mercoledì 27 novembre 2013

siamo alla fine della "partecipazione scolastica?

fonte: vivalascuola
Governance scolastica e “nuovi” poteri del dirigente
di Cinzia Olivieri
Organi collegiali: senza poteri
Il ministro Carrozza, nella sua replica del 23 giugno 2013 davanti alle Commissioni riunite (VII) di Camera e Senato sulle linee programmatiche, aveva preannunciato l’inserimento di una norma di delega nell’ambito del disegno di legge sulle semplificazioni per un nuovo testo unico in materia di istruzione, prevedendo “uno specifico criterio” per una riforma degli organi collegiali, dovendosi tener conto del nuovo assetto della “governance” del sistema di istruzione per effetto dell’autonomia e delle modifiche costituzionali del titolo V nonché delle nuove competenze della dirigenza con particolare riguardo alla gestione del personale.
Effetto pausa estiva, avevamo forse poco colto l’importanza dell’annunzio, finché nella riunione del Consiglio dei Ministri dell’8 novembre è stato anticipato appunto l’avvio dell’esame di un disegno di legge per il “per il conferimento al Governo di un’ampia delega al riassetto e alla codificazione delle disposizioni vigenti in materia di istruzione, università e ricerca.
Tra le materie oggetto dei decreti legislativi da adottare entro nove mesi dall’entrata in vigore della legge delega: riforma del reclutamento del personale docente; contabilità delle istituzioni scolastiche; reti di scuole; stato giuridico e trattamento economico del personale della scuola, nonché “organi collegiali della scuola, con mantenimento delle sole funzioni consultive e superamento di quelle in materia di stato giuridico del personale e di quelle rientranti nelle materia di competenza regionale”. Questi i principi e criteri direttivi espressamente desunti dalla Legge 59/97.
Tuttavia, dopo appena qualche giorno, il 18 novembre è stato pubblicato sul sito del MIUR un laconico comunicato stampa con il quale si dichiarava che quel testo del disegno di legge delega era superato… ma superato come? Superato” non significa certo “abbandonato ma solo che dobbiamo aspettarci contenuti diversi, non si sa entro quali limiti.
Per fare chiarezza è stata quindi presentata una interpellanza parlamentare urgente nella quale si evidenziava che il mantenimento delle sole funzioni consultive implica sostanzialmente una rinuncia al “principio democratico della collegialità, introdotto con il Dpr 416/74, e priva di fatto di potere gli organi collegiali con il conseguente trasferimento di ogni capacità decisionale all’esclusiva volontà del dirigente, chiedendosi di precisare il senso di tale superamento in merito al quale si esprimeva seria preoccupazione.
Il 21 novembre ha risposto il sottosegretario Gianluca Galletti, il quale non ha di fatto fornito indicazioni circa i futuri contenuti ma ha assicurato che si procederà con un’ampia consultazione prima di presentare un disegno di legge di riforma.
Quanto sarà ampia questa consultazione e quali soggetti giuridici coinvolgerà?
Siamo all’epilogo della “partecipazione scolastica”
Ma davvero gli Organi Collegiali compromettono i poteri del dirigente o piuttosto il vero problema è che essi non sono mai stati visti come opportunità di condivisione ma quale indebita interferenza?
Non dovrebbe sorprenderci quanto sta accadendo dal momento che il Testo unificato della PDL 953 poi diventato DDL S3542, che sembrava lo scorso anno ormai prossimo all’approvazione (assegnato in commissione in sede legislativa evitando l’iter parlamentare), prevedeva che il consiglio dell’autonomia adottasse il POF, approvasse il programma annuale ed il conto consuntivo, deliberasse il regolamento di istituto e designasse i componenti del nucleo di autovalutazione, il tutto previa necessaria proposta del dirigente, con ciò svuotando di fatto l’autonomia decisionale degli Organi Collegiali.
Se vi aggiungiamo che le procedure di selezione della rappresentanza, sempre secondo questo progetto di legge, dovevano essere rimesse agli statuti di ogni istituzione (che non si sa come elaborati e/o da chi proposti) ed il numero dei consiglieri ridotto sensibilmente (anche sino alla metà di quello attuale), è ben chiara la misura dello svuotamento della rappresentanza.
Siamo dunque all’epilogo della “partecipazione scolastica” avviata con i “Decreti Delegati” (Dpr 416/74)?

