mercoledì 22 febbraio 2012


Intervento CGD giornata europea dei genitori

La scuola è la mia casa ama ripetere un ex ministro dell’istruzione. Dev’essere casa per i ragazzi , per i docenti, per i genitori: luogo della sicurezza e del ben-essere, luogo di crescita e di condivisione di responsabilità.

Condividiamo empaticamente e non solo quest’affermazione. Ma perché essa non sia uno slogan,  una petizione di principio occorrono alcuni interventi.
Innanzitutto occorre che ci creda il mondo degli operatori- docenti e dirigenti in primis-: Il coinvolgimento della famiglia è un fattore importante se non indispensabile, per migliorare i livelli di formazione dei giovani. Non è più il tempo di distinzioni sofistiche tra istruzione ed educazione. Il tema è oggi quello dell’education.

So che la partecipazione dei genitori a scuola pone non pochi interrogativi:

1.    Quali sono i legittimi diritti e doveri dei genitori in materia di educazione? I genitori sono “naturalmente” ed effettivamente i primi educatori dei figli, ne indirizzano fin dall’infanzia i comportamenti affettivi, relazionali e cognitivi; hanno il diritto\dovere di provvedere al percorso di istruzione. Ma in quale legittima relazione sono con le istituzioni scolastiche? Qual è il loro potere o il loro valore di interferenza rispetto alla professionalità di chi opera nel sistema scolastico?

2.    Il rinnovato interesse per la loro partecipazione che si registra in molti paesi è segnato da un valore di democrazia e di coinvolgimento delle parti sociali nelle istituzioni o è determinato dai problemi che sempre più emergono nelle società contemporanee, dalla fatica di formare i giovani e da una scuola che da sola non riesce più a conseguire i migliori risultati?

3.    La partecipazione dei genitori può essere collettiva (come rappresentanza istituzionale) o individuale (come collaborazione alla vita della scuola, della classe, nonché come risorsa per migliorare i risultati del proprio figlio). Quale la risoluzione più efficace? I due tipi di partecipazione sono necessariamente connessi?

4.    Partecipazione, cooperazione o potere parentale? Qual è la giusta misura di una collaborazione che non ponga in disequilibrio il sistema educativo? Dove sta la legittima frontiera tra i poteri dei genitori e i poteri del legislatore, dei docenti, dei dirigenti?

. Nessuna delle due istituzioni ha la possibilità di conseguire quantità e qualità dei risultati separatamente. Ne deriva una definizione della collaborazione\cooperazione dei genitori nella scuola come “ una relazione di lavoro caratterizzata da comuni obiettivi, rispetto reciproco e volontà di negoziare. Ciò implica la massima circolazione reciproca delle informazioni, delle responsabilità, delle competenze e dei doveri di rendere  conto. La cooperazione richiede innanzitutto che ogni parte riconosca le specifiche attitudini dell’altra”. Né una Carta, quindi, nè, una genitocrazia  perché una liberalizzazione senza regole: può creare la segregazione sociale di intere aree territoriali e di classi sociali .

Diventano perciò fondamentali tre elementi

 1) l’informazione. Essere informati, e consapevoli, è una condizione indispensabile per esercitare davvero qualsiasi diritto di cittadinanza.

E non è inutile rilevare il corrispondente dovere degli insegnanti di informare, e fare capire i contenuti dell’offerta formativa, esplicitandone le priorità educative e argomentandone la scelta. Basta porre mente alla questione della verificabilità degli obiettivi formativi, o della esplicitazione preventiva dei criteri di valutazione degli studenti, per rendersi conto che già la messa in pratica ferma ed effettiva di questa forma di partecipazione costituisce un passo avanti sulla via della democrazia.

1)       La consultazione.  Essere interessati ad un servizio non significa necessariamente essere competenti a progettarlo e realizzarlo. Cionondimeno, si può partecipare avendo la possibilità di esprimere non solo interessi e aspettative, ma anche i dubbi, le perplessità, che si traducano o no in richieste esplicite. Segnali, insomma, importanti da raccogliere doverosamente e anzi da sollecitare, da parte di chi è professionalmente e istituzionalmente competente, per progettare un servizio. Non perché aderisce supinamente alle eventuali richieste, che vanno comunque rielaborate; ma perché tiene conto delle caratteristiche del contesto che quei segnali consentono di rappresentare in modo plausibile.

2)           La codecisione. Elemento fondamentale, se le prime due condizioni sono attive, pur nella consapevolezza di asimmetria professionale e di competenza tra docenti e genitori.

Quanto la cultura della scuola militante è pronta a questo? Quanto è disponibile a sciogliere le sue diffidenze? Quanto a non immaginare che il genitore sia solo portatore di un interesse privatissimo ed individualistico? Le associazioni, il loro percorso sono qui a dimostrare il contrario! Ma quanto del parere dei genitori si è tenuto conto ad esempio nella recente partita del dimensionamento?
Oggi sappiamo che, finalmente si pensa di mandare in pensione i vecchi OOCC. Ma attenzione a non valorizzare, a non normare quei momenti fondamentali nella crescita della comunità scolastica: il consiglio di classe, il comitato dei genitori, delle norme per il governo territoriale.

E’ vero la democrazia non si insegna, ma si pratica: attenzione però a lasciare aperti gli spazi in cui essa può essere praticata!


Coordinamento Genitori Democratici Nazionale ONLUS
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