giovedì 25 settembre 2014

scuola ed inclusione

fonte: disabili.com

Scuola e inclusione: una rivoluzionaria proposta di legge sul sostegno

bambino di spalle con zainoSostegno: continuità didattica, reti di scuole, lauree apposite per l’integrazione e altro ancora in una recente proposta di legge

In questi giorni gli alunni di tutte le scuole d’Italia sono tornati o si apprestano a tornare sui banchi. Molte classi in cui sono presenti alunni con certificazione potranno avere la presenza di uno dei 18 mila insegnanti di sostegno assunti a tempo indeterminato nel 2014. Ad essi il prossimo anno si aggiungeranno altri 9 mila docenti che saranno immessi in ruolo nell’ultima tranche del piano triennale di assunzioni e che potranno garantire continuità didattica alle classi cui sono assegnati.

Eppure, secondo la Flc Cgil, gli insegnanti di sostegno non sono ancora sufficienti rispetto alle esigenze, in quanto nelle scuole vi è stato un costante aumento degli alunni disabili ma gli organici non sono stati adeguati. Con le assunzioni del prossimo anno, infatti, l’organico di diritto sarà di 90 mila docenti ma i reali posti necessari sono più di 103 mila, dal momento che nel 2013-2014 gli alunni con disabilità erano oltre 207 mila.

Le stabilizzazioni introdotte, comunque, mirano a migliorare l’organizzazione territoriale, in vista di un organico dell’autonomia, cioè di un team di docenti di scuole e reti di scuole che assicuri la funzionalità del servizio, anche nel sostegno.

Si tratta di prospetti migliorativi cui partecipano anche la Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish) e la Federazione associazioni nazionali disabili (Fand), con una proposta di legge per la riforma della docenza di sostegno. In essa sono contenute disposizioni per favorire la continuità didattica, il superamento della delega al docente di sostegno, la presa in carico del progetto di inclusione da parte di tutti i docenti curricolari e la formazione di docenti, dirigenti e personale amministrativo. La proposta prevede inoltre una laurea apposita per il sostegno,  con percorsi specifici per i diversi ordini e gradi. Ciò creerebbe, di fatto, le classi di concorso specifiche per le attività di sostegno e, quindi, la permanenza nel ruolo senza possibilità di passaggio all’insegnamento di tipo curricolare.

Non solo. E’ prevista anche la semplificazione delle procedure necessarie per la certificazione di disabilità e la stesura di un profilo di funzionamento, che sostituirebbe la Diagnosi Funzionale ed il Profilo Dinamico Funzionale. In essa sono contenute anche disposizioni per garantire l’accessibilità, l’assistenza nell’istruzione domiciliare e la somministrazione dei farmaci a scuola. Infine, 106 Centri Territoriali di Supporto (CTS), di livello provinciale, offrirebbero consulenza e software didattici agli insegnanti e alle scuole.

Si tratta di un progetto di legge organico, che vuole aggiornare le disposizioni contenute nella L. 104/92, anche in considerazione della sopravvenuta autonomia scolastica e dei progressi delle politiche scolastiche in direzione dell’inclusione.
Il testo della proposta è stato presentato al Ministero e poi alla Camera e si è in attesa di sviluppi.

APPROFONDIMENTI
La proposta di legge


IN DISABILI.COM:
Scuola disabili e sostegno
Linee guida la buona scuola e il sostegno

rapporto 2014 siurezza nelle suole

Il XII Rapporto su sicurezza, qualità e accessibilità a scuola di Cittadinanzattiva

Quattro scuole su dieci hanno una manutenzione carente, oltre il 70% presenta lesioni strutturali, in un caso su tre gli interventi non vengono effettuati, più della metà delle scuole si trova in zona a rischio sismico e una su quattro in zona a rischio idrogeologico.
Questo il quadro che emerge dal XII Rapporto nazionale su sicurezza, qualità ed accessibilità a scuola presentato il 18 settembre da Cittadinanzattiva.
 



Scarica il Rapporto (anche quest'anno il rapporto è scaricabile solo a pagamento), leggi i comunicati stampa e le slides di presentazione. A questo link la galleria fotografia di una scuola di Termoli, messa male sotto il profilo della sicurezza.

