martedì 25 ottobre 2011

FONTE: CRONACHE MACERATESI

La riorganizzazione scolastica deve essere guidata dagli istituti comprensivi

Quarta puntata della rubrica "Il grande quaderno"


martedì 25 ottobre 2011 - Ore 13:36 di Maria Luisa Lasca

A Macerata e provincia è assai vivo il dibattito sulle modalità di accorpamento tra le scuole che non fanno attualmente parte di istituti comprensivi:
3 medie (Macerata, Recanati, Civitanova Marche) e 10 direzioni didattiche (Civitanova Marche (3), Corridonia, Macerata (2), Matelica, Recanati (2), San Severino). L’operazione è resa ancora più complessa in quanto con una nota recente (7 ottobre) il MIUR ha chiarito che il dimensionamento deve coinvolgere anche gli istituti comprensivi già in funzione. Nella città di Macerata il piano comunale prevedeva inizialmente fra la scuola media e le due direzioni didattiche due aggregazioni, ora diventate una.

Contestualmente sono rimodulati i due istituti comprensivi  esistenti, con acquisizione di nuovi plessi, affinché a tutti sia garantito il numero di mille alunni. Il MIUR ha anche diffuso, con la stessa nota, un prospetto con il
numero ottimale di istituti comprensivi da istituire per ciascuna provincia. Per la provincia di Macerata è previsto che le istituzioni scolastiche della scuola di base,dopo la riorganizzazione, da 42 unità scendano a 36 istituti comprensivi.

Non sappiamo se avrà rapida attuazione il piano di riorganizzazione scolastica previsto dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, che all’art. 19, comma 4, recita: “Per garantire un processo di continuità didattica nell’ambito dello stesso ciclo di istruzione, a decorrere dall’anno scolastico 2011- 2012 la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado sono aggregati in istituti comprensivi, con la conseguente soppressione delle istituzioni scolastiche autonome costituite separatamente da direzioni didattiche e scuole secondarie di I grado; gli istituti comprensivi per acquisire l’autonomia devono essere costituiti con almeno 1000 alunni, ridotti a 500 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche”.

Sette regioni (Toscana, Emilia, Marche, Puglia, Liguria, Sicilia, Basilicata) hanno deciso di sollevare davanti alla Corte Costituzionale la questione di legittimità costituzionale dell’art. 19, comma 4 e 5 della legge 15 luglio 2011, n. 111, in riferimento all’art. 117, comma 3, della Costituzione.

L’ANCI, attraverso la commissione istruzione e scuola, aveva già dichiarato la propria contrarietà rispetto ai
nuovi parametri dimensionali e comunque ne aveva chiesto il rinvio al nuovo anno scolastico. Ci sono le perplessità dei sindacati che a fronte del progetto pedagogico ritenuto valido vogliono tempi e modi distesi,
senza pressioni dall’amministrazione
(la nota del MIUR del 7 ottobre, in cui si sollecitano gli uffici scolastici regionali affinché spingano le regioni e
gli enti locali a predisporre i piani di dimensionamento della rete scolastica entro il 31 dicembre, ribadisce
che la norma sul dimensionamento risponde a finalità di contenimento della spesa e al raggiungimento
dell’obiettivo della stabilizzazione della finanza pubblica). A tale proposito è imminente un incontro al MIUR di tutte le organizzazioni sindacali della dirigenza e del comparto scuola, per un confronto sulla costituzione
degli istituti comprensivi.

È stata presentata un’interpellanza parlamentare urgente sul dimensionamento della rete scolastica in cui si richiede pertanto al Ministro se non ritenga opportuno, considerata la mancanza dei tempi necessari per
la corretta applicazione della norma data l’oggettiva complessità e la delicatezza del percorso di ridefinizione dei piani regionali di dimensionamento della rete scolastica, rinviare i tempi di applicazione della norma stessa.

Gli istituti comprensivi, cioè un’unica dirigenza per scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, furono istituiti ai sensi della legge 97/1994 (nuove disposizioni sulle zone montane).
Fu la risposta a un’emergenza, a favore di piccoli territori, un laboratorio,sostenuto da forti motivazioni pedagogico-didattiche, per rendere effettiva lacontinuità nella scuola dell’obbligo. Successivamente essi diventarono più numerosi per scelte collegiali di progetti sperimentali, che alla soluzione organizzativa univano una forte ambizione pedagogica, di una scuola di base in continuità, sostenuta da un curricolo verticale. In una terza fase, con il D.P.R. n. 233/1998, fu previsto il dimensionamento in comprensivi, per creare i numeri per conferire l’autonomia amministrativa, organizzativa e didattica alle scuole.

Una quarta fase è l’attuale, con una accelerazione voluta dal governo, per scopi di risparmio. Perciò è sorto
un movimento istituzionale contrario all’applicazione della norma. Si chiede il tempo per fare gli accorpamenti
più idonei, per territori omogenei, con valutazione delle migliori soluzioni per la comunità locale interessata.

Occorre la condivisione di proposte che siano corrette nelle procedure e rispondenti alle esigenze di funzionalità e qualità del sistema scolastico. Il valore aggiunto che un istituto comprensivo porta in sé non
può essere sminuito da soluzioni affrettate. Le finalità di questa organizzazione scolastica sono valide, il
modo attraverso cui ci si deve arrivare è da rivedere. Il modo ancor m’offende, direbbe Dante.

Uno splendido racconto parla di un bambino di nove anni, Egoruska, che lascia la casa nativa per andare a frequentare il ginnasio in città. Durante il viaggio gli ambienti naturali che variano, le persone incontrate, concorrono a formare il bambino per il futuro che l’aspetta. È La steppa, scritto nel 1888 da Anton P. Cechov (Racconti, BUR).
Oggi un istituto comprensivo può rappresentare un percorso di crescita. In esso si intraprende un viaggio
che porta lontano, non nel territorio fisico, ma in quello della conoscenza, e docenti e studenti affrontano
insieme l’avventura, concretizzata in forti situazioni di apprendimento e di socializzazione. Insieme vivono il
progetto unitario di continuità e comunicazione tra i vari ordini di scuole, che rappresenta il cuore di ogni
istituto comprensivo.

Il modello culturale e didattico, le esperienze di più di quindici anni di funzionamento degli istituti comprensivi
devono guidare la nuova fase di riorganizzazione: operatori scolastici, genitori, studenti, hanno cose da dire, perciò lasciamo aperta la pagina del Grande Quaderno, per dare loro voce.

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