Il sistema scolastico integrato pubblico-privato è in contrasto con la Costituzione *

fonte: vivalascuola
Il sistema scolastico integrato pubblico-privato è in contrasto con la Costituzione *
di Corrado Mauceri
1. La legge di parità: una logica conseguenza del processo di aziendalizzazione del sistema scolastico e del cosiddetto processo di “ammodernamento” della Costituzione.
Il referendum di Bologna ha avuto il merito di riaprire, a livello nazionale, una discussione sulla sempre più diffusa politica volta a realizzare, sulla scia della scellerata Legge di parità (L. n. 62 del 2000), un sistema scolastico integrato pubblico-privato.
Il sistema integrato pubblico-privato è in palese contrasto con la Costituzione perché viola anzitutto il diritto di tutti di accedere alla scuola statale e perché la Costituzione afferma in modo chiaro che l’istituzione di scuole private deve essere “senza oneri per lo Stato”. Dobbiamo però domandarci: perché, se la Costituzione lo esclude, un tale modello di sistema scolastico è diffusamente realizzato anche da quelle forze politiche che si dichiarano rispettose della Costituzione (il PD anzitutto) e si considera persino una soluzione di buon senso perché consentirebbe anche un risparmio di risorse pubbliche?
Nello stesso tempo dobbiamo riflettere sull’esito del referendum di Bologna; difatti, se la dirigenza del PD propone, a tutti livelli, il sistema integrato pubblico-privato, l’esito del referendum di Bologna ha dimostrato che la gran parte dell’opinione pubblica è ancora convinta che le scuole private devono essere istituite “senza oneri per lo Stato.
Solitamente la scelta del sistema scolastico integrato è considerata una concessione della sinistra ed in particolare del Ministro Berlinguer al mondo cattolico per assicurarsi il sostegno dell’area cattolica alla riforma berlingueriana dei cicli scolastici.
Certamente è stata anche questo, ma soprattutto è un aspetto di una nuova idea di scuola, che nasce e si sviluppa (ovviamente con tante contraddizioni ed anche resistenze) negli anni 90 nell’ambito di una egemonia culturale neoliberista e soprattutto nella subalternità del gruppo dirigente dell’ex PCI, culturalmente travolto dal crisi del comunismo reale.
Meno Stato, più privato” in quegli anni era diventato la sintesi di un pensiero unico che accomunava gran parte della classe dirigente del Paese. In questa generale ubriacatura neoliberista si sviluppa anche l’ossessione dell’ammodernamento della Costituzione che, in concreto, si traduce nella costante violazione dei principi costituzionali nell’indifferenza più generale.
In questo contesto di subalternità culturale del maggior partito di centro-sinistra (prima PDS, poi DS ed ora PD) al pensiero unico del “primato del privatosi sviluppa un processo di “decostituzionalizzazione” delle nostre istituzioni che ovviamente coinvolge anche il sistema scolastico costituzionale, peraltro mai compiutamente realizzato; si mette quindi in discussione il ruolo istituzionale della scuola statale, concepita come sinonimo di scuola centralista e burocratizzata, e si avvia un processo di aziendalizzazione del sistema scolastico con una progressiva omologazione tra scuola pubblica e scuola privata. Questa cultura subalterna, incapace di immaginare che lo Stato può essere democratico e pluralista (come quello definito nella Costituzione), pensa che lo sviluppo del sistema scolastico si realizza mutuando i modelli aziendalistici e superando la distinzione tra pubblico e privato in un unico sistema integrato.
Nel 1994 fu pubblicato un documento con primo firmatario il futuro Ministro Luigi Berlinguer, intitolato Nuove idee per la scuola, in cui tra l’altro si afferma:
Si deve pensare a un sistema formativo pubblico, nazionale ed unitario, del quale partecipano scuole statali e non statali…”:
è l’atto di nascita del sistema scolastico integrato, cioè un’idea di scuola alternativa alla scuola della Costituzione, che invece distingue tra scuola statale aperta a tutti per la sua funzione istituzionale per la formazione democratica delle nuove generazioni e scuola privata che si istituisce per finalità di parte e non può essere la scuola di tutti e per tutti.
2. Il contesto culturale ed istituzionale in cui si colloca e si sviluppa il sistema scolastico integrato pubblico-privato.
Queste nuove idee per la scuola si collocano in un contesto culturale ed istituzionale che non riguarda soltanto il sistema scolastico, ma investe l’assetto istituzionale nel suo complesso ed in tutte le sue articolazioni. In sintesi (necessariamente schematica) i principali aspetti che coinvolgono il sistema scolastico sono:
2.1 La privatizzazione del rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici con il conseguente processo di aziendalizzazione degli uffici pubblici e quindi anche della scuola statale.
La privatizzazione del rapporto di lavoro dei pubblici dipendenti avviata nel 1993 (Presidente del Consiglio Amato) fu, paradossalmente, fortemente voluta dalla CGIL e soprattutto dalle componenti di sinistra della CGIL (FIOM, giuristi fortemente impegnati nella difesa dei diritti dei lavoratori come D’Antona, Alleva e tanti altri). Solo la CGIL Scuola si oppose (molto timidamente a livello di dirigenza nazionale, con molta più forza a livello di molte strutture di base).
L’idea, per la verità molto semplicistica e demagogica, era quella di realizzare l’unità di tutti i lavoratori; non si consideravano però le diversità strutturali e finalistiche tra l’azienda privata regolata dalla logica del profitto dell’imprenditore e l’ufficio pubblico, che deve perseguire l’interesse generale che non coincide con quello dell’amministratore.
Questo processo meriterebbe un’approfondita riflessione per gli sfasci che ha determinato in generale nella Pubblica Amministrazione e per le grandi contraddizioni che ha prodotto nel sistema scolastico.
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SVEZIA: il colloquio è dei bambini