XII Rapporto su sicurezza, qualità e accessibilità a scuola di Cittadinanzattiva 
Lo stato di sicurezza di tante scuole nel nostro Paese è grave: quattro edifici su dieci hanno una manutenzione carente, oltre il 70% presenta lesioni strutturali, in un caso su tre gli interventi strutturali non vengono effettuati, più della metà delle scuole si trova in zona a rischio sismico e una su quattro in zona a rischio idrogeologico.

Questo il quadro che emerge dal XII Rapporto su sicurezza, qualità ed accessibilità a scuola, presentato oggi 18 settembre 2014 a Roma da Cittadinanzattiva. “Pur apprezzando il notevole sforzo dell’attuale Governo di mettere in campo risorse economiche per le scuole, riteniamo, però, che affidarsi esclusivamente a quanto segnalato dai Sindaci, significa non aver agito secondo criteri oggettivi e misurabili di urgenza e gravità: un esempio lampante della non oggettività è che l’Istituto Giovanni Caso di Piedimonte Matese, monitorato nel nostro Rapporto, è in condizioni pessime dal punto di vista della sicurezza e non ha ricevuto un euro di finanziamento”, afferma Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale della Scuola di Cittadinanzattiva. “Nel frattempo, oltre che sperare che non accadano altre tragedie (36 quelle sfiorate solo nell’ultimo anno scolastico), occorre trovare altre fonti di finanziamento, eliminare situazioni di spreco, valorizzare e regolamentare il sostegno di soggetti privati e innanzitutto far venire alla luce l’Anagrafe della edilizia scolastica che attendiamo da 18 anni. Entro breve tempo il Ministero dell’Istruzione sarà obbligato, grazie all’azione di Cittadinanzattiva di accesso civico prima ed al ricorso al Tar del Lazio poi, a rendere noti i dati in proprio possesso così come le Regioni glieli hanno forniti”.
213 gli edifici scolastici monitorati in 14 Regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Molise, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto), oltre 70mila gli studenti iscritti nelle scuole monitorate e oltre 7mila i docenti.
Il contesto ambientale. Il 65% è situata in zona a rischio sismico (54% è il dato sul totale degli edifici scolastici pubblici, di cui 13.742, ossia il 30%, si trova nelle zone a rischio più elevato, le cd zone 1 e 2); il 24% in zona a rischio idrogeologico, il 7% in zona a rischio industriale, il 5% a rischio vulcanico, il 14% in zona a elevato inquinamento acustico; il 2% presenta amianto e radon.
Lo stato degli edifici. Il 41% delle scuole ha uno stato di manutenzione mediocre o pessimo, quasi tre scuole su quattro (73%) presentano lesioni strutturali per lo più sulla facciata esterna (66%); il 25% dei corridoi, il 21% delle mense e dei bagni e il 18% delle aule presenta distacchi di intonaco; segni di fatiscenza sono presenti per lo più nei laboratori (24%), nelle aule e nei bagni (20%), nelle palestre e segreterie (19%), nel 15% delle mense. Di fronte alla richiesta di piccoli lavori di manutenzione, nel 15% dei casi l’ente proprietario non è mai intervenuto e nel 23% è intervenuto con molto ritardo. Nel caso di richiesta di lavori di manutenzione strutturale, ben più lunghi e onerosi, nel 29% delle situazioni l’ente non è intervenuto.
Aule &…

