni;
  • le risorse necessarie a garantire il mantenimento dell'orario di lezione dell'anno precedente nella scuola primaria (le 30 ore anche nelle classi quarte laddove sono state ridotte nel diritto);
  • prevista la garanzia che nella scelta della seconda lingua straniera nella secondaria di primo grado (ma anche di secondo grado) non debba creare esubero né nella scuola né in ambito provinciale e, questo, “neanche in prospettiva”;
  • l'obbligo a dotarsi dell'ufficio tecnico in tutti gli istituti tecnici e professionali in presenza di esubero nel ruolo degli ITP,
  • per le dotazioni organiche del personale educativo, pesantemente colpito dall'applicazione rigida dei parametro del DPR n. 81/09, la circolare prevede che in fase di adeguamento dell'organico di diritto al fatto si debba garantire la funzionalità del servizio e che, comunque, va garantita la stessa dotazione di fatto dello scorso anno;
  • per i DSGA saranno impartite ulteriori istruzioni alla luce del quadro che emergerà a conclusione delle operazioni di mobilità che saranno pubblicate il giorno 11 agosto prossimo. In ogni caso, laddove il combinato effetto dei tagli dovuti al dimensionamento e quelli derivanti dall'applicazione della legge n. 183/2011 (scuole sottodimensionate che non potranno più avere il DSGA titolare) determinerà esubero, i soprannumerari rimarranno in servizio nelle scuole dove hanno prestato servizio nel 2011-2012 (cosi come previsto nell'ipotesi di Ccni sulle utilizzazioni);
  • nell'adeguamento dell'organico di diritto al fatto dovrà essere garantito l'organico dei collaboratori scolastici necessario a coprire in tutte le sedi e plessi l'orario di funzionamento della scuola nel rispetto degli obblighi contrattuali, cosi come per il personale amministrativo nelle scuole particolarmente complesse, cosi come per il personale tecnico ai fini della sicurezza nell'utilizzo dei laboratori;
  • analogamente si dovrà tenere conto della presenza di personale inidoneo (sia collaboratore, che amm.vo, che tecnico) nelle scuole dove, questo personale, sia presente dalle due/tre unità in su;
  • infine, per il personale assistente tecnico, va garantito il rispetto di quanto prevede il Ccnl, con particolare riguardo alla manutenzione delle apparecchiature nei laboratori

riflessioni sulle nuove tecnologie nella scuola

Vivalascuola. Didattica e nuove tecnologie

Pubblicato da vivalascuola su novembre 5, 2012

Ha preso il via una rivoluzione epocale nell’ambito della scuola ma, al di fuori degli istituti, quasi nessuno se ne è accorto. Anche se si tratta di una realizzazione degna di essere tramandata alla storia. Una svolta segnata dal passaggio dei due terzi dei libri di testo, dal cartaceo al digitale. Una rivoluzione paragonabile a quella che venne compiuta nel 1455 da Gutenberg, quando stampò il primo libro scritto, la Bibbia… sia lode ai suoi autori (Mario Pirani).
Ad ogni annuncio “tecnologico” ha puntualmente corrisposto una realizzazione, quella sì, concreta, di un taglio o di una imposizione che la scuola non avrebbe – già sulla carta – digerito con facilità; e così il mancato rinnovo del contratto, i tagli della spending review, il tanto discusso concorso, e – infine – l’ultima proposta indecente delle 24 ore di insegnamento sono stati sempre accompagnati dai clamori demagogici e per il momento non concretizzati di una innovazione promessa, cui affidare un miglioramento della scuola di cui si stenta non solo a vedere il risultato, ma anche la prospettiva strategica (Marco Guastavigna).
Le nuove tecnologie possono essere lo strumento di cui la scuola italiana oggi ha bisogno per il rinnovamento della didattica e il contrasto della dispersione? Quali sono i risultati concreti ottenuti in termini di motivazione e apprendimento nelle realtà scolastiche in cui esse sono state sperimentate? La scuola italiana è pronta oggi al passaggio generalizzato a una didattica basata sulle nuove tecnologie o si rendono necessari interventi per crearne i prerequisiti essenziali? Considerando le condizioni generali della scuola italiana, questa si può considerare una priorità? Abbiamo rivolto queste domande a Pier Cesare Rivoltella, Roberto Didoni, Paola Limone, Roberta Rosa, Patrizia Vayola. Segue una breve ricognizione storica di Marco Guastavigna del rapporto tra didattica e nuove tecnologie.
Le nuove tecnologie possono essere lo strumento di cui la scuola italiana oggi ha bisogno per il rinnovamento della didattica e il contrasto della dispersione?