fonte: comune.info

Il colloquio è dei bambini


Come funzionano i colloqui con i genitori nelle scuole in Svezia? Prima di tutto ci si prepara, ci sono domande sulla percezione della scuola che i bambini discuteranno con i maestri, insieme ai genitori, in un clima di forte incoraggiamento dei bambini. Alla fine si ragiona di obiettivi individuali per i mesi successivi e di come raggiungerli insieme.
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So che state fremendo per sapere qualcosa di più della scuola in Svezia. Ah no, non è vero? Io comunque oggi voglio proprio raccontarvi come funziona il colloquio con i genitori, quello che ogni genitore italiano che io conosca teme come la peste, perché, beh, ecco perché è una di quelle cose che penso valga proprio la pena di raccontarvi, vista la sorpresa alla nostra prima volta.
Prima di tutto per il colloquio ci si prepara. Circa una settimana prima, il Vikingo è tornato a casa con un foglio di domande a cui rispondere in preparazione per il colloquio. Le domande erano di vari gruppi. Alcune riguardavano lui, tipo come si trova a scuola, se gli piace, se si diverte, se trova difficili le materie di studio, se trova difficili i compiti a casa, eccetera. Poi c’erano le domande sull’atmosfera in classe, se c’è confusione, se riesce a concentrarsi, se i suoi compagni di classe lo aiutano, e così via. Poi le domande sulla situazione in giardino durante l’intervallo, se si sente solo, con chi gioca, a cosa gioca, se si trova mai in situazioni difficili, e poi ovviamente anche sulla mensa, sulla qualità del cibo, sulla durata del pasto, sull’atmosfera a mensa. Insomma una panoramica generale sulla sua percezione della vita a scuola, e non solo dello studio. Io e il VIkingo ci siamo messi insieme a leggere le domande e già grazie a questo semplice esercizio ho avuto molte informazioni dirette su come se la vive e come funzionano le cose lì.
7795777-giovane-insegnante-e-gli-studenti-di-scuola-maternaPoi è arrivato il giorno del colloquio. E qui abbiamo scoperto una cosa importante. Il colloquio, della durata di una mezzora circa, che però per noi si è prolungato un po’, non è tra maestre e genitori, è tra la maestra e l’alunno, che essendo minorenne avviene in presenza dei genitori. La maestra ha letto le risposte del Vikingo e ha discusso con lui ogni singolo punto. Ha mostrato interesse in ogni cosa che lui dicesse, soffermandosi maggiormente sui punti critici.
Non c’è mai stato in nessun momento un rimprovero nei suoi confronti, o un invito ad impegnarsi di più. C’è stata molta empatia, e molta voglia di capire le sue difficoltà per porre rimedio. Ma anche moltissimo incoraggiamento per tutto ciò che riesce a fare bene, e tutti i progressi fatti.
La maestra ha mantenuto tutto il tempo il dialogo con lui, e praticamente mai direttamente con noi, se non per chiarire qualche riferimento specifico a una attività di cui noi non eravamo a conoscenza. Sembrava quasi di essere di troppo.
Ovviamente questa è una esperienza con una insegnante, in una scuola specifica, in quel di Stoccolma, e quindi non vorrei generalizzare troppo, anche se ho parlato con altri genitori e sembra che questo sia più o meno per tutti il modo comune di procedere.
Il rapporto è tra l’insegnante e il bambino, e così facendo si dà al bambino stesso la responsabilità del suo andare bene o male a scuola.
Alla fine del colloquio maestra e allievo, discutono gli obiettivi da raggiungere nei prossimi mesi, e la strategia da adottare per raggiungerli.
E qui viene il bello, perché gli obiettivi sono individuali, non di classe.
Se un bambino ha difficoltà nella lettura il suo obiettivo sarà basato su questo, ad esempio dovrà leggere un po’ ogni giorno con lo scopo di arrivare dopo 2 mesi a riuscire a leggere un libricino di 10 pagine.
Se un bambino sa leggere bene ma ha problemi con la matematica, l’obbiettivo verrà fissato di conseguenza.
 Le implicazioni di questo sistema sono incredibili.
- Il bambino non subisce confronti con il resto della classe ma impara a guardare ai suoi progressi personali e ai suoi obiettivi personali.
- Il bambino non si sente meno bravo perché qualcun’altro fa qualcosa meglio di lui, perché impara sin dall’inizio che ognuno è bravo a fare qualcosa di diverso.
- Il genitore non si sente mai accusato di come va il figlio a scuola, o di come si comporta in classe. Quella resta una faccenda tra insegnante e alunno.
- Il bambino viene responsabilizzato rispetto ai suoi studi, ai suoi progressi, e al suo comportamento in classe e con i compagni.
Poi è chiaro che il genitore ha comunque il suo ruolo di controllo e guida, e soprattutto è utile essere presenti al colloquio per portare avanti la collaborazione con la scuola in modo efficiente.
Io finora non ho visto fattori negativi con questo sistema, se non una certa irrequietezza nostra, di genitori, che un po’ per il nostro background culturale, un po’ per l’ansia che ci contraddistingue, ricercheremmo volentieri il confronto con gli altri per avere una misura del livello di preparazione di nostro figlio. Però stiamo imparando a rilassarci, e a goderci questo sistema che ha i suoi vantaggi. E infatti quello che solo qualche mese fa ci impensieriva, si è risolto da solo nel giro di pochissimo tempo, grazie al fatto di rispettare i suoi tempi personali di sviluppo e di apprendimento, incoraggiando semplicemente la sua naturale curiosità. Voi che dite, vi piacerebbe che il colloquio con gli insegnanti si svolgesse in questa maniera?
Scarica il questionario tradotto.

