giovedì 13 giugno 2013

scuola aperta al territorio

fonte: comuneinfo

Le chiavi della scuola

I genitori di una scuola molto interculturale come la Di Donato di piazza Vittorio, a Roma, gestiscono gratuitamente nel pomeriggio alcuni locali e il cortile. La scuola è diventata uno spazio aperto per attività sociali, sportive, culturali, ma anche per il mercatino e il Gas
Anna Becchi
Sono i primi anni del nuovo millennio. Siamo a Roma, all’Esquilino, quartiere vicino alla Stazione Termini, noto per la Piazza Vittorio e il suo mercato, crocevia di genti e di «culture» molteplici. Il quartiere sta vivendo una trasformazione, la popolazione locale, fatta prevalentemente di piccoli commercianti ma anche di operai e impiegati, lascia i locali e le abitazioni a una nuova onda migrante attratta appunto dal mercato e dalla vicinanza alla stazione centrale. Anche la scuola, l’istituto Manin e la sua sede di via Bixio la Federico Di Donato, vedono iscriversi moltissimi bambini di famiglie migranti prevalentemente dall’Asia, ma anche dall’Africa e dal Sud America. Dalla Di Donato le famiglie italiane cominciano ad andare via, alcune si trasferiscono, altre pur vivendo nel quartiere preferiscono iscrivere i figli nelle scuole un po’ più lontane (ma forse più sicure). Un nucleo di famiglie sceglie però di restare, ed è proprio da questo nucleo che parte l’esigenza di far giocare i propri figli il pomeriggio negli spazi della scuola e l’idea di chiedere il permesso al preside. Si inizia con un cineforum, un torneo di calcetto e con i giochi dal mondo in cortile. Il preside non solo accoglie l’esigenza ma rilancia chiedendo a quei genitori di fondare un’associazione e di prendere in consegna i cortili e i seminterrati in disuso della scuola.
Così da dieci anni i cortili e i seminterrati della Di Donato sono diventati la piazza più bella e più vissuta del quartiere, teatro di danze, giochi, tornei ma soprattutto luogo di incontro e spazio di gioco libero e sicuro per centinaia di bambini e genitori. Un laboratorio a cielo aperto, vivace e scomposto di cittadinanza attiva, di partecipazione spontanea e gratuita al «bene comune», di inclusione, di sostegno reciproco, di conciliazione scuola-casa-lavoro ma soprattutto di socialità, convivialità e piacevole condivisione.
Gli spazi vengono gestiti dalle 16,30 alle 22 durante la settimana e tutto il fine settimana da moltissimi genitori volontari e da un numero minimo di genitori e operatori che lavorano qualche ora per garantire l’apertura dei locali e il funzionamento della segreteria, del doposcuola e della ludoteca. Gli spazi vengono accuditi e manutenuti come se fossero la casa di tutti – e forse meglio -, la casa che tutti rispettano e sentono tale. Allo stesso tempo tutti si conoscono e conoscono i figli degli altri, come in una grande famiglia allargata, per questo i bambini sono liberi di girare all’interno di quei mille metri quadri di spazio in totale libertà e sicurezza, senza bisogno di essere controllati continuamente da un adulto. Gli adulti ci sono ma sono impegnati a fare altro e quando serve intervengono, proprio come a casa. E come in tutte le grandi famiglie capita di occuparsi e accudire i figli di altri. I nonni volontari svolgono un ruolo fondamentale per tutti quei bambini italiani ma soprattutto migranti che non vedono o non conoscono i propri nonni.
La partecipazione di ognuno è libera e dettata soltanto dalla voglia di esserci e di contribuire ognuno come e quanto può. Così, proprio grazie al contributo di ognuno, si sono attivate negli anni moltissime attività sportive, culturali, ricreative, sociali. La ludoteca e il doposcuola gratuiti utilizzati da centinaia di bambini che non hanno la possibilità di essere seguiti a casa o i cui genitori lavorano fino a tardi. I corsi di italiano L2, lo sportello di sostegno psicologico, progetti di sostegno individuale a famiglie o ragazzi in difficoltà. Progetti di rivalutazione degli spazi, e un partenariato europeo.
L’apertura dei cancelli ha innescato un circolo virtuoso che ha coinvolto le istituzioni e le associazioni del territorio. Una scuola che dà le sue chiavi a dei genitori è un atto di delega e fiducia non da poco. Municipio, Comune e Provincia in momenti diversi hanno capito, assecondato e aiutato. Ma sono state soprattutto le altre associazioni del territorio a consentire di creare una effettiva rete che in alcuni momenti ha potuto lavorare unitamente su progetti come la messa in sicurezza di diversi attraversamenti, la realizzazione di sport in piazza, o un tavolo di lavoro sui giovani di tutto il territorio per prevenire la dispersione scolastica. Così sono nati per esempio il mercatino, il Gruppo di acquisto soldiale «GasSquilino» e l’orto-urbano di Piazza Fanti, aperti a tutto il territorio.
Oggi che i bambini sono cresciuti e sono usciti dalla scuola che li ha cullati e accompagnati in questo bellissimo percorso per dieci lunghi anni molti chiedono che cosa sarà di questa esperienza e se saranno i nuovi bambini e genitori capaci di continuarla o se lo vorranno fare. Molti si chiedono anche cosa hanno ricevuto quei bambini e quelle bambine, cosa si porteranno dietro, di certo l’apertura mentale e l’abitudine alla condivisione. Molti, infine, si chiedono se questo modello di scuola aperta sia replicabile: chi l’ha promossa e curate dice di sì, e per permettere che altri usufruiscano di questa esperienza, alcuni hanno cominciato a scrivere questa storia.

La foto in alto è stata pubblicata nel sito di Shoot4change.net, organizzazione senza scopo di lucro costituita da fotografi, designer, artisti (professionisti e non) che condividono parte del loro tempo per la ripresa di reportage umanitari per Ong e altre organizzazioni sociali.

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