fonte: vivalascuola
stato dell'arte delle riforme/taglio e riforme/esercizio potere
Proverò quindi a richiamare qui schematicamente le “riforme” della scuola a partire dal 2008, per comprendere in che misura questo anno scolastico che si conclude si ponga in continuità con i precedenti e ci dia elementi utili a tenere alta la guardia per il futuro. Divido, per comodità e non senza una qualche forzatura, dette “riforme” in due grandi categorie: quella delle riforma/taglio e quella delle riforme/esercizio di potere. Due grossi capitoli che, a mio modesto parere, includono tutte le novità legislative in tema di scuola degli ultimi anni. In altri termini: non c’è una sola proposta del MIUR, da diversi anni a questa parte, che non vada in direzione di una di queste due categorie. Questo equivale a dire, è evidente, che manca il capitolo 3, quello più importante, perché dovrebbe riguardare le riforme pensate per migliorarla, la scuola, per far sì che quei milioni di alunne e alunni che la frequentano ogni giorno, la possano vivere con serenità, con migliore profitto, imparando il valore dell’inclusione e della collaborazione, che possano entrare sempre in aule sicure emagari un po’ meno tristi.
Capitolo 1. Le riforme-risparmio
Racchiudo con questa dicitura le misure che riguardano la riduzione delle risorse per la scuola pubblica. Come è facile immaginare si tratta del capitolo più corposo, talmente vasto e articolato che sono certo sin d’ora che dimenticherò molti passaggi, magari anche importanti, e di tanto mi scuso in premessa.
Fermo restando che tanto con il ministro Gelmini quanto con Profumo si è assistito ad un sostanziale azzeramento dei fondi per l’edilizia scolastica, i restanti tagli sono stati perseguiti agendo lungo due direttrici: la prima delle quali è data dalla riduzione del personale impiegato nel settore istruzione, la seconda dalla riduzione del salario reale per ogni singolo lavoratore. Ognuna di queste due direttrici, a sua volta, porta a misure diverse. La riduzione del personale, ad esempio, può essere ottenuta sia da una diminuzione del numero di classi (che a sua volta può darsi mediante un aumento degli alunni per classe), che da una diminuzione delle ore di lezione, o, ancora, grazie ad un accorpamento dei plessi scolastici. La riduzione del salario, invece, si può ottenere, ad esempio, mediante un blocco degli scatti, o negando il pagamento delle ferie, o riducendo il salario accessorio.
Tutte queste strade sono state già battute o si stanno battendo in questo momento, in alcuni casi con così tanta insistenza che diviene quasi impossibile “spremere” più di tanto. Alle nostre vecchie scuole e nelle nostre piccole aule, ad esempio, non si può chiedere di infilare ancora più alunni, tanto più che già le norme previste dalla Gelmini hanno finto di ignorare le leggi vigenti in materia di sicurezza. Alcune misure sono quindi “sature” e dovranno inventarsi altre strade, come pure è richiesto dal documento di programmazione economica, per tagliare ancora sulla spesa per l’istruzione, scendendo finalmente il solo gradino che manca e raggiungendo l’ultimo posto tra i paesi occidentali in questa speciale classifica.
Data la complessità delle misure riguardanti questa categoria di “riforme”, provo a costruire uno schema che renda di più facile e immediata lettura la filosofia di fondo che unisce le norme di questi anni e provi a dare un senso al caotico affastellarsi di misure sulla scuola.
Categoria 1.a: RIDUZIONE DELLO STIPENDIO REALE DEI DIPENDENTI DEL MIUR (anche con riferimento all’intera esistenza del lavoratore)
La misura e gli strumenti a suo sostegno
Blocco dei contratti. Una misura, si dice, legata alla crisi e/o alla necessità di legare i futuri aumenti salariali non più all’anzianità ma a una fantomatica produttività. Sia come sia, gli stipendi dei lavoratori della scuola si fanno da diversi anni ogni giorno più magri.