dati del MIUR: alunni con disabilità e sostegno

fonte: disabili.com

DATI STATISTICI DEL MIUR: SONO AUMENTATI GLI ALUNNI CON DISABILITA' MA ANCHE I DOCENTI DI SOSTEGNO

bambino di spalle con zainoIl MIUR ha reso disponibili alcune anticipazioni dei dati statistici sugli alunni con disabilità e sul sostegno relativi all'anno scolastico in corso

I dati statistici forniti dal MIUR alcuni giorni fa hanno rilevato che mentre nell'anno scolastico 2012-2013 il numero di alunni con disabilità era di 202.314, nell'anno scolastico in corso, invece, è di 209.814. Vi è stato perciò un incremento del 3,7%. Al tempo stesso è cresciuto anche il numero dei docenti di sostegno, passando dai 101.301 del 2012/2013 ai 110.216 del 2013/2014 (+8,8%). Il rapporto medio di docenti/alunni continua ad essere quindi quello di 1:2. Il problema che persiste è però quello della precarietà.

I dati statistici anticipati dal MIUR saranno perfezionati a conclusione delle procedure di assunzione in ruolo ma, è stato contestualmente pubblicato anche il Focus L'integrazione scolastica degli alunni con disabilità - dati statistici a.s. 2012/2013, in cui il fenomeno della disabilità è stato descritto con maggior grado di dettaglio.

LE PERCENTUALI NEI DIVERSI TERRITORI - Dall'anno scolastico 2000/2001 gli alunni con disabilità sono aumentati di oltre il 60%. La crescita è stata differente nei diversi territori: +90% nel Nord-Ovest, +76% nel Nord-Est, +82% nel Centro, +34% nel Mezzogiorno. Nella scuola primaria, la percentuale degli alunni con disabilità sul totale degli alunni frequentanti le scuole risulta più elevata nelle regioni dell'Italia centrale e nel Nord-Ovest, in Trentino Alto Adige, Abruzzo e Sicilia. Nella scuola secondaria di I grado, le regioni che presentano mediamente una percentuale più alta di alunni con disabilità rispetto alla media nazionale sono quelle localizzate del Nord-Ovest, il Trentino Alto Adige, il Lazio e l'Abruzzo. Per la scuola secondaria di II grado, invece, le regioni con la percentuale più elevata sono quelle collocate nell'Italia centrale e meridionale.

L'incremento maggiore si registra alle scuole Secondarie Superiori; nello specifico, si riscontra un + 2,2% nella scuola dell'infanzia, +3,4% nella scuola primaria, +2,4% nella scuola secondaria di I grado e +4,3% nella scuola secondaria di II grado.

LE STABILIZZAZIONI NEL SOSTEGNO - Il MIUR specifica che "il personale è sempre più stabile, grazie anche a quanto previsto nel decreto scuola "L'Istruzione riparte", voluto dal ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza, che consente l'immissione in ruolo in tre anni di 26.674 docenti in più rispetto alla dotazione organica del sostegno". Sempre nei giorni scorsi si è giunti infatti alla conversione in legge, n. 128, del "decreto scuola", che prevede la stabilizzazione di quasi 27 mila insegnanti di sostegno nei prossimi tre anni. Si prevede che 4.447 vengano assunti già nell'attuale anno scolastico, 13.342 nel prossimo e 8.895 nel 2015/2016. Una risposta concreta per circa 52.000 alunni che oggi non hanno la garanzia di mantenere lo stesso docente da un anno all'altro.

Al momento, però, tutto ciò non è stato ancora avviato e si attendono i primi decreti attuativi che consentano le immissioni in ruolo   previste per quest'anno. Ci si augura si possa procedere in tempi brevi.


APPROFONDIMENTI

I dati ufficiali del MIUR

La conversione in legge del decreto scuola


IN DISABILI.COM

INTEGRAZIONE E INCLUSIONE: UNA SFIDA POSSIBILE, MA OCCORRONO RISORSE E COMPETENZE

CIRCOLARE ORGANICI A.S. 2013/14: STESSA DOTAZIONE MA TRENTAMILA STUDENTI IN PIU'. E I DISABILI?

martedì 26 novembre 2013

Sperimentazione sulla riduzione di un anno della secondaria: ecco il Decreto del MIUR

Sperimentazione sulla riduzione di un anno della secondaria: ecco il Decreto del MIUR

Nessun quadro di riferimento nazionale per la sperimentazione. Silenzio e politica del fatto compiuto del Ministro. La FLC radicalmente contraria.

