sabato 20 aprile 2013

RIFLESSIONI SULLE SCUOLA PRIVATA. IL MODELLO CL


Vivalascuola. L’istruzione modello CL

regione prc

Clericalismo è tutto fuorché qualcosa di religioso, perché è il ricatto, è il profitto sulla religione” (padre Giulio Bevilacqua)

Mentre la scuola pubblica viene privata delle più elementari risorse, prospera con fondi e privati e pubblici una scuola privata dove vige l’omologazione culturale e l’autoritarismo pedagogico; una scuola fortemente caratterizzata ideologicamente; che prevede distinte una scuola per poveri e una scuola per ricchi; la scuola della “chiamata diretta” e del “buono scuola” come forma di finanziamento pubblico indiretto: una scuola che nulla ha a che vedere con la scuola della Costituzione. Di questo modello di scuola proponiamo una analisi in questo articolo uscito sul n. 14 della rivista «Gli Asini». E invitiamo i lettori a due firme: una alla petizione proposta dall’Associazione Nonunodimeno per abolire i buoni scuola erogati dalla Regione Lombardia; una all’appello “Bologna riguarda l’Italia” del Comitato Art. 33 per il voto a favore dell’abolizione dei finanziamenti pubblici alle scuole private nel referendum bolognese del 26 maggio.

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Il «buono scuola» per i ricchi
In Italia i contributi statali per i buoni scuola sono cumulabili a quelli regionali, difatti in Lombardia dal 2001 è operativo il «buono scuola» poi ri-denominato «dote per la libertà di scelta». Le condizioni per ottenere il buono sono stabilite in modo da avvantaggiare le famiglie che iscrivono i figli alle scuole privateche applicano una retta d’iscrizione e frequenza»). Infatti la famiglia che iscrive un figlio a una scuola statale per usufruire del buono deve avere un ISEE inferiore o uguale a euro 15.458 e può ottenere un contributo massimo di 140 euro. La famiglia che iscrive un figlio a una scuola privata deve avere un Indicatore reddituale inferiore o uguale a 30.000 euro e può ottenere un contributo fino a un massimo di 1.450 euro. Da notare che l’Indicatore reddituale richiesto per chi iscrive il figlio a una scuola privata, calcolato secondo un meccanismo inventato ad hoc, «considera soltanto la composizione e il reddito del nucleo familiare, ma non il patrimonio mobiliare, né quello immobiliare» (Rapporto sul buono scuola 2009 del gruppo consiliare regionale di Rifondazione Comunista).
Il risultato è che oltre 4.000 beneficiari del buono scuola dichiarano al fisco un reddito tra 100.000 e 200.000 euro annui e che alcuni risultano residenti in zone prestigiose e costose, come a Milano in Galleria Vittorio Emanuele o via Manzoni. Nell’anno 2008-2009, secondo il Rapporto, al 9% degli studenti iscritti alle scuole private è andato l’80% dei fondi per il diritto allo studio, e tra queste la parte del leone spetta alle scuole associate alla CDO. In quell’anno il citato Istituto Sacro Cuore figura al primo posto per l’entità dei contributi andati ai suoi studenti con un finanziamento di 788.893,56 euro.

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Un abbraccio in malafede
Dalla seconda metà degli anni Novanta è in ripresa in Italia il cattolicesimo più clericale, propiziato dagli ultimi due papati e favorito dalle forze politiche al governo nazionale, regionale e locale. Anche l’ideologia liberista, trionfante a livello mondiale, viene invocata a sostegno di politiche statali di finanziamento dell’iniziativa privata: così, si sostiene, viene incentivata una concorrenza virtuosa che dovrebbe avere come effetto una rincorsa al miglioramento della qualità del servizio accompagnata dalla riduzione dei costi. «La scuola privata è un risparmio per lo stato» è un ritornello tanto più ricorrente quanto più lo stato si mostra sensibile ad esso.
La scuola privata in realtà offre il suo servizio solo per i più abbienti che possono permettersi di pagare le rette di queste scuole, mentre continua a peggiorare il servizio che la scuola statale offre alla stragrande maggioranza della popolazione. Se infatti la scuola privata riceve risorse crescenti attraverso i mille rivoli di finanziamenti speciali, alle strutture, al diritto allo studio, a progetti, la scuola pubblica statale dal 2008 ad oggi ha avuto 8 miliardi e circa 140.000 lavoratori in meno, il blocco di scatti stipendiali e contratti, taglio di insegnamenti e ore di lezione, e si trova il 46% degli edifici non sicuri.
Si verifica quanto profetizzava Piero Calamandrei:
«il partito dominante… comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi… Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private» (III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale, Roma 11/2/1950, vedi qui).

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