Lo stato di….
Aule
Mense
Palestre
Distacchi di intonaco
18%
21%
21%
Segni di fatiscenza
20%
15%
20%
Porte anti-panico
23%
62%
64%
Barriere architettoniche
29%
11%
20%
Finestre non integre
44%
12%
14%
Pavimenti difformi
22%
14%
17%
Fili elettrici scoperti
1%
3%
6%
Cavi volanti
17%
6%
3%
Aerazione: ottimo o buon livello
81%
76%
80%
Temperatura: ottimo o buon livello
60%
66%
61%
Illuminazione: ottimo o buon livello
76%
82%
83%
Presenza di polvere
22%
6%
25%
Pulizia: ottimo o buono
71%
84%
66%
Fonte: Cittadinanzattiva 2014
I cortili sono presenti in 178 delle 213 scuole monitorate. Nell’89% dei casi sono recintati, ma lo stato della recinzione è pessimo in una scuola su cinque. Talvolta vengono usati come magazzino, con presenza di ingombri e di rifiuti non rimossi (13%); in una scuola su tre sono utilizzati come parcheggio, dal personale e dalle famiglie.
In oltre i due terzi dei cortili, è presente uno spazio verde e in un caso su tre anche una area gioco o sportivo attrezzata.
I bagni sono spesso sprovvisti di carta igienica (manca nel 40%), di sapone (44%), di asciugamani (66%) e di scopini per il wc (assenti nel 46% delle scuole).
La sicurezza interna. Mancano scale di sicurezza nel 22% delle scuole monitorate; solo il 48% presenta vetrate a norma; le porte con apertura antipanico sono assenti nel 76% delle aule, nel 69% dei bagni, nel 63% delle aule computer, nel 61% dei laboratori, nel 38% delle mense e nel 36% delle palestre e anche nel 16% dei cortili dove saranno obbligatorie per legge.
Gli impianti elettrici e anti-incendio sono completati o in stato avanzato di adeguamento in oltre il 60% delle scuole.
766 gli incidenti accorsi, nell’ultimo anno, a studenti e personale scolastico nelle scuole monitorate, in 94 casi è stato chiesto l’intervento del 118, in 53 è stato disposto il trasferimento in ospedale.
Il 77% delle scuole ha un sistema di vigilanza interna, svolto prevalentemente (77%) da collaboratore scolastico. Ancora frequente (46%) la cattiva abitudine di lasciare i cancelli aperti durante le ore di lezioni.
Certificazioni e segnaletica. Una scuola su tre possiede il certificato di agibilità statica, poco più (35%) il certificato di agibilità igienico-sanitaria, solo il 23% quello di prevenzione incendi. Il 95% ha nominato il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, il 67% il medico competente. Il piano di evacuazione è presente in tutte le scuole, mentre il documento di valutazione dei rischi è stato redatto nel 92%.
Le prove di evacuazione sono effettuate con regolarità nel 90% delle scuole, per lo più relativamente al rischio incendio (93%) e sismico (90%). Ancora poche (20%) le prove per rischio idrogeologico. la piantina con i percorsi di evacuazione è presente nell’85% delle scuole, così come la segnalazione delle uscite di emergenza.
Barriere architettoniche e accessibilità. Una scuola su quattro è priva di posti per disabili ad hoc nel cortile o nel parcheggio interno, e quasi una su due non ne ha nemmeno nei pressi dell’edificio. Il 46% degli edifici su più piani dispone di un ascensore, ma questo nel 20% dei casi non funziona e nel 6% non è abbastanza largo da consentire l’ingresso di una carrozzina. Barriere architettoniche sono presenti nel 29% delle aule, nel 28% dei laboratori, nel 21% degli ingressi, nel 20% delle palestre, nel 18% delle biblioteche, nell’11% delle mense e dei cortili. Quasi in un’aula su due non ci sono banchi adatti o adattabili a uno studente in carrozzina, nel 39% non sono installate attrezzature didattiche o tecnologiche per la partecipazione attiva degli studenti disabili. Anche le aule computer, in più di un caso su tre, non hanno sussidi didattici adatti. Mancano bagni per disabili in una scuola su tre. Dal punto di vista della didattica, il 90% attua piani educativi individualizzati.
Bullismo, vandalismo e criminalità. Una scuola su tre ha subito nell’ultimo anno atti di vandalismo, una su dieci è stata al centro di episodi di bullismo, il 6% anche episodi di criminalità all’interno e il 12% nei pressi dell’edificio.
Scuole green. Cresce negli anni il numero di scuole che utilizza fonti di illuminazione a basso consumo (32%), o pannelli solari e altre fonti rinnovali (9%), e che fa raccolta differenziata (65%).
Scuole aperte. Nell’87% delle scuole monitorate è possibile utilizzare i locali anche al di fuori dell’attività scolastica: nell’80% dei casi si svolgono comunque attività didattiche, nel 49% anche attività culturali, sportive, ricreative e solo nel 5% è possibile realizzare attività autogestite.

mercoledì 10 settembre 2014

aumentano i docenti di religione

fonte: italialaica.it

Italia, RICOMINCIA LA SCUOLA E AUMENTANO (ANCORA) I DOCENTI DI RELIGIONE

Di Redazione | 20.08.2014



Sono 2mila in più di dieci anni fa, nonostante il calo degli alunni. "Specialisti" scelti dai vescovi, al posto delle maestre "tuttofare".
A settembre, la scuola italiana avrà bisogno di più insegnanti di Religione dello scorso anno. Duemila in più rispetto a dieci anni fa. A certificarlo è l'organico dei docenti di Religione 2014/2015 del ministero. E se da un decennio a oggi nella scuola italiana tutto (o quasi) presenta un segno rosso - dai finanziamenti per le attività pomeridiane e accessorie agli organici dei docenti, dai bidelli al personale di segreteria - l'unico settore che pare immune dalla spending review è proprio quello dei docenti di Religione cattolica. Che, nonostante l'inarrestabile calo degli alunni che seguono la materia, aumentano.