22/11/2013
Pubblichiamo il Decreto di sperimentazione sulla riduzione di un anno del ciclo secondario. Il decreto riguarda tre scuole secondarie statali: IIS Majorana di Brindisi, ITE Tosi di Busto Arsizio, IS Anti di Verona, anche il Liceo Flacco di Bari ha ricevuto l'ok dal Ministero. Ad oggi quindi risultano autorizzate le sperimentazioni per i seguenti istituti paritari il Liceo Carli (Brescia), il collegio San Carlo (Milano), l’istituto Olga Fiorini (Busto Arsizio). Non sappiamo se sono già state autorizzate dal MIUR tre scuole campane il Liceo Sannizzaro di Napoli, il Liceo “Garibaldi” di Napoli, I.S. “Telesia” di Telese Terme di Benevento.
Questa vicenda è gravissima per la FLC CGIL. Tutta l'operazione avviene senza un quadro di riferimento nazionale e senza il previsto parere obbligatorio del Consiglio nazionale della pubblica istruzione di cui all'art.11 del DPR 275.
Leggendo le relazioni dei progetti sperimentali e la motivazione della riduzione di un anno francamente si rimane allibiti. I progetti infatti mettono in campo tutta una serie di interventi innovativi sul versante della didattica anche condivisibili che, sommessamente ricordiamo vengono già attuati in tante scuole del nostro paese, ma che non rilevano ai fini della riduzione di un anno. Eliminata quindi tutta questa parte descrittiva che costituisce il 95% del progetto e che potremmo chiamare, con un eufemismo, “foglia di fico”, ecco la motivazione reale: poiché le scuole si auto-denominano Internazionali in virtù di un aumento dello studio in lingua di alcune materie (ndr. si sta parlando della metodologia CLIL obbligatoria da quest'anno in tutte le scuole secondarie), sulla base di questa denominazione “si motiva la necessità di rispondere all'istanza internazionale offrendo un curricolo di quattro anni come quasi ovunque nel mondo e come accade nelle scuole italiane all'estero”. A parte quest'ultimo assunto che ci farebbe piacere confutare dati alla mano, la motivazione non solo non è convincente ma riteniamo che non sia neppure legittima. Le scelte fatte in altri paesi in termini di durata dei cicli sono relative e hanno come quadro di riferimento, ad esempio sul versante del curricolo, tutto il percorso scolastico e conseguentemente interventi sulla durata del percorso di studi non riguardano solo il secondo ciclo ma si devono bilanciare con il primo ciclo. In Italia evidentemente, a partire da nostro Ministro si crede che i cicli siano due corpi a sé e che quindi si possa intervenire sull'uno o sull'altro senza conseguenze.
Ci sarebbe molto da aggiungere nel merito dei progetti ma scegliamo di segnalarne un passaggio che ci sembra gravissimo. I destinatari del progetto, vale a dire gli studenti, devono mostrare un alto grado di motivazione... oltre all'impegno e alla determinazione nel raggiungimento dei propri obiettivi si favorirà nell'orientamento in ingresso, la scelta degli studenti con il rendimento migliore, dopo una selezione basata su colloqui motivazionali. Tradotto: selezione in ingresso e iscrizione solo per gli studenti migliori.
La FLC ha più volte sollecitato il Ministro a dare risposte su questo punto, risposte dovute non solo al sindacato ma soprattutto al paese sulle scelte che decide di mettere in campo. Risposte che pretenderemo anche durante l'incontro previsto quest'oggi.
La FLC chiede ancora al Ministro di interrompere la sperimentazione e di aprire una fase di ascolto che coinvolga il mondo della scuola, le associazioni sindacali professionali e studentesche. In caso contrario la nostra organizzazione sindacale metterà in campo iniziative di mobilitazione, a partire dalla manifestazione nazionale prevista per il 30 novembre prossimo.
Allegati

sabato 9 novembre 2013

attivita' di culto in orario scolastico. e' consentito?

Quella scuola statale in visita dal papa: ostaggio di un branco di fuorilegge?

Accade a Frosinone: intere classi portate a piazza S. Pietro per seguire la messa durante l'orario di lezione. In barba alla legge, alla laicità dello Stato e al buon senso.

