FONTE: IL FATTO QUOTIDIANO
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/01/con-la-scuola-pubblica-sempre/94589/
Con la scuola pubblica, sempre
di Sonia Alfano
Chi di voi, come me, ha dei figli piccoli o adolescenti, conosce molto bene la scuola
pubblica e i suoi insegnanti. Sa quanta dedizione e passione servano per alzarsi ogni mattina con
l’obiettivo di mettere in comune e regalare una parte della propria conoscenza per arricchire
ogni singolo studente. Quegli insegnati, con quel gesto, fanno qualcosa di grande non solo per
quella classe ma per l’Italia tutta. Chi conosce il mondo della scuola pubblica sa bene quanto lo
stipendio, per gli insegnanti, sia assolutamente inadeguato a fronte di quello che queste persone
fanno per tutti gli studenti, per quelli svegli, per quelli vivaci, per quelli più difficili, per
i disabili e anche, e forse soprattutto, per quelli che di scuola, apparentemente, non ne
vogliono sentir parlare. Pochi sono quegli insegnanti che fanno questo mestiere per lo
stipendio; in quel caso farebbero altro. Molti sono quelli che lo fanno nonostante un posto
fisso non ce l’abbiano e forse non ce l’avranno mai: sono “i precari della scuola”, gli “ultimi
della classe” li chiamano. Mio padre stesso, che giornalista lo era per hobby, per missione di
vita direbbe oggi qualcuno, era un insegnante di educazione tecnica. E nei suoi occhi vedevo la
passione senza la quale questo lavoro diventa addirittura dannoso per gli studenti. ( ......)
A me oggi mancano altri discorsi e altre parole sulla scuola pubblica. Manca un grande padre
della patria, un partigiano, un resistente che 61 anni fa aveva già tristemente presagito quel che
sarebbe potuto accadere e che oggi ha ampiamente visto luce. Quell’uomo era Piero Calamandrei, ed
era l’11 febbraio 1950, durante il terzo congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma.
Voglio riportare solo alcuni passi per “rinfrescare” queste parole che dovrebbero essere
scolpite dinnanzi ad ogni scuola, ad ogni istituto d’istruzione, affinchè non si dimentichi
mai che già i padri costituenti temevano per la salute e per la libertà della nostra scuola e che
hanno lasciato a noi il compito di difenderla e vigilare su di essa quotidianamente.
“Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve
regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di
Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine
della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito”.
“ [...] Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica,
intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia
che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole
del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole
private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad
andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato”.
“ […] Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in
scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole
private. […] L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato.
Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la
sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi
insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami
siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico”.
E’ per queste parole, per questi concetti che io voglio difendere la mia scuola pubblica, la
nostra scuola, dalle mire eversive di un uomo non folle ma lucidissimo che ha compreso che, dopo
aver assoggettato i media, l’ultimo baluardo all’uniformazione dei cervelli è la scuola
pubblica. Vorrebbe solo scuole private che rispondessero non all’etica degli insegnanti ma agli sponsor e ai finanziatori.
E’ per queste parole che io non posso che stare con orgoglio dalla parte dei docenti delle scuole
pubbliche e non lascerò che questo degno erede del Ventennio porti a compimento il suo progetto
di distruzione di massa delle menti dei nostri giovani.
Nessun commento:
Posta un commento