Il trucco c'è ma non si vede, verrebbe da dire. In passato, la Chiesa cattolica forniva anche alle insegnanti curricolari che lo richiedevano il lasciapassare per insegnare Religione. Ma da parecchi anni questo non è più possibile. Così, andate in pensione le maestre "tuttofare", le ore di Religione passano dunque agli specialisti scelti dai vescovi. Ecco perché diventa necessario reclutare nuove maestre di religione, in possesso dei requisiti previsti dal concordato Stato-Chiesa del 1984.

Così, mentre i primi di agosto in Italia impazzava la polemica sui cosiddetti "Quota 96" - circa 4mila docenti che nel 2012 avevano già maturato i requisiti per andare in pensione ma, per effetto di un errore nella legge Fornero, furono bloccati in classe fino al compimento dei 67 anni di età - il governo approvava il decreto con i posti complessivamente funzionanti per l'insegnamento della Religione cattolica, che aumenteranno di 310 unità rispetto al 2013. A settembre dunque, il loro organico sfiorerà le 24mila unità: un record. In poco più di un decennio la pianta organica degli insegnanti di Religione è cresciuta del 9,3 per cento, passando da 21.951 cattedre alle 23.994 dell'anno scolastico che sta per iniziare.

Per il ministero dell'Istruzione l'incremento è però da attribuire all'aumento della popolazione scolastica: "Il contingente complessivo dei docenti di religione è individuato sulla base di un decreto interministeriale", spiegano. "Le unità sono 16.794,  determinate sulla base del numero di alunni e nella misura del 70 per cento dei posti di insegnamento complessivamente funzionanti. Rispetto al 2013/2014 c'è quindi un incremento di 215 unità di personale che si aggancia all'incremento di alunni totali nel sistema di istruzione (+44.209)". Mentre per lo stesso incremento gli organici degli altri insegnanti è invariato.
Nel frattempo, per la presenza degli alunni stranieri, la frequenza dell'ora di Religione cattolica è scemata. Undici anni fa, quando il prof di Religione entrava in classe erano poco più di sette gli alunni che uscivano dall'aula per dedicarsi ad altre attività, nel 2012/2013 - secondo i dati della Cei - la quota di quanti scelgono l'esenzione è arrivata all'11,1 per cento. Circa 874 mila alunni che non seguono l'ora di religione.

Ma l'incremento dei posti contabilizzato finora è soltanto la punta dell'iceberg di un fenomeno accelerato da un accordo sottoscritto due anni fa dall'allora ministro Profumo e dal cardinal Bagnasco. L'intesa stabilisce che dal 2017 anche le circa 50mila anziane maestre in attività che insegnano religione dovranno passare la mano agli specialisti: per insegnare la religione cattolica occorrerà essere in possesso di un apposito master universitario di secondo livello in scienze religiose. In palio, quasi 7mila cattedre.

corsi antiomofobia

Malpezzi: il MIUR ha assicurato che ci saranno corsi antiomofobia

“Dopo le notizie di stampa circa la sospensione dei corsi anti-omofobia, ho chiesto immediati chiarimenti al MIUR che mi ha assicurato che non c'è alcuna intenzione di far cadere l'iniziativa e che, anzi, si svolgerà entro la fine dell'anno scolastico. Sarebbe gravissimo, infatti, se gli insegnanti non ricevessero una formazione adeguata in grado di sostenerli nelle lotte contro tutte le discriminazioni, omofobia compresa.
In Italia, infatti, esiste una drammatica condizione repressiva che condiziona molti giovani omosessuali e l' omosessualità stessa spesso nelle scuole diventa il fattore scatenante per episodi di bullismo. Formare gli insegnanti in questo ambito significa anche offrire loro strumenti per prevenire e contrastare forme di violenza perpetrate ai danni dei soggetti più deboli.
Vorrei ricordare che il 19 aprile 2013, il governo ha formalmente adottato una "Strategia nazionale LGBT 2013-2015", un piano di azioni di risposta alle discriminazioni fondate sull'orientamento sessuale e l'identità di genere. Ecco, in questo senso, non sarebbe accettabile nessun passo indietro. Il corso di formazione  si svolgerà e noi vigileremo perché questo accada in tempi brevi.
 La lotta all'omofobia non è un tema negoziabile. E'un principio di buon senso e di civiltà”.
Lo ha dichiarato la deputata Pd Simona Malpezzi, componente commissione Cultura.

contributi volontari dei genitori.......