martedì 5 novembre 2013 10:29

Niente scuola, si va dal papa. Anche se la legge non lo consente e se la scelta di far partecipare le classi a un evento religioso è un grave vulnus alla laicità della scuola.
È accaduto lo scorso 23 ottobre quando, alla consueta udienza generale del mercoledì in piazza San Pietro, c'erano oltre 7mila fedeli provenienti dalla diocesi di Frosinone. E fra loro, come conferma lo stesso vescovo, mons. Ambrogio Spreafico, che ha lanciato l'iniziativa, tante scuole. Non solo quelle cattoliche - come l'istituto delle suore agostiniane di Frosinone, quello delle francescane di Ferentino, l'istituto San Bernardo di Casamari e la Santa Giovanna Antida di Ceccano - ma anche quelle statali: gli istituti comprensivi di Frosinone, Ceprano, Ferentino, Ripi-Torrice, Boville Ernica, Castro dei Volsci, Veroli e Pofi; i licei di Frosinone, Veroli, Ceccano, quello socio-psico-pedagogico di Frosinone e l'istituto "Angeloni" di Frosinone. Tutti gli istituti hanno scelto una nutrita rappresentanza di studenti e docenti che, invece della regolare attività didattica, si è ritrovata a piazza San Pietro con papa Francesco, fin dalle 9 del mattino.
La normativa vigente - rappresentata dal Nuovo Concordato del 1984 e dalle Intese tra lo Stato italiano e varie confessioni religiose - prevede che ciascuno sia libero di manifestare il proprio credo, ma esclude che nella scuola statale, luogo del pluralismo e dell'integrazione, durante l'orario delle attività didattiche possano svolgersi iniziative di carattere religioso. E lo hanno ribadito alcune sentenze dei Tar che hanno dichiarato l'illegittimità delle delibere di Consigli di circolo e di istituto che disponevano lo svolgimento di attività di culto e di natura religiosa in orario scolastico, come per esempio la sentenza del Tar dell'Emilia Romagna n. 250 del 1993: «Le competenze dei Consigli di circolo e di istituto non riguardano la celebrazione di riti religiosi o il compimento di atti di culto o comunque di pratiche religiose (...). Il fatto più notevole e più antigiuridico è che le pratiche religiose e gli atti di culto, a torto ritenuti "attività extrascolastiche", abbiano luogo in orario scolastico (...) e vengano perciò previsti in luogo e sostituzione delle normali ore di lezione».
Pertanto, alla luce di questa sentenza, valida su tutto il territorio nazionale, sono da ritenersi illegittime anche le delibere degli Organi Collegiali delle scuole del frusinate che hanno deciso la «partecipazione di una rappresentanza di alunni all'udienza papale del 23 ottobre 2013» (come stabilisce - ne valga una per tutte - la delibera n. 8/3 del 27 settembre 2013 del Consiglio di istituto del 4° Istituto comprensivo di Frosinone, che ha speso anche 668,90 euro per il noleggio del pullman, pagato dai partecipanti all'udienza).
«L'illegittimità delle delibere degli Organi collegiali sta nell'aver consentito l'inserimento al posto delle normali ore di lezione di un'attività del tutto estranea alla scuola e alle sue finalità istituzionali», dice ad Adista Antonia Sani, coordinatrice nazionale dell'associazione Per la scuola della Repubblica. «A meno che non si voglia sottrarre a un'udienza papale il carattere religioso che le è proprio per trasformarla in un'escursione in un luogo di successo. Credo che papa Francesco sarebbe il primo a non condividere».


Luca Kocci, Adista

RECANATI:LA TRINCEA DELLA MEMORIA

RECANATI:LA TRINCEA DELLA MEMORIA

Fra qualche mese, nel 2014, la Prima Guerra Mondiale compirà 100 anni  e –spiace constatarlo-  li dimostra tutti. Una lunga consuetudine di liturgie militari e di cerimonie istituzionali ha accentuato l’aspetto celebrativo e monumentale, rispetto allo studio ed alla riflessione storica su un evento che, con i suoi milioni di soldati morti, feriti , mutilati e dispersi,  ha cambiato nel giro di pochi anni il volto dell’Europa e del mondo.
In questo vuoto di memoria (clamorosa è  in Italia l’assenza di stanziamenti  per il prossimo centenario), la scuola,  anche se in silenzio e coi i suoi pochi mezzi a disposizione, continua a svolgere un ruolo di primo piano nella trasmissione della memoria e della riflessione storica. E’ in questo contesto che la Scuola Media di San Vito (I.C. Nicola Badaloni), il Comune di Recanati, l’ANMIG e l’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di  Macerata  hanno promosso la raccolta e la digitalizzazione delle piccole memorie (diari, fotografie, lettere, cartoline) legate alla Grande Guerra. L’incontro per il lancio dell’iniziativa è fissato per sabato 16 novembre 2013, alle ore 16,30 presso L’aula Magna del Comune di Recanati.

venerdì 8 novembre 2013

porto san giorgio: gestione dei conflitti nella scuola



PETRIOLO: SCANDAFAOLE E FAVOLA MUSCANIMATA


PETRIOLO: 10 NOVEMBRE 2013
ORE 15 al tendone:
FAVOLA MUSICANIMATA con la preziosa collaborazione della BABY BANDA DI PETRIOLO

a seguire (circa ore 17) alla cantinetta de lu Viculu
MERENDA CON "LO SCANDAFAOLE"

Associazione Genitori di Petriolo

“Si dice che ci vuole un intero villaggio per far crescere un bambino. In alcuni momenti, basterebbero persone attente e disponibili che vivono in un cortile, in un condominio, in una strada, per trasformare un bambino intimorito in un bambino fiducioso, in un bambino sorridente, in un bambino più bambino”
(tratto dal libro della rete di famiglie per l’Accoglienza “Il guado”)

zero rifiuti nelle mense scolastiche

fonte: ic don orione

zero rifiuti nelle mense scolastiche: piatti di plastica addio, le iniziative da vicenza alla sicilia