Stato di avanzamento
2012/2013: in progress. Carrozza lo eredita da Profumo che a sua volta lo ha ereditato dalla Gelmini. Probabilmente il Governo nei prossimi giorni ne approverà definitivamente la proroga contenuta nello schema di regolamento approvato dal Governo Monti il 21/3/2013.
La misura e gli strumenti a suo sostegno
Riduzione del salario accessorio (Taglio del Fondo per le Istituzioni Scolastiche – FIS). Essendo inclusa nella cosiddetta Spending review, si deduce che per il MIUR le attività pagate con il FIS fossero superflue. Peccato che con quei fondi si organizzino spesso attività preziose per alunni/e.
Stato di avanzamento
2012/2013: Fatto! Deliberato in questo anno scolastico. Era Profumo (Legge di stabilità 2013 – Art. 1, comma 51, legge n. 228/2012)
La misura e gli strumenti a suo sostegno
Ulteriore riduzione del salario accessorio (Taglio del fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa – MOF). Per recuperare l’utilità 2011 ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali il MOF sarà ridotto a regime del 25%
Stato di avanzamento
2012/2013: Fatto! CCNL 13 marzo 2013 sottoscritto da CISL, UIL, SNALS e GILDA. Per compensare il taglio nel prossimo contratto una serie di attività oggi straordinarie diventeranno obbligatorie.
La misura e gli strumenti a suo sostegno
Blocco degli scatti. Ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali l’utilità 2012 non è stata recuperata. Probabilmente anche il 2013 non sarà utile agli stessi fini. Il tutto va di pari passo con il blocco dei contratti.
Stato di avanzamento
2012/2013: in progress. Il CCNL 13 marzo 2013 ha recuperato solo l’utilità 2011 e non l’utilità 2012. Lo schema di regolamento approvato dal Governo Monti il 21 marzo 2013 prevede che il 2013 non sia utile ai fini delle progressioni stipendiali. Probabilmente il Governo Letta approverà definitivamente tale regolamento.
La misura e gli strumenti a suo sostegno
Ai precari non si pagano le ferie non fruite. Ai lavoratori con contratto per supplenza breve o con scadenza al 30/6, saranno liquidati un numero di giorni di ferie pari alla differenza tra il numero di giorni di ferie maturati e il numero di giorni in cui avrebbero potuto fruire delle ferie. Il Ministero non ha nemmeno sentito l’esigenza di inventare una scusa qualunque.
Stato di avanzamento
2012/2013: Fatto! Era Profumo (Legge di stabilità 2013 – Art. 1, comma 55, legge n. 228/2012). Attualmente il Ministero si è impegnato a verificare se la norma sia in violazione con il contratto nazionale, consultando il proprio ufficio legale, che non ha fretta di pronunciarsi.
La misura e gli strumenti a suo sostegno
Riduzione indennità di direzione per gli assistenti amministrativi che sostituiscono i DSGA. La misura, che pure costituisce una chiara violazione del contratto nazionale, è giustificata semplicemente dalla necessità di contribuire al pareggio di bilancio
Stato di avanzamento
2012/2013: Fatto! Era Profumo (Legge di stabilità 2013 – Art. 1, comma 45, legge n. 228/2012)
La misura e gli strumenti a suo sostegno
Riduzione del compenso per i docenti esaminatori del concorso a cattedra. Sempre in nome del pareggio di bilancio si viola quanto concordato all’atto del reclutamento dei commissari
Stato di avanzamento
2012/2013: Fatto! Era Profumo (Legge di stabilità 2013 – Art. 1, comma 47, legge n. 228/2012)
La misura e gli strumenti a suo sostegno
Trattenute per malattia pari a 1/30 per ogni singolo giorno di malattia, fino a un massimo di 10 per ogni periodo, della RPD (retribuzione professionale docente) per il personale docente o del CIA (compenso individuale accessorio) per il personale ATA
Stato di avanzamento
2008/2009: Fatto! Era Gelmini (Art. 71, comma 1 della legge n. 133/2008). Con il pretesto di limitare l’assenteismo si punisce chi ha la colpa di ammalarsi.