«Illegale pretendere soldi dalle famiglie degli alunni»


da Corriere.it
«Illegale pretendere soldi dalle famiglie degli alunni»
Il ministro ai presidi: possibili solo contributi volontari
L’ultima circolare lo scriveva chiaro il 7 marzo del 2013. E non cambiava, di una virgola, quello che aveva già sostenuto l’anno prima. «I contributi scolastici sono volontari». E ancora: «Nessun istituto può subordinare l’iscrizione degli alunni al preventivo versamento del contributo». In caso contrario «non solo è illegittimo, ma si configura come una grave violazione dei propri doveri d’ufficio». Più esplicito, non si può. E, invece, le cose non stanno proprio così. Decine di istituti scolastici continuano a fare finta di nulla. A volte cambiano il nome del «contributo», ma non la sostanza. In alcuni casi avvertono, usano toni da ultimatum. E per la famiglie si traduce in un costo di almeno 60 euro. In alcuni casi anche di 300. Su siti come Skuola.net continuano ad arrivare decine di segnalazioni. Una situazione inaccettabile, secondo il Miur. «Mettere la scuola al centro per il governo significa non solo restaurare muri e ridipingere pareti, come stiamo facendo — spiega al Corriere il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini —, ma anche tornare a investire per migliorare la qualità dell’insegnamento e dell’offerta formativa, cosa che ci siamo impegnati a fare». Proprio per questo, «non è possibile obbligare le famiglie, con metodi inappropriati, a pagare contributi che per definizione sono volontari. Questo deve essere un principio inderogabile. I presidi lo sanno, ma se qualcuno non dovesse ricordarselo lo faremo noi con una nota che ribadirà questo concetto». Complici i tagli degli ultimi anni, le scuole hanno sempre meno risorse a disposizione. E così, per trovare un po’ di soldi, si rivolgono ai genitori degli alunni iscritti. Soldi che qualche istituto — segnalano dal ministero — destina in parte alle voci di spesa relative al funzionamento stesso della struttura. Compresi i costi per le fotocopie e il materiale didattico. «I nostri bilanci sono ridotti all’osso — spiega il preside di un liceo scientifico lombardo che chiede di restare anonimo —, se viene meno proprio quel contributo dato dai genitori allora è meglio chiudere. Non è un problema soltanto mio, ma di tante scuole dell’area». «Io chiedo 80 euro, non basta, ma almeno mi arriva qualcosa», aggiunge un altro preside, di un liceo classico toscano. Che propone: «Quei contributi per noi sono vitali: forse sarebbe il caso di togliere il velo di ipocrisia e accorparli alle tasse scolastiche». «Ma allora dobbiamo pagare o no?», è la domanda di mamma e papà. E intanto si improvvisano giuristi, cercano sul web documenti e leggi. Ricevono comunicazioni di presidi «a volte sgradevoli». Prendiamo, per esempio, una circolare di un liceo di Cuneo. Punti esclamativi inclusi. Scrive il dirigente: «Si ricorda che i contributi, se pure non obbligatori, sono richiesti perché indispensabili per il funzionamento dell’istituto». Quindi il suggerimento: «Per gli alunni, le cui famiglie non intendono versare i contributi, vi sono due possibilità. Pagare ogni volta la quota relativa al servizio, all’acquisto di cui usufruiscono (esempio: pagare ogni fotocopia, ogni ingresso nell’aula informatica). Strada di fatto non percorribile!». Oppure «usufruire di tutti gli strumenti, di tutti i servizi, perché gli altri alunni hanno pagato». Più a est, un liceo scientifico di Milano chiede 150 euro quale «contributo spese di funzionamento». Per arrivare a Mestre, dove i 120 euro (per chi si iscrive al secondo anno) e i 130 euro (per la registrazione alle classi 3°, 4° e 5°) servono, tra le altre cose, anche alla «parziale copertura delle spese di fotocopiatura». «Al netto di chi ha l’esonero per merito, motivi economici o appartenenza a speciali categorie — chiariscono dal ministero — sono obbligatorie soltanto le tasse di iscrizione, di frequenza, di esame e di diploma». Tutto quello che eccede questa cifra — vedi alla voce: contributi scolastici — «può essere chiesto, ma i genitori non sono costretti a pagare». Resta in piedi un Regio decreto del 1924 e riguarda soltanto gli istituti tecnici, professionali e l’artistico. Quei contributi, chiamati «di laboratorio», si devono pagare. Tutte le irregolarità, continua il Miur, si possono segnalare «agli Uffici scolastici regionali che sono responsabili della vigilanza sulle scuole». Leonard Berberi
lberberi@corriere.it