A Vicenza è in corso una mini-rivoluzione scolastica: è partito in via sperimentale il progetto “Zero rifiuti in mensa”. Obiettivi? Primo: eliminare l’uso dei piatti di plastica nelle mense scolastiche e ridurre i rifiuti. Secondo: risparmiare sugli appalti delle mense. Terzo: tagliare i costi per le famiglie. Posate, piatti e bicchieri, da casa: tutto infilato nella cartella degli alunni per l’ora del pranzo a scuola. Non è una scelta da recessione o da tempi di guerra, ma solo una buona pratica amministrativa, con la collaborazione delle famiglie.
Gli amministratori della città hanno calcolato che l’impatto sulla rete di smaltimento della spazzatura del sistema usa-e-getta delle mense scolastiche è pari a 14 tonnellate di rifiuti. Un’enormità. A questo punto, la proposta del sindaco e degli assessori è la seguente: le famiglie si fanno carico di mettere nelle cartelle dei figli le stoviglie che così arrivano direttamente dalle case. E in cambio possono beneficiare di una riduzione del costo del singolo pranzo, oggi a quota 4,50 euro, in quanto il comune può a sua volta risparmiare con la fornitura delle mense scolastiche.
In Italia anche il più piccolo, ma comunque significativo, cambiamento, deve sempre fare i conti con mille resistenze. Così a Vicenza c’è da superare lo scoglio dei veti sindacali nella scuola e degli insegnanti che sono preoccupati di un aumento di lavoro con le posate e i piatti portati da casa e non utilizzati e poi, zac, gettati nell’immondizia. Ma intanto la scommessa di eliminare la plastica dalle mense, anche con l’aiuto delle famiglie degli alunni, si sta giocando in tutta Italia. A Torino, 65mila piatti di plastica al giorno che finiscono nella spazzatura delle mense scolastiche, saranno portati a zero, sì: totalmente eliminati, entro la fine dell’anno. Come chiedono decine di firmatari dell’appello sottoscritto a Perugia (e pubblicato sul sito Firmiamo.it) per l’uso esclusivo di stoviglie biodegradabili nelle scuole.
E la plastica dalle mense scolastiche è già stata archiviata a Firenze e Bologna, mentre in Sicilia qualche giorno fa è stata approvata una legge regionale che vieta l’uso di piatti, posate e bicchieri non biodegradabili nelle mense pubbliche. Anche a Napoli si fanno passi avanti: 88mila piatti al giorno per il servizio delle mense scolastiche, dei quali un 50 per cento biodegradabili e un’altra metà riutilizzabili, perché si tratta di stoviglie che arrivano da casa, come a Vicenza. I comuni ci provano, le famiglie collaborano, la scuola (anche se a fatica) fa la sua parte: solo così la sostenibilità, e il risparmio con il relativo taglio degli sprechi, possono uscire dalle nuvole dei buoni propositi e trasformarsi in concreti cambiamenti nell’interesse di tutti.
(di Antonio Galdo, 26 ottobre 2013, www.nonsprecare.it)

giovedì 7 novembre 2013

TUTTI I FINANZIAMENTI ALLE SCUOLE PRIVATE


 Tutti i finanziamenti delle private
Pubblicato da comitatonogelmini su 3 novembre 2013 di Bruno Moretto Comitato art.33 di Bologna 3 novembre 2013
Fondi anche da comuni e regioni.