La misura e gli strumenti a suo sostegno
Aumento dell’età lavorativa e Calcolo della pensione con sistema contributivo e non retributivo, che determinerà un significativo alleggerimento delle pensioni e la tendenza a smettere di lavorare il più tardi possibile, anche ben oltre i 66 anni. La norma è stata giustificata, oltre che dall’immancabile riferimento alla crisi, da una campagna strisciante contro i vecchietti parassiti che, non decidendosi a morire, sono colpevoli delle miserie dei giovani.
Stato di avanzamento
2011/2012: Fatto! Era Profumo. “Riforma Fornero” (Legge n. 214/2011)
Categoria 1.b: RIDUZIONE DEL PERSONALE IMPIEGATO NEL SETTORE ISTRUZIONE
La misura e gli strumenti a suo sostegno
Transito forzoso nei ruoli ATA dei docenti fuori ruolo cosiddetti “inidonei”. Il MIUR e il MEF ormai da anni si stanno accanendo contro 3 – 4 migliaia di docenti fuori ruolo, pensando che le sorti del bilancio dello Stato dipendano esclusivamente dalle loro retribuzioni.
Stato di avanzamento
2012/2013: in progress. Profumo il 21 marzo 2013 ha firmato il decreto interministeriale previsto dall’art. 14, comma 15 della legge n. 135/2012 (Spending review). Gli altri ministeri coinvolti non hanno ancora firmato il decreto.
La misura e gli strumenti a suo sostegno
Mancata assunzione del personale ATA per l’a.s. 2012/2013. Contrariamente a quanto accaduto per il personale docente, per il personale ATA l’amministrazione non ha predisposto assunzioni in ruolo in attesa del passaggio forzoso nei ruoli ATA del personale docente fuori ruolo.
Stato di avanzamento
2012/2013: in progress. Il MIUR e il MEF non intendono sbloccare le assunzioni fino a quando non si risolverà la questione del passaggio forzoso nei ruoli ATA del personale docente fuori ruolo.
La misura e gli strumenti a suo sostegno
Contratti fino all’avente diritto per assistenti amministrativi e tecnici. Sempre in attesa del passaggio forzoso nei ruoli ATA del personale docente fuori ruolo, gli assistenti amministrativi e tecnici precari sono stati assunti con contratti fino all’avente diritto. Per quasi tutto l’a.s. hanno lavorato senza tutele adeguate con una forma di contratto, introdotta per legge, che dovrebbe essere utilizzata per un tempo brevissimo e non per mesi.
Stato di avanzamento
2012/2013: in progress. Il MIUR ha disposto alla fine di maggio la “chiusura” dei contratti fino all’avente diritto confermando il personale in servizio, senza individuare effettivamente l’avente diritto. Nel mese di giugno i dirigenti scolastici saranno impegnati in questa operazione. Molti lavoratori firmeranno un contratto a pochi giorni dalla sua scadenza.
La misura e gli strumenti a suo sostegno
Riduzione del personale ATA. Una misura accompagnata da una campagna ignobile contro la categoria dei bidelli, additati in toto come degli inguaribili fannulloni.
Stato di avanzamento
2008-2009 e triennio seguente: Già fatto! Era Gelmini (art.64, legge 133/2008)
La misura e gli strumenti a suo sostegno
Dimensionamento scolastico con conseguente riduzione del numero di DS e di DSGA. Nell’a.s. 2011/2012 le istituzioni scolastiche erano circa 10.000, nell’a.s. 2013/2014 saranno circa 8.500.
Stato di avanzamento
In progress. Cominciato già in era Gelmini, si è andati avanti sulla stessa strada con Profumo. Le istituzioni scolastiche stanno assumendo dimensioni da centro commerciale.
La misura e gli strumenti a suo sostegno
Aumenta il numero degli alunni, ma non quello delle classi, con conseguente aumento del numero di alunni per classe.
