giovedì 6 maggio 2010

ScuolaOggi: In onda lo smantellamento della scuola a tempo pieno
26-04-2010

Da tempo su questo giornale andiamo sostenendo
che il piano di "ristrutturazione" della scuola
primaria programmato dal duo Gelmini-Tremonti
sarebbe stato graduale. Attuato cioè per tappe
successive. La prima fase è consistita
nell’eliminazione dei moduli (3 insegnanti ogni
due classi), vale a dire nella soppressione del
modello didattico più diffuso nel nostro paese,
con conseguente consistente riduzione del numero dei docenti.

I modelli orari riproposti dal ministro Gelmini
(ci riferiamo in particolare alle 27 e 30 ore) in
realtà si differenziano in modo sostanziale
rispetto agli stessi modelli previsti dalla
riforma Moratti. La Moratti non metteva comunque
in discussione l’impianto modulare, pur
introducendo figure e funzioni come il tutor. Qui
invece si afferma nettamente la prevalenza di un
docente, attorniato da qualcun altro che completa
l’orario settimanale (nei fatti un’estensione,
una protesi del modello gelminiano del maestro unico).

L’aggressione al tempo pieno veniva invece
rinviata e attuata appunto in maniera graduale
perché altamente impopolare. E’ chiaro a tutti
che toccare il tempo pieno in alcuni grandi
centri urbani (Milano, Bologna, Torino, ecc.)
significa andare incontro a grandi proteste e a
resistenze da parte dei genitori. E i genitori
votano. Per questo si è proceduto in maniera soft
e per pezzi. Già ai tempi della Moratti a Milano
l’organico del tempo pieno era stato intaccato.
Nel senso che non era stato confermato pienamente
il doppio organico per classe ma erano stati
autorizzati 1-2 docenti in meno per scuola. Un
numero tale comunque da poter garantire il
funzionamento a 40 ore settimanali. Con evidente
ignoranza della Moratti che, inconsapevolmente,
confondeva il "tempo pieno" con il "tempo scuola
a 40 ore" e sosteneva candidamente che si
trattava della stessa identica cosa. Con Fioroni
ministro, per un breve periodo, il doppio
organico automatico veniva ripristinato sulle
nuove classi prime a tempo pieno. Su quelle
classi (non su quelle già avviate, ovviamente) in
quasi tutte le scuole milanesi tornavano i due docenti per classe.

Lo scorso anno non è andata esattamente così. In
alcune situazioni veniva confermato il doppio
organico in altre vi è stato ancora qualche
taglio. Con una novità, sul piano formale. Nelle
circolari ministeriali si precisava che il tempo
pieno veniva confermato "senza le compresenze"
(vale a dire senza le 4 ore in cui i due docenti
si vengono a trovare contemporaneamente in classe
e possono attuare attività per gruppi-classe).
Non era ben chiaro (o almeno non veniva detto
esplicitamente) come dovevano essere altrimenti
usate le compresenze. Di fatto le scuole – data
la mancata assegnazione delle risorse necessarie
per le supplenze – erano costrette ad usarle per
tappare i buchi in caso di assenza di qualche insegnante.

L’operazione di smantellamento del tempo pieno
prosegue ora con chiarezza e determinazione. In
ogni scuola a tempo pieno (almeno in provincia di
Milano) vi sarà un taglio ulteriore di uno o due
docenti in organico (1), che viene ad aggiungersi
a quelli degli scorsi anni. Questo significa che
di fatto il modello didattico e organizzativo del
tempo pieno viene completamente snaturato, così
come abbiamo scritto e descritto su queste pagine
innumerevoli volte (2). Non solo, ma per poter
garantire le 40 ore settimanali le scuole
dovranno fare i salti mortali impiegando docenti
di una classe in un’altra, a scacchiera. Le
compresenze tramonteranno pressoché
definitivamente (d’altra parte non è questa
l’intenzione dichiarata del ministro, che le
considera alla stregua di un’inutile spreco?).
Insomma è la fine (o quantomeno una fase molto
avanzata) del modello pedagogico della scuola a
Tempo Pieno. Non eravamo inutili Cassandre nel
prevedere questa prospettiva graduale.

Quali saranno le prossime tappe? Ci aspettiamo
ora che la Gelmini insista, nei prossimi tre anni
di legislatura, sull’imposizione del modello del
maestro unico. Una scuola del mattino, con
l’insegnante unico, e un orario aggiuntivo
pomeridiano gestito o da altri docenti o da
educatori comunali. Il ritorno cioè al doposcuola
d’antan. La strada, almeno nelle intenzioni del
ministro, è questa. Così si chiuderà
definitivamente il cerchio, con l’eliminazione di
una delle esperienze più innovative e positive
della scuola elementare italiana. Con il ritorno
a prima del ’68, esattamente come sostenuto da Gelmini e Tremonti.

Gianni Gandola e Federico Niccoli

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