Plisson racconta con efficacia la dura realtà quotidiana di quattro bambini che hanno il desiderio di imparare
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Giancarlo Zappoli
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Potrebbero essere sufficienti le informazioni di cui sopra per fare emergere l'interesse che un documentario come questo dovrebbe suscitare in chi ha a cuore la crescita dei nostri giovani. Perché non c'è nulla di meglio che vedere le difficoltà che questi bambini e bambine debbono superare per andare a ricevere un'istruzione per far comprendere quanto sia sbagliato l'atteggiamento non tanto di rifiuto nei confronti di questo o quell'elemento della scuola (tutti abbiamo trovato l'insegnante o la materia che non amavamo) quanto piuttosto quello dell'annoiata indifferenza. Uno spettacolo di Dario Fo del 1969 si intitolava "L'operaio conosce 300 parole, il padrone 1000: per questo è lui il padrone". I protagonisti di questo film, girato da Pascal Plisson dopo una lunga permanenza nelle quattro zone, hanno la determinazione giusta, dettata da una povertà che potremmo definire anche con il termine di miseria nella quale però non intendono restare passivamente a pietire. Gli spazi che debbono attraversare possono anche apparire affascinanti a chi vive comodamente e trova che dover andare a scuola senza un mezzo motorizzato sia una inutile fatica.
Plisson marca i percorsi con cifre precise e anche quando si ha l'impressione (che è qualcosa di più di un'impressione) che si siano 'costruite' le inquadrature un po' come si fa in certi documentari naturalistici è bene pensare che proprio la conoscenza approfondita delle vite di questi bambini e bambine ha permesso di riprendere, anche con qualche accorgimento visivo, quella che per loro è e resta una quotidiana, dura realtà. Che ha però davanti a sé una meta da raggiungere per l'immediato presente ma, anche e soprattutto, per il futuro.
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