Così si arriva a circa un miliardo e mezzo di euro l’anno In relazione alle polemiche che si aprono ogni anno sulla reale entità dei finanziamenti pubblici alle scuole private ci preme evidenziare quanto segue. I finanziamenti pubblici alle scuole private paritarie, già previsti dalla normativa, diventano consistenti con la legge n. 62/2000 (di parità) del Ministro Berlinguer: a) l’art. 13 della Legge prevede fondi a favore delle scuole materne private per la «realizzazione del sistema prescolastico integrato» e delle scuole elementari parificate; b) l’art. 9 introduce fondi regionali per il diritto allo studio a «sostegno della spesa sostenuta e documentata dalle famiglie per l’istruzione mediante l’assegnazione di borse di studio di pari importo» (agli studenti delle scuole statali che non statali). Nel 2007 il ministro Fioroni estende il diritto al finanziamento anche alle scuole medie e superiori. Attualmente l’importo maggiore riguarda le scuole dell’infanzia. I finanziamenti diretti da parte statale alle strutture scolastiche private raggiungono già nel 2002 la cifra di 527 milioni di euro. Nel 2013 sono stati di 501 milioni. Nella legge di stabilità per il 2014 sono previsti 494 milioni. Bisogna però evidenziare che negli ultimi anni il Trentino e l’Alto Adige provvedono con fondi propri fuori dal bilancio statale. Dal 2009, in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale n. 50 del 2008 che affermò la competenza regionale di una parte dei contributi previsti dalla legge 62/2000, i finanziamenti che ogni anno giungono direttamente alle scuole private vengono erogati sotto due diversi capitoli, il secondo dei quali prevede il parere della Conferenza delle regioni e viene perciò erogato in un secondo momento. Per il 2014 sono stati previsti con la legge di stabilità rispettivamente le cifre di 274 e 220 milioni. Per inquadrare compiutamente l’esborso pubblico occorre però evidenziare le sovvenzioni che con leggi e modalità diverse provengono da regioni e comuni. Molti Comuni erogano risorse proprie per le scuole dell’infanzia private che spesso sono molto maggiori di quelle statali. Esemplare il caso del comune di Cernusco sul Naviglio che eroga ben 300 milioni a favore di un’unica scuola materna privata. Il comune di Bologna eroga circa un milione di euro dal 1995. Nel 2011 ha erogato 1,188 milioni a 27 scuole d’infanzia private paritarie che si aggiungono ai 1,247 milioni statali e regionali per arrivare a un totale di 2,435 milioni, 90 milioni per scuola in media. Il comune di Torino eroga 1,700 milioni all’anno a 55 scuole d’infanzia. Tutte le regioni fanno lo stesso. L’Emilia Romagna stanzia ogni anno quasi 3 milioni di euro alle scuole materne private, il Piemonte 2 milioni. A ciò si aggiunge la giungla dei contributi regionali e comunali per il diritto allo studio che in base alla legge 62 dovrebbero essere di pari importo per gli studenti delle scuole statali e non statali. Nella regione Lombardia la «dote per la libertà di scelta» rimborsa fino al 50% della retta scolastica danneggiando gli studenti bisognosi della scuola statale che non prevede costi di frequenza. Nel 2009 in Lombardia i frequentanti le scuole private (98.392) hanno ottenuto complessivamente 51 milioni di euro mentre gli studenti delle scuole pubbliche (985.755) solo 24. Il Piemonte, il Veneto e la Liguria hanno anch’esse una legge per il diritto allo studio che non rispetta la legge 62/2000 e privilegia gli studenti delle scuole private. Mettendo insieme tutte le voci di finanziamento pubblico si stima a livello nazionale una cifra di circa un miliardo e mezzo di euro annuali per il 10% degli studenti frequentanti le scuole private. Questo a partire dal 2002 per un esborso complessivo di 15 miliardi in 10 anni. Ciò viola l’articolo 33 della Costituzione ma risulta ancor più scandaloso considerando che la scuola statale ha subito negli ultimi 10 anni tagli per più di 10 miliardi. Il tutto avviene contro la volontà dei cittadini che nel maggio scorso, chiamati dal Comitato art. 33 di Bologna ad esprimersi tramite un referendum comunale sull’uso migliore dei fondi per garantire il diritto d’accesso alla scuola d’infanzia, si sono pronunciati al 60% contro i finanziamenti alle scuole private.

corridonia: i genitori negli organi collegiali

nonni a scuola

fonte: vivalascuola Vivalascuola. Nonni a scuola Pubblicato su novembre 4, 2013 da vivalascuola “Anche in tempi di crisi, si può fare “buona scuola”. Noi nonni, acciacchi permettendo, siamo pronti a offrire il nostro contributo culturale ed educativo, a incontrare tutti i nostri nipoti di sangue o non di sangue, da qualsiasi luogo provengano, per esplorare insieme i mondi passati, scoprire le radici del presente e mettere i germogli di un futuro, lo speriamo per loro, felice e meno opprimente. Tutto bene allora? Sì, se il contributo che si chiede alle famiglie è questo. Se, invece, si chiede loro di mettere mano obbligatoriamente al portafoglio e di contribuire economicamente al funzionamento della scuola perché questa coi tagli che subisce non riesce a garantire più neanche la famosa carta igienica, il discorso si fa diverso. Le famiglie non possono supplire ai doveri dello Stato di finanziamento della scuola pubblica. Le tasse già le pagano a monte, come suol dirsi”. (Donato Salzarulo). Di nonni a scuola parlano, in questa puntata di vivalascuola, Donata Castiello, Gianpiero Cattaneo, Donato Salzarulo.

ANCONA: ARTE LIBERA TUTTO. intervento sui disturbi dell'alimentazione nel bambino

Un progetto del tutto innovativo è quello sviluppato dal centro Ar.Co. di Ancona, che si propone di combattere con efficacia la scorretta nutrizione e l’obesità infantile attraverso l’arteterapia. “ARTE LIBERA TUTTI” è un progetto/laboratorio che prevede la strutturazione di un percorso terapeutico per il trattamento dei disturbi della condotta alimentare come l’obesità infantile e consiste in un servizio pomeridiano aperto una volta alla settimana in cui effettuare un percorso psico-nutrizionale attraverso lo strumento del piccolo gruppo e dei laboratori creativi dell’ arte terapia, della musica e del teatro. Tutti i dettagli qui: http://www.mammemarchigiane.it/2013/11/06/arte-musica-e-teatro-contro-lobesita-infantile/