una visione aziendalistica della scuola (analisi delle proposte del governo renzi)

fonte: tecnica della scuola



Una visione aziendalistica della scuola
La complessità e ridondanza di proposte contenute nel piano scuola del governo Renzi rende necessario decifrare la sua visione ideologica  di fondo. Questa è ben esemplificata nei seguenti punti :
1) “Le risorse pubbli­che non saranno mai sufficienti a colmare le esigenze di investimenti nella nostra scuola.”
2) con scuole pubbliche si intende “Scuole pubbliche statali e paritarie.”
3) “Gli istituti di istruzione superiore, e di istruzione e formazione professio­nale possono commercializzare beni o servizi prodotti o svolgere attività di “impresa Formativa Strumentale”, utilizzando i ricavi per investimen­ti sull’attività didattica.”
4) “Anzitutto per le scuole deve essere facile, facilissimo ricevere risorse. La costituzio­ne in una Fondazione, o in un ente con autonomia patrimo­niale, per la gestione di risorse provenienti dall’esterno, deve essere priva di appesantimenti burocratici.”
4) E’ previsto “un bonus fiscale per un portafoglio di investimenti privati (da parte di cittadini, associazioni, fondazioni, im­prese) nella scuola.”
5) E’ prevista la “collaborazione con il ter­zo settore e con le imprese.”
6) E pure il “Servizio civile per la Buona Scuola”
Con questa impostazione la scuola prima di tutto si viene meno all’obbligo costituzionale di garantire a tutti giovani la scuola statale laica e pluralista a garanzia dell’uguaglianza delle opportunità, finanziata con i fondi della fiscalità generale.
Le Istituzioni scolastiche diventerebbero aziende che devono reperire fondi sul mercato vendendo prodotti o servizi attraverso la costituzione di fondazioni in collaborazione con imprese e privati.
In tal modo scuola statale e scuola privata verranno messe definitivamente sullo stesso piano e, oltre a ulteriori finanziamenti alle private erogati in quanto anch’esse sottoposte alla valutazione “Servirà la­vorare per dare alle scuole pari­tarie (valutate positivamente) maggiore certezza sulle risorse loro destinate, nonché garanzia di procedure semplificate per la loro assegnazione.” verrà introdotta anche  la detassazione delle spese per le rette di frequenza alle scuole.
Non a caso in tutto il piano non si parla mai di interventi sulla scuola dell’infanzia, che evidentemente, come si evince dal DDL 1260, prima firmataria Puglisi,  in corso di approvazione al Senato, è estromessa dal sistema scolastico e inserita in un sistema integrato 0-6 che la relega al ruolo di servizio a domanda e quindi a pagamento. 
Il dirigente potrà  utilizzare personale volontario controllato da associazioni esterne per attività integrative varie. Ad esempio studenti universitari che sono obbligati a svolgere periodi di stage.
I terzo settore entra trionfalmente nelle scuole come già avvenuto negli ospedali.
In questa ottica anche “Introdurre l’obbligo dell’Alternanza Scuola-Lavoro (ASL) negli ultimi tre anni degli Istituti Tecnici ed estenderlo di un anno nei Professionali, pre­vedendo che il monte ore dei percorsi sia di almeno 200 ore l’anno.”  favorirà un’impostazione più aziendalistica che formativa.
Non a caso si prevede di “Diffondere attraverso protocolli ad hoc il programma sperimentale di ap­prendistato negli ultimi due anni della scuola superiore, lanciato nel 2014 in attuazione dell’articolo 8bis del d.l. 104/2013.”
Il tutto condito da amenità come l’inserimento dell’economia fra le materie obbligatorie nelle scuole superiori per sopperire a quello che viene chiamato “analfabetismo finanziario” cioè alla “comprensione dei meccanismi economici e finan­ziari”.
La riproposizione della’informatica e dell’inglese fin dalle elementari unita alla impostazione aziendalistica riconduce con chiarezza al’impostazione delle famose tre i del governo Berlusconi:  impresa, internet, inglese e a quella della Legge Aprea.

