sabato 26 marzo 2011

FONTE: RETESCUOLE
http://www.retescuole.net/contenuto?id=20110320130105
GELMINI E DISABILITA' NELLE SCUOLE

Rivelando un egocentrismo preoccupante per una trentasettenne, l’onorevole bresciano attribuisce ad una categoria di persone una “furbizia”, vale a dire un disprezzo per le regole, che le è proprio. Quando, in tema di sostegno alla disabilità, fa la distinzione tra alcune regioni e altre, l’unico dato statistico sul quale la Gelmini può rilevare una reale distanza tra nord e sud è nella constatazione che il rapporto, previsto per legge, di almeno un docente di sostegno per ogni due disabili, è rispettato in molte province del sud, ma quasi mai in quelle del centro o del nord.


Naturalmente parliamo di scuola statale, perché quella privata, “furbescamente” definita paritaria, spesso rifiuta di accogliere i ragazzi disabili, come dimostrato da inchieste giornalistiche e confermato dalle statistichE.
In altri termini, piuttosto che mettersi all’opera per risolvere una questione di diffusa illegalità al nord, la ministra lamenta il rispetto della legge al sud e auspica non già l’assunzione di un numero tale di docenti da rientrare nei parametri di legge in tutto il territorio nazionale, ma semplicemente un “riequilibrio”.
Nel farlo dimostra il tatto di un elefante in un negozio di cristalli e gioca sui drammi delle famiglie di bambine e bambini con disabilità, su sentimenti di mamme e papà che, lei non lo sa, sono molto simili, ad ogni latitudine. Mostra o finge di ignorare che affinché venga assegnato l’insegnante di sostegno è necessaria una certificazione di disabilità rilasciata da strutture sanitarie pubbliche, una certificazione che dovrà essere periodicamente sottoposta a verifica e aggiornamento. Non può non sapere, però, che nessuna pratica del genere può essere avviata senza il consenso esplicito dei genitori e che quindi se “una furbizia” c’è, questa è opera in primo luogo delle famiglie dei disabili.

Nonostante abbia partorito da poco una bambina, la ministra pare non essere in grado nemmeno per un attimo di mettersi nei panni di una madre che scopre di aver messo al mondo una bambina con disabilità o che, un brutto giorno, viene convocata dagli insegnanti della figlia che sospettano un disturbo dell’apprendimento.
La Gelmini crediamo non sappia che la strada che si apre da quel momento in poi è lunga e difficile, fatta di consulti e visite, che negli ultimi anni si sono fatte ancora più “severe”, un autentico calvario, quasi che quei bambini/e e quelle famiglie , che si sentono oltremodo caricate di un compito difficile e pesante, meritino anche un inasprimento della pena da parte dello Stato.

Può succedere così, e in verità accade spessissimo, che alunne e alunni con disabilità rifiutino di avere un sostegno sin dal principio, per non dover affrontare un percorso ad ostacoli, per il timore di vedersi etichettati a vita come “handicappati” o, nella maggior parte dei casi, perché non riescono ad accettare la propria realtà. Nelle nostre scuole si nascondono non già i piccoli furbastri frutto dell’immaginazione di una cinica ministra, ma migliaia di ragazzi e ragazze in difficoltà che un sistema d’istruzione veramente inclusivo non dovrebbe criminalizzare, ma incoraggiare a farsi aiutare, con discrezione e professionalità.
No, ministra Gelmini, non può esistere genitore al mondo che auspichi di vedere i propri figli segnati con quello che per gli ignoranti è il marchio indelebile della disabilità ed è semplicemente farneticante pensare che ci sia chi falsifichi carte per conquistare l’ambito trofeo di quattro o sei ore di sostegno a settimana. Se non riesce a capire nemmeno questo allora la preghiamo di fare l’unica cosa giusta: se ne vada!



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