Stato di avanzamento
Dpr 81/2009. 2009-2010: Già fatto in era Gelmini. Propagandato come “Allineamento ai parametri europei“
La misura e gli strumenti a suo sostegno
Riduzione delle ore di lezione. Nelle scuole elementari tramite lo stravolgimento del tempo pieno, nelle scuole medie tramite la cancellazione dei laboratori pomeridiani delle “educazioni”, nelle superiori con una sensibile riduzione dei quadri orari per tutti gli indirizzi con le sole eccezioni dei Licei Scientifici e Classici tradizionali.
Riduzione e/o cancellazione delle attività laboratoriali e conseguente riduzione del personale tecnico-pratico.
Cancellazione delle compresenze in laboratorio
Stato di avanzamento
2009-2010: Già fatto in era Gelmini. Con l’approvazione del cosiddetto “Piano programmatico” allegato all’art. 64 della legge 133 del 2008, si hanno le cosiddette “riforme” della scuola primaria e secondaria di primo grado. Nell’anno seguente si ha l’approvazione degli ordinamenti di Licei, Istituti Tecnici e Professionali.
La misura e gli strumenti a suo sostegno
Cancellazione o drastica riduzione dei docenti di sostegno. Le recenti indicazioni ministeriali in materia di bisogni educativi speciali (BES) ricorda forse troppo da vicino il rapporto sul sostegno a scuola redatto nel giugno del 2011, da fondazione Agnelli, Caritas e associazione Treellle (area Comunione e Liberazione). Anche in quello, infatti, si sottolineava la necessità di creare sportelli territoriali e soprattutto si parlava della necessità che tutti i docenti fossero di sostegno. Un auspicio certo condivisibile, se non fosse che il definire tutti di sostegno era esplicitamente finalizzato, in quel rapporto, all’eliminazione dell’intervento di sostegno specializzato.
Stato di avanzamento
In cantiere. Già in era Fioroni si è provveduto a bloccare il numero totale dei docenti di sostegno nella scuola italiana a poco più di 90000 unità (molte delle quali precarie). Oggi, con la direttiva del MIUR del 27/12/2012 e la conseguente circolare n.8 del 6/3/2013, c’è chi teme, credo a ragione, che le recenti indicazioni (era Profumo) sui BES nascondano la volontà di affidare ai consigli di classe la gestione di ogni tipo di bisogno Speciale, ivi inclusi, in un domani prossimo, i casi di alunni con disabilità, “liberandosi” dei docenti di sostegno.
La misura e gli strumenti a suo sostegno
Aumento del 30% dell’orario di lavoro (a salario bloccato). L’opera di propaganda che ha accompagnato questa proposta ha visto impegnato in prima persona anche il presidente del consiglio Monti, che in un’intervista a Fabio Fazio dichiarò che i docenti si stavano mostrando egoisti, non volendo lavorare “un paio di orette in più” (erano 6 e non 2, ma poco conta) per salvare la nostra gloriosa patria, la casa di tutti noi. Lì e altrove si sottolineava che detti docenti vivono da privilegiati, lavorando (nei rari casi in cui non siano fannulloni) part-time e per pochi mesi all’anno. Lo affermano soloni del calibro di Profumo e Monti, che da professori universitari svolgevano al più 4 ore di insegnamento a settimana.
Stato di avanzamento
In cantiere. La norma per portare a 24 le ore di insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado era scritta a chiare Iettere nella prima stesura della cosiddetta Spending review. È stata stralciata a causa delle proteste del mondo della scuola e dell’avvicinarsi della data delle elezioni politiche, ma è probabile che venga ripresa in futuro, magari puntando a un risultato provvisoriamente più modesto, di 20 o 22 ore di insegnamento settimanale.
La misura e gli strumenti a suo sostegno
Riduzione di un anno del percorso di studi degli alunni italiani. La scusa è che dobbiamo allinearci ai percorsi di studio europei (che spesso prevedono il diploma a 19 anni, proprio come il nostro). È evidente invece che il ministro punta a rendere “non più necessari”, su per giù, altri 50.000 docenti.
