fonte: la tecnica della scuola
L’insegnamento della religione non
è titolo valutabile per l’abilitazione ad altri insegnamenti
da La Tecnica della Scuola
L’insegnamento della religione
non è titolo valutabile per l’abilitazione ad altri
insegnamenti
L.L.
Per il Tar di Catania il servizio degli
insegnanti di religione
è prestato sulla base di specifici profili di
qualificazione professionale che, di per sé, non costituiscono titolo di accesso
ad altri insegnamenti
La recente sentenza del Tar Sicilia – sezione
staccata di Catania (Sezione Seconda), n. 2772/2014, ha deciso nel merito del
ricorso tra un’insegnante di religione
e il Miur, per l’annullamento di un provvedimento con
cui il Provveditore agli Studi di Catania aveva disposto la esclusione della
ricorrente dalla sessione riservata di esami finalizzata al conseguimento
dell’abilitazione nella scuola secondaria, avendo la stessa prestato servizio
nell’insegnamento della religione cattolica.
Tale sessione riservata di esami per
l’abilitazione all’insegnamento prevedeva l’esclusione della validità dei
servizi prestati nell’insegnamento della religione cattolica, in quanto non
prestati su posti di ruolo, né relativi a classi di concorso, esclusione che
secondo la ricorrente era da considerare illegittima.
Il Tar ritiene infornato il ricorso.
Infatti, la giurisprudenza ha ripetutamente
affermato che “il requisito cui fa riferimento l’art
. 2, comma 4, della legge n. 124/1999 per l’accesso alla
sessione riservata di abilitazione, ed integrante lo svolgimento di pregressa
attività didattica, giustifica modalità agevolative di accesso nei ruoli docenti
solo ove tale attività sia stata svolta secondo regole dettate dallo Stato,
nonché in corrispondenza di materie individuate dallo stesso come parte del
processo formativo della pubblica istruzione. Poiché l’insegnamento della
religione nelle scuole pubbliche non corrisponde a scelte squisitamente
didattiche, ma ad un impegno assunto dallo Stato rispetto ad altro Ente sovrano,
al cui magistero resta direttamente connessa una dottrina, con modalità di
selezione del tutto peculiari, lo svolgimento di detta attività non può
integrare gli estremi del requisito richiesto dal detto art. 2”.
Come già ritenuto dalla
Corte Costituzionale con sentenza n. 343/1999, le
particolari modalità di reclutamento dei docenti di religione
da parte dell’ordinamento ecclesiale senza ingerenze da
parte dell’Amministrazione scolastica, l’inesistenza di un ruolo che li
ricomprenda e la circostanza che i contenuti del loro insegnamento non siano
curriculari e i relativi programmi non siano soggetti ad approvazione da parte
dello Stato, secondo il Tar inducono ad escludere i dubbi di costituzionalità
sollevati dal ricorrente.
Le norme in materia di reclutamento del
personale della prevedono, infatti, modalità semplificate di accesso ai ruoli
del personale docente, mediante concorsi per soli titoli, riservati a chi sia in
possesso di un duplice requisito: abbia in precedenza superato prove di concorso
o di esame, anche ai soli fini abilitativi, ed abbia maturato una consistente
esperienza didattica, acquisita con l’insegnamento, svolto sulla base del titolo
di studio richiesto per l’accesso ai ruoli, corrispondente a posti di ruolo o
relativo a classi di concorso. La sessione per il conseguimento
dell’abilitazione all’insegnamento, riservata ai docenti che abbiano prestato
tale servizio, è considerata utile anche per acquisire uno dei requisiti
necessari
per l’ammissione al concorso per soli titoli di accesso
ai ruoli. Tale meccanismo si basa dunque sullo stretto collegamento tra titolo
di studio posseduto, servizio di insegnamento prestato e superamento di prove di
esame, sempre nel contesto del medesimo ambito disciplinare.
Inoltre, “l’insegnamento non costituisce una
generica e comune esperienza didattica da far valere in ogni settore
disciplinare, ma uno specifico elemento di qualificazione professionale per
impartire l’insegnamento corrispondente al posto di ruolo cui si intende
accedere
. Difatti, nello stesso contesto normativo, il
legislatore ha disposto che il servizio riferito ad un insegnamento diverso da
quello inerente al concorso non sia valutato quale titolo”.
Non è da ritenersi una via d’uscita l’apertura
interpretativa, effettuata da altra parte della giurisprudenza amministrativa
orientata a non precludere l’ammissione alla sessione riservata degli esami di
abilitazione anche se l’insegnamento sia stato prestato per una classe di
concorso diversa da quella per la quale si sia chiesto di partecipare, perché
tale discorso vale per classi di concorso affini, per le quali lo stesso titolo
di studio, in base al quale si è prestato il servizio, dà accesso ad entrambe le
classi considerate. Non è invece assimilabile a questa situazione quella degli
insegnanti di religione
, il cui servizio è prestato sulla base di specifici
profili di qualificazione professionale (determinati con l’intesa tra autorità
scolastica e Conferenza episcopale italiana), i quali, di per sé, non
costituiscono titolo di accesso ad altri insegnamenti.
Quindi, è legittima la mancata valutazione
dell’insegnamento di religione
quale titolo di servizio valutabile ai fini
dell’ammissione alla sessione riservata di abilitazione all’insegnamento e
l’esclusione della docente di religione, in quanto non era in possesso dei
titoli di servizio pregresso espressamente richiesti.
Nessun commento:
Posta un commento