Bruno Moretto, Comitato bolognese Scuola e Costituzione




Dalla scuola della Repubblica alla scuola di Renzi.
Dopo tanti annunci di provvedimenti epocali per la scuola Renzi  ha pubblicato un annuncio di 136 pagine proponendo da una parte l’immissione in ruolo di 150.000 “precari” (che in gran parte lui ed i suoi predecessori avrebbero dovuto già assumere per effetto della Finanziaria del 2007! )ed un’accentuazione  dell’aziendalizzazione della scuola pubblica (che per Renzi è comprensiva delle scuole statali e private,) rafforzando i poteri del dirigente manager che addirittura “saranno messi in condizione di determinare più efficacemente le dinamiche interne alla scuola, incluse le scelte educative (ed il collegio dei docenti a cosa serve?) ed istituzionalizzando il principio meritocratico con conseguente limitazione della libertà di insegnamento
In sostanza una proposta nel metodo e nel merito demagogica, ma soprattutto un attacco alla professionalità ed alla dignità del personale docente che, pur mal pagato e pur a fronte di un costante malgoverno da parte di tutti i Governi succedutesi nel tempo,  ha retto in questi anni la scuola statale.
Ma l’aspetto forse  più inquietante è il metodo (peraltro ormai consolidato e coerente con la sua vocazione autoritaria) con cui Renzi ha presentato il suo progetto di riformare la scuola.
La Costituzione recita all’art. 33: “La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione”; ora apprendiamo che la Repubblica è Renzi che propone un patto per la scuola al popolo italiano  e solo  dopo il Parlamento sarà chiamato a ratificarlo formalmente
In Parlamento però rispetto alla ampia, ma fumosa  proposta di Renzi,  sono in attesa di essere discusse proposte concrete e puntuali; a fine luglio un gruppo di Senatori ha presentato un disegno di legge, che ripropone una legge di iniziativa popolare, sottoscritta da oltre 100 mila elettori.
Renzi ritiene opportuno  far precedere alla discussione parlamentare  l’opinione in merito di tutti coloro che sono interessati alla scuola ed in primo luogo del mondo della scuola?
Può essere una forma di percorso legislativo partecipato che però deve essere trasparente  e certo nella sua gestione e nei suoi esiti.
I parlamentari che hanno sottoscritto la LIP e i 100 mila elettori che a suo tempo l’hanno sottoscritto hanno diritto, al pari  e più di Renzi, di confrontarsi con il mondo della scuola, ma soprattutto se è opportuno un largo coinvolgimento nella discussione della riforma della scuola, una tale discussione non può essere una prerogativa esclusiva del Capo del Governo,  ma deve anzitutto impegnare il Parlamento che è, ancora in qualche modo, l’organo rappresentativo della Repubblica e come tale il titolare del processo di riforma, ma  soprattutto è l’unico organo che possa garantire un dibattito vero, scongiurando  che il dibattito si traduca  in una organizzazione del consenso ( Corrado Mauceri – Comitato “per la scuola della Repubblica – Firenze )
 

sicurezza a scuola

Sicurezza a scuola: il 18 settembre il XII Rapporto di Cittadinanzattiva

Si terrà il prossimo 18 settembre a Roma, presso la Sala delle Colonne di Palazzo Marini (Via Poli 19), dalle ore 9:30 alle ore 14:00, la presentazione del XII Rapporto di Cittadinanzattiva su "Sicurezza, qualità ed accessibilità a scuola".
Il Rapporto fotografa lo stato dell'edilizia scolastica del nostro Paese, attraverso il monitoraggio di un numero significativo di scuole (quest'anno sono oltre 200) situate in tutta Italia, e mette in evidenza: stato della manutenzione degli edifici scolastici, distacchi di intonaco e crolli, possesso delle certificazioni di sicurezza, condizioni di aule, palestre e cortili, barriere architettoniche, e quest'anno, un'analisi approfondita delle mense e del tipo di alimentazione servito. Il Rapporto 2014 fornisce anche l'analisi a cura di Cittadinanzattiva di dati ufficiali e del cosiddetto Piano Renzi per la scuola.
L’invito [clicca qui]