Stato di avanzamento
L’annuncio dell’avvio della sperimentazione viene dallo stesso ministro Profumo nella seconda metà di marzo 2013. Si sperimenta contemporaneamente: l’avvio anticipato della primaria a 5 anni, la cancellazione della IV o V primaria, cancellazione della I o II media.
Per il prossimo futuro? Per cominciare:
• Permane la “clausola di salvaguardia” prevista dalla legge di stabilità del 2013, che prevede nuovi tagli se gli obiettivi di risparmio previsti per il settore scuola non dovessero essere raggiunti.
• Ancor più minaccioso si presenta il Documento di economia e finanza (DEF) 2013, che prevede che la spesa italiana per l’istruzione, che nel 2010 era pari al 4% del PIL (tra le percentuali più basse d’Europa) debba ulteriormente ridursi, per raggiungere il 3,6% nel 2015, e il 3,4% nel 2020.
Capitolo 2. Le riforme-esercizio di potere
Sono tutte quelle recenti riforme non immediatamente riconducibili a ragioni economiche, cioè ad una volontà di riduzione di investimenti per la scuola pubblica. Si tratta quindi del capitolo relativo al controllo sempre più verticistico del popolo della scuola e alle limitazioni dei margini di libero pensiero. È chiaro che questo tipo di “riforme” è sempre strettamente collegato al precedente, tanto che esistono misure legislative che potrebbero a ben diritto rientrare in ognuno dei due capitoli.
• Si tratta anche di quelle leggi, che, come il cosiddetto decreto Brunetta sulle sanzioni disciplinari (D.L. 150/2009), rendono i dipendenti più ricattabili, limitando nei fatti le possibilità di far valere i propri diritti nei confronti dei propri superiori.
• Sono norme sul modello della “legge Aprea”, il cui cammino quest’anno si è interrotto, concepita per accrescere le distanze tra studenti e docenti, cancellando i pochi spazi dibattito e iniziativa, tanto per i primi che per i secondi; pensata per creare rigide gerarchie tra gli insegnanti (tra quelli di ruolo e quelli precari, tra quelli di ruolo di fascia A e quelli di fascia B e poi C), e ancora tra questi e il dirigente, sempre più accentratore di poteri e sempre più rinchiuso nella sua torre d’avorio. Appare evidente che strutture piramidali rigide e inviolabili servono a creare conflittualità tra i sudditi e a prevenire, per il futuro, episodi di ammutinamento delle truppe come quelli che si sono verificati nel 2008/2009 tra i docenti e tra gli studenti, ossia sono pensate per prevenire espressioni di dissenso.
• Fa parte di questa categoria di “riforme” anche quel complesso di norme che prevedono la valutazione delle scuole, degli insegnanti e di alunni/e, con la novità, a mio parere grande e grave, dell’approvazione l’8/3/2013 del Sistema di valutazione nazionale da parte di un governo già morto e che avrebbe dovuto regolare solo l’ordinaria amministrazione:
• con il ruolo che ricopre l’Invalsi nelle nostre scuole, ogni giorno più asfissiante, perché comincia a modificare la natura stessa dell’insegnamento. Ciò che conta, infatti, nella scuola dei test, non è più fornire strumenti di interpretazione della realtà che viviamo, ma saper “crocettare” la casella che dei grigi funzionari ritengono giusta, e non è la stessa cosa. Non è un caso, infatti, che proprio mentre in Italia la propaganda ci racconta che è l’Europa a imporre la cultura a crocette, nel resto del continente la pratica dei test è sottoposta a significative critiche. Malgrado ciò, qui da noi si accelera decisamente in questa direzione e presto l’Invalsi rischia di imporsi anche nei cosiddetti esami di maturità e di divenire strumento di selezione per l’accesso all’università. Può così succedere che gli stessi docenti, oltre che le alunne, gli alunni e i loro genitori, vengano colti da ansie da prestazione e suggeriscano per le vacanze, anche alle elementari, non già la lettura di un buon libro, ma l’acquisto di manualetti di test Invalsi sui quali esercitarsi.
