domenica 27 maggio 2012

in memoria di......

PAOLO COPPARI - CGD RECANATI
“Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una sola volta”


(Paolo Borsellino)

Ricorre oggi, 23 maggio, il 20 anniversario della strage di Capaci in cui la mafia uccise barbaramente il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta. Due mesi dopo, il 19 luglio, nella strage di Via d’Amelio, venne ucciso, insieme a cinque uomini della scorta, Paolo Borsellino, amico e collega di Falcone: due simboli della lotta alla mafia.

Per ricordarli e non dimenticare il feroce atto terroristico davanti alla scuola di Brindisi, proponiamo la lettura di queste poche e illuminanti righe tratte da un libro del 1996 di Luciano Violante.



(…) Più recentemente sono stati compiuti attentati contro sindaci e amministratori di piccoli comuni siciliani, soprattutto delle province di Palermo e Trapani, che avevano innovato profondamente rispetto alle tradizionali abitudini amministrative fondate sulla instabilità e sulla connivenza. La mafia tenta di riguadagnarle con la violenza e l’intimidazione.

Altra novità è costituita dagli attacchi alle scuole.

A Niscemi il sindaco e gli assessori sono stati costretti a dormire per circa due mesi in una nuova scuola elementare per impedire che durante la notte i locali venissero distrutti. In un liceo scientifico di Aversa, è stato collocato un sistema esplosivo composto da due bombole di gas collegate ad un innesco che per fortuna non ha funzionato. Nella provincia di Caserta sono stati compiuti circa 30 attentati a scuole. A Vico Equense una scuola media è stata gravemente danneggiata dopo una manifestazione antimafia. A volte c’è direttamente la mano della mafia, altre volte la mano di piccoli gruppi gangsteristici locali. Conta la cultura “antiscolastica” che è sottesa a questi attacchi. A partire dall’autunno 1992, dopo le stragi di Palermo, in centinaia di scuole, dal Nord al Sud, dalle elementari ai Licei, grazie all’impegno, spesso del tutto volontario, di insegnanti e allievi, si è tessuta, studiano le mafie e l’antimafia, una rete tra le giovani generazioni fatta di nuove conoscenze e di acquisizione di valori civili. Queste generazioni stanno imparando a conoscere il valore della legalità per lo sviluppo civile di un paese moderno.

Sono spiegabili gli attacchi mafiosi alla scuola, dal momento che essa dimostra l’inconsistenza del teorema mafioso secondo il quale ciascuno deve badare ai propri affari e schiacciare gli altri.

Questa scuola educa alla solidarietà e alla memoria; la mafia è individualista e prospera nel deserto della memoria.

(Luciano Violante, Mafie e antimafia, Laterza 1996)

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