Sta realmente succedendo e secondo me è grave. I ragazzi vengono privati del piacere, puro perché fine a se stesso, della lettura, o della “scoperta” non immediatamente spendibile, dell’interpretazione di un brano come ci pare e piace, non come potrebbe piacere ad un anonimo signor Invalsi. Si inducono i docenti a modificare forzatamente il proprio modo di insegnare, per non essere additati come ultimi in classifica (a proposito di “classifiche” suggerirei la lettura di un intervento di Mario Piemontese e un articolo di Marina Boscaino). L’Invalsi viene infatti presentato già oggi come uno strumento infallibile di suddivisione in scuole buone e scuole cattive, di buoni e cattivi insegnanti. Come afferma Roger Abravanel, che da più parti è presentato come un grande esperto di istruzione, “le scuole che hanno i risultati migliori sono scuole migliori”, affermazione che da sola dovrebbe far sorgere il sospetto che il nostro esperto c’entri con l’istruzione come i cavoli a merenda.
• con quel progetto VALeS che, anche se per il momento solo su base volontaria, comincia ad individuare buoni e cattivi tra gli istituti italiani sulla base anche e soprattutto dei risultati ottenuti nei test Invalsi, promettendo gratificazioni in soldoni per le scuole che otterranno i risultati migliori.
• Con l’aberrante meccanismo del cheating che accompagna l’Invalsi. Un meccanismo che pretende di stabilire a priori come dove e quando si copia di più, sulla base di discutibili principi: si copia di più laddove ricorre lo stesso errore o laddove si risponde bene a quella che il signor invalsi ritiene una domanda difficile e male ad una ritenuta facile, si copia di più al sud… e sulla base di questi (pre)giudizi si arrotonda, talvolta sensibilmente, verso il basso il risultato complessivo ottenuto da una classe.
• Con i TFA e con i “Concorsoni”, e con tutti i meccanismi perversi che ogni nuovo ministro si sente in dovere di improvvisare per il reclutamento, o per l’illusione di un futuro reclutamento, del personale docente della scuola.
Non si sa tutt’ora cosa si intende fare delle decine di migliaia di precari che hanno seguito il percorso delle scuole di specializzazione per l’insegnamento e che da anni affollano le graduatorie. Non s’era ancora ben capito cosa s’intende fare dei precari che a proprie spese hanno affrontato il percorso dei Tirocini Formativi Attivi, che il ministro Profumo ha partorito l’idea geniale di un nuovo concorsone, per sfornare qualche altra migliaia di precari, da infilare in un nuovo canale, il terzo, o forse il quarto.
A voler pensar male si direbbe che queste iniziative scomposte servano solo ad aumentare la conflittualità tra poveri cristi. Ma forse, purtroppo, non è solo questo, e il valore aggiunto del Concorsone sta proprio nel fatto che, quando e se arriverà una conclusione, sancirà la promozione di un 11/12.000 nuovi precari a fronte di un numero di “vecchi” 10/15 volte maggiore e a fronte di 300.000 iscritti. Creerà una nuova classifica tra chi ce l’ha fatta e chi, magari pur presente nell’altro canale, è stato bocciato. E i bocciati, è matematica elementare, saranno 290.000 circa. La loro forza contrattuale, anche agli occhi dell’opinione pubblica, sarà minore. Del resto è una selezione e selezionare vuol dire escludere.
Chi sa coglierne il valore è, ancora una volta, il nostro Abravanel, che oltre ad essere esperto è pure assai schietto. Il 9 novembre 2012 scrive un editoriale per il Corriere della Sera nel quale indica la strada affermando: “finalmente 12.000 insegnanti selezionati con qualche criterio di merito, resta la totale assenza di meritocrazia per gli altri 700.000”. Lo stesso meccanismo, insomma, dovrebbe puntare più in alto, per poter scremare un po’ anche la massa dei docenti di ruolo. E questa è la nuova frontiera.
SULLA DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA:
- VIA PARLAMENTARE
- VIA GIUDIZIALE
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